BABBOCORSO
Com’è lontano domani
Domani ti bacio!
Cascasse il mondo, ti bacio.
Domani mi avvicino a te,
tanto vicino che non mi vedi più
che sento il tuo odore
Conoscerò sulle dita le linee del viso
e la forma del collo;
i capelli, l’arco degli occhi, il naso.
Come sono morbide le tue orecchie
le labbra
Domani torno a casa con il segno di te;
cercherò la lingua con le dita
sentirò la forza dei denti.
Conoscerò infine
il sapore della tua saliva
il calore del respiro
Ti offrirò la mia anima
la chiave per conoscermi.
Cercherò di dirti cosa sento
quanto ti sento
Mi porterò via un poco di te
sul volto, nella saliva
tra le dita
Domani ti bacio!
cristo se ti bacio!
PIETRO BOSCO
Opera 3^ classificata
Desiderio d’amore
Vorrei avere le ali
per volare in alto
e con un dito scrivere
nel blu del cielo… Ti amo.
Vorrei essere un gigante
e cogliere la luna dal cielo nero
e dartela nelle mani e dirti… Ti amo.
Vorrei poter cogliere il sole
e, come un’arancia, donartela
per riscaldarti con il suo calore
e dirti… Ti amo.
Vorrei sciogliermi e diventare acqua
per farti immergere dentro di me
e sentire ogni atomo del tuo corpo
e dissetarti con il mio amore
e dirti… Ti amo.
Vorrei essere la madre terra
per accoglierti quando il tuo respiro si placherà
per farti rinascere e dirti di nuovo
e fino all’eternità… Ti amo.
***
Pomeriggio in nero
Chi mi darà stasera
una zona di verde
per il deserto
della mia malinconia?
Con un convulso di follia
mi guarderò nello specchio
per ridere
della mia fragilità
per piangere
su memorie deluse
e per rimproverare al cielo
la mia natura balorda.
CATERINA CALDORA
Solitudine
Trema l’ultima stella
Dell’ora antelucana.
Sul promontorio scabro
Un albero annerito,
Mutilato dal tempo,
Tende le braccia scarne
Per afferrare il vento
***
Quando…
…Il mio tempo finirà
Cercatemi
Fra le dita adunche
Degli alberi d’inverno,
Nell’umida carezza
Dell’alba, nel chiarore
Acceso del meriggio,
Nella fredda luce
Della luna.
Cercatemi
Nei fiocchi di neve
Che sostano sul pino,
Fra le mute sagome
Della nebbia antica,
Laddove le memorie
Dolcemente sfumano.
Io ci sarò.
IVANA DELL’ALI
Fiore
Fiore impazzito, fiore punito,
fiore rubato, fiore occultato,
fiore perso e fiore disperso,
fiore trovato, fiore navigato.
Mille cose potrei dire,
ma la morale più vera è quella che scrivo stasera.
Il fiore in natura è simile alle persone,
che nasce vive e muore.
Ma c’è un enorme differenza,
il fiore è da altri coltivato o se è spontaneo
è dalla terra nutrito e se non strappato,
rimane in base alla sua stagione e non altra occasione.
Per il fiore in natura non esiste la complicità,
né conosce responsabilità,
non potrà mai essere giudicato, né mai condannato.
Ma tu essere umano che senti e consumi alla luce dei lumi,
che piangi e gioisci,
che strappi e calpesti,
che ami e rigetti,
attento perché tu sarai presto chiamato, giudicato,
ed anche amato per le responsabilità che hai creato.
LUIGI DI LEGGE
Natura
Briciole e tango
un becco scivola
contadini steccano
le assi di legno giallo.
Potenza del mare
immane
rombante l’uomo
muto sulla strada.
***
Da un’altra parte finisce il mondo
Ho aperto quella porta
di piombo
aldilà
nessun riscatto
nessun orgoglio
mi sporgo
guardo giù
in basso
vedo un cielo stellato.
ANNAMARIA IACOMELLI
Osservando…
Bianche soffici nuvole
che leggere veleggiano
nell’azzurro cielo.
Piccole distese
di biondo grano
che una brezza lieve
fa ondeggiare!…
Verde intenso
di alberi da frutto
e chiome argentee d’ulivi.
Voli rapidi di rondini
che sfrecciano garrule e festose.
La natura intorno a me
è tutta un tripudio
di suoni e colori!…
Ma al mio cuore triste
la cornice più adatta
è una grigia giornata
invernale
con il ticchettio monotono
della pioggia che sottolinea
i miei lugubri pensieri.
MAURIZIO LUGANO
Così triste e banale
Ho perso la mia sfida
ingenua ed arrogante,
alle regole del tempo,
alla forza della vita.
Sconfitto e punito
con ferocia eccessiva
per la mia fragilità.
Tutto ciò che ho cercato
nei suoi occhi bugiardi
era solo un’illusione
svanita all’improvviso.
L’amore non è entrato
nelle sue parole,
non ha mai vissuto
nei nostri gesti.
Ora tutto appare
come un lungo sogno
dall’orribile risveglio,
un’inutile speranza
che era solo falsità.
Ogni cosa esistita
solo dentro di me,
non nella realtà,
così triste e banale,
di un secco abbandono
al prezzo scontato
di poche fredde parole.
MAURO MONTACCHIESI
Ogni fantasia baratterò
Avrò pazienza, con rassegnazione,
se è il desiderio tuo e coi mercanti delle pulci
ogni fantasia baratterò!
Che la mia pelle sia la sconfitta priva di luce!
Che oltre le segrete dell’anima mia, il suo sepolcro costruisca la disperazione!
Chissà, se non altro, in questo modo vivrà con meno dolore!
In una lastra di ghiaccio, non ho ridotto la mia passione!
Del lor convito sfarzoso, i miei anni verdi non ho derubato!
Nella landa fredda e inaridita, in cui terra inesplorata è la purezza,
non ho peregrinato!
In tal guisa si son comportati tanti:
a segregare hanno provato, lo spirito vitale,
che né schiavo né servo, giacer dovrebbe,
in non flessibili contorni!
L’impantanato sentiero della mediocrità ordinaria
hanno calpestato, che di sovranità intanto, salmodiava il cielo intero!
Il pettirosso aliando, non scorgendo,
in che modo nella scia del vento, con distese piume vagava,
con meta, dove un’alpestre rupe anfrattuosa,
immacolata, dell’argento della luna,
i residui riflessi imprigionava!
E ancora, non scorgendo,
in che modo un edelweiss era vilipeso:
bianca, quella stella lanceolata,
il vagar di una cometa con le pupille stupite seguiva,
felice, se la sua natura, talora fissa ne era!
Aver rappresentato, è vero, alcunché vuol dire,
per un effimero tempo, il prediletto oggetto d’amore!
Negli occhi del tuo amore aver sognato,
e piroettare la sua vermiglia fiamma, sulle tue labbra un tempo aver gustato!
Del mio amore fanciullo, si nutre ora il cobra bramoso del desiderio,
che i bastioni financo ne ha demolito!
Della leggiadria al cospetto sono stato!
Infatti, la passione ed il tormento ho assaporato,
che son la linfa del creato!
MARIO RELANDINI
Il suo amore
Ho visto il suo amore
ingiallire,
accartocciarsi,
cadere giù
come una foglia morta
in autunno.
Ho sperato fino all’ultimo
che un colpo tenero di vento
lo risollevasse
e una primavera improvvisa
tornasse a lui
con una nuova linfa.
Ma sperare è vano
contro le impietose leggi
che reggono
l’inesorabile cammino delle stagioni.
***
Non ci fu ombra
“Dove vai, fratello?”
“Non so, ma se tu
già così mi saluti,
credo di aver raggiunto
la mia meta”.
“Lo sai che sei lontano
più di duemila miglia
dal tuo mondo?”
“Non so quanto cammino
abbia potuto fare,
ma so che con coscienza
ho preso le mie cose
e me ne sono andato”.
Davanti a noi
lentamente s’alzò il sole.
E dietro a noi
non ci fu ombra.
GIOVANNI VANNI
Delirio dei sensi
Una voce fresca
correva sfrenata
vendemmiando desideri
e penetrava nel ventre
a dipingere amplessi.
Capelli profumati di bosco
avviluppavano i freni
in grovigli selvaggi
vanificando tiepide reazioni
d’antichi timori.
Complice la penombra
nuvole profumate avvolsero
appagato
un corpo inerte.
***
Cronaca di un inverno
Baciano foglie secche
dalla finestra
cantano fiori di ghiaccio
disegni dell’inverno.
Penne arruffate al freddo.
Fruscia vento gelido
che spolvera le pietre
della vecchia torre.
Ridono i miei sensi
disordinati
mentre cavalco
cavalli di marmo
nella piazza ovale.
MARCO VINCI
Opera segnalata dalla Giuria
Writer
Continuo a scrivere “t’amo”
sui muri del tempo.
Disegno i miei sogni
con spray iridato.
Nella scarsella leggera
ne porto da sempre.
Scrivo in alto sui muri,
senza affanno,
perché tu possa meglio vedere.
***
Gretel
Arrivi con la mia bambina,
sulle piccole zampe incerte,
fragile, piccola, da tremiti scossa.
Mi guardi. Occhi d’ambra umidi,
timorosi gli sguardi.
Col tuo nome levo la voce,
ti pieghi, giri a terra col dorso,
con fremiti e mugolii
e annaspio di zampe
tendi al mio respiro.
Trovata, presa in un recesso
ove sfogano nequizie
e cinica indifferenza.
Gretel, che sai ora
degli uomini che vedi?
Ma guardi la mia Aurora
come guardassi i campi e il sole,
chiedendo le sue dita
nella tua veste fulva.
ANTONIO ZANNINO
Opera 1^ classificata
Il villaggio dei sogni
Era un villaggio, capanne di paglia, di pescatori,
c’eran foreste, qualche radura, colline verdi piene di fiori.
S’alzavano presto ogni mattina, si davan da fare,
era su un’isola, lontano dal mondo, in mezzo al mare.
I bambini giocavano sotto le palme, gli anziani con loro,
stendevan le reti, stringevano il cerchio, cantavano in coro.
In un mondo felice, in un paradiso mi sentivo immerso,
perfino il sole alto nel cielo sembrava diverso.
Sabbia sottile, a piedi nudi, senza vestiti,
le scimmie dai rami lanciavano sguardi un po’ divertiti.
Ogni sera una danza, facevano cerchio intorno al fuoco,
la Luna ridente… la sua debole luce rischiarava un poco.
Cantavano i grilli, gracchiavan le rane, niente rumori.
Era un villaggio… lo stavo sognando, di pescatori.
Squilla il telefono, mi sveglio di colpo. Mia moglie risponde,
ho ancora in mente la vita selvaggia in mezzo a le fronde.
Mi viene vicino, un lieve sorriso, un po’ preoccupata…
Sai, è fine mese, era la banca, è scaduta la rata!
Stavo dormendo, ero felice, facevo un bel sogno…
Prova anche tu, hai l’aria stanca, ne hai molto bisogno…
Eravamo stranieri, razza diversa, venivamo da fuori,
ci mettevano in testa e intorno al collo ghirlande di fiori,
a piedi nudi, senza vestiti, avean sul viso
aria serena, sguardo sincero, sempre un sorriso…
Non c’erano soldi, tutti uguali, non c’eran signori!
Era un villaggio, capanne di paglia, di pescatori.
Era su un’isola, lontano dal mondo, in mezzo al mare.
Stiamo sognando… continua a dormire… non ti svegliare!