Anna Barzaghi
Destino
Rasenti i muri dell’anima
con le mani dell’inverno
e nel tuo sguardo favole di ghiaccio
sorridono al silenzio della notte.
Tra le braccia stringi promesse
sospesa in un limbo incolore
di dolore rotto dal tempo.
Sola nell’aria incappucciata dalla nebbia
scrivi parole che non hanno domani
sulle vetrine del cuore.
Forse ci sarà un’alba nel tuo respiro d’amore
e allora berrai gocce di speranza
che brinderanno alla vita
lasciando impronte sconosciute
sul bicchiere del destino.
Marisa Bigliardi
Paura
Chi sei tu
che mi appiatti
a vacue ombre
di ghiaccio?
Tentacoli ferrei
strizzano ogni volere
appendono ad un gancio
labili barlumi di speranza
Occhi beffardi
fremono
sbirciando da nuvole
senza luce
Dove sarà il sole?
Elio Lunghi
Camini spenti
Suonano le ore della sera e il nulla
abbaia da camini spenti, si colora
l’aria di attimi invisibili mentre
le parole scavano fiumi di apatia.
Nuvole intirizzite si posano su
poltrone accese, illuminate da lampi
di buio, il tempo brucia le immagini
e il mobile parla ma non ci risponde.
Sguardi smarriti si adagiano su
quaderni di silenzi musicati,
con la traboccante celluloide
cadono i pensieri, solo rumori.
Tra le ceneri offese danzano
piume d’aquila in gara col vento,
nel suo nido il passero sgomento
scuote il capo per l’immane scialo.
Tiziana Martino
Quello che conta
Ed ecco di nuovo i miei capelli
ricci, forti e ribelli
a coprirmi le spalle,
ad accarezzarmi la pelle.
«Ecco» mi dico
«è passata anche questa!»
poi mi guardo allo specchio
e non mi riconosco
nell’immagine riflessa.
Quella maglietta ormai un po’ stretta,
quella mano non più affusolata,
quelle unghie che han cambiato colore,
quel seno segnato…
Sì, l’immagine è un po’ cambiata
e a quest’immagine
ancora non sono abituata.
Meglio non pensarci,
meglio uscire per strada.
Volti noti mi salutano sorridenti,
sembrano quasi non notare i cambiamenti,
qualcuno invece mi chiede «Sei ingrassata?»
«Sì, ho fatto la chemio e mi sono salvata»
poi giro le spalle un poco indignata,
a quelli non sono mai davvero piaciuta.
Un passante mi rivolge sguardo interessato.
Penso: «Sapessi sotto la maglietta
cosa c’è celato!».
Non so se ridere o piangere
ma mi sento lusingata…
in fondo non è per il mio aspetto
che voglio essere amata!
Giovanni Rossi
Gemmazione del cuore
(positiva evoluzione dell’anima)
Limitazioni dell’anima,
nelle situazioni apparentemente banali.
Una sorpresa,
l’inatteso,
l’intangibile,
l’indesiderato.
La difficoltà a far uscire il sole da dentro.
È la notte
che conduce all’interiore più profondo.
Sto ancora cercando
di imparare a sognare;
sei dietro l’impercettibile
barriera del desiderio;
vicino,
oltre la lontananza fisica.
Armonia di sensazioni positive,
riflessi di delicate ombre,
il sole dietro lontane e tenue nubi.
Altra melodia
negli intenti
di un’anima pensosa.
Una gemmazione del cuore.
Intensa emozione cerebrale;
parte dal centro,
raggiunge ogni particella;
è un impulso incontrollabile,
meraviglioso.
Cerco il sereno dell’anima
nelle cime innevate
dove si perpetuano
i voli di uccelli
a me cari.
Enrico Trivoli
a Neruda
Lancio dardi
Lancio dardi
la notte mi è ostile
lancio dardi
sbaglio il segno
lancio dardi
non vedo le stelle in questa notte di paura
sbaglio il segno e le stelle non le vedo
spalanco le braccia come pale
mi dispero!
In questa notte di fuoco senza fuochi
sono un boomerang
questi dardi maledetti!
Tutti li ricevo sul petto!
Lancio dardi!
In questa notte di follia
non trovo la mia Euridice
fromboliere impazzito nella notte
io mi dispero!
Oh! Notte di silenzio
Oh! Notte magica
io impreco ah! Luna che non vedo
dove sono le stelle?
Dov’è Euridice?
I mie dardi non hanno speranza
ah di cogliere il segno!
Spalanco le braccia come pale
a fulmini che non vedo!
Io impreco ah la notte fredda
Non vedo le stelle!
Ah i miei dardi senza segno
Lancio dardi
Lancio dardi
O notte fredda
Lancio dardi.
Filippo Zucchetti
Occhi di Pesca
Guscio sospeso
sfera d’acciaio
di latte inondata
piena di sale
che sparso nel mio taglio provoca atroce dolore.
Rimani ferma. Immobile.
Non dire niente e soprattutto non toccarmi.
Meravigliosa mia bambina,
ti devo dare un senso, altrimenti impazzisco.
Perciò vigliacco e tremante decido e ti annullo.
Meravigliosa mia bambina,
mi dispiace tanto. Tanto.
Occhi di pesca,
ti bacio tutta e ti sparo in testa.
Paese in festa
E nella collina rozza e inerme canta e balla la festa nuova
che tradizioni e rughe fan da padroni.
E cuccioli vivi rosa candizia e rosso furbizia
controllano dal basso con la testa incline verso l’alto.
Matto di sporcizia e matta di gattaia
con peli addosso dal miele incollati,
incompresi ma graditi
a far da cornice insieme ai canti e ai vestiti.
Rivolge bella la liscia guancia
ad un bacio d’astuzia del giovane affanno.
E tutto e tutti,
nel mediocre candore,
regalano piccoli stati di vita
che girandoli intorno alla pancia
fan da sottile veste protetta.