Stefano Biasuzzi
Nonno
Di nuovo attore
nei miei ricordi,
minuto ma imponente
nel tuo andar per campi
brandendo la malacca,
ed io a ruota,
cavalletta curiosa,
seguivo la nostalgia dei tuoi racconti
mentre dita stanche
indicavano l’eroico Piave.
Locomotiva ansimante
su binari incerti
con sottofondo di fiabe incolori,
nel guardare l’orizzonte
velato di solitudine
trovasti il capolinea.
Grazie
per avermi tenuto per mano
mentre godevo
del profumo della vite.
Cristina De Angelis
Ricordi di campagna
Tracce di esangue terreno
creano nostrani pavimenti cosmateschi
aria grondante
la vecchia sedia impagliata parla di mio nonno
il suo cappello reduce
riposa sul camino
le sue ceneri accanto,
candela fatta di sole
acqua e vino in un coccio marrone e verde
ero piccola,
ceno nel silenzio
Fru si struscia e borbotta
come marmocchio ignorato
mi raccolgo di nuovo alla riscoperta del sogno.
rotolandomi nelle lenzuola di cotone ritorto.
Filippo De Angelis
Il lago a settembre
Distorce il cannocchiale stamattina
la riposante immagine del lago
che la nebbia ha protetto nella notte
dell’incuria e dal freddo.
Solo un lembo d’azzurro
ancora intorpidito nella coltre
m’appare opaco come dietro
una bottiglia di whisky
già vuota.
Non vele colorate, non scie
di motori ronzanti.
Dormono tranquille le carpe stamane
nel limo del fondo.
Una quiete che imprigiona il risveglio
questo bianco torpore,
che impiomba l’animo
e l’ampolla del pianto,
e lascia sul labbro uno strano sapore
d’amaro artigianale di alghe
disfatte.
Paolo De Martini
Temporale
Guarda,
il nero del cielo,
durante il tempo in cui il vento
spinge nere ombre
su creste tracimate da nebbie
e nubi di tempesta,
Ascolta l’inquieta
e adirata aria,
pesante d’umida voglia
di scatenare piogge
e turbinii d’ impazzite gocce
Nascondendoci,
a liber natura,
inermi siamo ansiosi,
in balia, di scoppi
e tuoni spaventosi.
Squarci di luce
ricuciti all’istante da filo buio
di sfuggenti venti
e fronde nere che pietà chiedono
di finir d’esser battute e piegate a terra.
Guarda, con te sono,
ad abbracciarti adesso,
sotto a tutto ciò che non ci vuole
nel suo ambiente,
che ci spinge via,
urlando e scalpitando,
perché comparse inutili siamo
alla sua manifestazione d’ira,
non volendo
rivali in natura ed in amore.
Elisa Ghione
Piccole mani (per Alissa)
Piccole mani
accendono luci
il cuore palpita attento
e tu fiore di maggio
cresci luminosa,
colmi di suoni
i silenzi troppo lunghi
curando la mia tristezza
volteggi gioiosa
e ricuci la mia vita
lacera e dimessa.
Equilibrio precario
Come libellula leggera volteggio
con un sol piede mi poso sulle spire del tuo cuore
e in precario equilibrio
ne cerco in affanno un piccolo
angolo ancora da abitare …
Nei tuoi silenzi
Dalle sommità dei pioppi mossi dal vento
e adornati dei miei tormenti
scorgo pagliuzze lucenti
su prati ondeggianti…
cammino scalza
evitando le mie paure
e leggo nei tuoi silenzi
la fatica di vivermi accanto.
Giulia Guarnaccia
Amore malato
Era un giglio sbocciato da poco,
non chiedeva nient’altro che amore,
ma fu tradita e strappata alla vita
senza un briciolo di pena nel cuore.
Or che giace nel suo eterno giaciglio
come farfalla caduta da un fiore,
le sue lacrime ne bagnano il prato
e nessun ode le sue tristi parole.
Ma nulla mai guarirà il suo cuore ferito
poiché chi tanto amò, ahimè,
era stato,
chi le tolse la vita
col suo amore malato.
Giancarla Melecci
La figlia che non fu…
Mi nutrii nel tuo corpo, madre,
mi dissetai nel tuo grembo, madre,
mi amasti madre?
Forse …
Quel forse sottile e lontano che taglia come una lamina il mio cuore,
nel cuore di una figlia, tua figlia che non fu.
Neppure una cornice a ricordare quel tuo volto col mio, amorevole,
Forse …
Vivo nella speranza che quel forse … diventi una certezza,
ma il ricordo vago di quel volto scarno e pieno di torture che non parlano,
mi sussurrano che il tuo debole corpo mi ha sì dato la vita,
ma forse … forse … non voleva la figlia che non fu.
Eppur mi aggrappo a te, ancora, a quell’emozione che mi esalta e mi appaga pensandoti,
forse …
quel filo evanescente che tira le corda del nostro destino mi unisce a te, madre.
Mi amasti madre?
Forse…
Adolfo Sergio Omodeo
Quasi Ulisse
Che trami la regina le sue trame Infinite
nelle sue segrete stanze superiori
purch’io veda ancora
la sua bella ancella quando sale
ilare e ardita su per l’erta scala …
Io, che per quanto fossi
stato vecchio e stanco
e incattivito dalle ferite della vita
o reso arguto dagli scherzi del Fato
Avrei creduto anch’io d’essere Ulisse
se al momento di partire anch’io
trovassi una ragazza in fiore
che mi dica
che mi amerebbe per sempre
se restassi e mi sorrida
fino a che perfino io ci creda
……
Ma cos’hanno da urlare con tanto furore
stasera questi cani alla luna?!
Tanto più che stasera nel cielo
la luna non compare neppure
Ho paura che accada qualcosa
o che arrivi qualcuno
Ma tu non mi credi e ancora sorridi
……..
Ma chi tese il grande arco
obsoleto e disuso
alle mie spalle … e chi rise !?
E chi appese la mia bella
tra le ancelle appese
come colombelle su un carniere
…. E chi non rise ?!
Antonella Padalino
Venuta al mondo
Venuta al mondo,
in una notte buia,
dove solo il silenzio
del tuo vagito
lacerava,
come un fendente
l’aria immobile,
attonita
di quella stanza.
Braccia di madre
ti hanno cercata,
abbracciata,
accolta,
avvolta.
Tu,
infinito amore,
anima lieve,
volata via
come crisalide
dal suo bozzolo.
Lacrime asciutte,
consumate da amore
mai speso,
solcano quel viso
affranto,
ormai stanco
di doglie e fatica.
Gian Carlo Rosati
Il libro della vita
Mia sposa,
Nel libro della vita
Hai riempito pagine e pagine
Di linfa d’amore,
Per me per la nostra prole.
Le pagine più piene,
Son quelle del nostro amore
E rimarranno tali
Fino alla fine dei nostri giorni.
Le nostre pagine d’amore
Son profumate, come spinose rose,
Che assieme abbiamo raccolto nella vita.
Nella giovane mio ricordo
Fino adesso, per noi le Primavere
Son state gaie, l’abbiam sfruttate,
Per la durata della vita,
Presente e passata.
Se aprirai il libro della vita,
Ti arriverà un dolce
Suono di campana,
Che inneggerà ad ogni rintocco,
Del mio cuore il battito.
Son volati gli anni,
Il libro dei ricordi
Non è ancora Completato.
Siam partiti giovinetti,
Or da anziani siam più silenti,
Ma uguali son rimasti i sentimenti,
Non son mutati;
Non muteranno or più nei tempi.
L’ultimo scritto che lascerò
Sul libro della vita
Sarà per te!
Solo due parole: – Ti amo –
Giovanna Salucci
Dove volano gli angeli
Un vortice di luce mi attrae
oltre il confine,
è musica il silenzio
che penetra nell’anima,
è pace il mio sentire
e pago è il cuore.
Sospesa, dentro un limbo
di incertezze,
percorro la strada e non so
se fermarmi o andare,
la luce mi indica
il cammino…
Tenue è il cielo
come di un’alba chiara,
il profumo è di aria buona
del mattino,
e lieve è il sonno,
dove volano gli angeli.
Gli orologi battono le ore
testimoni di un tempo immobile,
la quiete pervade ogni spazio
e la quiete è Dio.
Non ci sono più lacrime
né dolore,
dove volano gli angeli
tace il Mondo.
Daniela Tallone
Ventun anni fa
Ritrovando posti familiari sgorgano le lacrime,
sono lacrime di nostalgia per un tempo che non c’è più;
ma qualcosa di allora è rimasto,
integro, chiaro, unico:
è il nostro amore.
E navigando il canale della grotta sulla vecchia barca
riaffiorano i ricordi,
ci sono tutti
e torna la magia di ventun anni fa.