Ida Angelici
Colori d’Afra
Bianco incastro di ossa e bacini
Nero groviglio di umori e occasioni
Lamenti e sospiri tra notte e domani
Tra razze, problemi e stagioni
Verde sale il pensiero di sempre
Promesse di vita divisa e sognata
Trema il giaciglio dai colpi costanti
Trema la vita tradita e bagnata
Rosso votivo di luce sensuale
Appare lo squarcio nell’intimo buio
Fiati , carezze, disagi incantati
Di note d’oriente e sentore di cuoio
Grigio di perla che aspetta e che trema
Onda di mare di dubbio contrasto
Attesa sfamata da ore rubate
Dal tempo di altri e quel poco rimasto.
Donna di ebano e cuore vermiglio
Crespo cespuglio che testa incorona
Caparbia bellezza che dona scompiglio
Che crede, che spera e perdona
Nero che copre confonde e contiene
Bianco che infonde uguale tendenza
Nero di orgasmo che muore l’amore
Nero più bianco sua antica speranza
Svilen Angelov
A Dio
Non ti ho mai visto, né sentito
ma Tu sei sempre con me:
ogni passo sul mio cammino,
ogni respiro che faccio
e ogni speranza che ho.
Io so che ci sei!
Tu sei nella luce del giorno
e nel silenzio della notte fonda.
Nel cerchio chiamato VITA
Tu sei la mia guida!
Io e la luna
Mi piace tanto guardare la luna
nella notte estiva bollente.
Vestita in giallo come una fanciulla
saluta le strade e la gente.
Il mare turchino in questo momento
sembra stanco dalla giornata,
ma l’onda dolce bacia il vento
con scintille d’acqua dorata.
Il sorriso tenero di una ragazza
sbrana il silenzio notturno,
la luna trionfa e dirige come pazza
la danza delle stelle intorno.
La mia penna descrive un quadro
ripieno di bellezza pura.
No so perché mi sento come un ladro,
perdonami oh Madre Natura.
Davide Cautiero
Opera 5^ classificata
Anatema
Fuggo, come un’ombra solitaria-
come un gelido respiro,
come il cuore di un pellegrino.
Fuggo per resistere al tuo ricordo,
un demone che non ho mai corrotto.
Fuggo come l’innocenza al suo primo peccato,
come il tempo, che chiama a sé
la ruggine dei suoi rimpianti.
Roberto Cavallaro
Monna Gigliata
Monna Gigliata che m’hai arso il cuore
Giunse ben lesto il momento di affogare
Nei meandri dell’azzurro flutto infernale
I cocci di un amore trasfigurato in dolore.
Colonna corinzia tu fosti in sogno,
Crudele arpia m’apparisti nel mondo.
Il tuo spirito un tempo floreale e giocondo
Nell’impalpabile cella equorea io agogno.
Una sola questione mi pongo: Perché anelare il Sole
Quando il Fato ha sancito la fine di un sogno in fiore?
Insignificanti, lontani anni luce sono gli eidetici effluvi
A chi par che tutto eludi come il cantore di giorni spuri.
Mi guardi di traverso come se ti avessi ingiuriata o abusata
Invero la mia colpa è d’immaginarti come ninfa angelicata.
Ornella Chirico
Rocca di Trezzo
Il divenire delle nubi
da sopra quelle pietre
alle acque dormienti e tacite
rende tormentato il mistero
di ombre ormai nascoste
sopra e nei muri rudi
tra rovi edere e muschio
dell’imponente rocca
che muta ci sovrasta
e che,come le nubi,
poi ci vedrà passar.
I gabbiani dell’Adda
Inaspettate,fuggenti,
su zolle fredde e scure
là dove c’era neve
ora le bianche macchie avevan ali sicure.
Lì dal vicino fiume eran volate
ma a noi,mesti viaggiatori eran sembrate
candide e inermi rocce ancora un pò innevate.
Fabio Colombo
Ave Patria, morituri te salutant
(Salute o Patria, coloro che stanno per morire ti omaggiano)
Le ultime vittime di Cronos,
il tempo per loro è concluso.
Rombi d’ali ne scandiscono il ritorno:
la bandiera che mezza sale
intera scende la lacrima.
Un pazzo che sbotta di fronte alla Caserma:
si riempie di morte la piazza
«Italiani, siamo qui in pace».
Ma il Petrolio è sordomuto
«L’Occidente non ha identità a Kabul».
La moglie
piegata dall’odio
accarezza il tricolore,
berretta verde parà
occhi patriottici
la bimba.
Ogni anno al Quirino salirà
nera nella veste e di onoranza collare
a rimembrar coi figli della Patria
l’inutil tromba del Silenzio.
Antonino Frattagli
Guardando Agnese
I suoi enigmatici silenzi
Quella sua impenetrabilità
Che non ti consente di capire
Che ti impedisce di proporre
Ché hai quasi tema di sbagliare
E poi lo sguardo
Baluardo psicologico dell’io
Con i suoi occhi grandi
Che non consenton passaggio all’interiore
Senza contatto, senza simbiosi
Ho fatto un tuffo nel passato
Nella tua giovinezza
Pure tu priva d’accessi
Anche tu montagna grande
Ch’io fui incapace, allora, di scalare
Chissà perché t’ho rivista ragazza
Col vestito color ruggine e i fiorellini gialli
Forse ricordo d’un dì senza parole
Avrei voluto dirti, penso, che ti amavo
Ora mi duole: non l’ho saputo fare
Simonetta Gini
Toccami
Toccami,
tocca le mie mani,
senti,
sono fredde, gelide e ruvide,
rovinate dal freddo intenso
del tempo che vivo.
Non ci sono pensieri
nella mia testa,
solo urla strazianti.
Toccami,
riempimi del tuo calore,
non so più scaldarmi,
la mia coperta è lacera.
Guardami, dimmi
che sono ancora luce,
che sono io il faro
della mia vita.
Parlami,
parla con me,
per far cessare queste
scimmie urlatrici,
tu,
che con la tua voce,
riesci ad acquietare
le mie pene.
Toccami,
regalami una sensazione,
fai sentire al mio corpo
che sono viva,
sfiorami,
dammi un brivido,
dammene due,
fai nutrire la mia anima
con le emozioni,
non con le paure.
Patrizia La Rocca
Serpente
Traccia la traccia su una petrosa strada:
docile abbandona le pietre mentre le trascorre;
soave muove le distanze tra tenebre e luce,
percorre lo spazio, precorre il tempo,
gemella vuoto e pieno:
sibila lento.
La vertebra del dinosauro
Argento sulfureo per il giallo vagare del tempo,
brillava d’oro un anello incatenato nei mondi,
dal letto di un fiume –
azzurro e vuoto di pegni –
mi scivolò – improvvisa – in mano
una vertebra porosa, informe, colore di grigio fiore rinsecco,
spargendo pulviscoli caduti
dai tempi in cui
al mio posto vagavano – erbivori – dinosauri.
Farfalle
L’acqua cambiò colore,
fonte battesimale di un tiepido azzurro,
galleggiava una ninfea
come di rosa – pallida –
lacrime caddero e accesero un cupo fuoco,
divampò l’Inferno della Resurrezione,
soldati placavano col bronzo farfalle e camaleonti:
ne sopravvisse una di verde oro,
ne sopravvisse uno di azzurro argento,
(nello) specchio bianco dell’acquitrino.
Mario Mancini
Per essere amata
Dolce col tuo sorriso
Per scelta in solitudine
Lasci che il tempo invano
Consumi la tua beltà.
Capace di amore puro
Di sentimenti profondi
Di dare più che ricevere
Di motivare pensosi sguardi
Sembri appagata così
Anzi felice di esserla
Gelosa della tua libertà
Amabile e desiderata.
Eppure ispiri tenero amore
Per il tuo riservato pudore
Che conservi in te segreto
Come un prezioso amuleto.
O bella tu sola e piacente
Dal cuor che amar non sente
Non sai d’essere amata
In un sogno ove vivi beata.
Amedeo Millefiorini
Il film della mia vita
Stiamo viaggiando in automobile
sull’autostrada Roma-Pescara.
Alla guida c’è mia moglie
e procediamo velocemente.
L’autoradio trasmette
della musica piacevole;
io rapito guardo dal finestrino
il paesaggio tanto verde.
La mia mente vaga lontano
e davanti agli occhi
in silenzio, come per magia,
scorre il film della mia vita.
Tanti anni ho trascorso
sognando e sperando;
I miei giorni allora sembravano bui
ed invece erano pieni di luce.
Con gioia profonda
rivivo emozioni, situazioni,
rivedo luoghi e volti lontani,
torno a momenti allora insignificanti,
ma che ormai sono indimenticabili.
Laura mi chiama,
io però non riesco ad arrestare
il fluire dei miei pensieri;
indugio ancora un poco
a rievocare i ricordi del passato,
a me molto cari,
perché sono l’ultimo regalo
della mia amata giovinezza.
Claudia Nicchio
Treno per la vita
Dare un treno per l’esistenza
fondere in tramonti infuocati.
Cambiare un mattino
donare grazia
porgere aiuto
e parole inaspettate.
Riflettere al vetro
romanzi già scritti
e a nuovi incontri
liberare volontà.
Vite silenziose
cambiano parole
destini divisi
cercano gemelli.
Attraversare giornate
irrigando menti stanche
scambiare binari morti
e vagoni vuoti oggi.
Salgo e volo
con pioggia radiosa di fuori.
Scelgo un binario a vita
e un’andata
senza ritorno acquisto.
Francesca Maria Nolfo
La mia arma di difesa,
la corazza da guerriero,
retaggio d’una educazione al
controllo e al rispetto
d’altri e di me stessa
è il “no”… breve rifiuto
di ciò che non accetto.
Mi protegge dagli strali dell’invidia
dai fendenti pesanti del sadismo,
da tutto il male
della mente e del cuore
che s’incarna per ferire e demolire.
Nel guscio robusto del mio “no”,
mi sento protetta e libera.
Giovanna Salucci
I passi vanno…
Passi silenziosi, sulle strade del paese,
che il tempo ha visto perdersi
tra i vicoli, nel sole sprofondati,
dagli spiazzi erbosi
odorosi di malva e camomilla.
Tra gli echi lontani di voci
di bambini in festa,
assorti nei giochi all’aperto.
Passi chiassosi, sulle strade del paese,
tra i campi di grano, nelle calde serate
di un’interminabile estate,
a caccia di lucciole che a grappoli
accendevano le magiche notti.
Si correva a perdifiato
tra le minuscole stelle scese in terra.
Passi grevi, sulle strade del paese,
che tante persone care hanno accompagnato
dove pace e silenzio scandiscono il tempo
e tutto è immobile,
mentre scorrono i mesi e gli anni
e fioriscono le stagioni.
Passi erranti, sulle strade del paese,
in cerca del volto di un affetto perduto,
con il peso di un dolore
che sordo spacca il cuore,
sussurrando al vento parole
che avresti ancora voluto dire.
Ma i passi vanno …frettolosi, pesanti,
rabbiosi, incerti, inarrestabili…vanno…
tra i vicoli e i ricordi, la gioia e il dolore…
percorrono la strada e attraversano la vita.
Barbara Santoni
Il giorno dell’amore
Ho raccolto frammenti di ricordi
da un fiore di vita
deposto un mattino
sul prato del tempo.
Nei petali chiari
colore del cielo
ho scritto parole
che non hanno tramonto.
Annuso quel fiore
che emana dolcezze
che fanno rimpianto
di un amore vissuto.
Rimembranze di giorni passati
di spensierata allegria.
Con antica maestria
ho legato stelle
fra pagine antiche a
fissar quei giorni.
L’amore ha un grande valore
spesso è un sogno finito
dopo un giorno d’estate.
L’ho adagiato stanotte
a segnare un capitolo
dove il titolo scritto è emozioni.
Ester Travaini
Anima
Alla pineta ordinata,
onde leggere e trasparenti
fluiscono a valle.
Nel verde rigoglioso,
si concede soltanto
l’intensità del profluvio.
In esso,
si riverbera lo spirito umano
impalpabile come goccia,
immenso come la forza
del fiume, che cerca
e scorge nel mare
eterna libertà.
Raffaella Verga
Tu non lo saprai mai…
Tu non lo saprai mai…
di quante volte ho pianto…
di quando rivedo il tuo volto.
Non lo saprai mai…
Ascolto ancora le tue parole
nella mente.
Adoro la tua immagine
nel ricordo!
Vorrei sognarti ancora e poi
svegliandomi
sentire che mi sei vicino.
E ti racconterei di quelle volte
in cui piangevo
nel cuore
pensandoti lontano
pativo…
Così lontano.
Non riesco a cancellarti.
Il tempo passa e tu rimani…
Ma inutilmente le mie mani scrivono…
tu non lo saprai mai…