Antologia del Premio letterario M° Raffaele Burchi Biblioteca di Tromello 2009,

Luca Cenisi

Opera 10^ classificata

Informatica dell’amore

Copia i tuoi pensieri,
incollali al foglio.
Trascina tutti i files dei tuoi sogni
fino alla cartella del cuore.
Clicca su di essa.
Fai un backup dei suoi ricordi
e infine formattala
per far spazio a nuove emozioni.

Andrea Degani

Il vecchio

E di nuovo
a passo incerto, il vecchio
sale la sua solita
stradina, come
la mattina di ogni giorno
che non piova.
E sempre carezzando
pietre umide o
corteccia, o il corrimano
freddo del sapor di ferro,
assaggiandone i colori
come l’ultima portata
di un banchetto. E ancora
a camminare
verso un sole sempre uguale
ed invidiarlo mentre
nasce nuovo ad ogni aurora.
E il sapore familiare
di un’eterna
sigaretta, sale
scivolando verso il cielo
a ricamare
orli amari, sulle nubi
rosseggianti.
Attorno, chissà dove
il vecchio sa
che si nasconde il merlo
già distratto
a solfeggiare le sue limpide
poesiole. E sale
ancora, fino a che
può dare sguardo all’alba
innanzi a sé, soltanto
per sperare
di tornare l’indomani
ancora
sempre uguale, a dare
il suo saluto
al nuovo sole.

Fabrizio Finetti

18 agosto 2006

(in ricordo di mia nonna Nella)

Svelami i tuoi ultimi istanti,
fammi partecipe del tuo sentimento
non lasciarmi ti supplico,
con questo sgomento.

Scusami se quel giorno non ero
al tuo fianco,
a vegliare sul tuo corpo ormai stanco,
se non c’ero a darti un aiuto,
a renderti un po’ di quell’amore
che da te ho ricevuto.

Pianse anche il cielo quel tanto che basta,
poi spiraglio di sole
che a illuminarti non basta.

Una farfalla sperduta che volava impaurita,
su di me si posò e fu un segnale di vita,
in lei io ti vidi pronta a prendere il volo,
dopo, un breve volteggio son rimasto solo.

Calogero Sorce

Sotto le chiome

E tu sarai amico, un dì,
… oppur nemico,
… ed alzerai…
le chiome della vita,
e sotto ad esse…
vedrai le mie ferite,
lacrime raggrumate
… e le mie rughe.
E forse capirai
il mio passato:
quell’arrancare stanco
… per strada…!
E forse capirai…
che il tuo benessere
tessuto è con le fibre
… del mio essere.
Guardo il tuo viso…
e mi rivedo giovane,
… ma nella testa…
non hai mie stesse idee;
per me mio padre…
emblem’era di rispetto,
e mai avrei osato
… un battibecco.
Ma quei tempi
ormai sono cambiati,
… il figlio è padre…
e il padre è un figliastro;
… questo perché…
il mio troppo dare
a lui è sembrato…
dalle nuvole cadere.
Ma sotto le chiome
ci sono i sacrifici…
tutte le mie rinunce
… alle appendici.

Antonio Zannino

L’albero della vita

C’era una quercia, ce n’erano tante,
quella era grande, una quercia gigante!
Oggi una villa con un bel giardino,
oggi, al suo posto, gioca un bambino.
Ne aveva di anni, ne passavano ancora,
è stata abbattuta nel giro di un’ora…
ne aveva di cose da raccontare,
purtroppo però non poteva parlare.
Sentiva il mare, non era lontano,
era in collina a portata di mano.
Sentiva il sole ogni mattina, era estasiata!
Di notte la luna, una luce argentata.
Si fermava la rondine per un breve riposo,
viaggiava lontano, un tragitto a ritroso.
Quanti altri uccelli posavano il nido!
Passava un falco, udiva il suo grido.
Sotto le fronde una dolce frescura
e il contadino senza premura
per qualche ora poteva sognare
e le fatiche dimenticare…
passavano lupi, cercavan cinghiali
ma, solo in passato e molti animali.
C’era una quercia, ce n’erano tante,
quella era grande, una quercia gigante.
Ci fosse ancora, in quel bel giardino,
oggi sarebbe… vicino al bambino!