Antologia del Premio Il Giro d'Italia delle Poesie in cornice 2019

di

Autori Vari


Autori Vari - Antologia del Premio Il Giro d'Italia delle Poesie in cornice 2019
Collana "Le Schegge d'Oro" - Le Antologie dei Premi Letterari
15,5x21 - pp. 56 - Euro 10,00
ISBN 978-88-31336222

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Antologia delle più belle poesie del Premio Il Giro d’Italia delle Poesie in Cornice 2019



Antologia del Premio Il Giro d'Italia delle Poesie in cornice 2019



Barbara Calcinelli


Una manciata di cose da dire

Profetiche, ma prive di capolavoro apparente,
le ampie piroette della sorte
distribuiscono trame di punti, a capo, e non.
Sulla croce di un innato timore inchiodato,
a fuoco lento, osservo la sua danza, lontana
dal corpo e dentro all’ansia, che mi cuoce. Tutta.

Persino un’insolente, ma innocua, malinconia
tacque innanzi al giorno di pioggia in cui,
a penzoloni e a muso duro, quel dì, mi sorprese.
Circoncisa di pianto mostrai, capovolta,
gli avanzi di alleggerite ossa inumidite.
Scuciti tutti gli orli, dal collo, sin giù, al torace.

Tiepida rivale, incasso applausi a testa china,
non canto di sconfitta, sia chiaro,
ma pur sempre neanche Dio. Liberato il cesto dei panni
sporchi, chiudo, emancipata in smacchiati passi adulti.
Mi spoglierò di dosso la ferrosa gabbia, la puzza
di cicatrici e il ricordo di 3 cicche di spenti complessi.

Palpebre, di peccati perdonati dalla piena,
accolgono nuovi astri per un cielo da podio,
di verginità, appena lievemente, arrossate.
Redenzione ufficialmente accolta,
sudata e vinta, a pelle. Di virtù restai a naso all’insù
e a braccia tese, impreparata alla sepoltura.

Allatterò sogni dopo tramonti, con gratitudine
di chi riceve un nuovo respiro, uno solo, ma tutto suo.
Testimone di finestre scolorite, inizierò, senza pretese
né colpe, a sparire cantando; bevendo tempo.
Aperta così, la scatola nera dei ricatti a tastoni finiti.
…«Vedessi, sono così diverse, stanotte, le tende tirate».



Gabriella De Nardo


Pomeriggi d’Inverno

Quando la luce svanisce
troppo presto
e il pomeriggio scuro, cupo, freddo
mi conduce
pigramente
alla fine della giornata,
chiudo gli occhi
e ricordo i pomeriggi d’Inverno
trascorsi con te
che, sorridente, mi ascoltavi raccontare
le mie giornate di piccola alunna.
Quante volte abbiamo riso insieme
giocosamente
e ti ho abbracciato tenendoti stretta a me!
Quante volte hai consolato
il mio pianto di bambina
con il balsamo della tua saggezza!
Cosa darei per poterti abbracciare
di nuovo,
per vederti accanto a me
intenta a sbucciare una mela
e a tagliarla per donarmene metà…
e gustarla insieme
perché con te,
mia adorata nonna,
la vita aveva un altro sapore.



Antonio Fiorito


Frantumi

Stelle in frantumi
Notte di luna
Frammenti di cuore
Occhi di vetro
Sulla riva di sabbia
E di sale rumore
Silenzio del mare
Di sogni stordito
M’infrango


Ho gettato il mio cuore

Ho gettato il mio cuore
sulla siepe di more
Ho lasciato il mio sangue
tra le spine dei rovi
Una goccia d’innesto
una gemma di rosa

Ho accecato i miei occhi
nell’incendio del sole
Ho cercato la quiete
nel pallore lunare
Refrigerio in un sogno
non ancora sognato

Ho bevuto alla fonte
del mio mare salato
Ho calmato la sete
Al tuo fiume argentato
Ho scolpito su pietre
presente e passato



Antonietta Forte


Dov’è la Giustizia

Ti cercan nelle vie e nelle stradicciole,
s’inoltrano in sentieri e lande inospitali;
in cerca di tue tracce, solcano cieli e mari.
In coro, nei cortei, in aule e nelle piazze,
ti invocano a gran voce e sono d’ogni razza.
Descrivonti sì bella, schiva e raffinata,
che teco ogni mortale vorrebbe amoreggiare
o “sol per una volta” baciarti per volare.
Tra noi, pur tu, alcuno amar vorresti
ma senza sosta fuggi e non hai pace.
Anch’io, fulminea, t’incontro per le strade,
quando sconfitto sono, deluso e disperato.
Inquieta fuggi con morbide movenze,
raggiungerti vorrei e corro sempre,
ormai sedotto da scie di tue essenze.
Le vesti tue di seta si spiegan profumate:
fanciulla fresca sei, con pelle vellutata.
Ho scorto “della chioma” un ricciol tuo dorato
che ameno si mostrava tra i veli del tuo capo.
Fu poi la brezza del mattino a scompigliar
sulle tue membra le vesti tunicate
ed a mostrar dischiuso il seno tuo rosato.
La tua beltà traspare da ogni tratto,
il tuo mistero permane inesplorato.
Per quanto ancora pe’l mondo fuggirai?
Per quanto tempo ci saran segugi?
Per quanto ancora il tuo volto negherai?
Tradita, offesa, ferita e dileggiata
giammai darai le forme tue leggiadre
a chi, sol ingannando, ha giudicato.



Natascia Milani


Lettera ad un amico

Colgo nei tuoi occhi
stanchi, cedimento di gioia,
sulla lacrima di un ricordo;
nostalgia di storia
s’intreccia fiduciosa
nell’abbraccio del mio cuore
mentre nel nero della notte
triste va la distanza dell’Eterno,
sfuggente verso la pena
del suo viaggio, senza porti d’Amore
ove l’Anima un giorno, lontano
illuminerà le sue stanze fredde
d’Infinito, suo struggente
senza meta, per scaldare
malinconia della sua ombra
con eco di una memoria,
in un giorno andato nel racconto
di fragili uomini, con grandezza
del cuore, innamorato della Vita.



Silvio Morello


Colori nel vento

In quel pavé pedali raccolgono strade
né troppo lontani… né troppo vicini…
Volano battiti del cuore, accarezzano pensieri
dove un sorriso illumina un mare di sensazioni.
In quel mondo colori sempre nuovi
emozioni ferme tra una salita
lungo una scia che l’Italia disegna…
In quelle scarpe sudore, fatica, sorrisi
ci rendono sicuri, vulnerabili
sempre… ad un soffio di vento…
Porto con me ogni passo, ogni tuo sorriso
il tuo profumo riscalda il mio cuore.
Come una farfalla leggera
porto i suoi colori più belli
in quel confine dove il giorno si fa sera.



Paolo Piga


Sardegna

Ecco la madre terra e le montagne
che si ergono dal mare,
dal mare infinito,
e che profumano di mirto e di selvatico.

La madre terra
racchiude la fatica dell’uomo
di costruire la propria identità.

Dai profili montuosi
nascono le opere di pietra,
del popolo guerriero,
pronte a vedere oltre il mare.

Il maestrale, intanto,
mescola i profumi del mirto e del selvatico
con quelli di altre civiltà.



Vanda Pirone


La Notte dei Cristalli

(9 novembre 1938-inizio dell’orrore nazista)

Figli di mille Patrie,
e, di nessuna,
immolati al vento dell’ignominia,
e, dell’assurdo.

In una notte ebbra di follia,
in pezzi di cristallo,
si frantumarono,
dell’umano esistere,
i confini.

Nei giorni dell’inferno,
innocenti,
merce divennero,
un numero sulla carne ancor viva,
una stella,
e, delle righe per vestito.

Fumo,
tinse il cielo di morte,
e, nubi di anime,
dai camini accesi,
si librarono nell’aria,
dal male oscurata,
in quella notte,
già priva di stelle.

E,
al vento della storia,
foglie strappate alla vita,
aggrappate al mondo,
su schegge di cristallo,
stanno.



Daniele Zella


Pandora

Apri, Pandora
Apri tutti i tuoi vasi.
Non tenerli nascosti ma, apri

Il primo, quello di unguenti.
Avvolgimi nei tuoi profumi
Inebria la mia anima
Avvincimi

Il secondo quello degli ori.
Confondi la mia vista con il bagliore
delle tue ricchezze
Spaccia per veri diamanti la tua
bigiotteria

Il terzo quello dei mali e delle illusioni.
Non aver paura di ingannarmi, Pandora.
Sono già pronto a lasciarmi rubare il tempo
pronto all’oblio e al vagar nudo
Alla dannazione della gente e del destino.

Affonda la tua mano nella sabbia,
riempi la clessidra che ti ho donato,
e guarda il tempo che ci rimane.
Quello il nostro tempo, Pandora.


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