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Antologia delle più belle poesie del Premio letterario Città di Melegnano 2016
Concorso organizzato con il patrocinio del Comune di Melegnano Assessorato alla Cultura
Indice
Prefazione a cura di Benedetto Di Pietro – Albo d’Oro del Concorso – Fotografie della premiazione – Luciano Libé – Sergio Baldeschi – Biagio Barbero – Mariagina Bonciani – Fabiano Braccini – Ottavio Buratti – Aldo Callari – Maria Cecchinato – Benvenuto Chiesa – Francesca Danese – Tina Ferreri Tiberio – Nunzio Galvagno – Gerardo Genovese – Luisa Gentile – Lucia Ingegneri – Silvana Licari – Alberico Lombardi – Angélica de Carvalho Magalhaes – Dario Marelli – Tiziana Martino – Pierfranco Muscarà – Daniele Neri – Lara Maria Nicoletta – Maria Teresa Pannunzio – Marilina Parziale – Francesco Pasqual – Nadia Pedrazzi – Roberto Piperno – Lucio Postacchini – Giulia Quaranta Provenzano – Irma Rossi – Luca Stecchi – Giuseppe Terranova – Francesco Terrone – Enrico Trivoli – Gabriella Vai – Riccarda Vanzan – Monica Vitali – Filippo Zucchetti
Prefazione
Abbiamo avuto modo di affermare in altre occasioni che la poesia è confessione. Difficilmente il vero poeta riesce a mentire nei suoi versi e questo avviene sia che parli di sé, sia che parli in generale. La differenza tra il romanziere e il poeta consiste proprio in questa certezza. Il romanziere può nascondersi, o meglio può far finta di nascondersi, però la sua personalità è sempre rintracciabile, anche se a pezzi come le tessere di un mosaico, all’interno dei suoi personaggi. Al contrario questo non avviene col poeta, al quale non è possibile nascondersi in quanto la poesia porta con sé l’effetto liberatorio che obbliga a rivelare con sincerità il proprio stato d’animo. Però non può passare inosservato il fatto che anche il lettore dev’essere coinvolto, pertanto una lirica in cui il poeta espone soltanto i suoi problemi, rischia di passare come un mero piagnisteo in versi. Diversamente avviene quando il lettore trova concetti che hanno carattere universale, che lo portano a soffermarsi e riflettere perché riguardano anche lui. Questo è il caso della poesia universale e questo si chiede al poeta.
In questa edizione del concorso, le poesie concorrenti hanno toccato temi diversi, ma va rimarcato che v’è stato un buon numero di liriche che hanno toccato il tema della parola. Può sembrare retorico, ma questo è uno dei temi che comporta qualche riflessione. Leggiamo nel prologo del Vangelo di Giovanni “Il Verbo s’è fatto carne”, ossia la “parola” si identifica con Dio stesso.
Nei vari passaggi della ricerca filosofica troviamo la parola come concetto, come essenza primigenia delle cose, ossia queste esistono perché hanno un nome con il quale le identifichiamo. Ovviamente questa ideologia è stata avversata da molti e ne troviamo traccia nei lavori letterari di varie epoche tra cui Shakespeare (“Cosa c’è in un nome? Ciò che chiamiamo rosa, anche con un altro nome conserva sempre il suo profumo.” [Romeo e Giulietta: atto II, scena II]).
Una cosa è certa: la parola è lo strumento che qualifica l’uomo e lo rende diverso da tutti gli altri esseri viventi. È il mezzo di comunicazione tra gli individui della stessa specie. Se usata male, la parola è causa di malintesi e litigi, ma se usata bene è lo strumento principe del quieto vivere; per estensione è anche lo strumento che se i potenti di questa terra la usassero per dialogare invece di dare spazio alle armi, quasi sempre i dissidi si risolverebbero in modo da preservare la pace.
La poesia, che fa uso soltanto della parola, porta con sé il valore intrinseco della libertà e questa si afferma nella sua interezza solo se il poeta parla di sé agli altri col fine di coinvolgerli empaticamente nella condivisione della tensione poetica e superamento delle cause profonde che danno origine ai turbamenti della psiche.
Benedetto Di Pietro
Presidente della Sezione Poesia del Premio «Città di Melegnano»
Albo d’oro della ventunesima Edizione del Premio Città di Melegnano 2016
La Giuria della Sezione Poesia presieduta dal Professor Benedetto Di Pietro, rende nota la seguente classifica:
- Opera 1^ classificata: «Esploratore esigente» di Fabiano Braccini, Milano. Questa la motivazione della Giuria: «Il poeta si qualifica esploratore che opera in diversi settori e ce ne dà un resoconto. Come “scopritore di melodie speciali” si introduce nel bosco in cui crescono alberi dal cui legno si fabbricano i violini. Ne abbraccia i tronchi per ascoltarne le vibrazioni e si sente egli stesso radice tra le radici. Come cercatore di qualità nascoste si insinua tra la gente frettolosa della città per trovare “la grazia signorile d’uno sguardo, / un sorriso che inviti all’amicizia”. Come esploratore di stile e di eleganza si trova ad elaborare concetti ingarbugliati ma vuoti. Raramente s’imbatte in un “pensiero sublime / un canto che si ammanti di bellezza, / parole che disvelino emozioni” tali da elevare lo spirito dell’uomo “verso l’ebrezza delle stelle”. In questo mondo v’è necessità di bellezza e tutto ciò è riscontrabile nell’arte e in particolare nella poesia». Benedetto Di Pietro
- Opera 2^ classificata: «Dedo de Dios» di Gabriella Vai, Sciolze (Torino). Questa la motivazione della Giuria: «Poesia ellittica di grande impatto. Si nota il lavoro di lima operato dalla poetessa per ridurre il linguaggio all’essenza. Come un pittore espressionista, con poche pennellate l’autrice riesce a condurci nel suo percorso poetico che è parecchio più lungo dei pochi versi della lirica in cui ci ripropone un tema caro ai classici e ai moderni, quello del viaggio (il titolo può avere attinenza con Dedo de Deus, una caratteristica località del Brasile).
Come un marinaio, con la fantasia la poetessa cavalca le onde e il beccheggio della barca diventa galoppo di un “equoreo purosangue”. Sferza il cavallo affinché voli, ma si ricorda che Prometeo è stato punito per avere trasgredito i comandi della divinità; anche per lei quindi può prospettarsi la punizione per la sua sfida nei confronti del mare. L’uomo deve conoscere i propri limiti, ma il desiderio della conoscenza è compulsivo e lo porta ad affrontare l’imprevedibile, anche se con una punta di ostentato narcisismo (“siamo ribelli in chiaro”). Ritorna il mito di Ulisse che varca le colonne d’Ercole per scoprire cosa vi sia oltre, non importa se arriva la condanna per superbia o trasgressione. La libertà, e in particolare quella del pensiero, è irrefrenabile». Benedetto Di Pietro
- Opera 3^ classificata: «Il disgelo» di Dario Marelli, Seregno (Monza Brianza). Questa la motivazione della Giuria: «Sotto il gelo tutto è statico, ma appena inizia il disgelo i fiumi “arrugginiti” si gonfiano da far paura. Il treno della primavera, metafora della vita, comincia a venir fuori. Anche l’uomo acquista coraggio e speranza insieme ai primi fiori che sbocciano dopo il disgelo. Anche se gli occhi sono deboli per l’età, il poeta sente “vibrare il silenzio / nel volo dei fringuelli che si librano dai nidi / per abbracciare il cielo”. Si rivolge alla persona amata la cui bellezza del volto “non conosce stagione / e il tuo smisurato bisogno d’amore / ha il sorriso degli arcobaleni”. Una chiusura molto bella: “Non ho mani a sufficienza /per sfogliarne i germogli” del fiore di un amore totalizzante che l’autore riceve proprio dalla persona a cui si rivolge e che probabilmente vive in uno stato di indigenza». Benedetto Di Pietro
- Opera 4^ classificata: «Quando torni» di Sergio Baldeschi, Montecerboli (Pisa). Questa la motivazione della Giuria: «Un vecchio adagio dice: “partire è un po’ morire”, e noi aggiungiamo: “per chi parte e per chi resta”. Il poeta in questa lirica si rivolge ad una persona emigrata e con un percorso molto attuale elenca lo stato in cui si trova il paese che ha lasciato. Ora tutto è cambiato: non esistono più le varie attività artigianali e commerciali e ricordarle sembra fare un elenco di negozi che non ci sono più, ma che continuano ad esistere nella memoria, sono “crestomazie / di un fulgido passato, mai passato”. Anche le facce delle persone conosciute non ci sono più, ora c’è un ricambio generazionale e composto anche da gente venuta da fuori con colore, idee e radici diverse. Eppure la gente c’è, ma non si trova più il legame di appartenenza e questo porta a sentirsi estranei nel luogo in cui si è nati. In queste condizioni si vive in uno stato di trance, una catalessi fisica e psichica. Il poeta chiede pertanto all’amico emigrato di svegliarlo dal suo sonno di apatia quando e se ritornerà». Benedetto Di Pietro
- Opera 5^ classificata: «L’eloquenza del cielo» di Francesco Pasqual, Roma. Questa la motivazione della Giuria: «Il percorso della mente, adombrato dalle convinzioni religiose, porta il poeta a ragionamenti escatologici. I dubbi sul post mortem sono molti, spera di vedere il volto di Dio nelle manifestazioni della natura, di appurare se vi sarà una reincarnazione e se tornando in questo mondo fisico sarà per la salvezza o per la rovina di altri. Tutti questi pensieri vengono messi in disparte con l’affermazione che il fine della nostra esistenza è la Parola che si rivelerà per la nostra futura salvezza. La parola dunque è per il poeta l’essenza delle cose e il riscontro è nel Vangelo di San Giovanni in cui si legge “il Verbo s’è fatto carne”, ma anche nell’evidenza che la parola è lo strumento che rende l’uomo diverso da tutti gli altri animali. In questa lirica v’è qualche aggancio al Nominalismo, ma una cosa è certa: parola significa comunicazione ed è lo strumento necessario per la vita di tutti i giorni e per il vivere in pace». Benedetto Di Pietro
- Opera 6^ classificata: «Limpidezza« di Monica Vitali, San Donato Milanese (Milano). Questa la motivazione della Giuria: «La poetessa partendo da una breve osservazione di fenomeni naturali si pone una serie di domande a cui cerca di dare risposte a volte impossibili. Il tutto può essere riassunto nel verso “[Noi] siamo marionette e chi le muove” e dove causa ed effetto coesistono nella stessa persona. Possiamo accettare che il candore della neve sia simbolo di purezza e i cristalli di ghiaccio siano simboli di perfezione, ma come la mettiamo con la purezza identificata con la verginità e la lontananza? Un fiore è puro finché non è sbocciato e il cielo è puro perché è lontano e non verificabile empiricamente, ossia c’è sempre il dubbio sulle affermazioni e questo comporta indecisioni e sospetti. In conclusione l’autrice cerca di dare suggerimenti per vivere sereni: non porsi domande, non preoccuparsi di nulla. Vivere secondo natura». Benedetto Di Pietro
- Opera 7^ classificata: «Le mani» di Tiziana Martino, Alatri (Frosinone). Questa la motivazione della Giuria: «A questo mondo c’è chi si ritiene capace di leggere il destino attraverso la chiromanzia, ma nella storia dell’umanità v’è stato qualcuno che muovendo una mano ha cambiato il destino dei popoli. Sappiamo come sono fatte anatomicamente le mani, ma varie sono le loro funzioni: sono indispensabili per lavorare, sono segno di amicizia se si stringono, se si ignorano sono segno di indifferenza. Sono manifestazione di attività esteriori e di sentimenti: ruvide per il lavoro, sudano per l’emozione, tremano per paura, ecc. Sono intrecciate le mani degli innamorati, unite se si prega, pulite se si rispetta la legge, sudicie quelle di chi ruba o uccide. In sostanza le mani denotano situazioni fisiche, morali e psichiche di ogni uomo». Benedetto Di Pietro
- Opera 8^classificata: “L’albore poetico” di Filippo Zucchetti, Perugia. Questa la motivazione della Giuria: «La poesia nasce dall’osservazione della natura oltre che dallo stato d’animo del poeta. Se apriamo una finestra il paesaggio ci suggerisce viaggi immaginari e “l’immaginazione si fa arte / e l’arte diviene inesauribile /stato d’emozione: potenza pura delle parole”. La parola è dunque il mezzo col quale riusciamo a descrivere il nostro stato d’animo. A volte viviamo uno stato di grazia, un’atmosfera di sogno così bella che a descriverla con le parole abbiamo paura che possa svanire. Questo è il momento della creatività poetica, la fantasia, in cui anche il vuoto temuto diventa parte essenziale e il volerlo colmare ad ogni costo è un errore, bisogna solo cercare di esploralo e di capirlo. In poesia i silenzi hanno lo stesso valore delle parole scritte». Benedetto Di Pietro
- Opera 9^ classificata: «Vorrei« di Marilina Parziale, Merano (Bolzano). Questa la motivazione della Giuria: «Dai versi di questa poesia emerge il sentimento altruistico della poetessa che sarebbe disponibile a donare alcune parti del suo corpo se potessero servire alla causa della pace. Le mani per asciugare le lacrime di chi è in fuga dal suo paese. Le braccia per scaldare chi è coinvolto nelle guerre. Gli occhi da regalare ai padri che piangono perché non vedono sbocchi per il futuro dei figli. La voce per consolare le madri che attendono nel mondo i loro figli perduti. Il cuore per dare speranza a chi ha smesso di sperare. L’autrice vorrebbe svegliarsi una mattina e scoprire che il mondo vive in pace. Una poesia sul leitmotiv di una nota canzone di Lennon dalla quale si evince il messaggio di pace». Benedetto Di Pietro
- Opera 10^ classificata: «Ho in mano un tesoro» di Giuseppe Terranova, Muggiò (Monza Brianza). Questa la motivazione della Giuria: «Le scelte operate dagli uomini sono varie e per la maggior parte optano per il denaro. Ma vi sono tesori di altro genere, come l’arte e la letteratura. L’autore di questa lirica ci ricorda che hanno valore incommensurabile le opere che ci sono pervenute dal medioevo, come quelle di Dante Petrarca e Boccaccio e tutte le altre tra le quali troviamo quelle di Leopardi, Foscolo e Manzoni. Dunque, non il dominio della terra e del cielo, ma la parola “scabra e arsa” capace di abbattere mausolei e di portare con sé i segni “di fratellanza e d’amore”. Una poesia che mira a dare valore effettivo ai classici della letteratura che negli ultimi anni è stata messa in disparte in favore degli instant-books, molto spesso di dubbio valore letterario». Benedetto Di Pietro
La cerimonia di premiazione si è tenuta a Melegnano (Milano) sabato 11 febbraio 2017 presso il Teatro Polifunzionale La Corte dei miracoli in Piazza delle Associazioni, 19 con il patrocinio della Città di Melegnano Assessorato alla Cultura. Direzione artistica a cura di Fabrizio Ferrari coadiuvato da Cristina Petriccioli.
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