Il sentiero dell’anima

di

Anna Santarelli


Anna Santarelli - Il sentiero dell’anima
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Poesia
15x21 - pp. 86 - Euro 10,00
ISBN 978-88-6587-3571

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In copertina: “Albero fiorito su carta stropicciata” © Mira Bavutti – Fotolia.com


Pubblicazione realizzata con il contributo de “Il Club degli autori” per il conseguimento del 2° posto nel concorso letterario «Città di Monza» 2011 e del 4° posto nel concorso letterario «Città di Monza» 2012


Prefazione

Anna Santarelli ha intitolato la sua silloge di poesie “Il sentiero dell’anima” e, con perfetta scelta, ha indicato al lettore la direzione da seguire, grazie alla sua capacità di indagare nel profondo del proprio universo emozionale.
Senza dubbio l’espressione lirica di Anna Santarelli possiede qualità intrinseca nella versificazione sempre intensa e nella visione sempre attenta ad esplorare le minime percezioni dell’animo, le manifestazioni del vivere come la voce autentica dell’anima, spingendosi oltre la superficie dell’apparenza.
Dal suo percorso poetico si evince chiaramente la consapevolezza che il palcoscenico della vita è molto faticoso, costellato da ardue salite, intriso di contraddizioni e cosparso di visioni, tra presenze ed assenze, in un’alternanza che si fa gioco esistenziale e necessita di un notevole impegno per essere indagato e compreso nel profondo.
La vita è narrazione mutevole che subisce gli influssi del nostro lento umano divenire mentre i desideri “accarezzano il cuore”.
Nelle sue liriche le parole nascono dall’anima, i silenzi e le ombre della vita si addensano sul sentiero dell’anima: la narrazione, miracolosamente, si fa poesia, canto e incanto lirico.
Dai suoi componimenti emerge prepotente la volontà di seguire il dettato della propria vita, della coscienza che si illumina ad ogni passo, senza dimenticare mai il “sogno”, fino a perdersi in questa onirica narrazione, “estremo dettato dell’anima”.
Anna Santarelli, prima come donna e, poi, come poetessa, incarna la figura arcana di donna, madre e seme, ammantata da alone ancestrale e verbo terreno di “anima in cerca del Vero”: e la poesia “le viene incontro” come “impeto di passione” che travolge l’umano sentire ed il divino desiderare.
Il processo è sempre teso alla ricerca di sé, della identità perduta (a mio avviso la perdita è solo presunta) e, ancora, a trovare il suo raggio di luce che possa illuminare il “dramma del vivere”, dissolvere le incertezze e gli smarrimenti, offrire risposte agli interrogativi d’un percorso di ombre e al senso di solitudine che attanaglia nelle “razionali geometrie del vivere.”
E, infatti, nella vertigine immane che genera desideri e sogni, ci si può smarrire in un “delirio di luce”, negli infiniti “slanci del cuore” con il desiderio di conquistare lo “sguardo vero”: eppure lei riesce sempre a tenere ferma la concezione del nostro vivere come un simbolico “veleggiare… verso l’altra riva”, squarciando “veli d’illusione” per raggiungere la “riva segreta” del proprio essere e superare la mera superficie, per inoltrarsi nell’imo dell’anima, nella profondità del suo logos, nel mistero che si vive ogni giorno e nelle rappresentazioni di questo nostro mondo corporeo.
La Parola diventa “canto di speranza” e, nell’ultimo atto della creazione lirica, si fa “grido che diviene musica del vento.”
È importante la volontà di passare attraverso le parole per offrire un nuovo significato a tutto ciò che nasce nelle profondità del suo essere dove “racchiude emozioni e sottili incanti, perle di dolore/ e gemme di rinascita” e, ancora più incisivamente, quando scrive: “Ma adesso io nell’ombra voglio/inoltrarmi, toccare i mille volti /dell’essere – bagnati di mistero – /al sacro tempio accostarmi.”
La poesia vive nel suo cuore: miscela alchemica che possiede tutti gli ingredienti per illuminare le visioni ed espandersi in ogni direzione.
Anna Santarelli percepisce la poesia come memoria, itinerario nel tempo, tra verità e mistero, voce del cuore che irrora di luce i giorni della vita verso nuovi scenari.
Nella lirica “Il sentiero dell’anima”, che offre il titolo alla silloge, lei scrive: “Ha i colori dell’aurora e del crepuscolo / il sentiero dell’anima, è disseminato/d’amore e di dolore, tra gli scogli / e i fili d’erba del tempo… e nel segreto / che si nutre di mistero intreccia frammenti/di vita nel destino dell’essere”: ecco il senso immenso della vita che si genera, si purifica e rinasce, che trova, infine, le emblematiche parole “sarà il ventre della terra o il grembo del mare /a restituire tutto il potere della parola / il mistero della nostra poesia.”
Lei è messaggera del cuore, donna capace di guardare nell’abissale mistero e nell’enigmatica pulsione vitale che sospinge il nostro umano corpo, semplice pulviscolo cosmico, nelle galassie della coscienza: nulla è perduto e non v’è conquista più grande quando si è illuminati dalla grazia come lei.

Massimo Barile

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