Aridi versi

di

Carlo Pedretti


Carlo Pedretti - Aridi versi
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
12x17 - pp. 40 - Euro 6,50
ISBN 978-88-6587-5193

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In copertina illustrazione di proprietà di Carlo Pedretti


Prefazione

Scriveva Marcel Proust: «Solo l’arte coglie e fissa l’essenza delle cose sottraendole al flusso depauperante e deformante del contingente. Essa è quindi conoscenza ma anche salvazione: l’unica via concessa all’uomo per sfuggire al tempo e alla morte».
Il tempo non passa mai invano e l’impegno unito alla serietà producono sempre buoni frutti ed è così anche nella poesia. La vita è pervasa da intense emozioni e stimolanti esperienze che a volte si trasfondono nelle parole delle poesie riuscendo a far nascere da questa unione il senso poetico, l’ardente passione di “sentirsi poeta”.
La strada percorsa da Carlo Pedretti con questa breve raccolta di poesie ha inizio da sparuti semi che vengono immessi in un terreno fecondo e con solerte cura accuditi, coltivati, potati quando è necessario ed irrigati da continue e nuove emozioni. Questo humus fertile è la sua umanità e la constatazione della solitudine e del dolore dell’uomo: quasi fosse un naufrago approdato su un’isola immaginaria e costretto alla drammatica e lacerante riconquista delle certezze umane. Attra­verso la propria coscienza ripercorre l’esperienza della propria esistenza e del proprio sentire poetico: i passaggi a cui assistiamo non sono una successione caotica di sensazioni ma il risultato di un sapiente accostamento di rispondenze, una integrazione tra un ricordo e l’altro, tra una immagine in ombra e un cielo radioso, riuscendo sempre inconfutabilmente a confermare il predominio del poeta.
In questa silloge, giustamente intitolata Aridi versi, nasce la volontà di ascoltare e scandagliare a fondo l’animo umano non utilizzando vetuste e pompose parole ma ricorrendo ad una volontaria essenzialità, quasi ad una scarnificazione del verso, dove le parole diventano fulminee come emergessero dall’ombra dell’anima, da vorticosi baratri o precipizi senza fondo.
È escluso ogni compiacimento descrittivo, ogni orpello linguistico e non c’è niente di più lontano dal vagheggiamento estetizzante perchè l’obiettivo è operare una decisa e totale frantumazione del verso ed una concentrazione sulla parola singola per far sì che l’emozione dominante si concentri sulla stessa. Tale essenzialità mira a mettere in evidenza il valore delle parole, da usarsi con parsimonia come quando scrive: Io non so / miracolo / animale / sopportare / il dolore, o quando nella poesia Eterni recita: Siamo soli / come nessuno./ Siamo soli e certi./ Eterni / amandoci / sulla dura terra.
La forza del significato e della suggestione è fatta scaturire dall’incontro di parole che nella loro minimalità si soffermano sui momenti dolorosi della realtà quotidiana a volte difficili da superare e sulla solitudine sempre in agguato ho il sapore aspro / della solitudine / nella memoria chiara.
Carlo Pedretti è un autore che sa cosa dire e come dirlo, in modo spontaneo ed estremamente lucido, eliminando all’origine parole inutili o leziosità superflue disvelando con una fulminante acutezza l’inquietudine a cavalcioni / fuori dal tempo e / dai paesi / la polvere è stretta / nella morsa / di rosei vulcani e risollevandosi con la sua volontà tenace dalla fragilità delle cose e dal destino umano. Questa limpida e vitale percezione riesce a cogliere la variegata verità delle cose con una soggettiva visione che prima di essere poetica è etica.

Massimo Barile


Aridi versi


C’è del fuoco che cova
per chi spegne il fuoco
Paul Eluard


Più a lungo e più
Bella
Di tutti i giardini
Come un fiore selvatico
La ruggine
Si sparge sull’esile
Canto.


Un passo ancora
E sarà notte.
La pietra della pena
Ci segna entrambi.
Conducimi tu
Tre volte fuori dal bosco
Ove i cespugli
Tremano
Nelle notti d’amore.


A capofitto

A capofitto
Sempre uguale
Sempre uguale
Solo con l’oro
Dei testardi
Attraverso
Muri d’ombra.

Senza portamento
Senza quiete
Senza «ricchezza».


Si possono scolpire
I cuori
Perché la pietra
Dura
Più del sole caldo.

Abbandonarci
Ai muri scalcinati
Del destino,
Scalzi,
Nella cenere
Dell’ultima ora.


Più che la febbre
I baci
E così su tutta la terra
Adulti
Ribelli.

Brillano perle
Nella tela
Della nostra
Breve vita.


Senza penombra
Scorrono i fiumi
Dell’argento
Nel pensiero di cose
Troppo a lungo
Meditate.

Come miele fila
La notte
Troppo presto passata.


Il fuoco oppresso
Il fuoco dei Vili
Pallido esitante
Una buona volta
A stordire i Puri
I Santi –

Io non so,
Miracolo,
Animale,
Sopportare
Il dolore.


Qui si dissolvono i fiumi
Solcati dalla nostra
Cieca febbre –

Linfa
Delle notti solitarie
Ci urge senza scampo.

I miei amici lo sanno,

Amici senza tregua.


continuità

Aperto ai venti
Lucidi,
Rose al mio fianco,
Dissonante,
Gobbo,
Scelgo una strada.


Primo canto

Mostra alle rive
Le chiare acque
Gorgoglianti,
Posa gli sguardi intensi,
Che possa
Un attimo
Vivere la rosa sopita,
La calda,
Tremante parola…

[continua]


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