Prefazione
Dieci racconti e dieci figure femminili che, ora protagoniste assolute della narrazione, ora sullo sfondo ne sono in ogni caso motore o vero deus ex machina. Un percorso ideale che si snoda ripercorrendo fasi della vita, epoche, atmosfere diverse restituendo un mosaico di esperienza ed emozione universale. Il viaggio comincia dalla fine con il racconto vincitore che coraggiosamente si confronta con il tema del fine vita. Mentre i pensieri del figlio si snodano e cercano la strada immateriale per dare senso possibile al distacco lei, la madre morente è li a scandire i ricordi più lontani o recenti nel ritmo che rallenta dei suoi respiri. Seguono, i racconti secondo e terzo classificato che esplorano l’amore maturo, quello che tiene sospeso il filo dell’esistenza e diventa ragione stessa del vivere. Ecco che l’amore di un anziano marito si trasforma in fetta di torta per scuotere la moglie amata dal torpore di una demenza, mentre ne L’ultimo addio la donna al centro del racconto è un ricordo mai sbiadito che si riaffaccia da una tela dipinta restituendo scampoli di gioventù e passione di un anziano padre.
I racconti abbracciano in un ordine necessariamente non cronologico le diverse fasi della vita delle figure femminili che vi spiccano. Si può essere piccoli embrioni di tenace donna anche a 12 anni, straniera in una terra straniera, trovandosi nel corridoi di una scuola ad attendere di sapere se quelle aule accoglieranno il nuovo atteso futuro. Le bambine diventano ragazze troppo presto e Marion, la protagonista di Le foglie rosse d’autunno, ne è esempio con la sua capacità di sconvolgere in un incontro fugace un giovane uomo e di nascondere il triste segreto della sua dolorosa dipendenza che la porterà via restituendo solo l’immagine di un dipinto che li ritrae nel momento della felicità possibile
Sono donne provate dalla vita che popolano questi racconti, ma allo stesso tempo donne capaci di resilienza, di ritrovare la forza per stare ben dritte sulle proprie gambe resistendo alle folate di vento impetuoso della vita. È determinata la piccola Ofelia che ritrova nel vecchio primo violino da studio regalato dalla nonna la magica energia per ritrovare l’uso delle sue mani da violinista e tornare a guardare al suo futuro. Piegata e ferita nel corpo e nell’anima dalla violenza subita, Veronica, emerge lentamente dall’orrore aggrappandosi al bello di un amore sbocciato di recente, per recuperare la dignità violata e guardare al futuro con la coraggiosa determinazione a ritrovare se stessa e dire no. Perché ci vuole coraggio a dire no! Ma il no di Alice, la protagonista di Memoria Volatile, è un no che cambia la vita, che consente di recuperare una normalità indispensabile messa in discussione dall’innato talento di una memoria eccezionale che rischia di relegare nel ruolo di fenomeno. È una creatura speciale anche Sophie, che dipinge sulla riva del mare, immobile nella sua sedia a ruote di novella sirena incrocia l’esistenza del giovane soldato rientrato dal fronte in preda a fantasmi di suoni riaccendendolo di calore, complice condivisione e di un futuro in cui a dispetto dell’orrore vissuto torna a fare capolino.
Chiude il viaggio ideale il racconto di una donna qualunque, come tante quarantenni che, tradite dal compagno di una vita, dopo l’iniziale sconcerto, cercano la strada per tornare a vivere e a sostenersi. La ricerca di un lavoro che garantisca una vita dignitosa per sé e i propri figli è senza limiti e giunge fino alla scelta estrema di mettersi in vendita diventando un’altra, una delle tante Rebecca che, da donne qualsiasi, si trasformano in “bellissima perla di sensualità” affacciandosi disperate alle pagine di annunci per incontri.
Monica Colombini
Presidente della Sezione Narrativa
del Premio Città di Melegnano
Opera 1^ classificata: «Il lato buio del cuore» di Federico Fabbri, Firenze.
Questa la motivazione della Giuria: uesta la motivazione della Giuria: «Non è facile parlare della morte che è paura, mistero, tabù… eppure nel racconto si legge “La morte è una lavoratrice instancabile” e impone una riflessione. L’autore descrive con lucida e cristallina consapevolezza il percorso psicologico che conduce la mente e il cuore a far fronte alla morte che verrà a prendere una anziana madre.
Non importa quale sia la malattia, le parole descrivono gli ultimi istanti, quelli che precedono il più terribile dei distacchi. L’apparente freddezza con cui il protagonista si pone trasfigura nella realtà un estremo tentativo di difesa dal dolore… rintanandosi nel silenzioso lato buio del cuore». Monica Colombini
Opera 2^ classificata: «Una fetta di torta» di Giulio Michele Vignoni, Bagnolo Mella (Brescia).
Questa la motivazione della Giuria: «Un racconto che sa di dolcezza, proprio come quella piccola fetta di torta fatta con la solita tradizionale ricetta che l’anziano marito chiede con ostinazione ad un riottoso pasticcere nella speranza di sollecitare i ricordi sopiti, l’emozione, nella mente della anziana moglie ormai chiusa nella bolla di isolamento di una demenza. Attraverso le parole del racconto quella fetta di torta sprigiona il profumo di un amore profondo che non cede il passo allo scorrere del tempo, alla distanza fisica e alla malattia». Monica Colombini
Opera 3^ classificata: «L’ultimo addio» di Tiziana Tomai, Taranto.
Questa la motivazione della Giuria: «La scrittura fa emergere poco per volta i ricordi di un anziano padre e il trasporto per una giovane donna ritratta su una tela polverosa ritrovata in soffitta. La fascinazione per quella figura femminile è stata totale e coinvolgente anche se mai corrisposta.
Altri amori hanno attraversato il percorso della bellissima Regine, e ora il racconto della sua vita è l’occasione per l’uomo di darle un ultimo malinconico addio». Monica Colombini
Opera 4^ classificata: «Per puro caso» di Maddalena Frangioni, Segrate (Milano).
Questa la motivazione della Giuria: «Poche pagine di scrittura per descrivere in maniera semplice ma emozionante il successo di una bimba straniera che riesce ad entrare nella nuova scuola. Un dipinto quotidiano, domestico, come in molte scuole italiane tutti i giorni succede. Un’altra faccia, la più delicata forse, del grande tema dell’emigrazione e dell’integrazione». Monica Colombini
Opera 7^ classificata: «Notte da incubo» di Natale Vulcano, Rossano Calabro (Cosenza).
Questa la motivazione della Giuria: «La violenza sulle donne, sia essa fisica o psicologica è notizia ormai quotidiana. Il racconto tratteggia, scegliendo accuratamente ogni parola, il momento che immediatamente segue la violenza subita. Il racconto restituisce la tempesta emotiva di una giovane donna vittima di violenza nel momento in cui realizza cosa sia successo e si confronta con la paura di quello che sarà dopo, del giudizio degli altri, dell’emarginazione, la repulsione naturale verso l’universo maschile». Monica Colombini
Opera 8^ classificata: «Memoria volatile» di Silvia Marini, Tirrenia (Pisa).
Questa la motivazione della Giuria: «Quando una mente esprime un talento eccezionale come una memoria superiore alla media il rischio del vedersi trasformati in un fenomeno è in agguato. Quello che sembra essere un vantaggio diventa ragione di malessere e sofferenza. Il talento, la qualità, rischia di diventare malattia! La musica è la forza di dire NO e riprendersi in mano la vita costituiscono l’orizzonte di un riscatto possibile». Monica Colombini
Opera 9^ classificata: «Il soldato e la sirena» di Salvatore Mascaro, Melzo (Milano).
Questa la motivazione della Giuria: «L’orrore della guerra, un giovane uomo rientrato dal fronte sfigurato e sullo sfondo il mare e gli echi della guerra che ancora non si spengono. In un mondo fatto di suoni innaturali che rimbombano nella testa del giovane uomo, si affaccia la figura di Sophie, la sirena immobilizzata sulla sua sedia a ruote, che dipinge in riva al mare. La guerra sparisce e si svela un futuro possibile nel segno dell’amore». (Monica Colombini
Autore 10° classificato con l’opera «Bellissima perla di sensualità»
Gabriele Andreani, Pesaro (Pesaro-Urbino).
Questa la motivazione della Giuria: «Un racconto rabbioso che parla di una donna ferita dal tradimento che ridisegna un futuro possibile cercando di darsi nuove possibilità di sostentamento. L’epilogo è amaro, ma dolorosamente attuale». Monica Colombini