Opere di

Arianna Restelli


Con questo racconto è risultata 1^ classificata – Sezione narrativa VII Edizione del Premio letterario Il Club dei Poeti 2012


Questa la motivazione della Giuria: «Arianna Restelli costruisce un racconto interessante che vede la protagonista, dopo un casuale scambio di borse, ritrovarsi tra le mani una preziosa bottiglia di Bordeaux del 1889. Il pensiero ritorna alla misteriosa figura dello sconosciuto e alla difficoltà di prendere una decisione riguardo l’inaspettato pericoloso “regalo”. Deciderà di bere la vecchia bottiglia di vino: il nettare scenderà come “ebbrezza della vita”, come succo prezioso che ipnotizza. La considerazione finale può essere sintetizzata con poche parole: “La vita sfugge dalle mani e bisogna godersela”. Come dar torto ad Arianna Restelli che dimostra di essere brava ad alimentare un sottile gioco psicologico: decisamente efficace la sua narrazione». Massimo Barile


Degustazione

Lo sconosciuto era uscito dalla mia vita misteriosamente, così come vi era entrato.
Tutto ciò che mi rimaneva di lui, era quella bottiglia di Bordeaux del 1889.
Ormai non avevo dubbi che fosse stata trafugata illegalmente. Lo avevo sentito al telegiornale e fare due più due era stato inevitabile.
Non riuscivo a concentrarmi, avevo bisogno di silenzio e più lo cercavo, più le persone mi riempivano di chiacchiere inutili.
Solo a casa riuscivo a chiudermi alle spalle il rumorio del mondo, ritrovandomi finalmente a tu per tu con una realtà affascinante e pericolosa: ero l’illegittima proprietaria di una bottiglia di vino rara e antica.
Sulla mia credenza, quella bottiglia ricoperta di polvere e con l’etichetta ingiallita dal tempo, era vistosamente fuori posto tra le giovani sorelle, in fila e placidamente in attesa della prossima degustazione.
Non ero un’esperta, né un’intenditrice, ma degustare era una parola molto di moda, ultimamente.
Cosa potevo farne? Venderla e racimolare qualche migliaio di Euro. Avrei potuto finalmente fare quel viaggio che sognavo da tempo.
E se mi avessero scoperta? E se lui avesse confessato che l’ultima bottiglia era nelle mie mani?
Sapeva benissimo come rintracciarmi e avrebbe potuto mettermi nei guai molto facilmente se avesse voluto.
Accidenti, maledizione a quello stupido scambio di borse!
Quale assurdo destino mi aveva messo sulla strada di un criminale con un borsone identico al mio?
Ma no, che andavo a pensare, lui sicuramente era lontano, sano e salvo con il resto del bottino e non sarebbe uscito allo scoperto per una sola bottiglia.
Cercai di riordinare le idee ma non riuscivo a togliermi dalla testa l’accaduto. Per l’ennesima volta frugai nella sacca alla ricerca di un indizio, un nome, qualsiasi traccia che mi riconducesse a lui, ma niente di niente. Attaccata alla maniglia, penzolava un’etichetta, di quelle che si usa compilare con i propri recapiti, immacolata e inutile.
Mi dovevo rassegnare, riporre la bottiglia in luogo sicuro al riparo dalla luce e da occhi indiscreti e dimenticarla per sei mesi o un anno. Giusto il tempo per far scordare al mondo il furto di queste benedette bottiglie, poi mi sarei inventata qualche storia credibile e avrei tratto il massimo del profitto vendendola a un collezionista ricco e annoiato.
Ma giorni scorrevano lenti e il mio unico pensiero era rivolto allo sconosciuto e al mistero di quella scoperta.
Cosa ci faceva un ladro professionista in giro con una bottiglia di vino, vecchia di centocinquant’anni?
Dove la stava portando?
Forse era un regalo per una donna. Una complice o un’amante arrabbiata, da riconquistare con un dono prezioso.
Non lo avrei mai saputo e il pensiero mi logorava.
Lo immaginavo affascinante il mio sconosciuto, bello da togliere il fiato, tormentato e pericoloso.
Perché non potevo essere io quella donna?
Perché non esisteva un uomo disposto a mettere a repentaglio la propria libertà, la propria sicurezza, solo per avere un’ultima occasione con me?
Camminavo su e giù per la stanza, attanagliata da un senso di vuoto e d’impotenza che non riuscivo più a tollerare: quella bottiglia mi stava rendendo la vita impossibile.
Come avrei potuto spegnere quella curiosità che mi toglieva il senno?
Ripensai alla mia esistenza banale e la paragonai a quella di un uomo che non conosceva ostacoli e che nessuna legge o convenzione avrebbe fermato. Lo immaginai con un sorriso obliquo un po’ perverso, un po’ beffardo dedicato a quelli come me: gente qualunque, individui tutti uguali con un debole spirito d’avventura represso, il più delle volte, dalla società e dall’essere conforme alle sue regole.
Mi morsi un labbro e presa da una rabbia improvvisa, afferrai la bottiglia. Il mio braccio caricò il lancio e già i miei occhi si preparavano ad ammirare l’impatto del vetro contro il muro e quel liquido e tutta la storia che portava con sé, sprecarsi lento e incontenibile sul mio tappeto.
Ma una lucidità che credevo di aver perso mi fermò in tempo e un istante dopo mi ritrovai con un cavatappi in mano. Lo tenevo come si regge un pugnale consapevole che, il gesto che stavo per compiere, era quasi un assassinio, un atto brutale.
Il sughero cedette facilmente e si sgretolò nelle mie mani, una volta estratto dalla sua sede antichissima.
Afferrai un bicchiere panciuto e versai quel succo prezioso come ipnotizzata.
Al diavolo i soldi, al diavolo lo sconosciuto! Quel Bordeaux era la cosa migliore che le mie labbra avessero mai assaggiato, il gusto più ricco e sopraffino mai provato prima di quell’istante.
Ne versai ancora e poi ancora e ne fui totalmente ebbra.
Osservai quel vetro ormai vuoto e finalmente ne compresi il mistero, la sua vera essenza, la comprensione profonda che si afferra raramente e per un breve istante, prima che ci sfugga dalle dita.
Quanto è breve la vita?
Quante volte potrò ancora dire: domani?
Per quanto tempo vale la pena aspettare seduti, osservando una bottiglia invecchiare?
Mi alzai dalla sedia barcollando.
Ogni parte di me sorrideva.
Avevo un lungo viaggio da organizzare.

Arianna Restelli



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