Renzo Bellissimo
Se oggi è domani
Se l’alba e il tramonto
dipingono il cielo,
se l’acqua di fonte
che sgorga profonda
fredda rispecchia.
Se dentro i tuoi occhi
riflettono i miei,
se quando ci uniamo,
dolce e violento,
ancora tu vibri
e ancora mi cerchi.
Avvolgi il tuo corpo
per proteggere il mio
come una mamma
coccola il suo bimbo.
Come il vento trasporta
il seme dei fiori,
come il fiore più bello
continua a donarmi
il profumo del tuo amore.
Nara Dal Canto
Un ricordo
Un bimbo sotto al balcone strilla,
giocano in questo pomeriggio d’estate,
Mentre le mie attese, vane e sempre più cuocenti,
vane, s’ infiltrano come la luce,
nei labirinti infiniti immaginari.
Le ombre disegnano una verità per me atroce e irraggiungibile.
È solo sopravvivenza, sono passati tanti anni,
cerco ancora una verità obbligata.
L’aria è irrespirabile,non mi riconosco più,
schiacciata dai miei affanni inutili terreni.
La morte silenziosa, porta nei suoi giardini.
Sempre più densa è l’aria,
socchiudo l’uscio perché possano entrare
raggi di sole e i ricordi non diventare taglienti.
Come preziosi coralli li rilegherò.
Conserverò un sanguinante e sfaldato
Lontano tredici dicembre.
I bambini continuano a giocare.
Mirta De Riz
Infinito Amore
Ti lascio
l’incantato stupore che mi sorprende
quando lo sguardo
riverbera il luccichio di splendenti stelle,
piccole lanterne sospese nel cielo dei tuoi occhi.
Un bimbo, un fiore, un amore,
accordino sempre nel tuo cuore
dolci melodie.
Ti lascio
la gioia trepidante dell’attesa
e quella preziosa, frutto del perdono;
ti lascio la dolcezza, madre dei miei sorrisi più belli,
affinché il tuo cuore ne faccia tepido nido.
Ti lascio
la speranza,
tremolante barlume in questo meriggio d’autunno,
abbine cura, diventerà sicura luce di faro, nei mari
tempestosi della vita.
Ti lascio l’infinito amore che ho per te,
ti basterà, credimi, per mitigare il più acerbo dei dolori.
Io ti lascio, piccola mia.
Patrizia Iovine
L’eternità in un attimo d’amore
Rispolverando le lettere ingiallite dei miei antichi amanti
inghiottite per lunghi anni da un vecchio mobile a cassettoni
ritrovo te
pallido Cupido
condottiero dei miei sogni
che rifiutasti, un giorno, di rapirmi con te
abbandonandomi con le tristi compagne
limpidi riflessi del mio animo ferito
che dagli occhi scivolavano giù
solcando il volto pallido;
frutti sinceri
che nessun sentimento han saputo mai celare.
Non un verso d’amore né una parola;
solo l’eternità di un bacio in un caldo mattino
era riuscito ad immobilizzare il presente.
Fuggivi lontano dopo avermi spezzato il cuore
mentre gli altri, invocando il mio nome, tra inutili sospiri,
stringevano il mio corpo immobile e componevano rime.
La mano protesa verso la tua dimora
locanda delle anime erranti
i miei occhi
ampi sentieri luminosi
e il mio ventre ferito
cercavano te che spiegando le ali t’innalzavi
solitario e libero.
Sei rimasto nel mio vecchio mobile
incastrato tra mille frasi d’amore
di cui non sei mai stato l’autore.
Silvana Licari
Mietitura
Carichi d’oro
e di silenzi
i campi di grano,
colorati soltanto
dai papaveri
e da un tetto
di cielo azzurro.
Non si vedrà
e sentirà nulla
fino alla mietitura
a giugno
quando tutto
si animerà…
ed i papaveri
s’adageranno
a terra
stanchi di rossore
e di flessioni
al vento.
Poi nei campi
tornerà il silenzio
ed il profumo
di pane
dal forno.
Christian Michele Locatelli
Rapimento d’Anima
Odo il vento,
il suo tormento.
Narra di poesie,
passate dalle mani mie.
Sulla vitrea pelle mi colpisce,
come lo scoccar di frecce mi ferisce.
Languisco agli scossoni della brezza,
disarmato io è lui che mi svezza.
Sento amaro non è miele,
il ricordo sa di fiele.
Un ricordo ormai lontano,
che mi rapisce pian piano.
Mi rapisce anche il vento,
mi rapisce il suo tormento,
mi rapisce un cuor ormai spento.
Giovanna Lugari
Lo specchio
Al tuo cospetto posso vedere il mio cuore pulsare,
posso sentire intensamente tutte le emozioni
che un essere umano può provare.
Limpido e chiaro riversi su di me
l’immagine potente della vita che scorre.
Le tempeste terribili che fanno tremare il sangue nelle vene,
i momenti di altissima gioia che spalancano sorrisi senza fine.
Conoscendoti ecco quello che ho scoperto:
l’amore vero è come uno specchio
che riflette la profondità più segrete dell’ anima.
Elio Lunghi
Goccia di rugiada
Sei una goccia di rugiada
che m’illumina la strada,
sei una goccia di sudore
che imperla fronte e cuore.
La tua bocca è una mimosa
che si imporpora di rosa,
la tua bocca è di corallo
affrescato con il giallo.
Le tue labbra di broccato
sono il regno del peccato,
le tue labbra molto piene
sono il lievito del bene.
Carpe diem
Sono una farfalla innocente che non
si cura di quello che dice la gente.
Mi hai punto le bianche ali
mentre io le allargavo per te.
Mi piace volteggiare sui prati
tra giovani e vecchi sdraiati sotto
un tiepido sole che riscalda la pelle
e libera il cuore.
Ci ammirano per il nostro coraggio
quel giorno era un primo di maggio.
La mia vita è breve ma intensa e
io la vivo senza violenza.
Ci incontrammo un primo di maggio
sotto un tiepido sole che riscalda
la pelle e libera il cuore.
Marisa Maccarrone
Velata di Rosso
Velata di Rosso,
nel suo mondo s’adorna,
Nella notte illuminata,
scarna s’adagia.
Labbra vistose,
guarnite d’orgoglio e d’amore.
Attributo focale,
dentro un involucro fatale.
Timida ma audace
s’abbandona al tormento,
dove posa il suo respiro.
Tra maschere riflesse
la sua estasi si adempie.
S’incarna di luce.
Ella Maestosa!
Tra porpora s’inchina
e dal suo Mistero s’incammina.
Salvatore Pasqualino
Tu, mio seme
Tu,
bramosa e ardente cupidigia
di sfrenata e intensa avidità,
mai,
appagata dal piacere materiale
ostinata al volere l’assoluto,
domina,
possente la tua ira sproporzionata
alla reale capacità del tuo desiderio,
fa,
del tuo debole volere immaturo
seme di un frutto fecondo,
sii,
austro vento di vita avvenire
ispirata a volontà realizzabili,
tu,
figlia,
di impavida indole astratta
che ti estraniasti insensibile
alle emozioni altrui,
torna,
al dominio degli impulsi
riacquistando il lume della ragione
per la ragione stessa.
Elisa Pasquarelli
Retrospettiva sentimentale
Gli avrei voluto lasciare
infinite certezze, parole feconde,
irrefutabili luoghi comuni.
Gli lascio enigmi madornali,
sfrigolii silvestri, verbi perforanti
i vuoti commestibili.
Gli dovrei la pace indomita,
innumerevoli versi, ricordi
imperituri e tutta la speranza.
E, invece, gliene voglio.
Daniela Perra
Quello che tu sei per me
Quello che tu sei per me
non ha ragione d’essere quest’oggi
ché tu sei il mondo che vorrei
sei il succo profondo dell’unica goccia
che scende dal mio frutto arido,
ché tu sei l’abbandono che non ho mai avuto,
quello che non coincide col rifiuto
ma con la voglia di lasciarsi andare
totalmente alle tue braccia
ai tuoi baci
alle carezze che non avrò mai.
Quello che tu sei per me
ha il sapore perduto del sogno
rubato al sonno che scivola tra le lenzuola intatte,
ha il tuo contorno sulle mie dita
e le tue labbra che non voglio cancellare.
Quello che tu sei per me
è quello che vorrei essere per te
sapendo pure nel fondo cieco della mia illusione
che non lo sarò mai.
Quello che tu sei per me
sono queste lacrime trattenute per ore
per giorni
ma che ora scendono giù
e in fondo lo sapevo da anni
quando ti cercavo
senza sapere che eri tu
e tu non mi vedevi allora
come non vorresti che io fossi mai.
Quello che tu sei per me
è il fiume che ora sgorga
e non si getta in mare
ché mare non c’è
ché mare non vuoi essere per me.
Marco Rovaris
Anatolia ‘44
Ocra fredda sotto il palmo.
L’aurora è meno prossima della marcia,
conosci quei meridiani che squarciano
il tappeto dorato e lo macerano
in voragini laviche.
Un minuto per il lusso di un ricordo
se le sinapsi non collassano nel tempo critico.
L’impasto sporco di riso passato di mano
in mano nel ghetto turco,
meno cruda la prigionia inglese
nelle maniere di un carceriere.
Scarabei gli uomini che corrono sulla sabbia
e annaspano per gli spari alle spalle,
appeso allo scafo con mani livide
per non morire da solo sulla riva di Rodi.
Malva e ciclamini assediano il pensiero
della cicatrice che batte sulla tibia,
blu di Prussia impressiona le iridi,
nemmeno una bussola nel borsello in cuoio.
Scuoti il tuo compagno,
ti ammirava sul pontile con i marinai
imitare Fred Astaire o suonare un mandolino in frassino.
Non un gesto, la mascella come di gesso,
nelle vene la tossina di uno scorpione.
Solo copri il suo volto,
che non si bruci alla metà del giorno.
Le impronte della bestia muoiono nella duna.
Gino Zanette
Io tornerò
Io tornerò un giorno
a coprire il mio spazio di terra
dove fioriva il ciliegio,
che ora muore, a gonfiare
i miei polmoni d’aria
a bere l’acqua alla sponda del ruscello
che bagnava le barchette di carta
e le portava coi pensieri al mare;
tornerò non so come,
se non avrò ruote piedi ali o vele,
non so quando, se il tempo non sarà più
un tempo di giorni ore minuti o secondi,
ma un coagulo di molecole pazze
di secoli in cerca d’una nuova baia
e noi saremo pulviscoli inerti
assiepati ai confini del nulla
e la sveglia più non suonerà all’alba
perché il sole e la luna e le stelle
dormiranno per sempre
in un letto desolato di sterpi;
ma io troverò
il calesse dei sogni incompiuti
la frusta schioccante nel vento
e mi poserò sull’ultima rosa
che fioriva nell’orto per donarla a te
prima che si frantumi con la nuova neve
nel ghiaccio delle stagioni eterne;
tornerò per finalmente donarti
l’anello d’oro di casta vestale
d’incorporeo amore e poi scomparire
sulle tremule onde tra i giunchi
guardando la libellula dalle ali blu
ignara nel suo silenzioso canto
vestita di seta e smeraldo
che vola sul noce e la vigna