MARZIA BADALONI
La linea A——o——B
Il punto Zero ha una sua zona
sulla linea del tempo
definisce il confine
tra due epoche.
Il nichilismo
s’aggira
bq. per caso
come causa e guarigione
di un cancro endemico.
Non voglio
solo ricordi,
ma dignitose
ferite,
bq. sulla mia pelle.
Che siano,
bq. dolorose
testimonianze
di minime
tormentate riflessioni.
SALVATORE AMICO
Vaga(mente)
Intimi pensieri, cullati
come petali di rose al vento,
si schiudono
in un eterno vagare della mente,
nel grande universo.
Ricordi di età passate,
intrise di profumi antichi,
riaffiorano, bramano,
si disperdono,
trascinati
dalla leggera brezza
della mia anima ribelle.
Ricordi inghiottiti dalle fauci del tempo,
non sempre amico,
in questa terra di agavi
e ulivi saraceni.
BABBOCORSO
Torino
Viaggio a Torino, nel cuore di Torino;
sontuosi palazzi, strade.
Signora nobile fortunatamente decaduta.
Cuore meticcio che pulsa,
bastarda nei volti e voci.
Viaggio al cuore di Torino
per casa, vita, futuro;
prossimo, forse remoto.
Cortili, vecchi caffè, antichi negozi:
polvere e odori di vita vissuta,
tanta vita vissuta.
Gente e colori,
calda sensazione, armonia
Il mio cuore va a Torino;
nuova vita, in prima persona
che resterà nell’anima, sul volto.
Il mio amore va a Torino,
tenero e malinconico senso di impotenza
La mia vita va a Torino;
già si allontana, sfuma,
si confonde tra giardini, piazze
Torino! …chi l’avrebbe mai detto,
abbi cura di lei; lo merita!
DONATELLA BATTAGLIA
Fiori negati
La vergogna del fiore negato
si trasformò in un vento,
un suono di frusta,
spine d’acciaio,
come antiche ruote di tortura
cigolanti dal profondo dell’anima,
incorporee e persistenti.
Immagini d’immeritati dolori,
frutto d’inganni antichi,
nascono dalle lievi carezze
su petali di fiori negati.
DANIELA BIANCHI
Quando giunge la sera
Al tramontar del
Sole,
giunge come un
vento d’oriente…
La Sera,
melodia colma
di Magia
che chiude nelle luci
la bellezza
dell’Oscurità.
Del gufo che sussurra
al pipistrello
in caccia,
del riccio vagabondo
che torna alla
sua tana,
dell’ombre impertinenti
nel silenzioso bosco,
del sibilo improvviso
del vento
tra le fronde.
La lucciola riposa
sul ramo di una quercia,
la rondine garrisce
di sotto la grondaia…
…È l’alba!
…e questa è un’altra storia.
MARCO BOTTA
Rachele… mia figlia
Guardo lei,
giusto un angolo nel mio sguardo.
Un angolo senza inizio
Un angolo senza fine…
Entra e si accomoda…
nel profondo dell’essere.
Si leva e risplende
ma è la sua volontà vuota
ciò che ferisce e lacera.
Non la scorderò mai!
Che possa ricordare i confini che non hanno inizio,
i confini che non hanno fine.
Un’immagine senza spessore ma profonda tanto…
senza eco…
Che tu scompaia, ricordo eterno!
Che possa ricordarla… così com’è.
FABIO CANALE
Fiore giallo
Così colorato e gioioso mi rassereni
nel mio andar e venir dalle quattro mura.
Li stai,
come legato da uno strano destino,
ad offrire la tua lucentezza,
ai pochi che la san guardare.
Non parli e non ridi,
sai già dove andrai;
vorrei aiutarti,
a restare così per sempre…
forse sbagliando ad inseguire tale chimera,
perché ogni momento ha la sua storia
e così la sua bellezza.
Spirito
Non pensare di vedermi, non sono l’io che vedi…
Sono all’interno di questo corpo, genero sogni,
penso con questa testa ma faccio una vita al di fuori d’esso.
Soffro con questo corpo e questa mente, legandomi a ciò che lo circonda.
Cosa sono?
Niente di tutto questo…
non sono il pensiero né il corpo che vedi e senti…
sono… tutto il niente che puoi immaginare…
solo allora mi potrai conoscere.
Essere niente di tutto è l’essenza di cui nutrirsi
essa è liberatoria e piena d’amor.
ISABELLA COLUZZI
Profonde radici
Basta poco alle volte
per risvegliare la mente assopita
sotto il cielo d’estate.
Come il mostrarsi improvviso
di un viale lungo il fiume
dove i platani ridono al sole.
E mentre li osservi
come solo ora li vedessi
torni indietro nel tempo.
Quel tempo lontano
che i tuoi occhi non hanno visto
ma che pure ti appartiene.
E le profonde radici
di quegli alberi antichi
vivono dentro il tuo cuore.
Quel viale che scorre
davanti al tuo sguardo
ora vive con te
come fosse senza tramonto
la tua vita
infinita nell’essere.
Chimera
Pazza d’amore la mente
fremente il corpo
si perde l’anima
nel sensuale abbandono
mentre insegue il dolce desiderio di te
come inafferrabile chimera.
MASSIMILIANO CORRIERI
Il primo giorno da clown
Esco, chiudo la porta di casa
lasciando il padre che sono,
il marito che sono, l’uomo che sono,
col mio naso rosso
ritrovo il clown che ero, il bambino che ero.
Ritrovo magicamente anche tante risposte a molti perché,
risposte fantastiche, ma lo stesso credibili,
risposte buffe, ma serie lo stesso.
Non mi vergogno più di me stesso
sono fiero del mio naso rosso,
già fa parte di me.
Due passi e sono in macchina, vado piano,
s’incrociano gli sguardi dai finestrini,
un bambino mi saluta con la mano
e qualcuno mi dà la precedenza anche se non ce l’ho.
Arrivo all’appuntamento,
parcheggio lontano e m’incammino a piedi.
Una signora, mentre si avvicina, accenna un sorriso,
diventa bambina, le s’illumina il viso,
contraccambio il saluto alzando le sopracciglia
spalancando gli occhi senza una parola
guardandola proprio come mia figlia.
Là in fondo c’è chi è vestito come me,
mi accolgono spontaneamente e ritrovo amici mai visti,
forse conosciuti in tempi più grandi di me.
La giornata si gonfia, si colora, prende forme divertenti
e poi finisce struccandosi pian piano.
Torno a casa, apro la porta,
mi ritrovo padre, mi ritrovo marito, mi ritrovo uomo
ma il naso rosso non riesco più a toglierlo.
LUCA COSTANTINI
Ti ho preparato una strada che prima non c’era
Estirpando erbacce a mani nude dal mattino fino a sera
Quelle strade su cui tu oggi muori
Perché questi nuovi motori
spingono la tua vita troppo veloce
Per portarti dove ti piace
Non ho molto da darti generazione figlia dei miei figli
E guardando con occhio attento
Del poco che ti lascio non son contento
Mi assumo la responsabilità di ciò che hai oggi,
deteriorato, sporco, corroso e asciutto
anche se al mio tempo questo modo di viver non pareva brutto.
Oggi mi dicono che quando ho consumato, arso
Tutto ciò che mi è parso
In quel rogo del temporaneo raggiunto benessere
Ho bruciato anche il tuo futuro essere
Ed oggi leggo che ti lascio
Solo un mondo allo sfascio
Farcito di scorie e ceneri
Barattoli e sacchetti…
E qualcuno ancora ci chiama adorabili vecchietti.
Ma tutto questo non par vano, mi sembra,
se la sopraggiunta consapevolezza
tarda, si lo ammetto, ma non postuma,
mi permette di seminare ancora una volta,
nei solchi della tua breve esistenza
saggezza e comprensione
delle cose veramente buone.
Un giorno ne son certo mi capirai
Forse quando anche tu, ormai vecchio, mi assomiglierai,
anche se la mia prece ti vorrebbe più solerte
di quanto non sono stato io che ho imparato sulla mia pelle
di salvaguardar tutte le cose più belle.
ELISA COZZOLINO
Le betulle di Mir
Opera vincitrice del Trofeo Donna
E così, d’improvviso
un raggio di sole mi scalda e mi ruba
alla quiete del sonno, per sorprendermi
restituendomi le bellezze di un paesaggio
finora sconosciuto.
Sopita è ancora la campagna
e la vita si sveglia piano
nelle isolate dacie colorate.
Ti ho mai detto che tua nonna ha la pelle liscia
come quella di un bambino?
Dalla rugiada mattutina la nebbia, in perle,
evapora dai campi.
Non mi sono mai svegliata qui.
Immagino l’odore della terra e dell’aria di un mondo
che non mi appartiene.
Immensi boschi di betulle.
I tronchi, fusti bianchi, le foglie, gemme gialle
oro e argento, si stagliano nitidi
disegni di bambini
in un cielo azzurro terso, limpidissimo.
Alte, sagge, orgogliose linfe di vita
misteriose di leggendaria forza,
chiamano a riti di popoli antichi.
E tu mi guardi
inconsapevole, ignaro dei miei desideri,
dei miei sogni.
Nei tuoi occhi la semplicità e la dignitosa povertà di questa Terra.
Ma sfuggevole quanto lei
A me tu sempre estraneo sarai.
Inafferrabile sensazione di assaporare la vita,
di perdersi in questi luoghi desolati,
sospesa nella sottile ombra che divide il tempo,
che mi culla tra la felicità di oggi
e l’incertezza di domani.
MIRELLA CUAZ ALBORNO
Nostra Madre Terra
Frate Francesco, se tu sol tornassi,
non più Sorella Acqua, umile e pura.
Tu troveresti, ma immonda acqua
per ogni dove, fiumi, torrenti, laghi e
il vasto mare!
Fratello Fuoco, invan tu cercheresti,
quello che scalda e fa bene al core.
Fuochi di guerra su città distrutte
E pur anco… ospedali incontreresti!
Non più Fratello Vento, profumato di primavere,
ma vento che solleva la sabbia del deserto,
spingendo e travolgendo, in una corsa
senza tempo, poveri esseri in cerca di pane.
Solo la grande, disumana follia
di pellegrini erranti, sfruttati
dell’egoismo e dal danaro!
Allora, Francesco, tu solo invocheresti
Sorella Morte nostra corporale
e chiuderesti gli occhi
su cotanto male…
Sora Nostra Madre Terra
geme sotto la luna mentre
le stelle, chiare, preziose e belle
stanno a guardare…
GIANNA D’ANDREA
Amore tra gli ulivi
Piovve la notte
mille frammenti di fuliggine e caffè
dalla pezza di cielo tra gli ulivi.
Ci incontrammo sulla riva scoscesa
dell’anima in frantumi,
occhi più piccoli,
più grandi, volatili di rugiada
ci osservavano fugaci.
Noi fradici d’amore!
Noi soli tra l’alba e l’oblio
di un’altra notte d’estate
pregna di sudore grondante tra i seni,
sui fianchi,
di grilli, di petali serrati,
d’api dormienti
e d’amore onesto nei talami.
Osava germogliare un pesco
dalla terra riarsa.
Fiumana di baci veloci, voraci.
Albeggiava dal seno dei monti.
Già cantava il gallo cinerino.
UMBERTO d’ARCETO PEDRONI
Inquinamento
Mare limpido chiaro,
azzurro vivevi un tempo.
Ora vivi nel sudiciume
sporco, giallastro nel
tormento.
Spiravi nei poeti gioia e allegria,
felicità, amore
nella tua fantasia.
Marinai, ora tristi e sconsolati,
navigano infelici e disperati.
I bagnanti, nel fare il bagno,
si carezzavano la pelle,
ringraziando il Signore
sopra le stelle.
Ora sudici e piangenti
chiedono a Dio che ritorni
il mare pulito e splendente.
Azzurro e limpido come
ai vecchi tempi.
I pittori ti dipingevano
azzurro, limpido e splendente
e ti lodavano tutte le genti.
Ora, o mare, nel metterti sulla tela,
incantato di stupore, non si capisce
come ti devo dare il colore.
Sporco non più azzurro
sudicio e impantanato
sei finito di essere un mare ammalato.
SABINO DE BARI
L’acqua e il silenzio
Venuto il tempo delle piogge.
Sferzate di vento e gelidi abbandoni.
Notti che rincorrono fasci gialli dentro il buio
e non trovano mai il mattino,
per sperare, per placare
ansie inespugnabili sotto il respiro.
– saperti così lontano che neppure il pensiero
può raggiungerti
nel posto in cui finiscono morti e rinnegati,
nel rancore disperato e consumato
nel desiderio spossante ed implacabile,
nel bisogno dilaniante e necessario –
Questo giorno fatto d’acqua e di silenzio,
gocce di pioggia e lacrime che cadono
su labbra serrate,
e tonfi nel mare chiuso dove scendo,
per non sentire lo schianto
di questo risentito nulla che esplode.
Non è più Apnea
È respirare acqua
E avere il cuore
rivestito di branchie.
IVANA DELL’ALI
Speranza
Un sospiro attonito, un respiro sommerso, ecco un pensiero perso.
Resto inanime e poco accorta, in un mondo di chi se ne importa.
Mi aspetto un sorriso un saluto un perché, ma esiste solo il se.
Allora uso la fantasia, così almeno mi appare l’armonia.
Ma apro gli occhi e rivedo un letto sfatto,
ed allora mi accorgo del fatto.
Così è inutile sperare è inutile sognare,
ma è necessario solo lottare, per chi ha un sogno da realizzare.
Milano, 03.01.08
ANNA MARIA FERRARI
Il tempo
Sulla grande tela della vita
il tempo,
al pari di un abile pittore,
ha stemperato
il grigio cupo del mio dolore.
A poco, a poco,
mescolando
con cura ogni colore,
lo ha convertito
in lieve azzurro cielo
lasciando però
intatta l’intensità del mio amore.
Fu così
che il rovo contorto
che avvinghiava il mio cuore,
come per magia
si trasformò
in un mandorlo in fiore.
ELOZ
Verde
Verde la speranza ed il te
il respiro che dona la vita
un sorso d’amore infinito
una tazza riempita d’armonia.
Verde lo sfondo e le antiche chiome
dietro il fragore dei marosi
e azzurro intenso all’orizzonte
sopra un sorriso opposto alla lente
l’occhio estasiato dai luminosi raggi
fili sottili abbandonati al sussurrare del vento.
Verde perché acerbo ancora
sentimento racchiuso nella gemma
fremente attesa del sole caldo
primavera a cui chiede di sbocciare.
Luna di giorno
La luna di giorno
che guarda sopra il capo
rado di cadute foglie d’amore
strizza l’occhio alla sfuocata visione
avvezza ad abitare nell’oscurità.
Sola
quando dormono le stelle
compagne dei celesti percorsi
sussurra al mio cuore la sua lealtà.
Alzo il viso
intesa tra diverse entità
solo l’aria che separa i fiati
volerti raggiungere d’un balzo
…e piangere con te.
ANNAMARIA FLAVIA IACOMELLI
Sulle rive del Farfa
Seduta sul ciglio erboso
del murmure ruscello
estatica mi fermo a pensare…
Mentre al fruscio dell’acqua
sui ciottoli arrotondati
e al frangersi delle onde
che spumeggiando
scendono a valle,
si unisce lo stormire
di frondosi rami
ed il cinguettio allegro
di mille uccelli.
L’allegra voce
della natura in festa
scaccia dalla mia mente
tristi pensieri
e al mio cuore solitario
dona un dolce oblio
e i miei desideri dolcemente placa.
MILVIA LAURO
Tu non gridare
Anche se gemi
dal nido
delle rose selvatiche
nessun martello si fermerà.
Puoi liberare
sciami di gridi
per la pelle
tumefatta dai topi,
per le ragazze ferme
sulle rive del fango
dove la Luna annega
il sogno della spiga.
Nessuno ascolterà.
Non urlare
perché
nel giardino dei giochi
un piede ha calpestato
l’erba più verde.
Ci sono
ombre di caimani,
c’è il Fariseo
che vomita bile
sulla riva del mare.
Tre donne allattano
pesci annegati.
Ma non gridare.
Se il gallo può oscurare
anche la luce,
se il vento può portare
semi di ferro
e la nebbia disorientare
il profilo del cielo.
Se il cuore può mutarsi
in cemento e muro…
tu non gridare.
CARLA LEONARD
Autunno
Chi volge lo sguardo
Alla gente vicina
Nel chiedere un’innocenza
Appena sognante
Ripetono ancora
Il loro pesante passo sulla terra.
E vanno così a calpestare
Quelle foglie semisecche
Che l’autunno offre
E che le hai fatte cadere
Con un filo di speranza
Unita al passato.
Cuore chiede amore
Sulle lacrime che scendono
Dal freddo intenso d’intorno,
nel fumo d’una sigaretta
che sembra sempre l’ultima.
E la pazienza ti guida
Alla rassegnazione
Per quella tua poca
Ma certa luce di Dio
Che ti consola.
La giostra che tu sogni
Ha un’immagine d’incanto.
È un sogno proibito
Di bimba sbagliata
Di donna distrutta
Dallo stesso sguardo
Che chiede un’innocenza
Appena sognante
È la musica che t’invita
A disperdere l’anima
Nei singhiozzi duri e profondi
Ogni volta che volgi
Lo sguardo ad un uomo.
ANNA MARIA LI MANDRI
Rigido inverno
La scala a chiocciola che guarda il cielo.
L’albero scheletrico sul retro, pietoso,
senza foglie! Nuvole che s’ingrandiscono e
anneriscono. E la nebbia scende nella valle.
Rigido è l’inverno: il temporale scoppia.
Terrazze inzuppate, viandanti impantanati.
Umidicci i vicoli dalla fanghiglia
Accumulata.
Alloggi scarsi adottati con devozione
dalla muffa.
Fiocchettini rosa e azzurrini sugli usci
proclamatori dell’evento, resistono
impettiti sospinti dal vento.
Cani affamati senza un nome che rigirano
chiedendo asilo, alle porte sprangate del
rigido inverno.
MAURIZIO LUGANO
Federica
Ho cercato per te
le parole più belle
e le ho trovate
nelle tue frasi,
tenere carezze
alla mia malinconia
ed al lieve
rimpianto
per un viaggio
mai iniziato.
Come un’amica
Ti lascerò entrare
e ti farò aprire
tutti i cassetti
della mia scrivania.
Potrai guardare
tra pensieri ordinati,
sentimenti sbiaditi
e desideri ormai stanchi.
Soltanto tu
potrai capire,
per il nulla che vivo
il prezzo enorme
che ho dovuto pagare.
Ora che sai
di questa tristezza,
richiudi in silenzio
e se mi vedrai
abbracciami forte
e sorridimi ancora
come un’amica.
SUSANNA MALTESE
La poetica del cuore
È la sede del patire ma anche del sentire.
È la fonte di ogni gioia ma anche della noia.
È il centro dei sermoni ma anche dei demoni.
Che mistero l’uomo vero…!
Ha il cuore e lui comanda ma è sempre una banda.
Perché l’uomo corale poi in fondo non è normale?
La sua vita è una corsa perché ha il cuore in una morsa.
È la mente non presente che lo rende presto assente.
MORENA MANICARDI
Anima ferita
È già sera.
Una giovane donna
cammina a passi sicuri
sul bordo della strada.
Lunghi capelli biondi
incorniciano un viso delicato,
il soprabito blu avvolge l’esile corpo,
il suo cuore conosce l’amore,
l’attende a casa,
ancor fanciullo,
è tenero e indifeso.
Una mano sconosciuta l’afferra,
è un uomo dal volto coperto,
annebbiato dalla crudeltà,
è forte la sua vile presa
s’un corpo che s’arrende nel pianto.
L’uomo s’appropria
con la durezza nel cuore
di un’anima pervasa dal dolore,
ed abbandonata a se stessa
all’angolo del marciapiede,
trova conforto in un aiuto insperato.
Si susseguono i giorni,
ma la vita s’è interrotta quella sera
dove la sofferenza abbracciò la rabbia,
e la sordida violenza
sfregiò un’anima giovane e bella
che ora solo l’amore potrà salvare.
TERESA MARINIELLO
Giovanna la pazza. Regina
Il giorno dopo ti amai di nuovo.
Guarita certo dalla febbre
nessuna traccia di soddisfatto stupore
alle tue caute domande.
Tornerai ancora
perché senti l’odore del sangue,
perché sul palmo della mano
porto ancora il tuo nome
e al setaccio ho passato
nomi e volti
delusioni e rancori.
Perché la gemma del mio amore
restasse intatta.
E tu viaggerai a lungo
gigante fragile,
per una mancanza
che ti assedierà
e che non avrà risposta
da altre labbra.
È la morte che non sai guardare
è il suo odore che ti nausea,
ed è ciò che mi porterai
quando la sentirai arrivare,
perché sulla lingua
io tenga la sua punta di ghiaccio
e la baci.
GABRIELLA MASONI
Appuntamento al tramonto
Il luogo ti chiama, il percorso ti attende.
La meta è definita, e la strada… già pare scolpita.
Veloce il tuo passo, non senti fatica.
Lode al Signore del Cielo!
Lode al Signore del Tramonto
che incendia l’orizzonte, con il suo velo…
di giallo e d’arancio,
di rosso, di rosa,
di porpora e d’oro!
Su tele d’Azzurro,
di bianchi e di Blu,
di viola e di neri…
Intrecci e miscugli, già unici e veri.
Con vette lontane, e strisce più strane,
con alberi e rami che paion sovrani.
Mentre il giorno finisce
e la Notte che avanza, i colori scolpisce.
Tu solo presente, con l’Onnipotente!
Con stupore, tu ammiri, ringrazi e sorridi,
gioisci e riprendi…
con scatti e ti giri…
Profondo Silenzio, nel tuo movimento,
e la Via del ritorno, ti attende contento.
I composti più belli, hai per sempre fermato,
e dentro di te, emozione hai provato.
Un gioiello prezioso, un regalo pregiato,
da Dio, dal Creato… e ti senti Beato!
GRAZIELLA MENEGHETTI
Madre
Sotto freschi porticati
attendo
che fiorisca,
un po’ più viola,
il glicine…
Mamma.
Tu non hai mai creduto
che nel cassetto
chiuso,
ci fosse la mia voce.
Esile,
senza peso,
solo poche parole
piccole frasi,
frammenti.
Una tragedia di luce
e nastri neri
– di raso –
alle caviglie
– all’anima –
annodati.
Dovevi trovarmi
allora, madre,
dovevo trovarti
cercavo le tue mani
e non avevo peso.
E scusa
se svegliandomi,
un po’, ho urlato.
MAURO MONTACCHIESI
Ogni fantasia baratterò
Avrò pazienza, con rassegnazione,
se è il desiderio tuo e coi mercanti delle pulci
ogni fantasia baratterò!
Che la mia pelle sia la sconfitta priva di luce!
Che oltre le segrete dell’anima mia, il suo sepolcro costruisca la
disperazione!
Chissà, se non altro, in questo modo vivrà con meno dolore!
In una lastra di ghiaccio, non ho ridotto la mia passione!
Del lor convito sfarzoso, i miei anni verdi non ho derubato!
Nella landa fredda e inaridita, in cui terra inesplorata è la purezza,
non ho peregrinato!
In tal guisa si son comportati tanti:
a segregare hanno provato, lo spirito vitale,
che né schiavo, né servo, giacer dovrebbe,
in non flessibili contorni!
L’impantanato sentiero della mediocrità ordinaria
hanno calpestato, che di sovranità intanto, salmodiava il cielo intero!
Il pettirosso aliando, non scorgendo,
in che modo nella scia del vento, con distese piume vagava,
con meta, dove un’alpestre rupe anfrattuosa,
immacolata, dell’argento della luna,
i residui riflessi imprigionava!
E ancora, non scorgendo,
in che modo un edelweiss era vilipeso:
bianca, quella stella lanceolata,
il vagar d’una cometa con le pupille stupide seguiva,
felice, se la sua natura, talora fissa ne era!
Aver rappresentato, è vero, alcunché vuol dire,
per un effimero tempo, il prediletto oggetto d’amore!
Negli occhi del tuo amore aver sognato,
e piroettare la sua vermiglia fiamma,
sulle tue labbra un tempo aver gustato!
Del mio amore fanciullo, si nutre ora il cobra bramoso del desiderio,
che i bastioni financo ne ha demolito!
Della leggiadria al cospetto sono stato!
Infatti, la passione ed il tormento ho assaporato,
che son la linfa del creato!
DAVID MONTEVECCHI
Caduta
Tutto mi si sgretola tra le mani,
troppo grandi e incapaci
per rallentare il frenetico movimento delle cose che,
come polvere di stelle,
mi scivola addosso,
senza che sia riuscito ad esprimere
il mio desiderio.
Il sogno
Scusatemi se sono un fottuto idealista,
se penso di poter raggiungere il sogno solamente lottando,
contro quello che mi gettano in faccia,
contro il turbinio di pensieri che mi avvolgono
e tentano di strapparmi lontano da quello che potrebbe diventare
[il mio destino,
se solo ci credessi,
se solo osassi non abbandonare le mie speranze e i miei dannatissimi,
ardenti desideri di raggiungere la meta.
So di essere una flebile fiamma in una tempesta di ghiaccio;
nonostante questo il sogno non può essere spento
da una vastità di voci vacue che come spettri tentano di incatenarlo
[a terra,
non permettendogli di spiegare le ali per ergersi lontano dalla nullità,
lontano dal buio.
Quel volo io bramo.
KATIUSHIA MUNARETTO
Pescatore
Ascolta il pescatore
le voci della laguna
che a lui
parlano d’Amore.
Il vento gli accarezza il viso
segnato dal tempo della vita.
Il profumo della salsedine
e le gocce d’acqua che balzano nella barca
bagnano il suo volto
come fossero piccole scosse di gioia.
Tutto ciò che lo circonda
odora di un tempo lontano
e la memoria lo porta a ricordare
momenti di spensieratezza.
La dolce foschia mattutina
lo abbraccia, coccola, rassicura e
sembra sussurrargli di non temere.
La laguna è un quadro senza tempo
dipinta con i colori del silenzio
incorniciata con i ricordi di un uomo
che piange
per non aver permesso che l’Amore lo catturasse.
Un raggio di sole
spacca l’atmosfera
illumina il vecchio pescatore
che, chiude gli occhi
e dal suo calore si lascia Amare.
CRISTINA NARDIN
Luna d’inverno
Timida ti specchi
nella pozza abbandonata dal temporale.
Un alito di vento scioglie l’incanto.
Avevo allungato la mano,
e m’illudevo d’averti nel palmo.
Tu sei là, distante,
ma non sola,
nel cielo nero di questa sera fredda e trasparente.
Io, invece, rimango qui,
sul mio balcone a sfidare il freddo,
per guardarti,
e sentirmi più vicina all’infinito.
STEFANIA PALUZZI
Prima della nebbia
Dal camino
scende il racconto notturno
dopo cena
le scodelle sul tavolino
tra ratafià e gusci di noci
morsi e sorsi di una stanza
la mamma gioca con le briciole
il domani delle nuvole
e mio padre il disegno del fuoco
ammutolito negli occhi
soffuso carboncino giallo-bruno, vapori
e patate dice Van Gogh (mio nonno, anche
segue la terra all’alba lungo i solchi e sfalda pane)
mia sorella
mio fratello
rattoppano rumori agli angoli
della polvere e passa
di là sempre un ricordo
io, ti costruisco un aquilone
con le risate dimenticate dietro i mattoni
accanto ai fiori
la nebbia corre
sagome e voci nel pugno, sulla collina
di tacco di spinta
c’è il vento
FEDERICA PINOTTI
Sentire
Notte…
di un mondo lontano,
il dolce cantare di un sogno presente…
divino il pensiero, di te… solo di te…
la vita ti sfiora,
l’amore ti sente cantare, lungo il mare il tuo profumo porta con sé
[il tuo respiro.
Fai risplendere la tua immagine verso orizzonti,
verso lontani confini riappare la tua ombra sfumata dall’incanto
[dei tuoi contorni…
e tu scompari nell’immensità di uno specchio di luce trasparente…
il suo nome… l’infinità dell’anima!
GUIDO RANIERI DA RE
Nebbia
Scende leggera
e avvolge i ricordi,
assedia le strade le case le piazze,
i volti.
Confonde la vista,
imbroglia i colori.
I cuori son fermi,
sospesi.
Stasi.
La mente vaneggia:
nebbia.
La nebbia dell’uomo.
L’inverno tarda
L’inverno tarda,
ed io sto qui,
abbracciato al sole,
assaporando l’ultimo scampolo di vita.
L’inverno tarda:
forse non arriverà.
CARMELA RITA ROMEO
L’Altalena
Il costante oscillare
Di un’Altalena
Lascia il passo
Alla vita,
Spezzando gli anelli
di un’inutile catena.
L’Arcobaleno
Sei vestita di Colori.
Le scarpe, le calze,
la gonna, il gilet,
la camicia, il cappello.
Ti muovi clandestina
Tra contrasti colorati.
L’Arcobaleno
Accompagna i tuoi gesti
Col profumo dei suoi colori.
MARGHERITA RUGGIERO
Notte buia
Notte buia e
desiderio in cuore,
intorno l’aria è
silenziosa e in attesa;
le ombre disegnano
origami di ricordi,
mentre la pioggia cade
sul tetto silenziosa.
È vuota senza te
la casa, dove
camminavi indifeso;
dove sei tu?
Lanterna accesa:
non arriva la brezza
della primavera.
Nel cielo blu
Un giorno l’omino di Chagall
mi ha preso per mano
su luna e tetti
tra stelle lucenti
nel cielo blu lontano;
sogni e desideri come bolle
d’acqua frizzante e nuvole
leggere si fanno destino.
Un giorno l’acrobata perde
filo e grazia: rotto è l’incanto.
L’occhio tremante fissa
un puntino distante
nel cielo blu lontano.
PAOLA RUSSO
Occhi
Guardami
Che cosa vedi?
Il mio specchio
Mi dice
Che non sono adatta
Ascoltami, che cosa senti?
Parole parole parole
Forse incomprensibili
Abbracciami
Che cosa senti sotto quelle mani?
Un involucro
Troppo voluminoso
E quello che vedi
Quello che senti
Quello che tocchi
Non sono io
È soltanto
Un’immagine fittizia di quello
Che sono veramente…
E gli occhi però
Non riescono ad andare oltre
Rimangono lì a sorprendersi
Di qualcosa che è solo
Un’illusione
Mentre quello
Che realmente conta
È qui
Dentro di me
Messo al sicuro
Da occhi indiscreti…
C. TIZIANA SAFFIOTI
Nei secoli dei secoli
Nei secoli son donna… da madre di mia madre
Da sempre son eterna… son madre di mia figlia
Rivolta all’infinito continuo ad esser Eva
Com’Eva indosso pelle di taglia universale
Nel corpo porto i segni del mio fatale andare
Nei secoli son donna… son prima e sono dopo
– Eterna Mutazione –
Son dea e son regina… son serva e son sgualdrina
Son fata e contadina… son strega ed eroina
Son santa ed aguzzina… sirena e ballerina
Padrona ed operaia… nei secoli son donna…
Nei secoli son donna… son schiava e liberata
Son schiava d’altra schiava…
Son figlia e son sorella… son sposa e son zitella
Son madre e son amante… son zia e son cugina
Son nuora e son madrina… son nonna e son cognata
Amata ed adorata sognata ed esaltata
Nei secoli son donna… son bella e sono brutta
Son alta e sono bassa… son magra e sono grassa
Son vergine e bambina… son fragile e carina.
Cercata e abbandonata… usata e violentata
Uccisa e massacrata… bruciata e segregata
Son “bambola” abusata…
Nei secoli son donna… son madre d’altra madre
Son figlia d’ogni madre
Nei secoli son donna… son vecchia e son bambina
Son grande e son piccina… son forte e sono tenera
Son ricca e sono povera… son triste e son felice
Son viva e sono morta… son corpo e sono spirito
Son canto e sono pianto… son gioia e son dolore
Son questo e sono altro… son tutto e sono niente
Son solo chiaramente nei secoli dei secoli
Un’Eva permanente:
Conservo in un sorriso “Perduto Paradiso”.
FRANCO SALERNO
L’infinito mi prende
Dall’alto osservo la verde vallata,
l’infinito mi prende
e il cielo quasi accarezza
le lontane campagne.
Foglie secche
A che serve ascoltare nell’assoluto silenzio
il lieve volo di una foglia d’autunno, se poi
l’incanto è rotto dalla violenza del temporale?
L’incanto è rotto.
Viene il disordinato manto di foglie
sdrucciole, bagnate, perdute per sempre.
Non c’è più l’attimo per pensare, ma solo per ripararsi
sotto i rami stecchiti dell’olmo.
Temporale sul mare
Gelide onde su rocce
imbiancate dal sale
da schiuma di mare.
Le tue impronte
Dalla sabbia infocata
dal sole, vedo sbiadite
dal tempo, le tue impronte
che si perdono nell’infinito
spumeggiante del mare di agosto.
Ti cerco;
ma non vedo che la quiete
dell’azzurro che ti ha rapito
dal mio inafferrabile desiderio
fanciullesco di felicità.
FRANCA SANTACROCE
Distacco
Ieri camminavi accanto a me
corposa ombra invisibile
costante certezza presente.
Tu c’eri senza richiamo
senza alcuna richiesta
sentivo che c’eri.
Ne avvertivo il sapore
nell’odore salmastro del mare
nell’alito leggero del vento
nel battito interminabile del cuore.
Tu c’eri.
Lontano nei luoghi più aspri
e più dolci.
Tu c’eri per me
dovunque e sempre.
Non c’era bisogno di chiedere
di chiamare
di urlare il tuo nome per averti.
Tu c’eri, semplicemente c’eri
L’oggi ti vuole distante
dalla mia melodia.
Ti fa suonare nuove musiche
a me sconosciute
che le mie orecchie non odono.
Suoni muti
armonie dissonanti
silenzi assordanti.
Distacco.
Sul far dell’alba
Pensavo a te
come ad un sogno sul far dell’alba
bello ed irreale
con un sapore di verità
prossimo ad avverarsi.
BARBARA SANTONI
Emozioni dopo emozioni
In una calda notte d’estate
la mia mente si apre ai ricordi
Emozione dopo emozione vedo
scorrere la pellicola del film della
mia vita e alzando gli occhi
al cielo stellato, vedo proiettati
tutti i giorni della mia vita.
La pellicola scorre, e i ricordi
seppur lontani, sono ancora
in grado di scaldare il cuore,
e di far provare un’emozione.
Una lacrima inaspettata solca
il mio viso per poi evaporare
e ritornare nell’aria.
Attimo dopo attimo rivedo
i miei pianti, i miei sorrisi,
le gioie, i dolori, tristezze e speranze…
Attimi passati come una scia di cometa,
eterni, rari, irripetibili…
Incisi nei ricordi per sempre…
Frammenti di esistenza che rimarranno
eterni nell’’aria che sa di eternità…
MARA SPOLDI
Grido dell’anima
Aspetti un sogno
che pare dileguarsi
e ti disperdi
nelle ombre della notte.
Scorgi un bagliore
lontano
con manto leggiadro ti sfugge.
Sfocata visione.
Fremi.
Corri.
Barcolli.
Oscuri sentieri percorri
mentre ombre dorate
marciano eteree
nell’incantevole cammino onirico.
Ti disperi.
Lo cerchi.
Il sogno.
Leggera e candida vaghi
sperduta
volteggi.
Lunga l’attesa del dolce risveglio…
E ti dimeni.
E ti dilegui.
Segreti meandri costeggi.
Tremi.
Precipiti.
Notte divieni.
Grido dell’anima.
Nel silenzio.
VIVIANA SPOLDI
Incantesimo estivo
Rapito dall’estasi di un’atmosfera irreale,
vaghi su melodiose note di pensieri sfuggenti
e questo angolo di vita che ti circonda
accompagna dolcemente il tuo quieto sognare.
Inebriati…
di questo eterno attimo di pace,
che regala profumi di libertà
e tinge il sogno incolore di nuove immagini.
Ascolta e guarda…
Osserva e senti…
L’incantesimo estivo…
E le onde che si infrangono sugli scogli tiepidi al sole
e vanno a sbocciare sulla scia di un universo che si espande.
E nugoli di bianchi miraggi che come sabbia al vento
s’innalzano a riva.
Mentre cala la sera,
fuggono i raggi solari dalle curve del tuo corpo
e il bagliore della malinconia che sorge
ti invita a pensare all’amore.
Accecato dagli atomi inquieti della grande stella
che all’orizzonte purpureo si spegne,
il tuo spirito respira il balsamo della vita.
Ardi in armoniosa sintonia con le ombre rosse del crepuscolo,
che leggere e delicate sussurrano versi fatati
e l’eco di un altro richiamo pervade i tuoi sensi.
Catturi il tuo sguardo sedotto dall’iridescente creato
e lo posi dolcemente sulla morbida e dorata pelle di donna.
È istante.
Donato alla natura,
scivola la tua anima nella sua
e la sfiora del nettare che caldo t’invade
e sei incantesimo,
incantesimo estivo…
e siete acqua…
e luce…
e vita.
PETRA TRIVILINO
Dentro
Sconfitta.
È quel che sento.
Il rivoltarsi delle budella.
Mi piace essere viva,
essere un fiore
che perde i petali,
ma mi sento un’assassina,
a pensare che ogni
passo nell’inutile
poteva essere risparmiato.
Mi piace essere imbarazzata,
perché ho qualcosa da nascondere.
E chi non ha niente?
Chi non prova più niente?
Chi può nascondere
quello che sente dentro
è infelice,
o riservato?!
Tira vento adesso…
E cominciano
a correre,
le lacrime.
GIOVANNI VANNI
Filosofia di un inganno
Il freddo destino
sommerge nel tempo
il diario dei giorni
ed attende paziente
la barca che affonda
nell’ultimo abisso.
Hai patito il viaggio
di tutta una vita
per scoprire l’inganno.
Lo specchio
Ombra senz’anima
riflesso crudo
occhi estranei beffeggiano
gioventù che parte.
Primavera bugiarda
Primavera bugiarda
neve sulla pelle dei fiori
le parole portavano l’eco
delle ombre del giorno.
La solitudine d’oggi
sommerge
paesaggi e canti d’uccelli.
Non rumore di pioggia
né crepitio di sole
sulla terrazza
mentre attendo
la scena che sfolla
nell’assoluta notte.
ANTONIO VECCHIARELLI
Vita
Quel soffio flebile
che mi sposa
avvolto in una nube labile
e in fondo, qualcosa…
Eccomi: ho attraversato una passerella
sospesa tra il Silenzio ed un amore
accanto ad una stella…
piccola, ma dal chiaro bagliore!
NICOLA VIOLANO
Giardino
Quanta dolcezza melanconica
c’è nel poter visitare
il verde dei vasti prati così sereni.
Avrei potuto scavalcare il ponte
per poter toccare il fiumiciattolo
con un dito
e a sì tanta gioia sarei giunto
sedendomi sotto quegli alberi
in riva al rigagnolo.
Armonia pura
il viaggiar sul corso dell’acqua.
Giardino celestiale
ritoccato da mano umana:
il sentiero per giungere fin qui.
Stupende mani hanno questi dei!
Ganimede
Error fatal che giunse tra gli uomini,
esigente figlio dell’Amore.
Crebbe il giglio, crebbe il narciso
stupendo innesto
degno d’esser eternamente rapito
da mani vogliose e gelose
coronato da mani altrettanto bramose!
Coppiere sì, ma regio fanciullo di altrettanto potere!
ANTONIO ZANNINO
Il tempo se ne va
Il tempo ti cambia, sotto la tinta capelli bianchi,
ogni sera quegli occhi… sempre più stanchi!
Uno sguardo di fuori: il bucato s’asciuga.
Ti guardi allo specchio, c’è già qualche ruga.
Prepari la cena, sei sempre distratta,
controlli sempre ogni cosa già fatta…
Il tempo passa, cambia tutte le cose,
osservi quel vaso così pieno di rose!
Sei più aggressiva, ma dei tuoi figli…
Ne parli ancora come fossero gigli.
Mille ricordi, rammenti spesso
dei nostri vent’anni ne parli anche adesso.
Non puoi nascondere le delusioni
t’aspettavi di più e non senti ragioni.
Non si cancella, rimane l’orgoglio,
dici sempre ostinata: io so cosa voglio!
Il tempo ti cambia, t’ha resa più dura,
affronti le cose con meno paura,
giorno per giorno sempre lavoro,
niente spazio per te, tutto per loro.
Continui decisa a tirare avanti
senza rancori, senza rimpianti.
Il tempo ti cambia, ma non nel profondo…
Sei sempre la donna più bella del mondo!