Marialuisa Bottazzi
Bagliori
Ori verdastri
dentro sabbie grigie
rimandano riflessi
di inconsistenze trasparenti,
penetrano il buio inesplorato,
abbracciano
mescolanze insistenti
di teste nere,
vaganti
tra onde rassegnate.
Proseguono
oltremari di inchiostro,
sorpresi da orizzonti di pietra
e lì si arrestano
imprigionati.
Laura Corsi
La ragazza
La ragazza
scende
le scale
senza cuore,
nessuno
brama
volerla
quanto
lui
che l’osserva
non visto.
Proiezioni
di vite
deluse
s’impigliano
sul suo corpo
magro
e flessuoso:
una bava
sottile
di sconcerto
accomuna
gli sguardi
mentre
passa,
pallida
fragranza
di pioggia
dietro sé,
dirigendosi
verso
l’eclissi
del tempo,
senza curarsi
del mondo.
Tommaso Cevese
Foibe
Gettati nell’abisso dell’ombra cavernosa.
Le mani all’indietro, l’uno all’altro
Legati nell’abbraccio mortale.
Cieco volo nell’urlo ingoiato
Dal buio profondo del male.
Una morte feroce, lenta o veloce.
Gente comune, uomini e donne
Uniti nella tragica sorte
Nella follia della guerra.
Corpi buttati come sacchi sporchi
A marcire nel ventre della terra
Da una fede assoluta e cieca
Dall’odio e dalla vendetta
Che lutti senza fine reca.
Orribil’eco dalle viscere parlanti
Della foiba oscura, di corpi viventi
Di anime disperate, impotenti
A riveder la luce della vita.
Voce sempre più fioca
E alfine spenta, inghiottita
Dalla grotta cupa e muta.
Ossa raccolte senza volto né nomi
Chiedono il ricordo fra le stagioni.
Giovanni Cherubini
8 Marzo
Oggi non ti porto la mimosa
a celebrare il tuo sorriso
di donna,
non rose rosse di anniversario,
non biglietti d’amore
soavi e scherzosi.
Oggi ti porto me stesso,
uomo stanco e noioso
con voce d’amore nascosta
e profonda che appena
forse la scorgi.
Non dire mai
che i nostri giorni
sono sempre gli stessi.
Il tempo, anche uguale,
non passa inutilmente per noi
e oggi, come sempre,
è un giorno meravigliosamente
diverso da ieri.
Tratta da Onde di mare – Veglie, Agnesotti editore, 2011
Benvenuto Chiesa
ErosAmore
Amore
illusione d’eternità
che la coscienza dell’uomo
dona a se stessa;
già, per ciò stesso, materia
d’ogni pensiero di Divinità.
Eros
cui si aggrappa, impotente,
la mia disperazione,
come alla spuma marina
di Venere
che scivola via
tra le mie mani.
Eros
anarchico e sovversivo,
come fiume in piena,
che stai nella mie viscere
e nelle mie vene.
Cui non v’è altra diga
opponibile dalla Ragione,
di per sé inadeguata,
che l’ironica metacognizione.
Amore
forza primigenia
che m’hai generato;
desiderio di vita.
Amore senza cui non so vivere.
Mia stessa vita.
EROSAMORE
multiforme parola,
mio neologismo,
d’una poesia
per dire
ciò che io sento per te.
Alice Cislaghi
Opera 1^ classificata
Sibilla
(Dedicata a Sibilla Aleramo)
È mancandomi che mi ami,
mancandomi che mi crei.
Ho bisogno di un letto sfatto,
di baci divoranti su lenzuola di seta
e mani impertinenti in un fienile.
La mia pelle sia terra di conquista
e come nuovo continente
sia la mia bocca.
Afferra i miei seni,
petali del nostro roseto,
come sabbia fine al mare.
Fai della mia schiena
una sinuosa linea,
serpente a sonagli e cacciatore,
veleno contro lama,
scontro livido,
in bilico,
vivo,
di libido,
privo.
Merville Ferrari
Forse gabbiani
Pensieri, immagini, parole,
situazioni, atteggiamenti
sono opachi componenti
episodici del quotidiano
che solo il sentimento,
la poesia e l’amore
possono illuminare; come volo
di uccelli d’argento, contro le nubi
a riflettere il sole, forse gabbiani,
mutavano nell’insieme di continuo
figura; in formazione ora a lunga
linea, ora a folto gruppo; ora
a punta. Incredibili e affascinanti
‘parivano le fantasmagoriche mutazioni
di quel insieme di sempre uguali.
Finché l’angolo della luce
proveniente da ponente
portò la stessa a riflettersi oltre
la mia posizione in movimento.
Non restava ora che uno stormo
d’uccelli quasi grigi, sempre più lontano
contro il cielo sempre più buio.
Vincenzo Filannino
Panorama Notturno
Luci che ondeggiano, a notte fonda
dondolate dall’onde del mare
gente che lavora.
Dal terrazzo insonne,penso
se agitarsi, dovesse il mare
tirar le reti, come faranno.
Gente forte, che a casa
lascia famiglia.
Giro la testa e mi accorgo
di un filo sottile
che divide il nero dal nero.
La costa illuminata
che divide il mare dalla terra
e la terra dal cielo.
Il nero: mare, terra e cielo.
Lidia Lascari
Un letto d’ospedale
Sul tuo volto rugoso e senza tempo
nemmeno l’ombra della fanciulla che sei stata.
Ma sei mai stata fanciulla?
Qui immobile, sola a lottare
contro chi non vuole lasciarti morire
prigioniera di un filo che non nutre la vita
ma la morte, la tua morte.
Potessi liberarti, aiutarti e fuggire
da quel letto bianco!
Sceglieresti di correre veloce
a piedi nudi nel vento
indietro sempre più indietro
fino a raggiungere quella fanciulla che…
Ma sei mai stata fanciulla?
Fragile mi appari
e offesa e indifesa
e non ti guardo
per timore di farti male.
Daniele Neri
Attimi
Brevi come un soffio,
intensi e fugaci,
tasselli del nostro
piccolo mondo.
Quale artigiano
ha scolpito
i nostri attimi d’amore,
le scintille di un fuoco
inesauribile che divampa,
per poi perdersi in
frazioni di gioia
e dolce tenerezza?
Attimi d’intensita’
attimi di verita’
attimi d’angoscia
momenti di panico,
di ansia e di terrore.
Poi svanisce tutto,
ritorni incredulo sulla terra,
contesto di pace e guerra,
con tutta la tua forza
e le tue debolezze.
Attimi di ogni giorno
come punti sperduti
e ricomposti
nella tela incantata
del quadro della nostra vita,
piccolo cielo stellato
guardando verso l’alto,
pozzo nero profondo
sotto i tuoi piedi,
attimi da vivere
e da possedere
intimamente,
senza paura.
Liliana Paisa
Silenzi
Sono fatti di carbone e ti lasciano nei ritratti,
sono come delle sabbie mobili
che ti ingoiano mentre dormi..
i silenzi diventano bianchi e poi scrivere su di loro
tutto questo chiasso universale.
Federica Tombari
L’Addio
Il sole teneva stretti i suoi raggi e la luce era soffocata da un cielo incostante.
Accarezzare il suo volto mentre le lacrime bagnano il viso.
Prendere le sue mani e sussurrare piano mentre se ne va, trascinando il lungo abito.
Nell’ora dell’addio, sentire il nulla.
Non riuscire a contrastare il sole avaro e il mutevole cielo,
non riuscire a trattenere il suo angelo,
ormai lontano anche nel tempo.