Come pensieri alati

di

Aurelia Vittoria Bogo


Aurelia Vittoria Bogo - Come pensieri alati
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
14x20,5 - pp. 48 - Euro 5,60
ISBN 88-6037-110-4

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In copertina e all’interno disegni di Fredy Augusto Ripamonti


Presentazione

«Come pensieri alati» volano le parole di Aurelia Bogo e la sua poesia è costantemente pervasa da un profondo senso religioso. Lei rimane come estatica davanti alla “bellezza” della vita, osservando la natura con le sue meraviglie, “sognano con il cuore”.
Un rapimento del silenzio mentre la sua mente ritorna al ricordo della terra natia, delle emozioni vissute intensamente e dell’amore che fa palpitare il cuore.
Le sue immagni brillano, tra profumi della terra e fresche fonti d’acqua cristallina, e tutto pare avvolto da una magia naturale che nasce dalla passione e dal candore di un animo puro.

Massimiliano Del Duca


Come pensieri alati


Al Creatore

Voglio lodare il mio grande Creatore
per i tanti giorni lieti che mi ha dato,
anche se nell’affanno alcuni son passati,
l’amore per la vita li ha fugati.
Voglio lodarlo quando sorge il sole
quando tramonta ed anche quando piove,
delle bellezze che ogni dì posso ammirare,
per ogni cosa fatta è da lodare.
Lo lodo pure quando vedo un fiore,
del venticello che ogni cosa muove,
e nel guardar le rondinelle in volo,
poiché ogni giorno imparo cose nuove.
Di avermi dato un cuor che sa sognare
davanti a un filo d’erba e all’armonia del mare.
Lodo Colui che li ha saputi fare
perché son certa che mi sa ascoltare


Eleonora

Solo le rose, le più pregiate,
hanno il colore delle tue gote!
È la dolcezza del tuo sorriso
un’oasi fresca di paradiso;
lucenti i capelli hai, rondinella,
lo specchio dice che tu sei bella.
Buona e tranquilla è la cara bimbetta
senza malizia e alquanto furbetta.
Brillan le stelle e sorride l’aurora
per quella bimba di nome Eleonora!


Il mio paese

Oh mio paese, sei piccolo e fra i monti,
dimora di ricordi e di racconti.
Quando il sole bacia le tue vette,
un’iride di luci il ciel riflette.

Fosti paese di emigranti e contadini,
dove orticelli sembrano giardini.
Ti hanno lasciato per lavoro o per amore
portandoti per sempre dentro al cuore.

Le bianche case lungo le tue strade
anche nelle frazioni fino alle contrade.
Profuma di legna di resine e di pini
il fumo che esce ancora dai camini.

Si estende tra le rupi la Val di San Lucano,
mitico luogo di bellezze, arcano,
dove ruscelli, cascate e fresche fonti
fanno del Tegnàs un limpido torrente

troneggia il grande Agnèr con la sua mole,
è una piramide che domina la valle,
le sue pareti sono conquista ambita
di chi a scalare dedica la vita.

Sotto al Framont e Pale di San Lucano
sembri adagiato nel palmo di una mano.
(questo è il mio paese visto da lontano.)
Incastonato nel verde c‘è un rubino,
(questo è il mio paese visto da vicino.)

Sot al sol e sot le crepe, in mez al vert e inte la quete


Mattino

Mattino,
ti avvolge l’aurora col rosso suo manto
e ogni creatura vuol dedicarti un canto,
per dirti che sei sempre il benvenuto,
sia col tempo bello, sia col tempo brutto.
Mattino,
albeggi lento nel tuo magico rito
e sorge il sole per il tuo eterno invito.
Di esser bello l’hai sempre saputo
e di stupire ancora tu hai voluto.
Mattino,
lasci una notte che non farà ritorno,
così vesti di luce un nuovo giorno,
e ansimando tra i rottami del tempo
ci porti le novelle raccolte dal vento.
Mattino,
si vedrà da te il buon dì? Non sempre è vero!
Come finirà sarà sempre un mistero.
Pur che “hai l’oro in bocca” si diceva un dì;
ma forse nel progresso, quell’oro tuo svanì.
Mattino,
s’ode dal silenzio la tua bianca voce,
che chiede al tempo, perché passa veloce,
un nuovo giorno si profila intanto
e del mattino si può ammirar l’incanto.


Gerusalemme

Seme di Abramo
che gemi invano,
perchè il tuo mito
si perde lontano.
Il suon dei fucili
scandisce il tempo
e dalla terra
sale un lamento.
Scorrono lacrime:
un fiume immane,
e un altro fiume:
parole vane.
S’oscura il sole,
trema la gente,
piangon le stelle
nel ciel silente.
L’umana dimora
è martoriata,
perché i suoi figli
non l’hanno amata!


Primavera

Per te scrivono i poeti,
fai sognar gli innamorati,
fremon ora rivi e prati
che ti stanno ad aspettar,
Primavera!
Luna e stelle son già spente
quando il sol tinge l’aurora,
l’usignolo canta ancora
le sue note sol per te,
Primavera!
Ed al tuo tiepido sole
or fioriscono le aiuole
e dal glicine pendente
un soave odor si sente,
Primavera!
Di malizia sei vestita
nella giostra di colori
perché tuoi son tutti i fiori
forse tu li sai contar,
Primavera!
Pur avendo tre sorelle
sei la bella tra le belle,
ti sei sempre divertita
nel risveglio della vita,
Primavera!


Un figlio

Nei bei ricordi or mi trastullo,
sempre ti arrida la vita, o fanciullo.
Non più piccino, ormai uomo fatto
lontano è il giorno in cui fosti nato.
Ricordi vivi serbiamo nel cuore,
tu coronavi un romantico amore.
Il tempo passa e dal nido vanno
pure le rondini di anno in anno,
così volando alla tua meta
lasciasti il nido, la vecchia casetta.
Hai la tua vita, la tua compagna,
sei dedicato ad un opera buona.
Felice fu il tempo ormai passato
a crescere un figlio, che se ne è andato.


Fantasia

Rimani accanto a me, amata fantasia,
sai colorar la vita, vezzosa amica mia,
ti amano i potenti, ti voglion realizzare,
ti aman gli innocenti, che possono sognare.
Alcuni ti han temuta, volean farti prigioniera
ma tu sei nata libera e di correre sei fiera
scavalchi in un baleno i confini della terra
e i luoghi più remoti riesci ad esplorare,
non ci sono confini per te nel tuo vagare.
Nel tempo libero cavalchi un bel destriere
risponde solo a te, al nome di chimere.
Raccogli pure i cocci di chi ha in frantumi il cuore
e con un filtro magico riesci a consolare
sia i patemi dei giovani, che in te vogliono sperare
e anche degli anziani, che non sanno più aspettare.
Signora fantasia, pur se non sei sincera
molti credono in te, come tu fossi vera.


Arriva l’inverno

Arriva l’inverno col suo cappello,
porta la neve per farsi più bello,
e con la neve il ghiaccio lucente
pure il libeccio dall’aria pungente.

Arriva l’inverno col suo mantello,
fatto con bianchi cristalli di gelo,
anche le piante son tutte imbiancate
sembran dipinte in un libro di fate.

Arriva l’inverno, ha le scarpe grosse,
mette la sciarpa per non prender la tosse,
accende il camino per riscaldare
le lunghe notti che fan riposare.

Arriva l’inverno, è birichino,
alle altre stagioni fa pure l’inchino,
e quando il sole ritorna a scaldare
senza rimpianto ci vuol lasciare.


Camici bianchi

Camici bianchi, operosi e stanchi,
stringete in pugno un filo di speranza,
nell’altra mano reggete una bilancia!
A tanti perché, nulla potete dire
e col sorriso vi sembra di mentire.
Quel filo in pugno stringete con vigore
per sopportare il vostro e altrui dolore,
sulla bilancia pesano le sconfitte,
nell’altro piatto son salve delle vite!
Se vi piegate assorti a meditare,
un coro di angeli vi invita a continuare.


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