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Antologia delle più belle poesie del Premio letterario Città di Melegnano 2019




In copertina: 1#natura2020 – pHoto Pietro Scorletti – info@photoscorletti.it



Indice

Prefazione a cura di Massimo Barile – Albo d’Oro del concorso – Sergio Baldeschi – Mariagina Bonciani – Francesco Buffoli – Ottavio Buratti – Barbara Calcinelli – Massimo Cenci – Giovanni Codutti – Maria Colombo LGE – Emanuele Cortesi – Francesca Croci – Giovanni De Crescenzo – Daniela Di Bonaventura – Erika Di Felice – Vittorio Di Ruocco – Rossella Giuliani – Raffaele Imparato – Lucia Ingegneri – Giuseppe La Rosa – Leonarda Letterato – Lucia Lo Bianco – Giuseppe Macauda – Dario Marelli – Matteo Milano – Patrizia Muraca – Aurora Nocentini – Liliana Paisà – Teresa Pannunzio – Alessandra Pennetta – Patrizio Pesce – Maria Teresa Piccardo – Elisa Pigorini – Andrea Polini – Irma Rossi – Vincenzina Scarabeo – Franco Tagliati – Flavio Tamiro – Enrico Trivoli


Prefazione

Questa antologia rappresenta la testimonianza offerta dagli Autori che, con le loro composizioni, hanno contribuito alla realizzazione del concorso Città di Melegnano, promosso da “Il Club degli autori”.
Le poesie attingono all’oceano di emozioni che creano il continuo dispiegarsi della vita e rivelano il costante svelamento del mondo interiore degli Autori.
Dal mondo lirico di questa antologia emergono la necessità vitale di mettersi in ascolto del cuore, il desiderio di percepire le più labili percezioni e ritrovare i ricordi dispersi nel flusso della vita, tra passione ardente e amore sublime, tra le immancabili illusioni e i sogni infranti, gli smarrimenti e le inquietudini, sempre accompagnati dalla volontà di rinnovare entusiasmi che sembravano sopiti.
La sofferta condizione esistenziale come l’abbandono delle presunte certezze e le difficoltà di intraprendere un nuovo percorso conducono al ritrovamento di gemme liriche.
La trama del tempo riporta in superficie le contraddizioni e le fragilità del vivere, accompagnate dalle passioni e dall’ardore dell’amore, sempre capaci di offrire nuove prospettive.
Le soggettive pulsioni dei poeti conducono alla necessità di interpretare la realtà oltre il velo mutevole della sua superficie e alimentano il desiderio di raccontarsi, creando un flusso lirico emozionale.
La Parola diventa sostanza stessa dell’esistenza per esprimere se stessi e l’energia della poesia conduce a confidare nella visione lirica, generando una fantastica miscela di fascinazione capace di suscitare l’animo.
Il mio augurio a tutti Voi.

Massimo Barile
Presidente della Sezione Poesia del Premio «Città di Melegnano»


Albo d’oro della ventiquattresima Edizione del Premio Città di Melegnano 2019

La Giuria della sezione poesia è stata presieduta da Massimo Barile che ha sostituito il carissimo professor Benedetto Di Pietro, che purtroppo ci ha lasciato lo scorso ottobre. Dopo attenta analisi delle opere pervenute ha così decretato:

Poeta 1° classificato Vittorio Di Ruocco di Pontecagnano (Salerno) con l’opera «Cecità». Questa la motivazione della Giuria: «Vittorio Di Ruocco innalza un canto dell’amore perduto da parte di un uomo ormai “caduto nel più tetro degli abissi”, che cerca disperatamente di afferrare ancora la “voce luminosa” della donna amata e svanita come “l’ultima speranza” che si perde all’orizzonte.
Durante il processo lirico tutto diventa testimonianza simbolica dell’amore disperso nel tempo e nelle “nubi dell’oblio”: le rughe “scavate come solchi dal pianto”; l’amaro rimpianto per ciò che non è stato e la passione non ancora spenta che accompagna il “triste” cammino.
La lirica diventa simbolico atto salvifico che contempla il dissolvimento d’una condizione dell’animo dolente e, nell’ultimo atto, si fa evocazione/invocazione della figura liberatoria della donna amata, femminea sorgente luminosa che sola può dissetare nell’arido presente di una “notte senza fine”.
La Parola di Vittorio Di Ruocco fissa, in modo perfetto, tali evidenze liriche con una versificazione penetrante e struggente».

Poeta 2° classificato Sergio Baldeschi di Montecerboli (Pisa) con l’opera «Datemi una benda». Questa la motivazione della Giuria: «Sergio Baldeschi propone una lirica forte ed intensa, profondamente sentita e umanamente penetrante, cosparsa di immagini fedelmente rappresentative dello stato d’animo del poeta, che alimentano la sua visione poetica con evidenze liriche che assurgono a decretazione esistenziale. Alcuni versi sono testimonianza di tale condizione: “Non voglio più vedere finte chimere”, che accompagna la volontà di rigettare i “fatui inganni”, come la sofferenza lacerante che attanaglia il cuore e, con un respiro più universale, il comportamento dell’Uomo che distrugge e avvelena la Terra, stupidamente indifferente davanti al dramma che si sta consumando.
Il poeta auspica un “nuovo umanesimo” prima dell’avverarsi dell’Apocalisse ed innalza al cielo il suo canto lirico, che si fa preghiera universale per la salvezza dell’Uomo». Massimo Barile.

Poeta 3° classificato Dario Marelli di Seregno (Monza e Brianza) con l’opera «L’anima nuda». Questa la motivazione della Giuria: «La poesia di Dario Marelli rappresenta una sorta di confessione lirica d’un poeta che raschia “a goccia l’esistenza”, facendo i conti con il “sortilegio amaro” dell’ennesima notte “senza quiete”, quando l’uomo cerca il sollievo dal rimorso e dal tormento.
Il “fragile percorso” viene offerto con una versificazione trasparente e precisa, accompagnata dalla consapevolezza d’una saggezza raggiunta.
La chiusa della lirica assurge a condizione d’un lento abbandono al cielo stellato, all’Universo che condanna l’Uomo alla coscienza della sua finitudine.
“L’anima nuda” del poeta si purifica davanti alla “divina bellezza del cielo” e del Creato, tra anima ed essenza lirica, come ad immedesimarsi nel primo uomo davanti alla prima aurora del mondo». Massimo Barile

Poeta 4° classificato Franco Tagliati di Guastalla (Reggio Emilia) con l’opera «Pozzanghera». Questa la motivazione della Giuria: «La poesia di Franco Tagliati è pervasa di un’atmosfera memoriale, condizione simbolica nella quale la lirica vive e si nutre del ricordo d’un bambino che saltava “a piedi pari dentro una pozzanghera”. La visione riconduce subito al presente perché ora tutto è cambiato e rimane solo “la pagina sbiadita d’una poesia”, il profumo del caprifoglio che si disperde tra le “inutili parole della gente”, come a decretare l’attuale condizione di sofferenza.
Il poeta rivive liricamente lo stato d’animo vissuto nell’infanzia e rivede “il cielo in una pozzanghera”, spiraglio luminoso che riconduce al senso di libertà, come un flusso vitale capace di regalare ancora un nuovo entusiasmo». Massimo Barile

Poeta 5° classificato Giuseppe La Rosa di Montecchio Maggiore (Vicenza) con l’opera «Comparimmo all’alba». Questa la motivazione della Giuria: «La poesia di Giuseppe La Rosa s’incarna in una sorta di viaggio lirico nel tempo, fino al ritorno ai “natii luoghi”, liricamente ammantati di “dolcezza” e di atmosfera da “favola”.
Il sofferto percorso deve fare i conti con un mondo pervaso dal “gelo” dell’animo, indifferente davanti alla Bellezza, illuso di essere padrone al cospetto del tempo.
Il desiderio del poeta deflagra nella chiusa della lirica: “Canterò la ninna nanna ai vecchi alberi”, ai campi di “stoppie estive”, alla meravigliosa unione/comunione di “zagare e mare”.
La sua Parola diventa fiamma lirica che scalda il cuore, lirismo assoluto vissuto nel profondo e, per questo motivo, decisamente capace di suscitare l’animo». Massimo Barile

Poetessa 6^ classificata Francesca Croci di Predazzo (Trento) con l’opera «Dal balcone della mia infanzia». Questa la motivazione della Giuria: «La poesia di Francesca Croci rappresenta, in modo impeccabile, lo sguardo severo di una donna che è sgomenta al solo pensiero di diventare “ostaggio di memorie incerte” e di “ammorbare il cuore con ricordi amari”.
La decretazione d’una condizione esistenziale, tra percezioni d’un mondo silente/morente, e “implacabili inferriate” del mondo circostante, viene enfatizzata fino al parossismo, ma la poetessa sa molto bene che ci vuole grande coraggio per affrontare “ogni mattino” della vita che tocca vivere e, ancor più, il “sarcasmo di uno specchio in gabinetto”, l’unico e vero giudice spietato.
Eppure il sigillo lirico di Francesca Croci diventa abbandono al flusso esistenziale, confessione e dono sincero: “Amai senza saperlo. Odiai per sbaglio”». Massimo Barile

Poeta 7° classificato Giovanni Codutti di Feletto Umberto (Udine) con l’opera «Souvenir». Questa la motivazione della Giuria: «La poesia di Giovanni Codutti vive e si nutre d’uno stato d’animo del poeta che deve affrontare la vita nell’alterno perdersi e ritrovarsi, senza risposte né certezze, senza un senso da dare al proprio vivere.
Durante il processo lirico scorrono le pagine dell’esistenza, tra attese ed illusioni, tra luci ed ombre, e il poeta si sente come un “souvenir”: simbolo d’un ricordo che si perde nel tempo, e che sia positivo o negativo, gioioso o triste, poco importa, perché rappresenta un momento della vita passata e ormai irripetibile». Massimo Barile

Poeta 8° classificato Patrizio Pesce di Livorno, con l’opera «Il senso della vita». Questa la motivazione della Giuria: «Il tempo scorre inesorabile come la sabbia che cade dalla clessidra e non è facile afferrare il “senso della vita”.
“Le storie di un tempo” si riflettono invano sulle antinomie del presente e i pensieri vengono deposti “nelle liturgie della sera”, come a sgranare un simbolico rosario esistenziale durante una veglia nell’oscurità del proprio essere.
La chiusa della lirica di Patrizio Pesce rappresenta l’inevitabile presa d’atto di tale condizione sofferta: il rapimento estatico del poeta si tramuta in testimonianza della fragilità dell’essere umano, indifeso davanti alla sua limitante finitudine». Massimo Barile

Poetessa 9^ classificata Vincenzina Scarabeo di Venafro (Iserenia) con l’opera «Mi chiedono quali emozioni». Questa la motivazione della Giuria: «Vincenzina Scarabeo offre la sua poesia con il cuore e riconduce alle emozioni d’un viaggio esistenziale tra “fanciulli da subito adulti”, che “cercano speranze” con i loro “occhi imploranti”. Tra luci e colori, “sabbie assetate” in un “deserto di vita”, si apre la visione lirico-esistenziale della poetessa che coglie le atmosfere e le intense emozioni di un viaggio nell’anima, percorso umanamente struggente e profondamente rivelatore: ecco allora che, “nel miraggio e nel sogno”, sgorga la sorgente limpida della poesia che nasce dall’animo». Massimo Barile

Poeta 10° classificato Giuseppe Macauda di Modica (Ragusa) con l’opera «Nenie di grilli».
Questa la motivazione della Giuria: «Nella vita si devono fare i conti con “vortici violenti” e, al contempo, con simboliche “gabbie” che tengono prigionieri, ben sapendo che è facile smarrirsi nei suoi labirinti.
Le parole sussurrate compongono un rosario dell’anima, tra profumo della vita e consapevolezza dell’umano vivere.
Solo la poesia offre un volo libero, oltre lo spazio e il tempo, oltrepassando i labirinti esistenziali, e aiuta a non cadere nell’abisso dell’oblio.
Le “nenie di grilli” cullano i sogni del poeta, ormai “sereno” nel suo abbandono alla vita, immerso in una dimensione lirica dove l’unica speranza diventa “la bonaccia di settembre”». Massimo Barile


Antologia del Premio letterario Città di Melegnano 2019


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