Matteo Boraso
Sensazione III
La maschera non mi parla più
Non desta le labbra con fugaci parole
Opaca e grigia, monotona
Ha perso la tinta che colorava
La grigia, monotona terra
Dipingeva paesaggi, sensazioni, ritratti
Ora pare tacere, dorme? O giace?
Ma sempre smuove il mio recondito animo
Sempre più sotterrato, sempre più nascosto
senza significato profondo o splendente
gracili e ammalate le labbra si spiegano
si accartocciano, inermi al suono
piangono, lacrime d’inchiostro
smuove il mio recondito animo
graffia e affiora,
fiotta ora uno sguizzo
di colore, nella grigia e monotona terra
i miei occhi piangono, lacrime di sale
l’acqua spazzata dal vento, dall’ardore
di un sole, non dona più alcun colore.
Funi legate ad una fuga, stridule e taglienti
mi stringono occhi, braccia e orecchie
trafiggono la pelle, perforata, le dita
piangono, lacrime di sangue
come aghi, spilli, viti e poi chiodi
s’infiltrano con odio e tremore
costante, dileguato da pensieri
grezzi, volatili e sinceri
padroni della nube che affiora
e rende la terra grigia, monotona.
La speranza in un orchidea eterea
nel suo sesso, l’elusione
un simbolo, un paragone
paradosso, semplice, il colore
il colore in una terra grigia, monotona.
Lucianamaria Curti
Opera 1^ classificata ex aequo Lomellina
La stagione dell’acqua
Quando il giorno finisce nella sera
e il sole si butta in un tramonto dai mille toni decisi,
tutto si trasforma.
È la stagione dell’acqua..
Il sole si specchia e si compiace,
come una giovane donna vanitosa,
nelle risaie.
Piatte risonanze di luce,
si perdono all’orizzonte come mari di sogno.
Senso di infinito.
Momento di incredibile bellezza
e struggente malinconia.
La terra scopre un suo nuovo linguaggio.
Lo regala a piene mani, come l’amore,
quando è giovane e fresco,
o maturo e riscoperto.
Questo incanto dura poco.
Il tempo di un breve sospiro
e subito è un’altra storia,
un altro mistero.
Lucianamaria Curti
Abbraccio
Quanta tenerezza nascondiamo in un abbraccio
quando salutiamo,
nell’ansia dell’addio o nel piacere del ritorno,
un figlio, un amico,
qualcuno caro e irrinunciabile
al nostro essere.
In quel gesto muto, racchiudiamo
tutto ciò che non sappiamo dire
con le parole, che forse,
neanche vogliamo o possiamo.
Un gesto con cui sveliamo
tutta la felicità del ritrovarsi
o la sofferenza del lasciarsi.
Legami profondi
che corrono fra anime,
momenti unici in cui, per un attimo,
siamo una sola essenza.
Un gesto
in cui prolunghiamo il cuore,
accogliamo
e nuovamente lasciamo andare,
verso la libertà dell’infinito.
Giovanni Petraglia
Momenti
Lampo di brividi scende
nell’anima in attesa
d’attimi di vita sospesa.
Pensiero fisso s’appende
alla fune del tempo tesa
in emozione s’addensa.
Purgatorio del sentimento
dove soffrir ognidì divora
coscienza che si rinnova.
Come prometeo patimento
requie sempre implora
in patir perenne prova.
Chiron in cambio s’offerse
del destin dell’eroe segnato,
poscia giunse all’eternità.
Consolazione non forse,
divina pietà ha riservato
ai predestinati dell’affinità
momenti di gioia senz’età.
Notte d’estate
Quando la notte il monte
sembra di nero tessere,
nell’oscurità dell’essere
stella appare all’orizzonte.
S’appresta luna dei desideri
a mostrar suo sguardo perso,
in cielo misterioso e terso
senza tempo e senza pensieri.
Luci terrestri buio ingoiano
in giornata che s’addormenta,
vaso multicolore si presenta
all’ombra che prende per mano.
Pianta d’alloro i suoi rami stende
alla volta indefinita e silenziosa,
Apollo assenza graziosa
di casta presenza attende.
Christian Testa
Vera gioia
Poter salutare un nuovo giorno
sapendo di essere sempre amati
poter vivere nuove emozioni
con un sorriso che viene dall’anima
ricordando sempre chi ci ha voluto bene
aiutando se stessi attraverso gli altri
così da vivere degnamente
facendo tesoro dei nostri errori
realizzando tutti i nostri sogni
prima che giunga il viaggio in cielo.
Enrico Trivoli
Corpi di sonno
Il silenzio della notte
mi sospinge
e volti neri
fatti di nulla
sfidano misteriose presenze
che s’affrettano minacciose
e s’affacciano coi loro volti di faine
pronunziando
incomprensibili parole di silenzio.
Mi piaci quando mi guardi
Mi piaci quando mi guardi
e sei un po’ come assente
mi piaci quando aggrotti un po’ la fronte
perché attendi un segno d’amore
mi piaci quando ti sfioro
perché divampi (e fremi)
mi piaci quando odo la tua voce
perché m’incanta
mi piaci quando mi guardi e sei un po’ come assente.
Kafkiana
Or che lo guardi
fanciulla
i tuoi occhi sono un’offerta d’amore
il tuo viso
si rischiara
Sulla tua fronte capricciosi riccioli lasciano
ombre di pensiero
dal tuo orecchio il pendolo
marca l’ora della speranza.