Con questo racconto si è classificata al quarto posto al Concorso Città di Melegnano 2008 sezione narrativa
Questa la motivazione della Giuria: «È quasi un piccolo trattato escatologico, basato sulla contrapposizione tra il bene e il male, filosoficamente manicheista, e sulla necessità di riscatto dell’umanità intera. Scritto con veemente fantasia e con stile evangelico ed epifanico, riesce ad incantare e stupire il lettore». Alessandra Crabbia
Il perdono
Questo fragile corpo umano che
mi è stato dato, possiede una
leggerezza insospettata; sembra un piccolo agile veicolo fatto di respiro, che si muove alla velocità del pensiero.
Mi era già stato detto che l’uomo aveva doti sorprendenti; ma ora sento io stesso che mi affascina come una delle più grandi meraviglie operate da Colui che mi ha mandato sin qui, sulla terra, per porre fine ad un antico problema.
Ora comprendo quanto fossero vaste le possibilità di questo minuscolo e volubile essere che io, l’Arcangelo Michele, ho scacciato con la mia spada dal Paradiso Terrestre!
La perfezione angelica che mi compone, costituisce anche il mio limite: col mio solo pensiero posso guidare l’Universo, con un ruggito posso far tremare tutto l’Inferno, ma non mi è dato di sbagliare, non sono libero di condurre arbitrariamente i miei passi, tanto sono perfetto!
Invece, questo essere umano, sempre in bilico sull’orlo dell’Abisso, può innalzarsi sino alle Sfere Supreme, perché Colui che servo ed amo l’ha creato a Sua immagine e somiglianza.
All’uomo era stato dato l’occhio innocente del fanciullo, la Luce di quella Chiara Consapevolezza che dissolve le brume del Mistero e libera il cuore da ogni paura. Nel tempo Originario l’essere umano, senza dover studiare, ragionare, vivisezionare, poteva veder diritto dentro alle cose, perché tutto l’Universo era la sua famiglia. La SPONTANEITÀ’ si era posata a cantare per lui come un uccello canoro. Ma quando lui ha cercato di POSSEDERLA come un oggetto, se n’è volato via per sempre.
Il figlio di Adamo, invece d’ascoltare la Luce del suo cuore, ha cercato d’imprigionare la Verità nelle pagine asfittiche di un Libro, destinato a rinchiudere ogni umano futuro nella prigione del Dogma e del Mistero Tremendo, nube oscura che incombe da Cime Proibite e brontola verso il basso le sue minacce.
Questo è stato l’inganno primordiale instillato dal Maligno: che la Conoscenza, la Bellezza, la Verità potessero essere cristallizzate in un Libro Sacro. Così, il Potere fondato su quel Libro Sacro ha tracciato la via dolorosa del gregge obbediente, una via obbligata e senza speranza, perché tutto il futuro è già stato IRREVOCABILMENTE scritto. Da allora, i capi e i gran sacerdoti dell’Umanità hanno condannato al rogo chiunque pronunziasse parole nuove che suonassero come estranee a quel Libro, parole marchiate come maledette ed eretiche.
Nel loro desiderio d’onnipotenza, questi folli hanno cercato d’incatenare la Vita che fiorisce nelle sue infinite forme della Sfera Iridescente del Caos; hanno tentato di possedere quella stessa mano che li accoglieva nel palmo come cuccioli. In tal modo hanno stabilito per sempre che cosa è Bene e che cosa è Male ed hanno ucciso nel cuore del mondo la fresca innocenza che sempre s’illumina di nuove Verità.
E per affermare la loro Santa Mummia di Verità, in nome della Fede Cieca, del partito costituito come nuovo dio, del mito della Razza Superiore, inventato dalla più criminale delle scienze, hanno sterminato interi popoli, hanno affamato, torturato, hanno versato il sangue di vittime necessarie per la loro malefica missione che osano chiamare santa. E il gregge assassino fa eco e bela: «Santa!»
Nessuno ha mai saputo o voluto fermare questa ruota infernale di dolore.
Allora, dopo tante, inutili opportunità offerte al mondo, sono stato mandato a porre fine a questa incessante follia.
Perciò, la dalla Mente Divina mi è giunto questo comando:
«distruggi una volta per tutte la perversione dei falsi buoni!
L’Inferno giace nascosto proprio tra le pieghe delle loro false parole d’amore, di solidarietà e di perdono».
All’origine, alcune Saggi, mossi da nobile intento, in nome di Dio, di un Ordine Naturale o di una giustizia sociale, lottarono per il riscatto dell’uomo. Ma le loro parole presto divennero strumento passivo nelle mani di avidi mercanti d’angoscia, abili nel deformare prima e utilizzare poi quegli insegnamenti per guidare i volubili umori delle folle.
Da allora quelle stesse parole, nate dall’amore dei Sapienti, gravano come pietre che erigono muri e prigioni per ogni futuro umano; così, non c’è più alcuno spazio per i Liberi Cercatori che s’avventurano nei terribili e meravigliosi deserti della Conoscenza.
Piuttosto, accade tuttora che quei diabolici persuasori di folle puntino il dito proprio contro gli uomini liberi e li accusino d’essere untori, streghe, sobillatori, colpevoli d’ogni malattia, guerra, fame.
Quegli avidi demagoghi, per cavalcare i pericolosi capricci delle turbe, offrono loro in pasto un capro espiatorio, reo soltanto d’esser diverso dal grigio uomo comune perché fedele a se stesso e alla propria ricerca. A costui non è data neppure la possibilità di difendersi dal fantasma di un’accusa inventata. In questo modo, i sordidi capipopolo ottengono di poter appagare le folle e di eliminare ogni essere pericolosamente libero.
Ecco come avviene che i Libri Santi, nati per liberare gli uomini dal dolore e dall’ignoranza, divengano invece i codici legali della persecuzione, e benedicano quegli stessi crimini da cui volevano affrancare il mondo. Spesso, dietro alle parole sacre ed ai gesti d’amore si cela l’inganno del maligno, così come il malfattore si nasconde astutamente nella casa dell’innocente. È questo il vero potere del diavolo: quello d’ingannare, distorcere, trasfigurare le parole stesse della Verità, utilizzandole come veicolo del suo potere.
È proprio questo l’intimo significato dell’Angelo decaduto: tutto ciò che esiste, nasce nel cuore della Verità e della Bontà Infinita. Ma poi, quella Luce giunge all’uomo offuscata e distorta dal Velo dell’Inganno dei falsi moralismi. Sorgano così i miraggi del Male che attirano le folle nei deserti della disperazione.
Perché IL MALE È SOLO UN MIRAGGIO, un perfido incubo, ma è talmente seducente da diffondersi ovunque come un rapido incendio; pervade ogni cosa, finché l’occhio dell’uomo, col tempo, si abitua ad accettarlo come un’ovvia realtà.
Ecco perché il Signore del Male era il più bello e seducente degli Angeli ed ecco perché, ora, porrò fine al suo implacabile percorso di dolore.
L’Arcangelo Michele allargò le sue braccia di gigante e inspirò dentro di sé un immenso turbine di fuoco che avvolgeva, come una spirale, tutti gli universi esistenti. Così rinfoderò la sua Spada Fiammeggiante che, con la sua terribile Luce di Consapevolezza, sorvegliava tutto il Creato.
La sua Bellezza incommensurabile si mitigò, divenne il delicato sussurro di una primavera, e discese in forma umana nel mondo.
Incontrò uomini e pensieri che percorrevano, nei vari tempi, le strade del mondo. Entrò nelle case, ascoltò vagabonde immagini mentali e sottili voci di sogni che sfilavano davanti al suo occhio, eternamente vigile.
Il tempo per lui era un rotolo scritto da avviluppare e sviluppare, e si trovò presso antichi popoli che sacrificavano esseri umani alla Madre Terra perché germogliasse a ogni nuova stazione, al Santo Sole perché rinascesse, tutto in nome di un Sapere Eterno custodito da sapienti in Libri Sacri.
Nell’Estremo Oriente, il Mandato Celeste dell’Imperatore si perpetuava sulla terra attraverso i Perfetti Rituali e le punizioni collettive; milioni di uomini costruivano, sacrificando le loro esistenze, mostruose muraglie e canali più grandi dei fiumi.
Intorno al Mediterraneo, uomini sconosciuti mandati alle Crociate annegavano nel sangue d’altri uomini sconosciuti emersi dal deserto, e tutti venivano incitati all’amore di Dio. Intanto, i califfi e i re cristiani, nelle loro regge, i cardinali nei loro grandi palazzi, sorseggiavano bevande gradevoli e progettavano, insieme con le loro amanti, nuovi sogni ambiziosi.
In quegli stessi tempi, i Cavalieri Templari e i Cavalieri Ismaeliti che si affrontavano, scoprivano come, al di là delle diverse insegne, la loro grandezza li rendesse fratelli.
E in seguito i fratelli vagamente si riconoscevano, finché cardinali di Roma, vagamente intuendo quell’imperdonabile nobiltà, condannarono l’Ordine Templare alla persecuzione ed alla fine.
L’Arcangelo ascoltò il pensiero dell’abate di un monastero buddista.
Egli aveva sempre respinto rigorosamente qualsiasi giustificazione per l’uso della forza, persino per impedire il perpetrarsi di un grave crimine; eppure, quando svolgeva il servizio di Kyosaku, nel colpire i meditanti, provava il piacere di sfogare una sua antica rabbia.
Alcuni monasteri Zen, a tutela del Dharma violato, misero in campo le loro milizie armate; così, pronunziando il nome di Buddha, santo e infinitamente compassionevole, percossero i loro tamburi di guerra e il mondo tremò di paura.
Nel cuore benedetto di Michele vibrarono le grida e lo strazio della fame e della disperazione dei diseredati, condannati a lavorare in condizioni bestiali, con l’incertezza del futuro e della loro stessa vita.
Finalmente, i lavoratori si unirono contro lo sfruttamento, e rivendicarono la loro dignità di uomini. Ma proprio lì, dove la Vita rivendicava il suo diritto alla dignità e alla libertà, nacque come un parassita un’altra falsa religione, consacrata nei nuovi libri santi e intoccabili, il Capitale, il Libretto Rosso. Così intere comunità di gente pacifica vennero eliminate come se fossero una malattia, tutto sotto lo sguardo divertito dei loro torturatori, vestiti delle insegne del Partito.
Ancora una volta, sotto altra forma, quello stesso Simulacro chiedeva sangue.
Tutti i crimini più sottili, perfidamente e sistematicamente organizzati, erano legittimati da un FORMALISMO MORALE che non ammetteva repliche e che si presentava come un fiore colto dal Paradiso Terrestre, nato per liberare l’essere umano dalla sua sofferenza.
Il Guardiano angelico entrò in un collegio, dove bimbi privi dei genitori o abbandonati dalle famiglie erano affidati alla pubblica carità,
Percepì un dolore profondo che percorreva come un brivido l’aria e le pareti, poi scivolò come una carezza sul volto di quei fanciulli addormentati, che per un attimo avvertirono un calore sconosciuto e sognarono una Primavera serena, dimenticando la fame di quella e di altre sere.
La direttrice del Collegio aveva appena finito di recitare le sue devozioni, quando ricevette le telefonate delle persone che affittavano le camere per l’estate; agli ospiti che pagano, si sa, vanno le camere migliori. Intanto, a duecento metri di distanza, si svolgeva il Congresso promosso dall’associazione di Vip XXXX. con la partecipazione della grande struttura di beneficenza XXXX, intitolata a quello che prima o poi avrebbero fatto santo (magari con qualche importante intercessione). Alla presenza delle Autorità, si parlava dei minori abusati e maltrattati in Italia e nel mondo.
Quei bambini, che stavano ad appena duecento metri dalla festa erano andati a dormire senza poter bere, perché non potessero fare la pipì a letto.
Sul viso umano d San Michele discesero delle lacrime calde, potenti come i suoi occhi di fuoco bianco.
Come una preghiera nel momento supremo della Coscienza che nasce dal dolore, porse il suo cane alla Celeste Bellezza Suprema: allora, sorse come un ruggito la voce del suo respiro fiammeggiante,
e andò
All’uomo non è dato di conoscere le vie inafferrabili della Liberazione; solo lo sguardo limpido di un cuore immenso e totalmente puro le può trovare senza alcuno sforzo.
Eretto su un cumulo di pensieri sordidi, in un fumo mefitico di miasmi perversi, sorgeva l’inferno: un castello dalle forme perfette, formato da un torbido cristallo senza vita.
Si diffondeva nel tempo ma non era in nessun tempo, nello spazio, ma non apparteneva ad UNO spazio, era immerso in un mostruoso frastuono che diveniva un unico, spaventoso silenzio.
Le finestre erano occhi incolori, sguardi imprecisabili e scrutatori che non si posavano su nulla, immersi in un incubo disperato quanto la loro schiavitù nelle catene dell’odio.
In tutta la storia del mondo, la Luce che splende naturalmente in ogni essere perduto la sua strada, deviata, confusa dall’Ignoranza e dall’Inganno del Maligno: adesso, quelle nebbie di luci opache e malsane sarebbero state incendiate dal Fuoco della Consapevolezza.
L’Amore della Verità che parla con la vibrazione della Poesia Primordiale, del Verbo, dell’OM, del Vak, scossero il petto del Guardiano Angelico, un soffio, e un torrente di fiamme più intense di miliardi di miliardi di soli avvilupparono quel cristallo senza vita che, senza una lacrima, scomparve riunendosi pacificato al mondo.
Oltre il cristallo maledetto, rimaneva un antro oscuro, dove penetrò l’Arcangelo.
Il Maligno era fermo sull’entrata; dietro di lui le fiamme cangianti di pensieri dolorosi si alternavano come in un caleidoscopio, mostrando follie sconfinate, disperse negli spazi infiniti, senza la speranza di un luogo di pace.
Michele lo guardò in viso.
Le sembianze ancora perfette ed angeliche erano immerse in un fluido sporco, fangoso, che riecheggiava intorno a lui come il grido di un dolore immerso in veleno infinitamente letale. No, non era un fluido, era una luce materica che emanava dall’Angelo decaduto, una luce che SCIVOLAVA sempre verso il basso, come a negare se stessa, come a cercare, attraverso un percorso distorto, una strada senza uscita, sino a DISPERDERSI PER SEMPRE; quell’alone spaventoso emanava un lezzo che aggrediva la mente sino a farla impazzire di dolore, di nausea, di terrore, sino a schiacciarla e farla esplodere in una follia senza ritorno. Nessun essere vivente poteva sopportare tale vista per un solo istante; eppure, il santo Guardiano, per nulla scosso, guardò negli occhi quell’essere maledetto con l’infinita compassione del suo Maestro Celeste.
«So quello che sono e vedo quel che ho fatto» disse Lucifero «Tu hai distrutto il mio edificio; ti prego, ora che per un attimo vedo il mio orrore, uccidimi! Poni fine alla vergogna, al dolore che ho provocato e che provo io stesso!».
«Non sono certo venuto per proseguire la tua opera maligna – rispose l’Arcangelo -, ma per portarti quel perdono che TU neghi al mondo e che non accetteresti mai!
Hai distorto il volto stesso della Verità e ne hai fatto strumento dell’Inferno, hai gravato gli esseri innocenti di colpe mai esistite. Un tempo gli uomini sapevano che tutte le creature sarebbero state salvate, perché erano nate per essere felici! Ma TU HAI INVENTATO LA COLPA CHE NON PUO’ ESSERE REDENTA e hai condannato l’uomo a dilacerarsi tra Cielo e Terra, Tenebre e Luce, a perdere così la Celeste visione dell’Unica Realtà.
E i tuoi seguaci, diffusi tra sapienti, re, sacerdoti, monaci, presidenti, capi di partito, hanno fondato il loro potere sull’esistenza di un Nemico Eterno per poter scatenare la rabbia e l’angoscia delle masse in una cieca azione distruttivo; proprio per questo non sanno più fare a meno del loro Nemico, COME NON POSSONO FARE A MENO DELLA COLPA DEL DOLORE ETERNI.
E hanno diffuso il tuo insegnamento più malvagio, che esiste per l’uomo un Inferno e una dannazione ETERNA, senza alcuna via d’uscita!».
Nel dire queste parole, l’Arcangelo percosse l’Ingannatore scagliandolo in terra insieme con tutti i suoi sordidi pensieri di dolore eterno.
Disse: «Eccolo il perdono: un’esplosione che scardina le Porte rinserrate dell’Illusione, un colpo che dilacera tutte le velenose e putrescenti astuzie celate nelle pieghe delle parole che calunniano la Vita! La tua caverna sarà squarciata dalla Luce e dal Vento della Felicità, e tu dovrai bruciare nel tuo stesso fuoco per dipanare un gomitolo che hai contorto sin dall’Inizio dei Tempi! Non ci sarà perdono senza il tuo proprio impegno, perciò ora io ti comando, in virtù di quella Bellezza che è origine di tutti gli esseri, di PERDONARE TE STESSO».
Il Maligno guardò atterrito quelle parole d’infinita potenza, il suo volto si deformò mostruosamente in un grido di dolore e di odio, e il Santo Guardiano lo colpì ancora una volta, facendolo cadere come un fuscello. Per un attimo l’aura di Luce mefitica vacillò, per un istante brillò limpida e pura come al tempo dell’Origine Angelica, poi ricadde nell’infame tormento della perversione.
Tremando nei vortici d’una sofferenza sconfinata, Lucifero si sedette in terra, cercando sostegno nello sguardo compassionevole dell’Arcangelo Guerriero, che gli urlò:
«TUTTO È UNO, e da sempre Tutto è Paradiso!».
Allora, con uno sforzo spaventoso il Signore del Male guardò al Centro di Se Stesso: uragani di fiamme e Universi ululanti di follia e di dolore esplodevano intorno a lui e dentro di lui; per un istante che durò incommensurabili bilioni di anni, divamparono tutte le sofferenze trascorse e presenti, l’eco mostruosa di cuori senza speranza annegava in oceani di lacrime più amare del fiele, volti apollinei si contrassero in smorfie mostruose e vomitarono sangue di vittime imputridito dall’orrore di crimini senza tempo. Lucifero emanò un rogo rosso cupo che avrebbe distrutto tutto il Creato, se lo sguardo angelico di Michele non avesse gettato la Luce della sua infinita compassione.
Per un interminabile attimo si distese il silenzio, come l’occhio di un immenso Lago D’argento in attesa della benedizione del giorno. Poi, scomparì la grotta, e sotto la luminosa volta del cielo, colui che fu Re dell’Inganno e del Dolore si ritrovò in una pioggia di Luce; lacrime più scintillanti dell’oro del Sole cantavano il suo Amore.
«Sia benedetta la Terra!» disse l’Arcangelo Michele.
E la Terra giaceva abbracciata nel sogno di un’Eterna Primavera.