PIER PAOLO AMODEO
Evoluzione
Nello scorrere rapido, turbinoso,
S’avanzano i rumori
Celati dal tempo
In spazi incogniti,
tra il fremere d’alberi
È il canto della danza-pioggia
Di ragazze dagli occhi verdi
Che a mano aperta
Seminano la terra
È il canto del fiume
Che non giunge mai alla foce
Che corre perpetuo
Come il Nostro sangue nelle Nostre vene.
È il canto dello sguardo eterno
Per il quale i nostri occhi
Domineranno vigorosi il Nostro mondo
Tra i colori e tra i sentimenti
Il suono ora è divenuto denso,
e colma le rughe dell’uomo
mentre egli, tra le dita,
plasma il mondo.
GIUSEPPE BELLISARIO
Figura solitaria
Vago nell’ombra
come un etereo spettro
i miei occhi sono ambra
il mio bastone uno scettro.
Supero il ponte
attraverso la città
della Morte son la fonte
che mai pace avrà.
Nessuno mi teme
nessuno mi vede
della distruzione ho il seme
che nella terra avrà sede.
Sono la tua mania
sono la tua paura
suono la litania
della tua morte matura.
Mortale sei pronto?
Scava la tua fossa
devi pagare il tuo conto
il tuo tributo in ossa.
L’abbandono
Lampioni come corvi.
Sguardi come lame.
Sorrisi
scherno degli inconsapevoli.
Tutto è caos
per un cuore in nero.
BRUNO BRACCHI
Se mi vedi
Se mi vedi
passare nel silenzio
lontano dalla vita,
al mondo assente,
mandami un segno vivo,
una bandiera variopinta,
sventola un cuore acceso,
fai segnali di fumo con nuvole veloci,
cancella il grande vuoto con un canto.
Forse mi scuoterai dal cupo andare,
e allora fermerò il passo
traguardando i tuoi occhi come stelle.
Nello spazio,
lasciate le catene,
la leggerezza riaprirà le ali,
e ti regalerò la mia allegria
che dimentica il tempo
ed il dolore.
MICHELE CAPPETTA
Verso il mio sole
Cammino a fatica verso il mio sole,
percorro una strada di sogno infinito.
Non passano nuvole.
Non calano notti.
Mi segue il silenzio di voci lontane
e sguardi fugaci senza colore.
Passi pesanti prede del fango,
umida terra o lame di roccia,
fiori di campo che scorgo nascosti
fra esili fili d’un erba dorata.
Ammiro stupito la storia del viaggio,
nostalgica vita rapita dal tempo,
e con la certezza di essere un uomo
chino la testa per poi proseguire.
Spero soltanto di cogliere un’anima,
musa e compagna d’amore accecante,
luce più intensa della mia stella
che aspetta paziente i nostri sorrisi.
FANTOMAS
Acari
Il giorno sgocciola come un cristo insanguinato
Il tempo mai passa fino a quando non è finito
Cerino spettinato divorato dalle ore
questo cristo di giorno così inutile e eterno
Mangio un tuorlo divorando i miei respiri
Davvero sono vivo?
Succhiamo tutti alla mammella della vita
come acari di materasso putridamente raglianti
Non c’è un confine fra il porcile e il cielo
fra la luna che mi spia
e i lumini
di una bara
La sepoltura del crepuscolo si distende nella sera
così vigliacca nell’appassire questo giorno come un cristo
Eppure siamo tutti cristi della storia
noi la bara il lume i ragni e le foglie
Tutto quello che vive sanguina e palpita
La rabbia è il solo rassegnato rimpianto dei vivi
Naufragare
Ansante e spasimante rantolo
pendolo sul capo
la MORTE sorridente minacciante
un’ascia che schianta alla gola
e alla coscienza arrossante
Paura paura paura del vuoto
della tintura di orizzonte
rubato a qualche eternità di istante
La follia indossa le ali leggere
un etere da esplorare
Naufragare nella MORTE
Naufragare
FRANCESCO CARRACCHIA
Vorrei conquistare il vostro cuore
figli miei – adesso –
vorrei sfrenarmi un po’ –
liberare il mio malumore che
come calabrone impazzito
sbatte sul vetro in cerca di fuga –
sorridervi e mostrare
il pennacchio di vecchio pavone
per aprire il forziere
della gioia e del riso.
ISABELLA COLUZZI
Magica quiete
All’ombra della secolare quercia
la cui folta chioma
protegge il corpo mio
dai vividi raggi del sole d’agosto
assaporo il silenzio che tutt’intorno
m’avvolge di magica quiete.
E aspiro allora
questa magica quiete
penetrare nel profondo dell’anima
come balsamo a lenire
le mie ferite e il mio dolore
che stretto spesso mi cinge il cuore.
E attendo così
che l’angoscia si plachi
per poter ritornare un giorno
a gioire e a godere di questa mia vita
che splendida comunque
m’appare ancora all’orizzonte.
ITALO CORTI
Opera 4^ classificata
La lettera
Fascino della busta,
mistero di un timbro indecifrabile,
un francobollo che suscita fantasie.
Piccola o grande,
sempre un’emozione aprirla:
circospezione, indugio,
sperando nello scritto
dei tuoi sogni.
Un foglio, più fogli,
calligrafie sicure o incerte,
notizie attese od impreviste,
ma sempre il desiderio
di leggere lentamente
per vivere un legame,
per riscaldare sentimenti sopiti
o per condividere gioie, dolori e affanni.
Sorprese, conferme, scoperte.
Un fascino infinito.
Ora algidi display,
dove anche le parole d’amore
si raffreddano
nella luce e nei caratteri asettici
di ripetuti messaggini
che invadono improvvisi
la tua intimità.
Addio cara, vecchia lettera:
un giorno qualcuno, forse,
ti rimpiangerà.
LUIGI DI LEGGE
Il rientro
Le stelle sono finite
solo un puntino di luce.
I motori rincasano liquidi
suonano le campane
una donna si affaccia
tossisce
dietro le finestre
dietro le porte
si serve una cena invisibile.
Pineta
I pini perfetti
si allungano
generosi.
Aria fresca
liscia le braccia
inspiro
espiro
attendo il momento
terreno
inconfondibile silenzio
di minuscoli aghi
seduto
lo ascolto
AMELIO ERCOLINO
Tu che nel mondo posasti
Tu che nel mondo posasti pene e affanni,
sui fiumi di terra a sciacquare i panni
tuoi e del poco mal che vita da te volle.
Tu che l’effimero loco che d’uomo ribolle,
con gioia lasciasti pel cielo imparziale,
in pace giungesti al tripudio celestiale;
di ambrosia saziasti il tuo desio d’immenso,
su seggio di gloria or posi in spirito e incenso.
Voglio incontrarti, materno veglio,
e con te dividere quel
battito di ciglia
che più non mi sovviene
ma che prima del sangue
mi scorre nelle vene.
Più non sei nella mente che mi ragiona
Seppur nel mio cuore Amor non ti ignora:
allieta la mia Storia,
io onorerò la tua Memoria.
Dedico questa poesia alla memoria
della meravigliosa persona del nonno materno
da cui ho preso nome: Amelio
LUISA FODDAI
Canto d’amore
L’Amore solcherà la valle della Tua Anima
come l’aratro travestito da tenero amante
scava la tua terra
Il suo seme feconderà la tua luce
rendendola immortale.
Farà sbocciare per ogni parola una poesia,
per ogni tuo alito Sole e Luna
danzeranno nel vento
I suoi respiri saran brezza leggera
che librano ali nell’azzurro più intenso
Le carezze, luce di fuoco
che scaldano la notte del cuore
che smarrisce la rotta
Ogni parola, nota estasiante di cetra divina
nell’aria soave di viole di marzo
Il suo sorriso, caldo giaciglio ove adagiare
le stanche membra della sera
Porto sicuro…
faro di luce per navi in tempesta
… E ti sia il suo dolce pianto
Calice d’acqua in brucianti deserti
Perle di rugiada dell’eterna tua primavera,
affinché nessun inverno cada mai
a gelare il giardino delle Tue labbra
GIOVANNA GIOIOSO
Opera 6^ classificata
Una favola d’amore
Basta poco per scrivere una favola:
un fauno e una ninfa,
un bosco incantato,
una musica di danze…
Basta poco per parlare d’amore:
una panchina di sera,
un fiore di montagna,
un cuore per cuscino,
un raggio che acceca
e una fonte che ristora.
Ma le favole non si avverano
se chi parla d’amore
ha paura di amare.
PATRIZIA GORI
Canto cose belle
Canta cose belle, mi fu chiesto
e le note risuonarono di te
che riempi la mia vita di danze mute.
Volteggi inebrianti.
Mi vedo, domani
canuta e pur serena
le mani tremolanti
appena.
È a te che devo tanto
che incontri gli occhi miei
e di scrutarli non ti stanchi.
FRANCESCO GRILLI
Sogni proibiti
Tenero il tuo sguardo, avvolto in un velo di tristezza,
dipingi inaccessibili orizzonti con il tuo pensiero,
e ti specchi nelle immagini create dal desiderio,
di essere diversa, di essere libera, di essere viva.
Dolci parole sussurri ai tuoi sogni, crei spazi infiniti,
in cui vorresti rifugiarti per sfuggire ad un incanto d’amore,
che senti allontanarsi anche dal pensiero,
stanco di inseguire irrealizzabili, incantevoli sogni.
E ti guardo, e improvvisamente compare la luna,
luminosa tra mille stelle, a dar luce al tuo volto,
e resto in silenzio, ascolto i battiti del tuo cuore,
immaginando, per un istante, di stringerti a me.
Poi, improvvisamente, nel tuo orizzonte di stelle,
sorge un cerchio di fuoco, ad illuminar la notte,
pian piano scompare quell’immagine creata,
e ritorni ad essere l’incantevole donna che sei.
CLAUDIO MALUNE
L’universo sarà in una lacrima immune
Tu dimmi solamente
che ciò che vedo è cenere,
e ciò che vedo non sarà altro
che cenere.
Tu dimmi solamente
che ciò che ascolto è niente,
e ciò che sento sarà nient’altro
che niente, solo niente,
benché ti veda,
ti senta,
ti ascolti.
L’universo sarà
in una lacrima immune,
che nel tuo viso muove cauta
i propri passi d’anziana
morendo poi, con fierezza,
nell’ultimo fra i più sottili lineamenti,
il più fanciullo
fra i tuoi lineamenti…
Dimmi che sono cieco
e io non ti vedrò più.
Fino al prossimo incontro…
MARIUCCIA MILAZZO DE TOMMASI
Una carezza sfiora l’anima
Ad Adolfo fidei donum
Carezza è gesto che sfiora l’anima
accoglierla è aver fede nell’altro.
Carezza è accogliere l’altro
le sue emozioni fonderle con le proprie.
Carezza è addentrarsi nell’altro
con anima e cuore.
Una carezza un ponte
di benevolenza e partecipazione,
frugarsi negli occhi sfiorarsi per capire
sono importante “per te”.
Un abbraccio di tenerezza è
un’avvolgersi nel candore delle nuvole
e volare insieme in libertà.
È tenerezza assettare un’etichetta
che determina attenzione e dà amorevolezza.
Uno sguardo di tenerezza
e sussurro d’anime e sussulti d’amore.
Nostalgie struggenti di tenerezze.
CAROLINA NAVARRO
Estremità
Attraversando,
ancora una volta il confine
la luna mi segue,
come te con il tuo sguardo
che desidera le mie carezze.
Dall’altra parte il sole che va via,
un sole rosso profondo
che mi fa viva
e che presto avanzerà
con il calare delle fronde
che proteggono le frontiere.
Le frontiere dei desideri,
delle idee,
dei sogni
che lottano per la libertà.
ELEONORA PAOLETTI
Voluttà
Tiepidi rimorsi
Rimpianti inconciliabili.
Campi di grano
negli occhi di ferro,
fili d’oro volano nel cielo.
Il buio lungo la strada dell’oblio
labile s’abbandona
riposa ora sulle mie palpebre.
E il corpo si frantuma
dopo il tramonto
prima dell’aurora.
Passi informi.
Carezze cristallizzate nel tempo.
Vecchie frasi inebrianti
tornano ad essere semplici parole
dopo il tramonto
prima dell’aurora.
Veglio l’assenza
nel fitto bosco delle tue insicurezze
Immersa
nell’immenso oceano della tua voluttà.
DONATELLA PINARDI
La terra di “Raggio di Sole”
Agosto al sapore di more e di
fichi,
tra alberi di ulivi e di noci
ancora acerbe,
felci, menta,
rosmarino, grappoli
d’uva.
Agosto alla vecchia osteria
col rumore del treno.
Abbracciami e guarda
la torre sulla collina,
al tramonto del sole.
Sogna.
La casa di bambole
si dondola
tra amaca e cielo.
Si inebria tra
incensi e candele.
Fiori galleggiano nella vasca
a forma di cuore.
La tavola sulla veranda
è già apparecchiata.
Concerto di grilli, la nostra
canzone.
Seduti in terra,
tenendoci le mani,
ci stiamo sposando,
al chiarore di fuochi antichi,
anche questa sera,
alla maniera degli indiani.
Questa volta, però, “Raggio di Sole”,
non verrà rapita dall’uomo bianco,
ma resterà per sempre con te,
sulla terra
che vi appartiene.
VINCENZA PRADA
Allor son felice
Impegno, fatica, attesa,
sogni infranti o realizzati,
desiderio di non deludere alcuno
nell’inarrestabile cammino della vita.
Riflessione improvvisa in un giorno
d’inaspettata tristezza.
S’apre il cuore al mistero della vita
che tutto sovrasta ed eleva ad osservar
la natura:
l’aria, l’acqua…
il pane dalle spighe mature.
Senz’aria manca il respiro,
ringraziamo per quella vitale fragranza.
Nessun lamento deve sfuggire
per cose senza valore,
felicità è nel piccolo, ma non colta
dall’uomo, che mai pago sempre ricerca.
Odori, profumi dell’infanzia dorata,
ancora li avverto, presenti e
avvolgenti ogni cosa,
anche quella piccola bimba
che festosa nella sua libertà
correva, scalza per prati erbosi
nell’estate attesa e sognata.
Allor son felice.
ENRICO RIGAMONTI
Opera Segnalata dalla Giuria
Melanconia
(breve raccolta di poesie melanconiche)
Morte d’un figlio
Troneggiava sul veloce biruote,
con bonaria giovanile baldanza,
d’improvviso la curva mortale,
il silenzio, il dolore ed il pianto.
Vecchio
Ti vedo solo nel parco,
intento a nutrire i piccioni,
sgretoli loro il pan secco,
così come ha fatto la vita,
coi tuoi sogni e le belle speranze.
Abbandono
Adesso erbacce sgraziate,
dov’erano bionde pannocchie,
nel campo silenzio e abbandono,
emblema di fine ormai giunta.
BARBARA SANTONI
Avrei voluto
Avrei voluto che la vita
ti avesse messo prima sul mio destino
affinché nessuno di noi due
avesse paure e cicatrici nel cuore.
Avrei voluto stare con te,
quando per la prima volta il mio cuore,
scoprì che era l’amore…
quando il mio corpo scoprì quello che
era il desiderio…
così che prima che tu soffrissi, io ero
al tuo fianco per evitare ciò…
Amandoti, affidandomi a te…
Avrei voluto conoscerti molto prima,
quando le mie esperienze cominciavano a nascere…
Invece ci siamo incontrati solo ora…
già con il cuore ferito da altre esperienze…
con una immagine metà falsa di quella
che è la felicità… di quello che è affidarsi…
Avrei desiderato incontrati molto prima…
una nuova vita in un altro tempo
in cui non avessimo paura di amare…
in cui non avremmo bisogno di temere il futuro…
né i nostri sentimenti…
ma ci incontriamo solo adesso, e non ci resta
che ripartire… Insieme…
ACHILLE SCHIAVONE
Di fronte a un rosso tramonto
Un vecchio uomo canuto
sull’uscio della porta seduto
all’ombra in un angolino
attende il cadere vespertino.
Il lieve declinare del sole
nelle sfumature di quelle ore
immagini care si avvampano
colore, sapore cambiano.
Il rossore familiare tepore
si smorzano i rumori
si placano i brusii
nelle strade allo scurirsi.
Spegnersi di voci nei cortili
chiudersi di porte nei vicoli
dalle case tramestio nelle cucine
sui tetti fumo dai camini.
Si spegne un’altra giornata
tra i ricordi di una vita passata
nella memoria di questo presente
il vecchio saluta la sua gente.
Provato da tanti affanni
commosso rievoca i suoi anni
al caldo nella giacca di lana
una mano stretta nell’altra.
Una lacrima gli riga il viso
bagnando il suo ultimo sorriso.
Così concluse la sua vita
quando la morte gli fece visita.
Nella pace di quell’ultimo giorno
in silenzio lasciò quel posto
di fronte a un rosso tramonto
la sua anima salutò il mondo.
MASSIMILIANO SONSOGNO
Un mondo fantastico
È un mondo un po’ strano
dove nessuno è ciò che sembra,
dove il vicino è sempre lontano,
dove c’è tutto e il contrario di tutto,
dove il bello sembra brutto,
dove niente è vero e dove nessuno è sincero;
è un mondo di rime,
le mie,
è il fantastico mondo delle bugie.
Marie attende trepidante il ritorno del suo amore
mentre Carlo da gas, la saluta e fa cantare il motore.
Non pensavano tardasse così, senza motivazione:
forse Carlo e Marie
fanno perso un’occasione.
È un mondo fatato,
dove non c’è verità e dove tutto è malato,
dove si finge in ogni momento e dove nessuno è mai contento,
è un mondo di eterna poesia,
la mia,
il fantastico regno della bugia.
George dribbla macchine nel traffico del centro
mentre sente ancora il ricordo muoverglisi dentro:
la moglie di Carlo è bella!
È sempre così: rientrando in cella
si scuserà con Marie.
È un mondo che può far soffrire,
ma se non vi piace vi conviene uscire;
è l’unico che abbiamo
– è ancora in saldo –
dove non siamo mai contenti di ciò che siamo
dove d’estate abbiamo freddo e d’inverno abbiamo caldo;
è un mondo di versi,
i miei,
questo fantastico mondo che non vorrei.
ANDREA TOMASIN
Voglio una musa triste
Voglio una musa triste
che sappia dell’umido
lasciato dall’onda
quando rientra;
che abbia ginocchia magre
e polsi magri,
che sia magra tutta.
Voglio una musa distrutta
che pesi più dello scoppio
prodotto dall’anime
che escono da se stesse.
Non voglio promesse
né fogli alati
e inchiostro d’occhi.
Cerco una musa di futuri improbabili,
di carni bianche;
che sia l’ombra
ferma di un muro
e partire
e dare un tempo
al mio tempo
che non è da nessuna parte.
Voglio l’ombra a strisce
che le persiane
lasciano sui muri.
Voglio l’unghia tagliata
della luna.
Voglio un sonno
per nulla calmo.
Voglio carni molli.
Voglio capelli bianchi
e larghe stempiature.
Voglio una morte vasta
tanto piena che della vita
non si ricordi che un abisso.