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Antologia delle più belle poesie del Premio letterario Città di Melegnano 2015
Concorso organizzato con il patrocinio del Comune di Melegnano Assessorato alla Cultura
Indice
Prefazione di Benedetto Di Pietro – Albo d’oro del Concorso – Claudio Alciator – Sergio Baldeschi – Biagio Barbero – Giuliana Bertolusso – Giulietta Bianca Bondio – Fabiano Braccini – Maria Cecchinato – Piera Maria Chessa – Marisa Cossu – Giorgia D’Aversa – Daniela Daverio – Gioacchino Di Bella – Angela Dipasquale – Vincenzo Filannino – Emilia Fragomeni – Giovanni Gammariello – Paola Gozzi – Lucia Ingegneri – Silvana Licari – Dario Marelli – Bruna Marino – Floriana Menozzi – Giovanna Mitola – Patrizia Muraca – Raffaele Olla – Liliana Paisa – Carmelina Petullà – Anita Pillinini – Giulia Quaranta Provenzano – Chiara Rolla – Carlotta Segoni – Giuseppe Terranova – Enrico Trivoli – Maria Libera Vessecchia
Prefazione
La poesia nasce da emozioni profonde e in particolare dal dolore e dal senso di insoddisfazione. Lo stesso piacere, come vuole Leopardi, è «figlio d’affanno; / gioia vana…», perché frutto del timore. Ogni poesia ha un movente e difficilmente viene composta come risultato del raggiungimento positivo di un fine, a meno che non vogliamo classificarla come celebrativa. Se, al contrario, la poesia nasce da particolari emozioni vissute, diventa portatrice dei sentimenti più reconditi e situazioni di vuoto, di perdita e di incompiutezza. Sono questi i casi che danno origine alle liriche più belle, a condizione però che il poeta non si pianga “addosso” e renda universale il suo dolore.
Il Concorso “Città di Melegnano” di quest’anno ha portato alla ribalta, con le dovute eccezioni, il tema dell’amore. Potrebbe sembrare un argomento scontato, trattandosi del sentimento che ci appartiene universalmente, ma lo abbiamo registrato sotto diversi aspetti: l’amore d’intelletto e dei sensi verso le persone, l’amore verso la natura e quello verso i luoghi e gli oggetti dell’infanzia. Le poesie trattano di bilanci della vita di relazione, obnubilata dall’abitudine: «Ora dopo l’amore c’è freddo», come le «poche cose che tengo in giro / nonostante i cambi di stagione» (Angela Dipasquale in “Cambi di stagione”). Sicuramente l’amore verso i luoghi di appartenenza diviene intenso nell’età matura, e quei luoghi si rianimano con la presenza di persone ed oggetti perduti. È il fanciullino di pascoliana memoria che vive in noi ed emerge. Con rimpianto, un vecchio cavallino di latta trovato in soffitta diventa fedele interlocutore del poeta, ormai in età adulta, che rimpiange l’infanzia vissuta con pochi mezzi a disposizione, ma felice, in opposizione all’attuale benessere alienante: «Vecchio compagno […] / ricordi quando nel nulla trovavo tutto! / Ebbene ora nel tutto non trovo nulla» (Sergio Baldeschi “Un uomo dal cuore fanciullo”). Anche un vecchio libro ha la capacità di portare fuori dall’illusione in un percorso critico, facendo capire che gli idealismi non pagano se raffrontati con la realtà della vita (Giuseppe Terranova in “Un libro”).
Sotto qualsiasi aspetto si voglia analizzare la realtà, la poesia ha il potere di catalizzare i sentimenti, facendo emergere sempre quelli legati alla causa delle possibili nevrosi. Diventa pungolo psicologico nei casi in cui le scelte operate sono state tali da suscitarne rimpianto, ovviamente col senno di poi, e diventa salvifica perché permette la rimozione delle tensioni accumulate, che porterebbero danno alla salute mentale.
Benedetto Di Pietro
Presidente della Sezione Poesia del Premio «Città di Melegnano»
Albo d’oro della ventesima Edizione del Premio Città di Melegnano 2015
- Opera 1^ classificata: «Cambi di stagione» di Angela Dipasquale, Chiaramonte Gulfi (Ragusa). Questa la motivazione della Giuria: «Da giovani innamorati il mondo ha un sapore diverso: tutto viene accettato, anche il miscuglio improbabile degli odori di melone e caldarroste con il lezzo di fogne e di puttane. Col passare degli anni tutto diventa ordinario e gli elementi che prima ispiravano poesie ora non suscitano più nulla. La fine della giovinezza porta ad un comportamento abitudinario, “Ora dopo l’amore c’è freddo”, e si diventa oggetti, come le “poche cose che tengo in giro / nonostante i cambi di stagione”. L’affermazione mi sembra ovvia: l’amore ha bisogno di essere coltivato, vissuto giorno dopo giorno, ma la riflessione porta alla considerazione di doverne rivalutare il concetto, che ora dovrà diventare solidarietà e comprensione reciproca». Benedetto Di Pietro
- Opera 2^ classificata: «Un uomo dal cuore fanciullo» di Sergio Baldeschi, Montecerboli (Pisa). Questa la motivazione della Giuria: «Vi sono luoghi che il poeta considera “giacimenti di sogni sepolti”, sono i luoghi dell’infanzia e le soffitte in cui vanno a finire tutti i giocattoli. In questa lirica, con un meccanismo di reciprocità, un vecchio cavallino di latta ritrova il bambino di allora e lo rimprovera di averlo dimenticato. Il poeta si giustifica dicendo che ora veste la corazza del tecnico “fatta di tuta ed elmetto / e nel torpore di una vita ordinaria, / sconta la sua dolce pena”. Si sono invertiti i ruoli e il poeta annota che da bambino “nel nulla trovavo tutto” invece ora nel tutto, nel benessere, non trova nulla. A differenza del sogno, la realtà del vivere quotidiano è diversa, qui “i grandi stupratori / fanno la storia e vendono illusioni”, la televisione ci sommerge e ci annebbia la mente. È molto bella la chiusura della lirica in cui il poeta si rivolge al giocattolo chiedendogli la promessa di non ridere di lui se è rimasto col cuore di fanciullo. È noto che la poesia nasce proprio dal fanciullino che c’è in noi». Benedetto Di Pietro
- Opera 3^ classificata: «Finisterre» di Dario Marelli, Seregno (Monza Brianza). Questa la motivazione della Giuria: «Il poeta si trova a Finisterre, località sul mare. Il cuore, invecchiato dai molti ricordi, al crepuscolo dell’avventura umana, “arde come una vecchia quercia / nella fiamma che sbreccia i ricordi”. È l’ora del tramonto sulla scogliera, e quella località gli bisbiglia parole di reminiscenza della passata giovinezza, ma l’oggetto della meditazione è di natura esistenziale. Scende la sera e la bellezza del luogo è tale che nel mare oltre al cielo si specchia perfino il paradiso. Fra le rocce si sente la brezza e nel tramonto si resta accecati dal richiamo magico di Finisterre. La natura ha il potere di suscitare emozioni e di condurre l’uomo ad uno stato di vigile estasi.». Benedetto Di Pietro
- Opera 4^ classificata: «Un libro» di Giuseppe Terranova, Muggiò (Monza Brianza). Questa la motivazione della Giuria: «Un libro, anche se usato e sgualcito, ha la capacità di farci capire tante cose e di riportare in vita favole racconti di eroi apprese da ragazzi, ma anche nozioni importanti per la vita. Il poeta si rifà ad un libro che lo riporta ai giorni di liceo quando gli scioperi si mescolavano con la filosofia e le crisi esistenziali, e credeva ancora agli ideali, ignaro che ormai erano roba superata. Da uomo adulto, realizza che tutti quegli ideali sono rimasti ingabbiati dalla rabbia “nei liquidi crocevia” della maturità, tra le mani resta il libro come un “riassunto di sogni”. L’idealismo e la purezza del pensiero giovanile in genere si scontrano con la realtà della vita, che è molto diversa». Benedetto Di Pietro
- Opera 5^ classificata: «Un udire nuovo» di Lucia Ingegneri, Monza (Monza Brianza). Questa la motivazione della Giuria: «La poetessa giustifica il ricorrere di certi suoi pensieri (“nel mare del mio vivere / la vibrazione dell’incanto, / la magia delle favole”) ogni volta che si trova in un’oasi di quiete. Là, gli uccelli volano felici e liberi nell’aria della campagna, e portano l’uomo a riflettere sulla sua condizione. In tali occasioni, i suoni dell’aria e della terra suscitano emozioni ed ispirano parole universali di poesia. La natura ha un insuperabile potere evocativo ed ispiratore». Benedetto Di Pietro
- Opera 6^ classificata: «Idillio» di Giorgia D’Aversa, Bellusco (Monza Brianza). Questa la motivazione della Giuria: «Passare una notte d’amore in un luogo nuovo ha il sapore di sogno. Il risveglio sarà lungo e sarà la luce del giorno a riportare gli amanti alla realtà, sarà il sole unico “spettatore” di quel idillio. Poesia delicata che descrive a mezza voce sentimenti intimi ed universali, senza sconfinare nello scontato o nel licenzioso». Benedetto Di Pietro
- Opera 7^ classificata: «Invidia» di Vincenzo Filannino, San Giorgio Canavese (Torino). Questa la motivazione della Giuria: «Dopo aver dato indicazioni sullo scenario, il poeta rivolge il pensiero alla persona amata che non c’è più e dichiara di invidiare il sole e il mare che ogni giorno potevano permettersi di baciarla, così ora possono continuare a serbare il ricordo dei suoi sorrisi e dei “grandi occhi scuri / che sorridevano alla vita”. Il poeta ne esalta le virtù e l’altruismo, ma serba rancore verso il sole e il mare che hanno potuto godere più a lungo di quella presenza, contrariamente a ciò che non è stato riservato a lui. Una poesia celebrativa che evidenzia come i rimpianti spesso hanno origine dai nostri comportamenti, voluti o inconsapevoli». Benedetto Di Pietro
- Opera 8^ classificata: «Com‘è brinata l’erba stamattina» di Maria Libera Vessecchia, Bergamo. Questa la motivazione della Giuria: «Il momento ispiratore della lirica è il paesaggio d’inverno: la brina, il cielo, i tetti innevati, il silenzio nelle strade, qualche pettirosso. Due vecchi seduti davanti all’osteria cercano di approfittarne del sole bevendo un bicchiere di vino mentre raccontano il loro passato. Anche gli alberi spogli cercano di svegliarsi, ma ancora devono limitarsi a veder cadere le ultime foglie rattrappite. La città, “stesa sui colli e s’apre / come un’amante, all’abbraccio del sole”. Un bel quadretto invernale descritto con versi solari». Benedetto Di Pietro
- Opera 9^ classificata: «Meglio non dire…» di Anita Pillinini, Mossa (Gorizia). Questa la motivazione della Giuria: «La vita è fatta anche di segreti da custodire con cura ed altri da dimenticare; ma vi sono situazioni in cui è meglio tacere, evitare di agire, non scrivere nulla. Con la fantasia possiamo viaggiare attraverso mondi sperduti e creare momenti di realtà virtuale, ma spendiamo energie inutilmente perché tutto finisce come bolle di sapone. L’autrice afferma che queste sono le “cose strane della vita”. Va detto però che sono le stesse cose che appartengono al sogno e che si rivelano necessarie per la salute mentale». Benedetto Di Pietro
- Opera 10^ classificata: «La biondina del primo banco» di Fabiano Braccini, Milano. Questa la motivazione della Giuria: «Gli innamoramenti della prima giovinezza sono i più duraturi, ma spesso sono interrotti dalle scelte della famiglia. Il poeta fa riferimento ad un amore tra compagni di scuola, ricambiato e poi interrotto. Attribuisce alla lontananza il comportamento di oblio e per converso ciò che il tempo opera negli individui, che guarisce il dolore, ma lascia il dubbio di avere perduto una parte del “sapore fragrante della vita”. In fondo questa è la vita e il rimpianto è un suo frutto». Benedetto Di Pietro
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