Angela Aurino
Pioggia fiorentina
Piove.
Firenze si bagna.
I marmi riflessi di luce d’argento raccontano la sua storia.
Ponte vecchio
spettatore silenzioso di un Arno che nervosamente riporta
catrame, legni, un foglio di carta volato dalla tasca di un turista distratto.
Piove.
Santa Maria Novella urla.
Barboni maleodoranti di libertà le fanno da cornice.
L’enorme orologio ti avverte che il treno sta partendo,
non puoi perderlo: è quello che aspettavi da una vita.
Piove.
Piazza Santo Spirito
è in lutto.
Scalini di una chiesa, ombrelli che camminano, nessuno si ferma,
piove, bisogna affrettarsi.
Siringhe, polizia, misericordia, troppo tardi.
Piove.
Piazza Duomo è in festa.
Due sposi salutano da una carrozzella i pochi passanti.
Il fiaccheraio incita il suo cavallo ad un allegro trotto,
ma l’animale insofferente e bagnato alza i suoi zoccoli
ad uno stanco e svogliato passo.
Piove.
Piazza Signoria,
con i suoi raffinati bistrot richiama i turisti infreddoliti
davanti ad una fumante tazza di cioccolata.
Non piove più, forse torna il sereno.
Un timido raggio di sole rischiara Firenze,
così come i ricordi ravvivano i contorni,
ormai sbiaditi dal tempo, di una vecchia fotografia in bianco e nero.
Maurizio Costi
Tiepida brezza
C’è la fragranza del mare
in questo cuore imperfetto
capace d’amore.
C’è odore di terra lieve
di cieli passati
e di ombre leggere,
di semplici abbracci
persi tra mille chimere.
Ora ho lasciato i segni del mondo
lavato via ogni rara certezza
non odo più il fragore del vento
ma vivo in una tiepida brezza.
Respiro l’immenso suono
che produce la mia anima
quando silenziosa si erge dal tempo
e si nutre di ogni singolo attimo.
Massimo Fabris
La sostanza delle cose
la sostanza delle cose è sabbia in un ventaglio
è semplice traduzione dell’apparire
un donare a chi sa capire che non è solo il cuore a sentire l’emozione,
un sentire che un filo di luce non deraglia un inverno
un vedere per chi non ha occhi ma sussurri di cielo
per affermare una voce
un bramare oltre l’attuale
la sostanza delle cose ….
è il filo d’inverno del nostro essere luce.
Vincenzo Filannino
Complici e colpevoli
Tutti sapevano
tutti hanno taciuto
complici!
Ci hanno illusi con la ricrescita industriale
ma la polvere grigia
e subdola, penetrava senza sospetti
dalle finestre, nei vestiti, dai tetti
nei pori e dentro di noi.
Tutti sapevano
tutti hanno taciuto
complici!
Nel nome del Dio denaro.
Nell’aula tuonano i nomi dei morti
rimbalzano i ricordi di quelli con la polvere
nei vestiti e nei polmoni,
abbandonati da chi patteggia
come figli di un Dio minore:
grazie per averci venduti
come schiavi a Signora Morte,
padrona del nostro destino.
Tutti sapevano
tutti hanno taciuto
colpevoli!
Di sapere che la polvere
entrava velocemente nella nostra Vita
e la nostra Vita
lentamente usciva.
Gerardo Genovese
Il giardino dei sognatori
Giunchi tra loro in suono
Perpetuano il Tempo del Dare
ninfee d’acqua dolce
Il Magistero dell’arpa in lode.
Vibra la corda dell’anima
artificio Ancestrale dell’io
che illumina il cerchio della Nascita,
l’origine del Verbo
l’Essenza pura.
Trasbordano pensieri Elettivi
di regolate note sinergiche
plauso conduce al Dominio
il ritmo plasma il Lago
e le Parole confinano le sponde
del nostro Viaggiare.
Liliana Paisa
Odore di creato
Non trovo me stessa nel chiasso di questa gioia,
le mie scarpe sognano il piede evaso dal suo cammino,
nudo nella leggiadra serata,
custode della terra che ama tutte queste erbe,
non trovo me stessa, ho smarrito forse la casa.
C’è solo un paio di guanti che sognano le mani perse
per l’amore di loro gesti, per l’aria che odora di creato.
Incertezze
L’anima non conosce il suo odore,
non ha la memoria delle sue galassie
è incapace riempire questo corpo
che muore ogni notte per la stessa insaziabile storia.
Di mattino ritorna con la nuova collezione di rughe,
alloggia tra le maschere d’un tempo
e diventa destino dell’eclissi.
Evasi
La gabbia aperta tra i ricordi della folla,
un pensiero remoto posa tra i capelli di una donna
mentre lei cerca le piume di un colibrì immaginario.
La gabbia resta aperta, non ci sono più i sogni o riflessioni da chiudere.
La folla guarda il vuoto e va a dormire fuori da questa città.
Mirko Pierpaolo Papirii
L’ultimo dei romantici
Ti farà un complimento tra le righe,
ma tu lo lascerai cadere,
inaspettato e inascoltato.
Ti adulerà in silenzio,
dietro uno sguardo timido
o fintamente imbronciato.
Preferirai adulatori evanescenti
ai suoi lunghi silenzi
colmi di significati nascosti.
Ti sussurrerà parole dolci,
senza le grida dell’appariscenza.
Ti darà baci non visti
e timide carezze.
I suoi fiori saranno colorati
ma senza padrone
Ti donerà, celato alla vista,
il suo immenso amore
e quando te ne accorgerai
lo cercherai,
lo desidererai,
lo rincorrerai
ma, solo alla fine,
quando l’ultimo bacio
sarà volato via dalle sue labbra
non lo ritroverai più,
perso dietro una nuova illusione.
Vanda Pirone
Anni
Scivolano
tra le pagine
di un libro
di Poesia.
Uno
ad Uno.
Alita
il vento,
inesorabile,
spazza via
le ore,
i giorni,
i sogni,
che,
sfumati,
come i petali
di una margherita
appassita,
dimenticata lì,
tra le rime,
un dì di primavera,
pallida,
tremula,
al freddo inverno
del tempo,
che fugge via.
Solo
un capello bianco
le tiene compagnia.
Malinconia
di chi
li guarda
e passa.
Lucio Postacchini
Vorrei
Vorrei
Che ogni lacrima
Fosse
Goccia di pioggia.
Vorrei
Far nascere
Un mare
Col pianto
Di tutte le genti.
Dei bimbi
Che non furono adulti;
Dei bimbi mai nati;
Dei bimbi segnati
Dal male,
E da sorte
Sbagliata.
Vorrei che i fiumi
Non sfociassero
In quel mare
Del pianto.
Affinché esso
Intatta conservi
L’essenza tangibile,
Dell’immane dolore
Del mondo.
Questa poesia l’ho dedicata a mio nipote Marco Di Girolamo, deceduto durante la nascita.
Scritta in data 14 luglio 2014, nella ricorrenza del centenario della nascita di mio padre.
Emanuele Ratti
Gli aquiloni
In alto,
le figure poco visibili
di drago e d’aquila
sobbalzavano e ondeggiavano,
ghermite e scosse dal vento,
aggrappate a fili,
estrusi dal nulla
e lacci d’unione fragile.
Così,
lontani e irraggiungibili
erano gli aquiloni
come i sogni, i desideri
e le paure dell’infanzia;
in basso, un refolo s’agitava
nel cortile della colonia
quasi a celarsi nell’ombra.
Ora,
con i suoi figli,
può liberare in cielo
quelle forme variopinte
che sostengono il moto
e elevano l’energia,
inesauribile, di mondi
e di universi pulsanti.
Con esse,
accoglie teneramente
quel bimbo presente in lui
per dargli la gioia d’esistere,
privato dei baci della mamma,
sola a crescere la famiglia,
e rimasto orfano di padre
sradicato a questo mondo.
Pasquale Rea
…Indovinello…
Sai cos’è la mancanza?
È una strada che si percorre
Senza vederne mai la fine,
senza raggiungere mai la meta.
È una sete che non passa,
una fame mai sazia,
una febbre che non scende,
un’ansia che non placa.
È simile ad un vento
che ti spazza l’anima
e non ti dà tregua.
Non c’è riparo, né rifugio,
ti trova, fossi anche in capo al mondo,
instancabile segugio.
La mancanza è una crepa
giusto in mezzo al cuore,
non ti fa morire… ma certo non ti lascia vivere.
Gianni Sardi
Le onde dei miei pensieri
Giorni,
giorni di pensieri e di anime che si cercano.
Di ricordi, intrecciati nei colori di una tela
che resta invisibile;
giorni di luci sulle strade del passato,
di dolori,
di emozioni che risplendono
su ceneri mai spente
in attesa di qualcuno,
che rinasca dall’oscurità,
e che riporti
fiori nel mio giardino.
Scivolo nei silenzi del mio respiro
fino a togliermi il fiato.
Nessuno ascolta il mio dolore,
che sempre mi colpisce,
senza pietà.
Intanto, tu, da lontano,
osservi come annega la mia anima,
essa, rotola lentamente,
tra le braccia
delle onde,
dei miei pensieri.
Luciana Scaglia Grenna
…A piedi nudi…
Sbarcati con fatica,
quasi a stento,
dopo giorni di navigazione forzata
su un barcone fatiscente,
in preda alla paura
di non farcela
accaldati, assetati,
stremati e con tanta
fame arretrata
quasi barcollando
come dei fantasmi evanescenti
avete camminato a piedi nudi,
sulla battigia sassosa
avvolti da un telo color oro
tormentati da un dolore atroce,
con gli occhi terrorizzati
in attesa di una parola
o di uno sguardo
carico di speranza
che forse non giungerà mai.
Marta Scolari
Pioggia di stelle cadenti
In tempesta
grandinandole il cuore
arranca un’anima stanca.
Colei che nacque già Donna,
col cielo nell’anima,
Donna morrà.
Lama di ghiaccio
su un tremulo fiore d’inverno,
luna di notti tremende,
pioggia di stelle cadenti
piangenti sul viso
e pur come allor ch’eri bimba
ritrovi il sorriso…
Antonio Spinelli detto John Rambo Totò
Il sapere
L’incolta barba,
ove ogni pelo segna gli anni come l’erba,
passati e futuri!
Tramonti vissuti e venturi,
attaccati ad una speranza sana
ma mai giunta fin’ora, ne tantomeno vana!
m’osservo attorno, attonito, a vita mia impaurita:
Scorgo una pagnotta imputridita..
lì sul tavolo… è da un pezzo che la guardo e riguardo,
attendendo quando essa svanisca, quasi ad esser l’ultimo baluardo!
Il gocciolio incessante ed insopportabile di un rubinetto difettoso!
La finestra malridotta, che continua ad esser sbattuta dal vento impetuoso!
Il sol che trapela tra fessure se pur le persiane sian chiuse,
Decide di forza d’entrar dal tetto a chiaro in buio effuse!
Il vocio di vicini tranquilli, finiscan lor urlar in diverbi irati a pace fatta forse!
Il silenzio interrotto da un frastuono d’auto o aerei troppo vicine alle case,
ma che ugualmente continuano a volare perché ormai invase!
Un fastidioso topino c’ha deciso di nutrirsi delle mie robe,
e d’ogni briciola esistente in questo luogo rode!
E mi domando…
perchè non mangiar la primordial pagnotta abbondando?
Che gironzolar a caccia di briciole soltanto???
investigo e scopro che ciò che è putrido, malandato…
nemmeno un topino vuol più, pur se da fame consumato …
s’accontenta allor di briciole… e stenti…
Concludo mio naufragar con convinzione tra i denti,
che: «scrutar dobbiam verità nascoste nuove e vere!»
A che ci raccontino i segreti cotanto anelati in quelle sere!
A che non avremo più ad accontentarci di sole briciole
ma di primordial pagnotta fresca e commestibile
che sazi la nostra verace, vorace fame di sapere incontenibile!