Il guardiano del faro

di

Chris Mao


Chris Mao - Il guardiano del faro
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Poesia
12x17 - pp. 32 - Euro 5,80
ISBN 978-88-6037-8293

Clicca qui per acquistare questo libro

Vai alla pagina degli eventi relativi a questo Autore

In copertina: Biancophare des éclaireurs © patvanderpo – Fotolia.com


Pubblicazione realizzata con il contributo del Club degli autori in quanto l’autore è finalista nel concorso letterario J. Prévert 2009


Prefazione

La silloge di poesie “Il guardiano del faro” di Chris Mao implica una costante decifrazione d’una poetica complessa che pone la “parola” come dominatrice assoluta.
La miscela di frammenti da ricomporre, plasmare e “levigare” alla “mola del pensiero” diventa la sostanza luminosa per conquistare la “luce della direzione” da seguire che deve sempre essere cercata e tenacemente difesa.
Nella sua poesia Chris Mao immette un codice da seguire, nel costante esercizio che permetta di superare le “onde” della vita come a navigare in un mare virtuale dove la formula da ricercare è quella che offrirà “l’attitudine ad essere libero”.
Come un “sopravvissuto” alle tempeste che lacerano le coste, alla notte con i suoi dilemmi, alle tracce nascoste d’una vita, si pone in contemplazione fino a scrivere “nell’alveare delle mie sensazioni/ finalmente palese e decifrabile”: e, davanti ai suoi occhi, un litorale grezzo, l’arenile sotto le palme ed il suo corpo all’interno del “cilindro di pietra”, del “faro”.
Nella magia della sera, mettersi in gioco per “ritrovare” la propria “ombra”, per “essere/l’effimero corredo dell’orizzonte”, per innalzare la disperata preghiera “sussurrata alle ninfe del vento/ad ogni morire del giorno”: come a voler essere “unico”, superando facili parole, cori urlati e lezioni che nascono da ogni parte, con la convinzione che “conviene sottrarsi/diventare il segreto di un velo” e, ancora, “senza compagni e manfrine/costretti alla mossa delle correnti/al giro di valzer del temerario./Per essere l’unico/mi basta guardarvi”.
Ed è proprio nel coagulo di pensieri notturni che si sprigiona una lirica intensa e penetrante, capace di segnare profondamente l’incessante scandaglio dentro sé, nelle zone d’ombra, nelle camaleontiche esternazioni, nella continua analisi di ciò che accompagna alla luce mattutina.
Un messaggero di visioni, circondato da una “barriera di roccia”, un guardiano del faro che esplora il mondo circostante, segue l’ispirazione di ciò che scaturisce dal fondo irrazionale dell’essere, dallo spontaneo fluire di stati d’animo, tra frammenti illuminanti e lirismo essenziale, tra parossismo e trasfigurazione, fino a purificare le antinomie.
Nell’ennesimo atto di coscienza, facendo i conti con il corpo e la mente, posizionato nella “torre d’avvistamento” come a voler individuare la direzione giusta, a seguire la linea di condotta per un viaggio “stando fermo”: perché non conta andare in paesi lontani e sconosciuti, fare mirabilia e avventurarsi chissà dove, il vero viaggio di scoperta è dentro di sé.

Massimo Barile


Il guardiano del faro


Quota periscopio

Questo telefono
è una branchia della terraferma,
da qui respiro anch’io
quando avverto il vostro affanno;
è in ciò che esiste nella voce
che vi porta alla mia quota periscopio
il segreto del mio dominio,
del mio sollievo.
Occorre decifrarvi in altro modo,
se superba rimane la parola.


Poche storie

Poche storie,
le lenti sopra di me
sono specchi di polvere gelata,
ne conto le scintille
quando s’azzardano
sulle gobbe liquide, laggiù.
A volte sono biglie miracolose
attirate dall’incavo delle mie orbite;
trovano lì un bianco giaciglio
dove riposare,esauste.
Poche storie,
non c’è solitudine
quando si colora di luce una rotta.


La statua del tempo

La miscela di istanti
che il Tempo provvede in ogni luogo
a fornire alle legioni di umani,
talvolta sulla Torre diventa un solido
che mi affretto a levigare
con la formidabile mola del mio pensiero.
È una statua del nuovissimo continente
che nasce nei luoghi dove impera la solitudine.
La ruota ricomincia il ticchettio
solo quando si scatena l’azione,
il dovere del guardiano.


Il versetto del coraggio

La strana rima
che mi affretto ad imparare
è il versetto del coraggio,
l’ho letta sul manuale di bordo
dell’ultimo barcaiolo,
un codice antico
che vuole ammansire le onde,
sollevare la mente dal gorgo.
Nell’esercizio della memoria,
ripeto la frase come un novizio
che pretende il suo Credo
dalle prime sortite sulla Parola.
Da questa formula
mi verrà l’attitudine ad essere libero.


Le ceneri dell’eretico

Le ceneri dell’eretico
in altri lidi altro non sono
che grammi di polvere bianca,
irriconoscibili nuvole
destinate ai capricci del vento;
ma nella cruna di questi paraggi
ogni granello m’appare
come un radioso sorriso d’arcangelo
che osa forzare il serraglio
del mio minareto.
Nel rogo del giorno morente
resiste il tizzone di ogni pensiero ribelle.


La frontiera

Tenere la posizione,
questo catechismo forgia le generazioni,
protegge la fuga dello stratega.
Su questo pozzo
cresciuto fuori dalla terra
il senso del dovere
è una patina umida sulle vetrate
che mi nasconde
ai tentacoli della diserzione.
Esiste anche questa frontiera,
illuminata sulle vostre mappe
dalla coscienza dei naviganti;
rintracciate sulla crepa di questa latitudine
la sagoma del mio baluardo
per essere certi della nostra alleanza.


Il bollettino

Sensibile allo schiaffo delle onde,
corro sulle scale con il bollettino
tra i denti; la porta è sprangata
ma gli ossessi sono ovunque là fuori.
Eppure al fragore degli elementi
covo la mia indole di sopravvissuto,
pronuncio la preghiera del salvato.
Sono le vostre nuove ad inquietarmi,
l’arroganza dei numeri che rovesciate
sulla tempesta che lacera le coste.
Anche il Caso non sopporta la vostra previdenza.


Silos

La capacità mnemonica di un’antenna;
la notte porta questo dilemma
nell’emisfero della mia mente.
Credo di avere corpo e anima
immersi dentro un simile marchingegno.
Da qui capto la virtù dei vostri supplizi,
ed ora voglio conoscere quanto siamo capienti:
io e questo silos che mi ospita.
Riempito l’ultimo scomparto,
dovrò imbrattare anche la pergamena,
che si giova del mio lume,laggiù.
E questi sono tratti indelebili,
le tracce che vi perseguiteranno.


Il messaggero

Morente dall’ultimo giro di lune,
un’alata creatura compie da giorni
planate sbilenche sullo spicchio di terra
che circonda il maniero.
È un messaggero che rifiuto di ascoltare,
voglio comprenderne prima le traiettorie,
i possibili pericoli della sua missione.
Il tiranno che comanda il suo volo
non ha fretta e approva l’attesa.
Resta il cruccio della sua pena,
ad incendiarmi gli occhi.


Se sei interessato a leggere l'intera Opera e desideri acquistarla clicca qui

Torna alla homepage dell'Autore

Il Club degli Autori - Concorsi Letterari - Montedit - Consigli Editoriali - Il Club dei Poeti
Chi siamo
La Rivista
La voce degli Autori
Tutti i nostri Autori
Per iscriversi
ClubNews
Il notiziario gratuito
Ultimi inserimenti
Homepage
Per pubblicare
il tuo 
Libro
nel cassetto
Per Acquistare
questo libro
Il Catalogo
Montedit
Pubblicizzare
il tuo Libro
su queste pagine