Claudio Alciator
La finestra
Essere assenti
sentire il vuoto
nel cuore
delle proprie ossa
lasciarsi andare
al nulla
di una solitudine
ammalata
accorgersi
però
di un vento sottile
che scorre
fra le lacrime
del volto
portando il conforto
come di spirito
La noia dopo il mattino
Noia
di umidi e filamentosi
pomeriggi
che si attaccano
all’anima
e non ti permettono
di respirare
gioia
di tiepide e soleggiate
mattine
che ti
lasciano
nel cuore
tanto calore
Cinzia Ciani
Ho sognato di te
Ho sognato di te
il profondo dell’universo nei tuoi occhi
sulle tue labbra l’ansia della perdita.
Ho sognato di te
saggia, altera, quasi ultraterrena
ma infinitamente umana.
Ho sognato di te
del tuo sorriso bambino
dell’estate vestita di abiti mancanti
dell’affannoso risalire le vette
per ridiscendere le pendici
di quel tuo antico dolore ferito
inciso nel cuore
di figlia prima
e di madre poi.
Ho sognato di me
ormai ebbro
di volti, di nomi, di paesi, di nazioni, di tante ricerche.
Ho sognato di me
blindato nella gabbia delle paure
ma libero di uscirne.
Vedi… ora posso spiccare il volo
e venire al tuo cospetto
e sciogliere la mia mano nella tua
intrecciare i tuoi capelli di luna con i miei
fondere i nostri sorrisi
in acque di luce
per fare rotta verso approdi lontani.
Paolo De Martini
L’aquila e i faraglioni
La burrasca
s’infranse schiumeggiando
ed il rumore
su timpani turbati.
in alto,
arcobaleni tra vapori,
dal nulla si tinsero,
inarcandosi
nel confuso eco.
a lei,
l’immediata attenzione
dedicò il mare,
squarciando silenziosa il cielo,
planando tra anfratti
si inabissò,
plasmando
il freddo vento
d’inverno.
Concetta Seila Mammoccio
Ammattiti manichini
Nell’angolo a destra sul tetto del sanatorio
rannicchiato sta un demonio,
ha il capo sulle ginocchia chinato,
da un Dio è stato castigato;
mentre a sinistra del cornicione
un angelo in punizione
è stato dimenticato,
nella guglia ha la mano al piede incatenato.
Le ali entrambe sgretolate
dalle saette sono state spezzate;
mentre al centro, in cemento, erge un’iscrizione:
“Qui, nella fermata dell’ultima stazione
usati burattini,
non altro che semplici uomini ammattiti,
al bivio della vita sono stati abbandonati,
in sala d’attesa sedati e nella siringa della morte incappati
tra gli odori caldi e rivoltanti
dei letali anabolizzanti”.
Aborto di feti vividi
sbarazzati in sciacquoni viscidi,
mele ammaccate dai vermi infettate
ma per marce nel letamaio da scarto buttate.
Voci negli occhi,
malocchio nei corpi,
anime paralizzate, da cinghie strette immobilizzate,
con un’elettrica tensione torturate.
Sulle bianche mura imbrattate,
ancor nitide sono le impronte sbavate
di pazienti trascinati in plotoni
tra macerie e mozziconi;
mentre nella fornace la paura degl’inceneriti manichini
dal sotterraneo risale i gradini,
ripercorre i corridoi
per dissolversi poi,
in un volo liberatorio
dal quinto piano del manicomio.
Federica Minozzi
Opera 9^ classificata
Mancanza (1)
Aspiro il fiato
della tua lontananza.
Carezzo il manto
della tua assenza,
me ne vezzeggio la pelle.
Ne ritaglio una benda
con cui acceco
ciò che resta-
per possedere appieno
la mancanza di te.
Mancanza (2)
È disfatto stasera, amore,
questo mio letto
scompigliato dai tafferugli amorosi
dei nostri due corpi polarizzati.
È sconvolto ora – amore –
il mio letto, d’una mancanza
che pesa ben più del tuo esser reale.
Ricalco ancora una volta
con gli occhi un alone d’impronta
tracciata dalla tua assente presenza.
Accoppierò stanotte, mio caro,
la sostanza di me
alla sindone residua di te
in un passionale crescendo
…per sempre…
Anita Pillinini
Quelle bolle di sapone
Non ci sono parole da scrivere
né righe da seguire,
son segni che parlano
a chi conosce
a chi ascolta
quel foglio bianco volare,
quel salto, quel volteggiare
quel precipitare
in meravigliosi segreti,
quelle domande perse,
quelle bolle di sapone
che hanno lasciato il segno
che bagnano i lembi
di quella pagina sfuggita.
Moreno Rossi
Anima
Seduto su una panchina
osservi in silenzio il mondo
che si muove intorno a te
vedi la vita che con grande frenesia
scorre via
tu dovresti seguirla
ma non ci riesci
la tua anima con forza
si attacca ai tuoi ricordi
e ai tuoi pensieri
il tuo corpo cede alla vita
invecchia e ne porta i segni
ma la tua anima no
non si arrende
e combatte
per restare viva
Uomini
Li chiamano assassini
ma non possono essere arrestati
li chiamano stupratori
ma non possono essere accusati
ti uccidono i sentimenti
dopo averti accompagnato in paradiso
ti abbandonano
scaricandoti all’inferno
ti violentano l’anima
e dopo essersi divertiti
ti abbandonano in un angolo
a piangere lacrime di sangue
ma non possono essere processati
possono solo essere evitati
sono gli uomini
che ami
Enrico Trivoli
alla dottoressa Adriana Scocchera Fusco.
Cuore disoccupato
Cuore disoccupato
inaridito dalle delusioni
e dall’attesa vana di un raggio di Sole
crepuscolo senza fine
nei giorni dell’estate
non vedi la Luna che strizza l’occhio
ti senti come un insetto
in cerca di sterco
aneli alla luce
povero cuore disoccupato
senza amore.
a Rodolfa.
Le rose calde
Lontano da te mia diletta
mia regina mia vita
ricerco in questo gelo le rose calde della tua tenerezza
il tuo calore
la luce di carbone acceso dei tuoi occhi
l’opulenza della terra di cui sei fatta
le melodie languide della tua voce di tempesta
e nelle nostre visceri la sferza del nostro sentimento.
Nella lontananza crudele dei nostri corpi mia diletta
mia regina mia vita
il ricordo inebriante dell’improvvisa gioia
il tuo sorriso
le rose calde del tuo sorriso
le rose calde del tuo corpo di terra infuocata.