Solo per pochi minuti
Cara mamma,
ti prego, lascia che io riposi un poco
su questa sedia accanto al tavolo.
Ho corso per le strade della vita
inseguendo sogni assurdi
e vane speranze,
senza sapere che la felicità
infine l’avrei trovata
vicino a te, qui nel silenzio
della nostra cucina.
Mentre bevo tranquillo
una tazza di caffelatte
parliamo della nostra famiglia
e rievochiamo con nostalgia
i momenti più belli del passato.
Tu sorridi e mi guardi
col tuo visino felice,
mi accarezzi con le tue mani stanche
che hanno lavorato
incessantemente per noi.
Mi hai donato in un magico sogno
i ricordi stupendi dell’infanzia,
mi hai seguito negli studi e nel lavoro,
mi hai consigliato negli affetti,
spendendo per me tutta la tua vita,
Ora quando vengo a trovarti
posso dedicarti a stento pochi minuti,
ma a te bastano ugualmente,
anche se ormai sei anziana e sola.
Poi, quando vado via,
ti bacio sulla porta di casa
e ci salutiamo con un segno di croce,
pregando Dio di farci incontrare
ancora una volta,
anche solo per pochi minuti
Roma, gennaio-febbraio 2009
Poesia pubblicata nell’Antologia del Premio “I Poeti dell’Adda 2009”
Nostalgica melodia
Mi sono svegliato di notte
come ormai mi capita spesso.
Ho letto con interesse
le cose che più amo;
ora ascolto piano alla radio
una canzone degli anni ’60.
La sua armoniosa melodia
mi fa tornare indietro nel tempo,
lontano, a quando ero ragazzo.
Allora sognavo una vita straordinaria,
facevo di nascosto tanti sogni meravigliosi
e aspettavo il mio grande giorno
che certamente non verrà più.
Ora vivo sereno con i miei affetti
e le mie care abitudini;
ogni tanto volo lontano con la fantasia
nei luoghi che ho visitato
o ripenso a qualche istante del passato.
Non faccio molti programmi per il futuro,
spero solo di vivere a lungo
vicino alla mia moglie adorata;
desidero che il tempo trascorra quieto
e il più lentamente possibile,
senza troppi dolori e dispiaceri,
Perciò me ne sto tranquillo nel buio
e vorrei che questa canzone
mi cullasse ancora un poco
con la sua nostalgica melodia,
che mi riempie il cuore
di cari ricordi e di dolci speranze.
Roma, febbraio 2009
Poesia pubblicata nell’Antologia del Premio “I Poeti dell’Adda 2011”
Un giorno di festa
Ormai è primavera.
È domenica mattina
e con mia moglie Laura
abbiamo comprato due gelati;
ci siamo seduti sotto un albero
nella piazza vicino a casa
per mangiarli tranquillamente.
Il cielo è azzurro
con tanti voli di uccelli;
il sole riscalda l’aria
e illumina strade e palazzi.
Gli alberi e le aiuole
sono fioriti
e i passanti indossano
abiti leggeri.
Lontano si ode
il dolce suono delle campane.
Oggi non ho più le speranze
e le illusioni del passato,
ma sono finalmente felice
perché ho imparato ad apprezzare
quello che la vita mi offre.
Penso ai nostri momenti sereni
e vorrei che questo giorno di festa
non finisse più.
Roma, 13 marzo 2009
In riva al mare
Da ragazzo me ne stavo
seduto in riva al mare
e guardavo all’orizzonte;
mi abbandonavo
ad ingenue illusioni
e desideravo per me
un avvenire esaltante
di successo e di gloria.
Da allora
sono passati tanti anni,
una vita intera di lavoro,
di sacrifici e di ideali.
Stasera sono ancora
in riva al mare.
La spiaggia è deserta,
su di essa scendono
lentamente le prime ombre,
si ode soltanto
il dolce rumore delle onde
che lambiscono i miei piedi.
Cammino da solo
mentre il giorno
volge alla fine;
penso alla mia esistenza
oggi grigia e monotona,
sempre prevedibile,
ormai senza entusiasmo.
Mi rimangono soltanto
i miei ricordi ed i sogni
che mi aiutano a vivere
ed a morire
un poco ogni giorno.
Ma basta un raggio di sole
perché io ripensi
al mio tempo felice
e torni di nuovo a sperare.
Roma, 15-17 marzo 2009
La mia isola serena
Ringrazio mia madre
ed i miei insegnanti di scuola
che mi hanno fatto amare
le lettere e lo studio.
In seguito non ho voluto
che questa mia passione
divenisse un lavoro.
Dopo il liceo mi sono indirizzato
alla professione di medico,
alla quale mi sono dedicato
per molti anni
con grande trasporto.
Le lettere sono però rimaste sempre
la mia isola serena,
nella quale ho trovato rifugio
specie alla sera,
nella solitudine della mia stanza,
per cercare sollievo alla stanchezza
ed agli affanni della giornata.
Ma dopo i cinquant’anni
ho avvertito l’esigenza
di dare più spazio a quest’interesse
e così ho scritto il libro della mia vita.
Con le sue pagine soffuse di nostalgia
ho cercato di far approdare i lettori
nella mia isola serena,
per trascorrere con loro
qualche ora tranquilla e distensiva.
Ho posto al centro del mio discorso
le esigenze profonde dell’animo umano,
i sentimenti, i sogni, i ricordi,
che ad alcuni sembrano poco importanti,
ma che ci aiutano a vivere meglio
e che a volte ci rendono felici.
Roma, ottobre 2009
Perché amo la vita
Nel 2000 ho lavorato per 6 mesi
in un ospedale di lunga degenza.
Quella vita era appassionante
e mi dedicavo agli anziani ospiti
bisognosi di cure e di conforto
con uno slancio infinito.
Amavo di cuore tutti i degenti,
ma in modo particolare una vecchietta
di 87 anni piccola e minuta,
che mi ricordava mia madre
e mi faceva una immensa tenerezza.
Quelle vite prossime a spegnersi
che brillavano ancora
di sentimenti molto vivi
per i familiari lontani
mi avvicinarono a una dimensione
a me ignota dell’umanità.
Però il contatto con tanta solitudine
unita a sofferenza fisica e morale
ben presto mi segnò nell’animo,
dato che, malgrado la mia dedizione,
i pazienti non mostravano il sollievo
che avevo sperato potessero ottenere.
Così lasciai il servizio ed in seguito
non riuscii più ad esercitare
la professione di medico.
Cominciai a svolgere altre attività,
ma avevo sempre davanti agli occhi
lo spettro della vecchiaia e della morte.
Tuttavia dopo questa difficile esperienza
ho cominciato a comprendere
e ad apprezzare meglio quello che ho.
Ora mi godo ogni attimo della vita,
amo le persone, i luoghi, gli oggetti,
le mie abitudini, le piccole grandi cose
che mi rendono felice
e alle quali tengo ogni giorno di più.
Roma, 30 ottobre – 11 novembre 2009
Tram d’agosto
È un mattino d’agosto.
L’aria è ancora fresca.
A piazza Buenos Aires
sono salito su un tram
diretto a Valle Giulia.
Nella vettura ci sono
solo pochi passeggeri;
in strada si scorgono
alcuni passanti
che camminano pigramente.
I negozi sono in gran parte chiusi,
nelle strade transitano
rare veloci automobili.
I palazzi hanno per lo più
le serrande abbassate
e sembrano dormire.
Si ode soltanto il rumore
delle ruote sulle rotaie
e nella quiete che mi circonda
sono finalmente sereno.
Il tram corre veloce
nella città quasi deserta;
io penso alla mia vita
che è volata via in un attimo
e rimpiango la mia giovinezza
spesa cercando l’amore.
Rifletto su queste cose
e ne capisco il significato,
perciò mi voglio godere
in completa tranquillità
la corsa di questo tram
fino all’ultimo istante,
allontanando dalla mente
i pensieri che fanno soffrire.
Roma, agosto-dicembre 2009
I giorni della tua infanzia
Amore mio,
non rattristarti quando ripensi
ai giorni felici della tua infanzia;
in quel mondo dorato la vita ti sorrideva
e non conoscevi la tristezza e il dolore.
Quel tempo stupendo che hai vissuto
circondata dall’affetto dei tuoi genitori
per te non finirà mai, ma durerà per sempre
nella dolcezza dei tuoi ricordi.
Allora un ragazzo ti ammirava da lontano,
allietato dal tuo sorriso di bimba;
quel sorriso non lo scorderò più
ed è lo stesso di quanto contenta
allarghi le braccia per stringermi a te.
Finché io vivrò per te ci sarà
una speranza ed un raggio di sole;
tu per me sarai sempre
la bambina sorridente e felice di allora
e vivremo ricordando insieme
quei giorni luminosi e sereni.
Roma, gennaio 2010
Il film della mia vita
Stiamo viaggiando in automobile
sull’autostrada Roma – Pescara.
Alla guida c’è mia moglie
e procediamo velocemente.
L’autoradio trasmette
della musica piacevole;
io rapito guardo dal finestrino
il paesaggio tanto verde.
La mia mente vaga lontano
e davanti agli occhi
in silenzio, come per magia,
scorre il film della mia vita.
Tanti anni ho trascorso
sognando e sperando;
i miei giorni allora sembravano bui
ed invece erano pieni di luce.
Con gioia profonda
rivivo emozioni, situazioni,
rivedo luoghi e volti lontani,
torno a momenti allora insignificanti,
ma che ormai sono indimenticabili.
Laura mi chiama,
io però non riesco ad arrestare
il fluire dei miei pensieri;
indugio ancora un poco
a rievocare i ricordi del passato,
a me molto cari,
perché sono l’ultimo regalo
della mia amata giovinezza.
Roma, agosto 2009-febbraio 2010
Poesia pubblicata nell’Antologia del Premio “I Poeti dell’Adda 2010”
L’ultimo sogno
Da ragazzo mi proponevo
di terminare il liceo
per andare all’università;
poi ho sognato di diventare medico
per esercitare la professione
che mi attraeva irresistibilmente.
Ero giovane,
volevo conoscere il mondo,
la vita e le donne.
Quindi ho desiderato vivamente
di sposarmi, sperando di incontrare
la felicità più completa.
Ora non ho più voglia
di affannarmi
e finalmente trascorro
qualche anno sereno.
Mi dedico a delle cose
che mi piacciono
e me ne sto a guardare
la vita che scorre;
rifletto su quanto accade
e analizzo il mio passato,
trovando finalmente delle risposte
ad alcune vecchie domande
che prima non hanno mai
avuto soddisfazione.
Ma mi rimane ancora
una grande speranza,
un ultimo sogno da realizzare:
un giorno non troppo vicino
morire serenamente
ed andare in Paradiso;
di lassù infine vedere
che qualcuno sulla terra
non mi dimenticherà
e leggerà ancora le pagine
che scrivo con tanta passione.
Roma, 12-17 marzo 2010
[continua]