Fuggire dalla tua bellezza - Poesie d'amore

di

Carmelo Caldone


Carmelo Caldone - Fuggire dalla tua bellezza - Poesie d'amore
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
14x20,5 - pp. 36 - Euro 4,20
ISBN 88-6037-124-4

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Copertina di Marco Roncari


Prefazione

Troppe parole si sprecano oggi nel blob quotidiano di un vivere frenetico e dispersivo. Ma la parola poetica conserva intatta la sua capacità di intuire l’essenziale, spingersi al fondo delle cose, coglierne con stupore il mistero, rivelarne il messaggio salvifico.
Carmelo ha questo dono e la sua è una poesia-illuminazione: intuizioni, echi, risonanze, contemplazione, meditazione, messaggio. Una poesia fatta di note e di colori, di immagine e di pensiero, o meglio di una pensosità che si traduce in immagine con lo spessore della riflessione profonda e lo splendore dell’immagine in cui si incarna: La mia strada s‘è vestita / d’argento di luna / ed io il mio cammino / lo ricamo di pena solitaria… (“La mia strada”).
La riflessione del poeta si appunta su una tematica centrale: quella dell’amore; ma per lui l’amore è l’essenza della realtà totale, dell’umano come del mondo universale, e così diventa motivo di indagine sulla condizione umana.
È l’amore tra l’uomo e la donna, portato talora al livello di una intuizione dell’assoluto: Così io ho paura d’amarti / perché so che mai / si sazierà il mio cuore / insaziabile / alla ricerca di un bene / che non potrà mai darmi (“Ho paura d’amarti”). (Una lontana eco, forse, della leopardiana aspirazione alla donna ideale, la donna che non può esistere in questo mondo, “la donna che non si trova”?).
Ma è anche l’affetto materno (“Dove stava l’amore”; “Al ritorno della sera”; “La mia strada”) e paterno (“La povertà”); la tenerezza del bimbo (“Alfine mi quieterò”) e la pena per il suo soffrire (“L’amore è in pianto”), che diventa strazio per la morte di creature colte precocemente dalla morte (“Pianto di una madre”). È l’amore per le creature più umili e semplici (“Nel volto di un bambino”) o sventurate (“Il sogno dell’emigrante”); l’amore per ogni uomo: Amare è un dono / che il Creatore / ci alitò nell’anima / ...io vorrei gridare / tutto questo amore che sento… (“Amare”); la condanna dell’odio (“Alfine mi quieterò”); l’esorcizzazione dell’indifferenza e della menzogna (“La menzogna”); il pianto su ogni amore spezzato (“La ragazza abbandonata”, “La porta chiusa”); la capacità invece di palpitare e di stupirsi di fronte ad ogni attestazione di tenerezza (“Dove stava l’amore”) e ad ogni dono di amore che ci viene dalle cose (“Guardo il mare”, “Al di là della collina”), con tutto il gusto del paesaggio e delle visioni di natura impresse indelebilmente nell’animo fin dagli anni dell’infanzia (“Dove stava l’amore”).
Gioia e sofferenza; grandezza e precarietà: le dimensioni della condizione umana: lo sguardo del poeta è realistico e disincantato, ma non per questo smarrito e la sua ricerca si risolve in un appello alla speranza (“S’avviva la mia speranza”), iscritto in un orizzonte di sacralità e di visione religiosa, in cui le creature umane, anche se connotate dal limite della finitudine, sono pur sempre “versi pensati da Dio” (“Chi siamo noi?”).
Versi dunque, quelli di Carmelo, liricamente accesi, ma anche intimamente pensosi: la densità della tematica esistenziale si scioglie in levità di canto, perché il suo animo è dominato dalla “regina poesia” (“La regina poesia”).

prof. Luigi Mascheroni


Fuggire dalla tua bellezza - Poesie d'amore

A mio padre, mia madre
e alla mia famiglia.


Un grazie di cuore a tutto coloro che mi hanno sostenuto e mi hanno incoraggiato nel mio cammino poetico.
Carmelo


Fuggire dalla tua bellezza

Fuggire dalla tua bellezza vorrei,
e per sempre…

Vivi in me o bimbo dell’anima mia,
costruisci ancora
quegli aquiloni
che mai s’involarono al vento…

Fuggi via
per poi ritrovare
tra le vie dorate dal sole
il fiore semplice
delle tue primavere…

Ah… la bellezza non scioglie
dal cuore il ghiaccio
creato dalle memorie…

Ah… la bellezza
che irrompe negli occhi
ma può svanire
nel crearsi di un vero amore…

Perciò, bimbo dell’anima mia,
dormi lungi da desideri
che ti spezzano il canto
ma ascolta il sussurro
della tua prima ninna-nanna
quando ancora t’era ignoto
il fuoco della passione…


Dove cercarti felicità?

Un’altra alba
nella mia vita…
Fugge via così
il mio sogno,
ma tenta ancora di vivere
nel quotidiano
nelle parole
negli sguardi
nei miei richiami,
che voi
non potete udire…

Fuori da ogni finzione
vivo la mia vita,
sospeso come nuvola
me ne vado nel sereno
o nel tormento del cielo,
ponendo il mio dolore
nei gridi vaghi
del giorno…

M’appare il sole
e m’inebrio
di un suo raggio;
ma infine dove
cercarti felicità?

Infine come amarti,
vita che vorrei tanto amare?

T’amerò quando
ogni dolore umano
avrà cessato d’esistere…

T’amerò quando ogni bambino
non scoprirà più la menzogna
o quando ogni amore
non avrà mai fine…

Dove…
Dove cercarti felicità...?


La mia strada

La mia strada s‘è vestita
d’argento di luna
ed io col mio cammino
la ricamo di pena solitaria…

Nel petto sento
gravoso echeggiarmi il cuore
perché nessuno più
potrà dalla bocca
sfogliarmi un sorriso…

La mia strada è ferita dalla sera
con le sue crude ombre
e ora che la luce lentamente muore
lascia in me paure…Tormenti.

Dove finirà il mio cammino?
Quale sarà l’angolo ove sospirerò
per il tuo amore…?

Madre tu portata via a me,
quando la mia bocca socchiusa
era ancora insaziata dal tuo bene…

Tu poi raggiunta
da un singulto immortale
da colui che t’amò
già dai primi tuoi sospiri…
Ora assieme
mi vegliate in pianto
con le confuse piogge della terra…

Dov‘è la mia strada
che possa condurmi
alla meta di pace?

Oh madre, madre,
fai cadere innanzi a me
un perso raggio di sole
quale segno ancora del tuo vivere!


L’amore che cerco

Rimpiango la notte
per aver tanto esaltato i miei sogni.
Fuggo dal mio risveglio
se d’improvviso sento un male al cuore
per la fine degli amori…

Dunque,non mi rimani che tu
amore non conosciuto, sognato.
Amore senza struggimento e passioni,
ma vigoroso nel palpito
per un cuore quasi logorato
dal tempo,
così estraneo ai vili abbracci
o ai baci dal rapido germoglio…

Non mi rimani che tu
amore lontano, sognato.
Amore nell’urlo del vento,
amore nel fremito d’una pioggia battente,
non mi rimani che tu…

Non ti conosco
ma so che vivi, o amore…
E so quanto m’ameresti
per questo mio evadere la mediocrità
m’ameresti per la presunzione di cercarti
così libera da ogni pianto…!


Pianto di una madre

Tanto dolore
il tuo viso ha scarnito…
L’urlo per quel distacco
ancora confonde
se ti sovviene una dolce parola…

Madre di quella tua creatura
strappata al sorriso
non accetti la sua fatale fine
e supplichi colui
che nell’alto regna
di cullarlo ancora
nelle sue braccia…

I disegni divini
t’hanno chiesto lacrime
per riempir la conca promessa
di un infinito amore…

T’hanno chiesto lacrime…

Oh madre dormiente
nell’alba tinta a speranza
grida all’ultima stella
il tuo lamento…!


Al di là della collina

Al di là della collina
vorrei errabondo
cercare la mia pace,
nei sentieri miei
di un tempo beato
con il sorriso puro
e con l’anima ignara
delle crudeltà umane…

Tu mi vieni nel cuore, o Dio,
sussurrandomi nel mio andare
le tue divine parole:
Dai e cerca amore…

Anelante è la mia vita
con l’amor di mia madre
immortale nelle sue parole
ma senza più il suo sorriso.

Così dal vento, come una foglia,
vengo sbalestrato
nelle strade vuote del suo bene.

Ma al di là della collina
c‘è tempo ancora
per sbatter di nuovo le ali,
cuor mio, tramutato in uccello
che ama gli alti cieli…


Chi siamo noi?

Chi siamo noi?
Dove andiamo?
Frammentarie pagine
scritte d’amore
agitate dal vento…

Versi pensati da Dio…

Pagine di bianche anime
che il tempo senza pietà
sfoglia…

Ma versi pensati da Dio…!


La regina poesia

Dall’alto
su un trono di stelle
coi tuoi fili d’oro
mi conduci
nelle vie più oscure,
così io possa cantare
gli albori della speranza…
Mi guardi furente
se io vorrei sfuggirti
e liberarmi
da quei sospiri che m’infondi,
fai scempio del mio cuore
e con un ghigno di sfida
esigi canzoni e canzoni
per le tue schiere umane… smarrite…!

Pietosa mi guarderà la mia donna
dal suo terrazzo di vulnerabili fiori,
scrollerà il capo per un disappunto
per la mia corsa faticosa
nei meandri del quotidiano…

I tuoi fili d’oro mi portano
dove non so
e l’incertezza e il pianto
coloriranno il mio volto da burattino
nel vago tentativo d’incantare
e di suggere miele d’amore
in questa disparità di cuori…

Mi coricherò
come il tramonto nelle lande lontane
esalando un ultimo mio verso
trasfigurato in nebbia…


L’amore è in pianto

L’amore è in pianto..!
Le sue lacrime
si sono tramutate
in stelle fulgenti
e trapuntano la grande iride
del cielo…
Il suo singhiozzo
sta nella bufera notturna,
quando dorme stanca
la speranza…

Nelle stanze degli uomini
tremano i più innocenti,
mentre le donne madri
su bianche tele
delle loro anime
ricamano destini sognanti
dei propri figlioli…

L’amore è in pianto
per i bambini in pianto
e china il suo volto di sole
nel gran ritorno del tramonto…


La menzogna

Fiore nero
nei giardini puri
che può dare l’illusione della bellezza.

Dalla bocca più bella
o più desolata
può scaturire come fiorita parola
che ha l’incanto di un mattino…

Seme senza destino di germoglio
che non può avere vita
nella terra degli innocenti…


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