AURO BASILICÒ
Ti suggerisco dove siamo
mentre tu
canti una canzone cattiva.
Dovunque andiamo,
siamo in realtà
in altri posti.
Gli occhi vedono montagne
capovolte,
nel mare
piangono foreste che
non cresceranno mai.
Qualcosa di te si spegne afona
nell’ultima sigaretta.
Non ci credi più
e le mie invenzioni
valgono quanto occhiali
per un falco;
stupidamente, recito
mantra acidi per
non svegliarmi.
Siamo tutti profughi
da qualche sentimento;
nella luna
di settembre
recitiamo i nomi dispersi
di quelli che amiamo.
Voglio scordare
il tuo nome, perché
se chi si ama
ha un nome,
il suo ricordo
è una lama
fatta con le sue sillabe.
SILVIA BEATA
Occhi di bimbo
Occhi di bimbo che si volgono al cielo
e nell’azzurro sereno
cercano di dimenticare le ingiustizie subite
la guerra è finita
ma ancora
la sofferenza è viva nel cuore
mani di bimbo che cercano di afferrare un aquilone
per volare via
e dimenticare la vita in strada
la violenza continua alimentata dalla fatua ricchezza
dalla povertà sociale
e dall’ignoranza della morale
sorriso di bimbo che ha trovato accanto ad un orso di peluche
l’amore di una vera famiglia
e l’arcobaleno tornerà nel cielo e nella mente
a cancellare la sua infanzia rubata.
CATERINA CALDORA
Come le foglie
Sono andati via i figli
Come si son sfogliate
Degli alberi le fronde.
Prima d’essi son volati
Via i sogni antichi
E le illusioni nuove.
E quando, a sera, tacciono
I nidi e sugli ulivi
Della luna s’adagia
L’albore, si rammentano
Risa, giochi, parole,
Il valore dei silenzi
E i visi trasparenti.
Nel cielo, arabescato
Da’ rami spogli d’autunno,
Fuggono le immagini
Nell’ultimo chiarore…
Luna, luna, lu…
Una falce di luna
Saltella fra i rami
Percossi dal vento;
Illumina le ombre,
Quasi umane, ribelli
Le rende e danzano,
Danzano, danzano…
Che male, che male
Le notti del cuore!
Che male, che male, che…
DANIELA CANDINI
Salvezza
Nel cielo, senza sosta, ho visto,
ancora incredulo,
volare angeli perduti.
Sono ostaggio di stanze vuote
e menti chiuse di sicuri porti.
Sento i brividi della fine.
Nel silenzio di foreste imbiancate,
un tepore riscalda il cuore.
La luce della notte nasconde la salvezza
agli occhi dei giorni violati
MARISOL CARDINI
Pagina bianca (1)
Eccoti qua
davanti a me
così semplice e di lieve spessore.
Tu,
sempre la stessa, mi guardi sorridere, piangere,
cambiare.
Tu,
che cerchi nell’animo umano quelle emozioni
che si rincorrono, si abbracciano e si dividono
come sfere vaganti nell’Infinito;
le catturi e le ascolti nella loro confessione
quando ti si presentano nude di ogni senso.
Come in un bosco d’autunno
i profumi,
i sapori,
il sussurar del vento,
lo scorrere delle acque,
riflettono l’Essere,
adesso
è il battito del cuore l’unica nota da ascoltare.
L’unica
che chiede di essere raccontata.
ANDREA COSTA
tanto dolore
tanto piacere
tanta gaiezza
tanta sorpresa
tanto struggimento
tanta impazienza
tanto amore
amore che guasta, amore che strappa,
amore che cura, amore vuoto di parole,
amore di sguardi, amore d’attesa,
amore sincero, amore vero,
amore ladro, rubato, trovato,
amore d’amore felice d’amare.
Amore come una cascata,
nascosta in una foresta,
amore travolgente
tonante.
Amore come il pane
evidente e indispensabile
fragrante.
Amore come l’aria
invisibile eppur pregnante
determinante.
Amore prigioniero, amore liberato,
verso primordiale di animale,
sangue della terra,
magma infuocato creatore e distruttore.
Cristallo risonante nel cuore fluido
del mondo,
seme fecondo.
MARCO D’ALEO
Eruzioni vulcaniche
Anche il ventre della terra
soffre distorte peristalsi
denunciando infernali indigestioni.
Vomitano pertanto
le bocche dei vulcani
roventi liquami.
Infiammati rigurgiti magmatici
di lava e lapilli
eruttano, sofferti, dalle viscere
della terra.
Incandescente, suggestivo spettacolo
dove, tuttavia
nella scia del suo accadere
non si può non trovare
un mònito alla meditazione.
Campione di pianto
Son lacrime posticce
a scarsa concentrazione salina.
Stille d’acqua diaccia
altamente inquinate
quelle che verserete
davanti al mio
algido
irrigidito cadavere.
Divagazione circense
Poeta
è il funambolo del lessico
è l’acrobata delle parole.
Equilibrista
che muove sposta
fa saltare a suo agio
frasi versi assonanze
nel grande Circo del linguaggio.
LUIGI DI LEGGE
Malinconia
Sono malinconico
non c’è niente da fare,
lo era già nel ventre di mia madre
mi struggevo di malinconia
nel liquido amniotico.
La malinconia è nutrimento
Non è carne
Non è pasta.
È un caldo minestrone
ricco di ingredienti.
La malinconia va guidata e
io ho la patente,
se sono troppo felice
mi immalinconisco e
mi sento meglio.
La mia malinconia
se ne infischia del mare d’inverno
e dei tramonti
e delle montagne innevate
e del silenzio delle foreste
mi accompagna sulle tangenziali
allo stadio e
nei locali.
La mia malinconia
non è mai banale.
La mia malinconia
è un regalo di Natale.
RICCARDO FEDELI
Gli anziani sono lacrime
Gli anziani sono lacrime,
di anni che scivolano
su pelle frastagliata
da onde mosse dal tempo.
Hanno il profumo della memoria
e sensi distratti, fanno cerchi
di solitudine, gettando
un grido d’aiuto
in un mare
che non li sa ascoltare
e spinti dalla corrente,
diventano l’orizzonte
della vita ma quando sorridono,
formano arcobaleni,
lasciando ricordi
dalla terra al cielo.
MARCELLA FERRARO
Ambra smeraldo e rubino, con zenzero adamantino.
Ultimi abbracci dal sole a preziosi colori sui fusti di lecci imponenti.
Tra gli olmi radiosi di zenzero, lassù in cima, un vento solfeggia
leggero, scrosciando rossastro fogliame, solo in parte sbiadito.
Dissemina ambra e rubini la brezza d’un vento piuttosto autunnale
e la terra è tutta vermiglia. Nero riapre di aceri i rami e di tronchi
e lento denuda sentieri di giovani pioppi, dal freddo già avvolti.
Un viale soltanto qui ancora per poco rubina nel tulle di nebbia
che appare e respira, tra rivi lacustri e torrenti, penduli salici aperti,
ricci d’ ippocastani e frassini rari e, più in là, le betulle ed i pini.
Esplorano tutto, gli occhi miei cristallini: sul molle altopiano, fin giù
nella notte, forte scrosciare si vede un ruscello, bianco arrivare già
si sente silenzio di freddo Natale. Piano vi muore, non più adamantino,
il rosso, l’arancio, il giallino del tempo che mai più tornerà uguale.
E volge, già sento, quasi un treno che sfugge per me più del vento,
svettando lontano, tra nebbie sull’acqua, tra voli come nibbio svanendo!
Ma ho amabile, ancora, leggera intera atmosfera di voci e sapori, colori
di mosto dal sole raccolti al mattino fin qui, dove l’ aria ancora fibrilla.
Sibille ripesco di spoglie chiassose, reliquie d’autunni travolti dal mondo.
Ed ambigui responsi in spirali lo spirito franto traduce: “Torneremo”
sospirano “torneremo alla terra per sempre!”. M’accende di pace,
allora, la foglia, che lieve qui gioca nel vento. Riso mi strappa rotondo.
Fiammelle per l’humus boschivo calpesto e sembra di creta, provvisto di ali.
Già fioco nel limbo mi parla un lago serale, confine a me interno tra l’oggi
e il domani, quando gli alberi immani sfiniti entreranno nel lungo letargo
e i sogni, già verdi, di linfa sapranno, di silenzio nell’ambra avvolgendo
i pensieri autunnali. Colori e vapori sorseggio nell’ aspro sapore di succo
d’arancia. Frattanto il giorno s’oscura, s’abbrevia nell’ora ineguale.
LUISA FODDAI
Sussurri
Ove posi ora i tuoi stanchi piedi
immortale viaggiatore?
Ove risuona l’eco incantatore
della tua instancabile favella?
Ove trova vita il tuo ultimo
sogno fatto Poesia?
Su quale bruna zolla di umida terra
han messo a dimora il tuo seme d’amor senza omega?
Stanchi i pensieri…
coltri di nebbie
ingoiano esiti.
Ti cerco tra luccichii di stelle,
tra un fiero raggio di sole che prepotente e incauto
buca lassù una nuvola nera.
Disegno i tuoi tratti,
carezzo l’evanescenza,
ascolto il dolce lamento del vento
che pare all’anima noto respiro.
Anche la solenne sorgente vede…
e clemente si adegua.
Rallenta il suo scorrere, muta colore
e trasuda gocce vermiglie di fraterni battiti.
È questo il trovarti?
È questo il riviverti?
M’abbandono all’incontro!
Non cerco più!
E all’ombra materna di una possente quercia,
muta teste
del divino trasfigurare
affido le mie vinte membra.
Si china e m’accoglie benigna
nel suo verde secolare abbraccio…
e dalle feritoie ormai asciutte degli occhi
due perle salate piombano a terra!
FABIO FOLLINI
Sensazioni, 10 novembre 2007
Solitudine, Noia, Tristezza, Dolore!
Sono sensazioni, dal silenzio fin troppo chiassoso
per essere ascoltate.
Non voletemene, se vi dico che disprezzo questa vita,
che a voi piace tanto!!!
Non voletemene, se il mio credo è diverso dal vostro…
sono solo diverso da voi!!!
Io riesco ad amare e allo stesso tempo, odiare il dolore.
Voglio essere amato allo stesso tempo, da Dio e dal Demonio.
Temo la vita, più della Morte!
Sono un finto buono, ma anche un falso egoista.
Piango e rido delle disgrazie del Mondo;
dormo sulle viti crete da Dio,
e bevo il vino da Satana creato…
Fumo, come a fumare la mia stessa vita.
Le prostituite sono le mie compagne di sesso, di giochi,
e le mie consigliere preferite!!!
Provo amore, per queste malvagie creature angeliche.
Non voletemene, non sono pazzo!
Credo solo che, oltre questa vita, ci sia qualcosa di più bello.
Qualcosa di più reale! Più sincero! Più vero!
Sto solo cercando il mio nido,
su cui un giorno mi accovaccerò e, finalmente,
mi sentirò a casa.
Forse sarà in un’altra vita, chissà!
Solitudine! Noia! Tristezza! Dolore!
Sono sensazioni, dal silenzio fin troppo chiassoso e assordante,
per essere ascoltate e comprese.
Solo le persone più sensibili,
e dall’orecchio e il cuore più fini possono sentirle, capirle, viverle!
Emozioni, per pochi prescelti;
per gli altri una cosa sola,
il Vuoto assoluto.
ANTONINO FRATTAGLI
Il ricordo nel dubbio
Il segnalibro è dove l’hai lasciato tu
tra le pagine di un libro impolverato
su di un comodino, vicino all’abatjour
voglioso d’esser da te ancor sfogliato.
È già più di un anno che tu non ci sei più
ma niente nella tua stanza è più cambiato
e ancor mi vuole di salire fin lassù
toccare quello che avevi tu toccato.
Di violare le tue cose, di rubare
i tuoi diritti, i tuoi segreti i tuoi ma
quello che eri e non volevi dare
quanto pensavi avere dalla libertà.
Guarda fuori dalla grande finestra
per te forse quella di triste prigione
vedo i colori della vecchia ginestra
ne sento il profumo e provo un’emozione.
Adesso dove sei, cosa sei, che fai
che c’è al di là della terrena vita
il nulla che non ci farà incontrare mai
o il paradiso dove tu sei ita.
Triste questo dilemma dell’umanità
che non appaga i cuori, manco le menti
di chi vuol conoscere come finirà
se siamo nulla oppur fresche sementi.
Se siamo linfa d’una vita futura
o il nulla che si spegne con la morte
una materia fredda, avara, dura
oppure anime o cellule risorte.
Che si rincorrono nell’Eden con un Dio
gioiose liete piene di felicità
ma se la verità è quanto penso io
non ci rincontreremo per l’eternità.
ROSANNA GABELLONE
L’essenza della vita
(dedicata alla nipotina)
… E poi un giorno sei arrivata tu,
adorabile creatura, farfalla posata
in cima alle mie ansie e alle mie
debolezze. Faro che rischiara il
mare delle emozioni, scisse in schegge
d’amore. Ed ora, le tue lucenti perle scure,
incastonate in un bocciolo di rosa,
penetrano le aurore e i tramonti
degli anni che galoppano spietati sui
rimpianti delle mie albe incantate.
Aureola divina, che cinge d’affetto
i grovigli di un cuore che pulserà
fino a quando l’ultimo mio anelito
di vita, giungerà fino a te.
Possano i tuoi sogni librarsi in alto,
impavidi come gabbiani nel candore
dell’etere soave e terso: e le stagioni
della vita, sfiorarti lasciandoti indenne
da dolori, follie e illusioni, nei labirinti
degli inevitabili cicli del destino.
Ho posato il tuo sorriso tra i miei
pensieri struggenti, fin dove la mente
esausta, raccoglierà gli ultimi sprazzi
di un sole che non darà più calore.
Sarai sempre là, tra i viali del senso
e le ragioni del cuore.
Tu, piccola stella di un firmamento
che non ha altre luci,
tu, piccolo fiore di un prato
che non ha altri fiori.
Tu, piccola Sonia,
essenza della mia vita.
CLAUDIO GUARDO
Ho visto una colomba
Ho visto una colomba
quasi morta,
ed ho considerato
tutti i miei giorni.
Non è dato sapere
cosa è sbagliato,
non è dato conoscere
i dettagli.
Poco dopo, la colomba
era scomparsa:
i bambini, indifferenti,
giocavano.
Ho visto una colomba
e poi niente,
in un giorno qualunque
verso la fine.
ELIO LUNGHI
Le api felici
Io ti seguo come un’anima persa
che cerca risposta a una domanda mai
posta.
Ti seguo perché sono stanco
di stare lontano dal mondo.
Fermati, e aspetta che io ti raggiunga:
così potremo unirci e sentire
i suoni che giungono a noi
da chi ci sta attorno.
Se ci sarà accordo
riusciremo a stupire
chi considera la vita un male,
retaggio di anni bui e mai illuminati.
Tutto sarà più dolce
se berremo una coppa di miele
prodotto da api felici.
Sorseggiandolo con maestria
le nuvole lasceranno filtrare
un raggio di sole
che darà luce ai nostri pensieri
e alle nostre parole.
ELSA MARANGONI
Isole colorate
Spandendo sentore di gelo
Lenta fiocca la neve
Di petali di ghiaccio s’imbianca il mondo.
Ma sotto tutto quel candore si celano
Sogni, desideri e strane inquietudini di vita
In variopinte corolle opere della natura
Da aureole di ghiaccio incorniciate
Per mantenersi come quadri.
Isole colorate in mezzo alla neve
Dove il bianco si sposa ai colori
Aspettando che il sole ritorni
Tra il ghiaccio che fa da tenaglia.
Pare stonatura sono pochi i fiori
Che si abbandonano al gelido abbraccio.
Invece è armonia, è protezione
e quando natura riprende la sua violenza
non può far danni
dove è passata la benedizione.
Allora il ghiaccio si rilassa, si scoglie,
liberando aiuole benedette
dall’aureole ghiacciate
lasciandole libere al nuovo sole.
Bianche meteore
Sfilano
vele in lontananza
Sospinte da volitivo vento
Dissolvendosi alla vista mia.
Meteore
Lampi biancastri in movimento
Su increspata superficie.
CORRADO MARCONI
Incanto
Indugio nei tuoi occhi,
scendo pian piano
alla fine del cielo.
Nascosto fra i tuoi pensieri,
raccolgo i rimpianti
e soffio sulle nostalgie.
Il mio sangue tesse melodie
sprofonda nel tuo cuore
ricolmo di alghe e di conchiglie.
Rosa
Come dorme un fiore
accovacciata sul letto,
quasi timoroso scrigno,
godi delle carezze del vento.
Uno sguardo profano e furtivo
ammira, indugia, sospira
raccoglie le gocce
di rugiada cristallina
sui tuoi petali rosa.
Al limitare del tempio
Profondi i tuoi occhi
di sacra vestale
racchiudono tracce segrete
di nuovi sortilegi.
Vorrei capire
i divini auspici
della tua tristezza,
ignara sacerdotessa
dei miei desideri.
MARIA MOSCA
Cercando intorno a me
Dov’è il lauro impazzito
che abbracciava la siepe d’edera.
Dov’è il cespuglio di rose
che faceva sanguinare l’ibisco.
Dov’è la piccola begonia
che era a terra tra schegge di coccio.
Dov’è il fiore di cactus
che dava brividi
come musica divina.
Il tempo è vento,
è falce,
è avida mano
che prende ogni cosa.
Nulla è tuo per sempre.
DONATELLA PINARDI
Valzer spagnolo
A Nino
Nel grande salone d’onore
color porpora ed ora,
cento candele già stanno
danzando,
riflesse negli antichi specchi.
Argenti e cristalli
scintillano.
Alle prime note
del valzer spagnolo
cavalieri dagli sguardi fieri
e dame dagli abiti pastello,
fanno il loro ingresso.
La musica sale,
il cerchio si chiude.
Ad ogni volteggiare di dama
profumo di violetta e fruscio di seta.
Ad ogni volteggiare di dama,
battiti di cuore e passioni nascenti.
Tutti si intreccia
in questo antico abbraccio,
come fiori tra i capelli.
Tutto si intreccia
in questo romantico sogno,
come mani tra le mani…
In un tempo senza tempo,
il quadro del gran ballo dell’ottocento,
appeso alla parete,
si è animato,
per regalare,
in un turbine di magia,
anche a te, la tua fiaba!
LUISA SALA
Assenze
Luci ed ombre ruotano vorticosamente
in gioco crudele,
laddove alloggiano
solo mestiche lacune.
Su di una tavola malconcia,
un bicchiere sdraiato.
Gocciola di lento
sul vecchio tappeto stinto,
palcoscenico nell’antico trascorso,
di lieti conversari, fauste danze,
audaci carnalità.
Un’acre nuvola di fumo
inghiotte le tarde dita della mano,
allungate a scostar le tende,
per saporar fuor di strada,
il gaudio della logica.
La logica dell’attenzione,
patrimonio di coscienze mascherate.
La sigaretta ora
soffoca tra le dita,
il bicchiere riconosce la pienezza dello spazio
e nella sua caducità sapienzale,
si riavvia l’esercizio del vuoto.
Vuoto di grave urlato, gridato,
ma di troppo inascoltato
da chi
largisce solo assenze.
ANTONELLA SAPORITO
Treno
Quel treno che corre lontano…
che irrompe nell’aria,
e spazza il passato…
portandolo con sé
verso il presente,
un treno infinito…
che fa cambiare vita
respinti da un mondo,
che mondo non è.
È solo una sfera
e racchiude dentro sé,
ciò che di vivo c’è…
qualcosa di ingiusto,
che ti porta via
tutto ciò che è stato poesia.
Ma nel viaggio c’è il vento,
amico fidato,
col suo suono incantato
trasporta ricordi…
profumi del mare,
calore del sole,
l’odor di un limone,
che adesso non c’è.
Ma… se nel tuo cuore,
è vivo il passato
allora quel vento
respira con te…
ti soffia nell’anima,
ti brucia dentro,
e con amore,
ti ricorda chi fosti
ti accompagna in quel che sei
e ti porta in ciò che sarai.
MARISTELLA VANDELLI
Chissà domani
Il tempo scorre così forte
così l’incredulità dell’Io
così la bramosia per svellere la paura
così la nostalgia d’ogni stagione.
È giunto il momento
di svolgere lo sguardo innamorato
d’un vergine pensiero
al cigno bianco del lago.
Il cigno nero appartato
tiene il suo verso di bui sentori
con l’eco sospesa
a una vertigine di volo.
Inesorabile
l’acqua limpida sorpresa dal sole
accentua piume d’argento
per riuscire insieme ad albeggiare.
Alita intorno una buona novella
la fede non l’ignora
intenta si fa l’anima
più non assonna il cuore
non più volti smarriti in un riso di luna.
È giunto il momento oltre i limiti del colore
di trovare l’orientamento
senza bussola d’angoscia
senza catene di pena
a infrangere le parole del nuovo giorno
Chissà domani
nel mancato naufragio dell’ultima stella
non è perduta l’onda del mistero
manifesta l’irrealtà suprema del reale.
PIER PAOLO VICINELLI
Hiroshima (sogno americano)
Tremano le note
nell’aria che brucia
mentre il nero avvoltoio
ritorna al suo perfido nido.
Là dove era rumore
regna il silenzio;
dove era la vita
ghigna un rosso teschio
di fuoco;
dove era un bambino
soltanto una pallida ombra.
E il canto di un monaco
solo
che piange Babilonia
perduta
per l’ira di un vorace Dio
nato là
dove regna
la libertà.
Visione
l’ininterrotta armonia
è un canto che scuote l’anima
l’immacolata bellezza
rannuvola i deserti
l’ambrosia fruttata
colora le nebbie del cuore.
CATERINA ZAPPIA
Sognai
Sognai veloce il tempo più felice
il correre, il danzare e la pace
col cuore intrappolata dalla luce
e dall’amore vivo e audace.
Sognai il conforto che lena la fatica
col gelido sudore che solcava
tamponai la mia povera ferita
sognai l’amore eterno che passava.
Sognai in penombra la tua compagnia
la vita che davanti mi parlava
non eri vera, non eri sinfonia
dall’altra parte il tramonto mi aspettava.
Sognai la mia semplice armonia
l’ingenua attesa, un bacio, un saluto
ma tu scortese te ne andavi via
dall’amore ingenuo ormai perduto.
Sognai l’essenza del vivere beato
restare insieme alla vita amica
ma l’illusione che sazia il mio palato
si fa amara e poi ci punge il fiato.
Cosa mi resta… un sogno birichino
che si diverte a fare le linguacce
a quel bambino del povero destino
che muore e tace.