Antologia dei racconti vincitori del Premio Città di Melegnano 2012

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Autori Vari


Autori Vari - Antologia dei racconti vincitori del Premio Città di Melegnano 2012
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Narrativa
15,5x21 - pp. 80 - Euro 10,00
ISBN 978-88-6037-3014

Libro esaurito

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In copertina: Immagine di © Dmitry Remesov – Fotolia.com


Presentazione

Questo volume raccoglie i racconti che hanno vinto la diciassettesima edizione della sezione Narrativa del Premio Letterario Città di Melegnano 2012 Questa la classifica finale del concorso presieduto da Alessandra Crabbia:


  • Autore 1° classificato con l’opera «Il tocco del re», Piero Malagoli, Modena. Questa la motivazione della Giuria: «La graffiante, amara e al contempo pietosa ironia di quest’autore sagace e colto, pervade questo racconto, che è uno squarcio di storia francese, sotto il regno di Luigi XIV, il celebre Re Sole, durante il conflitto intrapreso tra la Lega di Augusta e la Francia, iniziato nel 1668 e conclusosi nel 1697, con la pace di Riyswijck, che la Francia sottoscrisse dopo essere stata battuta inesorabilmente sul mare.
    La contrapposizione tra la miseria materiale e culturale del popolo, e la lontananza e il dispregio dei regnanti, chiusi nel loro criptico mondo intangibile e sconosciuto, sono rappresentati qui dal protagonista, Dominic Legrand, affetto dalla malattia dei miserabili sottoalimentati, la scrofolosi, una sorta di tubercolosi allora inguaribile, che doveva questo nome all’aspetto porcino che assumevano i malati, con piaghe e tumefazioni putride e mefitiche sul volto, sul collo, sul corpo.
    Dominic, oltre a perdere la salute per le sue degradanti condizioni di vita, perde anche l’amore della moglie, a causa del fetore delle sue piaghe, e in un delirio di fede popolana, si appella incrollabilmente alla credenza che il tocco della mano del re possa guarirlo: era questa un’indiscussa quanto leggendaria tesi comune al popolino.
    Intraprende il pellegrinaggio per esser guarito dal tocco regale, e ogni attimo di questa sua terribile avventura è contrassegnato da una volontà fideistica talmente radicata e positiva, da suscitare una pietà sconfinata e accorata nel lettore.
    Ma nel finale, sarcastico e corrosivo, la cruda realtà vince ignobilmente sul suo afflato di salvezza: sarà ingannato e non sarà toccato dal re, malato egli stesso, ma da un suo sostituto.
    Dominic non solo non guarirà, ma sarà anche mandato in guerra a sua insaputa, insieme a tutti gli altri pellegrini malati, ritrovandosi sul campo di battaglia d’improvviso, ad attendere la morte.
    L’autore osserva mirabilmente la vicenda, scandendo l’interiorità del personaggio e i fatti storici nudi e crudi, senza mai intervenire, senza esprimere giudizi morali o partecipazione diretta alla sventura dell’ignoranza, della povertà, del male.
    Delinea così un panorama essenzialmente giornalistico, ma di un’intensità corale, oscura e ammaliante, che cattura il lettore e permette di entrare nello scritto, e vivere all’interno del personaggio con forza trascinante.
    Eppure, il male non risparmia nessuno: lo stesso re morirà anni dopo di un’orribile cancrena, e i suoi figli di vaiolo.
    La miseria della carne non risparmia nessuno, e Dominic è quasi un simbolo di tutti noi, con i nostri mali, le nostre salvifiche suggestioni, la nostra lotta inane contro il potere occulto, le nostre sconfitte, e il nostro desiderio di resurrezione.
    Una lode a questo scrittore, così intenso, incisivo e decisamente pieno di talento».
    Alessandra Crabbia
  • Autore 2° classificato con l’opera «La sfuggevole formula della vera felicità», Diego Giuliani, Palazzo Pignano (CR). Questa la motivazione della Giuria: «Sulla panchina del parco pubblico di un museo, si svolge una conversazione surreale e comica, tra due personaggi completamente antitetici, Marco Di Fencosti, vacuo esibitore di dialettica rubata ad altri nomi illustri, artista delle citazioni e degli aforismi dei grandi geni, senza alcuna cultura propria, se non quella della vanità pappagallesca, e Giacomo Rossettini, figura schiva e inizialmente silente e mediocre.
    Marco vive di questa sua arrogante e arida cultura nozionistica, scegliendo le proprie vittime dialettiche sulla panchina su cui si siede, per dimostrare a se stesso e al malcapitato la propria superiorità intellettuale.
    Ma l’incontro con il tranquillo Giacomo Rossettini è fatale per la sua avida vanità: Rossettini è infatti un pazzo, che sta cercando disperatamente di concentrarsi sugli algoritmi applicati al sentimento.
    Fu il matematico arabo Al- Khowarzimi del IX secolo, a formulare un metodo per sommare due numeri rappresentati dal sistema numerico hindu, e oggi il termine algoritmo indica la sequenza finita di passi effettuati per risolvere una classe di problemi in un tempo finito.
    Non riuscendo a suscitare ammirazione e senso d’inferiorità nel matematico pazzo, il presuntuoso Marco Di Fencosti, desisterà dal suo proposito, mentre Giacomo Rossettini tornerà a immergersi nei suoi calcoli, affidato alle cure dell’infermiera della sua clinica. La satira è sferzante e pirandelliana, e i tratti grotteschi dei personaggi sono dipinti con pennellate felici e nette: l’autore ben illustra che l’arido nozionismo non è che vanitas vanitatum, sterile e vuota dinanzi alla grandiosa molteplicità del pensiero umano e delle sue implicazioni affettive.
    Scritto con vigore e passione, affascina per il ritmo incalzante del dialogo, che sconfina nell’assurdo e nella mordace ironia sulla cultura priva di vera umanità».
    Alessandra Crabbia
  • Autrice 3^ classificata con l’opera «Ludovico Leonardo Leontelli, otto anni, eroe», Sara Gambazza, Noceto (PR). Questa la motivazione della Giuria: «Un bellissimo racconto, vivace, commovente, scritto con il linguaggio solare e felice di un bambino ottimista e concreto, che vive la sua diversità come un fattore insolito, e non solo sfortunato della vita: l’autrice così narra l’atto di eroismo di un piccolo disabile di otto anni, privo delle gambe per una malattia infantile, che tuttavia riesce proprio grazie a questo handicap a salvare tutta la sua classe da un incendio in palestra.
    La quotidianità di Ludovico è descritta con disinvolta semplicità e con l’incanto infantile della purezza e dell’accettazione della sorte, qualunque essa sia, privando la storia di quell’algofilia così scontata e accattivante che spesso scorgiamo nella filmografia o nella letteratura di effetto.
    La scrittrice pone in risalto la straordinaria possibilità di talento che si sviluppa proprio grazie alla carenza, e in questo caso è la forza muscolare che Ludovico ha nelle braccia, che lo sorreggono quando non è munito di protesi, ma anche la sua capacità di pensiero logico e scarno, data proprio dal suo dover affrontare giorno per giorno la sua menomazione con un atto volutamente razionale. Ludovico è un eroe a ogni alba della sua vita, nel vestirsi, nel rapportarsi agli altri, all’interno della sua famiglia, nel far sentire a tutti che le sue protesi sono soltanto un fattore di diversa casualità, stimolo per essere migliore.
    È proprio la diversità a creare il genio, l’inventiva, la salvezza.
    Questo è il messaggio più sublime e moderno per l’umanità: l’imperfezione è ciò che trascende la media normalità e la scuote dai suoi pregiudizi e dalle sue teorie confutabili dalla vita stessa.
    Ludovico Leonardo Leontelli è un vero eroe dei nostri tempi».
    Alessandra Crabbia
  • Autore 4° classificato con l’opera «L’ascensore», Pietro Rainero, Acqui Terme (AL). Questa la motivazione della Giuria: «La genialità di questo racconto sta tutta nella trasposizione letteraria della teoria della relatività, che gioca sulle nozioni di spazio- tempo, e sull’impenetrabile e segreta coesistenza di universi paralleli, che legano indissolubilmente i due protagonisti in un’alchemica e fantascientifica nascita- morte.
    La conversazione tra i due protagonisti, Kim, un futuro bimbo coreano, e il saggio e ironico Albert Einstein, in procinto di congiungersi con l’infinito, è un piccolo trattato di filosofia pacifista e edificante, nel quale si condanna la turpe e assurda brutalità delle guerre, dei conflitti umani, delle divisioni violente che portano l’umanità a una terribile estinzione. Il vecchio scienziato insegna al piccolo, prima della sua nascita imminente, la stupidità insita nell’avidità umana, causa d’immensi e inutili mali, e nel momento esatto della comparsa di Kim sul pianeta terra, Einstein si dissolve nell’infinito.
    Con ironia scanzonata, ma anche con lucidità intellettuale, l’autore crea così un racconto di stupefacente originalità, che smarrendo i percorsi mentali consueti, ci offre un finale a sorpresa, e ci lascia col fiato sospeso, nella folgorazione di una visione universale della vita e della morte».
    Alessandra Crabbia
  • Autrice 5^ classificata con l’opera « Le taniche gialle», Yuleisy Cruz Lezcano, Marzabotto (BO). Questa la motivazione della Giuria: «Le taniche gialle sono il simbolo della grande madre terra, l’Africa, che nella sua ardua sopravvivenza, nei suoi terribili contrasti, nella sua arcana e selvaggia bellezza, è pervasa in questo racconto di soave dolcezza.
    Bisogna forse aver toccato quel suolo così crudo e ammaliante per comprendere fino in fondo la squisita e pura poesia di questo scritto, bisogna come me e l’autrice aver visto quei bambini ridenti, sgomenti e scintillanti sotto il sole, andare al mattino a rifornirsi di acqua con le taniche gialle, per espandere internamente questo simbolo così piccolo all’apparenza, ma così intenso e trasparente dinanzi al mondo intero.
    Lo splendore dell’Africa, che muore, che di nulla vive, ma che sorride come il piccolo Monchin dalla foto di un’adozione a distanza dell’autrice, la convince a partire volontaria per vivere questo mistero, questa inenarrabile odissea di un mondo dimenticato e negletto ma vivo e pulsante, e mai stanco di combattere la miseria, la fame, la sete, le malattie. E i suoi bambini che trasportano le taniche gialle piene di preziosissima acqua, trascinandole sulla calda e arida terra rossa, diventano sacri, depositari della cultura più vecchia del mondo, da cui noi tutti proveniamo ancestralmente, ma che in occidente non vediamo, un’umanità che è il futuro, e che ci addita la strada della consapevolezza e della giustizia sociale.
    Ognuno di noi, dovrebbe portare almeno una volta nella vita una tanica gialla, per capire il valore dello sguardo incantato di un bambino, nudo di tutto, ma non del suo sorriso. Bravissima l’autrice».
    Alessandra Crabbia

  • Autore 6° classificato con l’opera «Fragranze speziate», Angelo Tecchi, Pesaro (PU). Questa la motivazione della Giuria: «L’autore, in questo racconto crudo e realistico, colpisce al cuore con sagacia e ironia terribile la volontà fideistica popolare, e la analizza con accurata scepsi, mediante l’incontro e il dialogo tra il Rabbi Zekharia, anziano religioso ebreo, ed Eleazar, il Lazzaro della tradizione evangelica.
    La devastante condizione di Eleazar resuscitato da Yeshua, Gesù, diventa una terrificante vittoria della natura sul soprannaturale.
    Lazzaro è stato sì resuscitato da Gesù, ma in ritardo, e a beneficio della platealità del miracolo.
    Le conseguenze sono l’imputridire e il marcire del corpo in decomposizione di Eleazar, costretto a coprire il fetore della morte con fragranze speziate, e consapevole di esser felice di morire di una vera e ultima morte per mano dei sicari del sinedrio.
    Alla domanda del Rabbi sulla vita dopo la morte, Eleazar risponde in modo seccato ed evasivo, considerandola irrilevante, e ribadendo che la sua sofferenza di marcire giorno per giorno è l’opera egocentrica e incompiuta di Yeshua, desideroso unicamente di affermare la sua volontà di potenza.

L’umana e fisica sofferenza di Eleazar, diventa l’archetipo dell’eterna vittoria della natura sul sublime.
Questo racconto, irriverente e intelligente, ha ciò che la vera arte richiede: spezzare ogni argine e certezza per cogliere la verità e la bellezza anche nel più recondito e oscuro fattore umano».
Alessandra Crabbia

  • Autrice 7^ classificata con l’opera «Anche i maestri mangiano», Ilaria Lopez, Bari. Questa la motivazione della Giuria: «La smitizzazione del culto del personaggio, e il trionfo della banalità quotidiana spicciola e fisiologica, dominano questo racconto, che raccoglie la tendenza letteraria americana della New Generation, sempre pronta a smantellare ogni forma di sensazionalismo e idolatria, per condurre il lettore a una divertita e irridente satira sugli aspetti più naturali e biologici, comuni a tutti gli esseri umani, nessuno escluso.
    Attraversando alcuni momenti giornalieri di celebri personaggi, miti universali per il mondo intero, scopriamo in essi e nei loro piccoli gesti ridicoli, le nostre stesse pochezze, volgarità, banalità.
    In una carrellata che va dal grande regista del thriller, pauroso e passivo, all’attore fascinoso e ammaliante alle prese con un water, all’attrice eterea e leggendaria costipata, al genio sorpreso a mangiare in spiaggia, l’autore vuole indicarci in modo sornione la via della destrutturazione della leggenda metropolitana, noi tutti destinati a essere sempre e soltanto immersi nel comune destino umano.
    E ciò è rassicurante, perché dovremmo sempre aspirare all’accettazione di noi stessi e dei nostri limiti.
    Scritto con umorismo nero, è un racconto originale e felice, nella sua schietta e sicura crudezza d’immagini».
    Alessandra Crabbia

  • Autore 8° classificato con l’opera «La stanchezza dello sciacallo», Claudio Marco Vastano, Marginone – Altopascio (LU). Questa la motivazione della Giuria: «Lo sciacallo è l’esattore Giuseppe Vannelli, usuraio legalizzato, vivido e bieco personaggio che sembra uscito dallo stuolo di loschi protagonisti del mondo odierno, ma anche dalla penna squisita e mirabile dei romanzieri russi,in particolare da quella geniale e diabolica di Fedor Dostoevskij, che ha spesso amato descrivere la banalità del male con naturalezza e senza compiacimento alcuno, come nella figura di Karamazov. L’avidità priva di scrupoli, totalmente scevra da ogni imperativo morale di Vannelli, porta alla rovina finanziaria e psichica di molte delle sue vittime, ma nessun senso di colpa lo tange, perché la brama istintuale di lucro è in lui superiore a ogni altra motivazione.
    Il malessere fisico che lo prostra è da lui attribuito a una banale influenza.
    Odiato e anche aggredito dai suoi perseguitati, troverà il lento e inesorabile castigo dal suo stesso medico curante. Il dottore, depredato da Vannelli, gli regalerà un fermacarte radioattivo, che lo porterà lentamente e inesorabilmente a una morte ignobile. Di là dalla complessità della trama, lo scrittore si serve di un linguaggio secco, asciutto e quasi tecnico, che contrasta con la caratterizzazione dei personaggi pieni di sfumature e contraddizioni, compiendo un’elaborazione artistica compiuta e… fatale».

Alessandra Crabbia

  • Autore 9° classificato con l’opera «Nello studio dello scrittore», Fabio Pasian, Trieste. Questa la motivazione della Giuria: «Mariano è quel tipo di uomo “periferico”, così ampiamente analizzato dal filosofo Soren Kierkegaard nel trattato “Gli atti dell’amore”, nel quale descrive le peculiarità del Don Giovanni, la superficialità di sentimenti, la pseudo-morale estetizzante, l’incostanza etica e quel non raggiungere mai un’interiorità salvifica. Questo racconto, accorato e appassionato, narra le imprese erotiche effimere di Mariano, e ripercorre una vita in perenne e vacuo movimento, nella quale il piacere è un diktat fine a se stesso.
    La condanna di Mariano è la stessa del Don Giovanni, la rovina fisica e morale: perde l’amore della moglie a causa delle continue infedeltà, non ha un patrimonio affettivo per il suo rifiuto di aver figli, perde la prestanza e la bellezza e infine la salute. In un gravissimo incidente stradale causato dalla sua smania di eccitazione e rischio, diventa tetraplegico.
    Gli resta il suo talento di scrittore, e il ricordo lontano della sua sessualità intemperante.
    Ma la catarsi gli giunge proprio grazie alla sua terribile invalidità: lascerà i suoi averi alla moglie e ai suoi fedeli dipendenti che lo aiutano quotidianamente a sopravvivere.
    Lo scrittore, con scorrevole profondità, ci indica con questo scritto la tragedia di un’esistenza inautentica e la devastante tristezza che la accompagna: l’unica resurrezione dalla sterilità affettiva è il dono di ciò che resta, quel po’ che la vita lascia dietro di sé prima di abbandonarci».
    Alessandra Crabbia
  • Autore 10° classificato con l’opera «La storia di Tecla & Renzo… ovvero l’arte di non avere arti», Michael Zamaro, Strassoldo (UD). Questa la motivazione della Giuria: «Racconto toccante, profondo, commovente ma sciolto e ilare: ecco come lo scrittore affronta con coraggio il tema dell’handicap. Tecla è splendida, forte, ma ha perso un braccio e una gamba in un incidente infantile.
    Renzo non si accorge della sua menomazione se non alla loro terza uscita, e, pur essendo colpito dalla bellezza di lei, non riesce ad accettarla così com’è, perché i suoi canoni sono doverosamente comuni.
    Non la cerca più e la dimentica. Solo quando, nel gioco tragico della casualità feroce dei destini, anch’egli sarà menomato di un braccio e di un occhio, la cercherà nuovamente, e sarà amore.
    L’autore, con sorprendente finezza psicologica, ci insegna che bisogna provare il dolore sulla propria pelle per capire quello degli altri, e quando la sofferenza bussa alle porte del nostro cuore, è per trasformarci in esseri speciali, in quotidiani eroi che traggono il proprio splendore interiore dalle prove e dalle sventure della vita stessa: Tecla e Renzo escono da questo racconto mano nella mano, con la gioia sfolgorante del grande amore».
    Alessandra Crabbia

Sono stati inoltre Segnalati dalla Giuria i seguenti racconti:

  • «L’America», di Rocco Cavalli, Avegno (Ch) Svizzera.
  • «Rose rosse per Gianna», Angelo Bindi, Rho (MI).
  • «L’avventura di Frank», Giuseppe Bortolotti, Modena.
  • «Un nuovo inizio», Giorgia Bruzzone, Genova.
  • «Di più antiche paure», Fabio Colombi, Manopello Scalo (PE).

Antologia dei racconti vincitori del Premio Città di Melegnano 2012


La collana editoriale “Le schegge d’oro” rappresenta un simbolico scrigno letterario nel quale vengono custodite le opere degli Autori che hanno meritato riconoscimenti e affermazioni nei numerosi concorsi letterari.
Il Club degli autori, attraverso questi libri, intende premiare coloro che hanno dimostrato di condividere, grazie a queste opere, le loro emozioni e pulsioni, le loro aspettative e i loro immancabili sogni.
Il desiderio è di offrire un’occasione di pubblicazione per alimentare, ancor più, la passione di coloro che si sono completamente immersi in una nuova avventura letteraria o da tempo hanno perseguito tale passione: un modo semplice ed autentico per regalare la possibilità di farsi leggere.
E’ una iniziativa culturale che può essere raccolta da tutti coloro che amano scrivere, un ventaglio letterario che si apre per dispiegare le bellezze che racchiude, per rendere evidente il valore delle opere che vengono pubblicate, per confermare la qualità di un libro di narrativa o di una silloge di poesie… mai dimenticando il valore intrinseco d’ogni opera che nasce dalla dedizione e dall’impegno e, ancor più fortemente, la sostanza vitale profondamente ricercata da parte di coloro che ne sono gli Autori.


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