Cristiano Comelli - Al perenne sfavillar
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia 14x20,5 - pp. 296 - Euro 15,50 ISBN 978-88-6587-6374 Clicca qui per acquistare questo libro In copertina: fotografia dell’autore C’è un passato che si ha il dovere di chiamare presente. C’è un ieri che fonda le basi dello sviluppo del nostro domani. La storia degli uomini che hanno fatto grande il mondo è la storia di sogni nati a volte per caso e diventati realtà attraverso la matita dell’amore per l’umanità e, prima ancora, per la gioia di farle dono di qualcosa. Il perenne sfavillar dei loro nomi abbia per dimora i cuori di tutti noi come luce che diventa la nostra storia che abbraccia una storia eterna. E ci scopriremo noi stessi piccole, grandi case di eternità. PREFAZIONE dell’autore Le epoche storiche in cui hanno vissuto sono state le più diverse, così anche gli ambiti in cui hanno operato. Ma tutti hanno un fil rouge che li unisce: hanno amato il mondo, dando a esso loro stessi e grazie al loro talento qualcosa in più. Avrei potuto intitolare questa raccolta anche il “Libro dei grazie”, ma quel segno di gratitudine spero possa comparire implicito in ciascuna proposta. Che lascio al lettore definire con l’aggettivo di poetica o con quello, che personalmente prediligo, di rievocativa. Perché dire grazie non basta e sicuramente occorre fondare questo grazie sul ricordare, sia pure per sommi capi e in un modo particolare, ciò che questi personaggi hanno fatto per guadagnarselo. Tanto, tantissimo. Vi è chi ha donato qualcosa in più al mondo che non vi era in precedenza attraverso la magia della musica, chi lo ha fatto a colpi di pennello, chi elaborando un nuovo sistema filosofico che sapesse porsi a criterio interpretativo, magari non esaustivo ma certamente utile, del disordinato, non di rado assai complesso fluire dell’esistenza umana e di quanto la circonda. Vi è chi ha amato l’uomo suo simile aiutandolo nei suoi momenti di crisi e difficoltà. Insomma, ognuno ha dato secondo le proprie doti, non si è tenuto per sé i talenti di cui disponeva e li ha condivisi, facendone un’opera d’arte a vario titolo; perché le opere d’arte le si ottiene non necessariamente con i pennelli ma anche con le azioni del cuore. È il caso di chi, ad attenzione dei più bisognosi, ha fatto nascere opere religiose che, sorte in un determinato contesto, si sono poi diffuse rapidamente nel mondo intero. Niente nomi, qualcuno di voi già li intuisce ma comunque li troverete in resa di versi all’interno di questo volume. Due sono le molle che mi hanno spinto a scrivere questo libro: la prima è la curiosità, la seconda è la gratitudine, non in ordine di importanza ma coesistenti. La curiosità è quanto spinge una persona a conoscere di più del mondo in cui vive non fermandosi a una dimensione sincronica ovvero soltanto al proprio tempo ma estendendo lo sguardo a ciò che si è verificato prima di lui. Magari anche per capire, anzi, senz’altro per capire meglio le caratteristiche del tempo in cui vive. Non è puro esercizio d’ozio o concessione alla perdita di tempo infatti capire da dove si sia venuti per capire dove si stia andando. Anche in questo caso ci asteniamo dal fare nomi per non fare torto ad alcuno dei protagonisti che appunto compaiono lungo queste pagine, ma il discorso è generale. Diciamo che il prima fonda il dopo e non soltanto in senso cronologico. E poi vi è un elemento da non trascurare, ovvero che esistono alcune tematiche, o comunque alcune inclinazioni, che affondano le loro radici all’origine del tempo e si protrarranno fino al suo concludersi. Chi sia l’uomo, che cosa sia la sua essenza, perché egli è dotato della ragione a differenza delle altre specie animali, perché egli sia buono o cattivo, nasca o diventi tale, sono temi che conoscevano gli antichi Greci ma che conosciamo bene anche noi. La passione verso di essi è la stessa. Magari non sono le stesse risorse conoscitive su cui sia possibile contare per poter cercare almeno di abbozzare una risposta a questi complessi e spinosi temi. E non bisogna neppure pensare che la risposta sull’identità dell’uomo venga unicamente da complessi trattati filosofici o teologici. Chi è anche l’uomo? È l’amore per il suono e per il canto che gli sono serviti e sempre gli serviranno per esprimere la propria tensione verso l’armonia così come le sue contraddizioni esistenziali, di scoprire il velo sugli aspetti della vita da magnificare così come su quelli che intende maledire. Chi è ancora l’uomo? È il colore multiforme di un’anima che trova estensione in mille colori su una tela. È l’idea di identità da conferire a una materia grezza, pensiamo appunto allo scultore. Tutto è, in qualunque ambito ci si impieghi, un dare forma alla vita per spiegare sempre meglio la vita. Forme che si rinnovano nella loro struttura, ma che rimandano sempre a un concetto fondamentale: il senso dell’esistenza, ammesso che vi sia. E comunque, se vi è come sono propenso a credere, quello che questi prodigi della natura e della creazione divina hanno saputo fare e che lo hanno saputo liberare dalla tagliola di dargli un nome univoco. Cosa è il senso della vita? Tutto. O nulla. Ma se qualcosa è stata creata proprio nel nome del senso della vita non si può in alcun modo parlare di nulla. Magari il concetto di senso della vita che qualche creatore nel suo ambito ha messo a fuoco appunto attraverso la propria azione e il proprio pensiero è servito ad altri per individuare il loro senso della vita. Una buona poesia, un buon libro possono rivelarci un nuovo senso del vivere o magari consentirci di focalizzare quel senso che già abbiamo individuato dentro di noi. È un incontro, mai scontro, tra sensi del vivere che si compenetrano, si arricchiscono, si aiutano a comprendersi. Di ognuno di essi vi è un estremo bisogno. Vi è bisogno di chi scopre la teoria della relatività così come di chi ti sa tradurre il fascino della realtà in un suono, in una fantasia di forme e colori. Vi è bisogno dell’elaborazione di un pensiero filosofico così come dell’appassionato agire e parlare di un uomo politico illuminato. Nulla si perde mai dell’attività umana se non ci si consente di farlo perdere. Non solo il mondo, dopo ogni creazione non è più lo stesso ma non lo siamo più neppure noi. I sensi della vita si chiamano l’uno con l’altro, spesso l’uno fornisce all’altro ali per volare in modo possente. È come un gioco di specchi in cui un senso si riflette nell’altro, tutti hanno bisogno l’uno dell’altro. Non esiste, quindi, una gerarchia di sensi della vita, ma soltanto una diversità di scelte di campo con un denominatore comune: il bene al di là del proprio io dell’io universale. Quale io? Qui entreremmo nel filosofico, e non è questo un trattato dedicato all’io ma un insieme di dediche, oserei affermare, fraterne. Nessuno di questi grandi uomini di cui ho modestamente cercato di tratteggiare la figura in versi sapeva con precisione dove sarebbero andati a finire i suoi sforzi; cioè non sapeva a quali uomini sarebbero stati destinati. Potenzialmente a tutti. Si intende, se l’ottica è di cercare di donare qualcosa al mondo per farlo crescere in bellezza e varietà. Sapeva forse Dante Alighieri quanti avrebbero letto la sua Divina Commedia? O Pirelli quanti si sarebbero serviti delle gomme uscite dalle sue fabbriche? O John Lennon quanta gente avrebbe ascoltato le sue canzoni? Certamente no. Ma è poi oltrechè naturale anche provvidenziale che sia così. Forse l’individuazione precisa delle persone a cui tali opere erano destinate, intendendo il vocabolo opere in senso estremamente indefinito e quindi onnicomprensivo, si sarebbe avuto un che di utilitaristico. E invece il non sapere a chi fossero destinati i prodigi della creazione di queste grandi persone ha garantito due fondamentali conquiste: primo, la potenziale universalità spaziale dei benefici di tali creazioni, secondo, la potenziale universalità temporale. Parliamo di persone vissute ovviamente in un determinato contesto temporale e che di questo carcere temporale in cui si trovavano a operare si resero ben conto, ma che seppero proiettarsi fuori dal tempo con la forza del loro atto creativo; usando, in senso nobile, il tempo per poi liberarsene, usandolo come muro su cui sostenersi per poi demolirlo o andarvi oltre. E fare andare oltre chi ha goduto delle loro creazioni. Con una consapevolezza: che per poter amare davvero l’umanità nella sua dimensione universale occorre di forza circoscrivere il campo a uno o pochi ambiti in cui si debba operare. Vi fu chi, se volete privilegiato da Dio o, per chi non crede, dalla bizzarria demiurgica della natura, ebbe la possibilità di contribuire al bene e allo sviluppo del mondo in più ambiti, e vorrei pensare in questo momento a Leonardo Da Vinci, e chi invece seppe specializzarsi in un ambito soltanto ma molto bene, diremmo oggi diventando un’eccellenza del suo settore. E non vale operare una distinzione che in fin dei conti risulterebbe totalmente oziosa tra attività teorica e pratica, tra sapere teorico e sapere di taglio maggiormente pragmatico e operativo. Ambedue costituiscono sapere, ambedue creare. Il mondo è cresciuto sia per i versi danteschi sia per l’avvento della produzione delle gomme. Ed è cresciuto anche per la capacità di dare al palato gusti nuovi. Chi mi farà l’onore di scorrere queste pagine scoprirà cammin facendo di che cosa, per meglio dire, di chi io stia parlando. Il fatto che per volere bene all’interezza del mondo ci si debba attenere, con eccezioni assai rare, a una sola vera inclinazione che la natura ci ha donato, può essere soltanto a prima vista paradossale. L’uomo che, contro la propria vocazione, pretenda di specializzarsi in tutto non è un eroe, rischia anzi di diventare patetico. Anzi, di più, spesso rischia di farsi davvero del male smarrendo la sua reale vocazione. Ma per fortuna nessuno di coloro che ho scelto di proporvi incorse in un tale errore. Ecco, queste persone, che alla fine furono come noi amanti della vita e del mondo (pur se qualcuno scelse poi di congedarsene anzitempo con il suicidio) assecondarono la loro natura, non ne pretesero una differente e si mossero su quel solco che era stato per loro tracciato per dare al mondo qualcosa che prima non aveva e che senza di loro magari neppure avrebbe avuto o avrebbe posseduto in modo differente. Quando si dice che la natura debba fare il suo corso, si deve anche ammettere che l’uomo debba fare il suo corso. Qualcuno magari si chiederà: ma se un pittore, uno scultore, un poeta hanno dato qualcosa di nuovo al mondo, un magistrato, invece, che avrà dato mai di nuovo? Si è limitato ad applicare la legge da buon uomo di Stato. Badate che contesterei decisamente tale affermazione a chi me la proponesse. I magistrati, che troverete in questo volume rappresentati in maniera copiosa, non diedero al mondo, è vero, nuove poesie o nuovi quadri piuttosto che nuove opere liriche; ma contribuirono a illuminarci sempre di più sulla strada della giustizia trasmettendocene progressivamente l’amore, l’importanza di agire per essa e nel nome di essa, atto che io giudico estremamente creativo. E così è sbagliato dire che chi diede al mondo un dolce nuovo sia da considerare di statura inferiore a chi gli diede un nuovo romanzo. Esiste infatti una necessità di assecondare lo spirito e una di assaporare i piaceri del palato. E che dire dei calciatori che ci hanno deliziato con i loro virtuosismi? La “Divina Commedia” di costoro, non voglia sembrare irriverente la comparazione, era il prodigio delle loro giocate. E sento già qualcuno che magari potrà affermare: ma questi giornalisti senza i calciatori o senza gli sportivi o senza qualche evento di cronaca non sarebbero mai stati nessuno. E io rispondo che sono gli eventi a condannarsi all’anonimato senza chi abbia la capacità di saperli immortalare con maestria. Il discorso non vale, evidentemente, solo per chi opera con la penna, giornalista o scrittore che possa essere, ma anche per pittori, scultori, musicisti. Tutti si è utili a tutti solo che lo si voglia e che si abbia il coraggio, anche il talento perché no, sicuramente la determinazione a voler individuare la propria strada maestra. Così ci si crea la condizione per uscire da se stessi attraverso il proprio atto creativo e oggettivarsi nel mondo, nel senso più nobile del termine. Certo, scorrendo queste pagine e arrivato alla fine, ma magari anche prima (basterà magari anche solo scorrere l’indice di chi ha avuto da parte mia una dedica) qualcuno concluderà: ma perché non si è ricordato di questo, o di quest’altro? Allora, diciamo che chi mi muoverà l’obiezione avrà ragione da vendere, ma non potrà rimproverarmi di una cosa: del fatto di essere una persona limitata, un semplice essere umano e di avere quindi fatto inevitabilmente risentire questa selezione della mia sensibilità verso certe persone e certi temi; in altri casi, e anche per questo abbiate un po’ di clemenza, persone che ben avrebbero meritato una dedica mi sono assolutamente sconosciute; poi ci sono le valutazioni soggettive, per così dire, sulla qualità di una persona oggetto di dedica. Di qualche personaggio che ho qui inserito magari vi domanderete: ma come, cosa avrà fatto di tanto importante per meritarsi fino a una dedica in versi? Ciascuno di coloro che troverete nella raccolta ha sicuramente aggiunto qualcosa al mondo, e fare una cernita, si ripete, non è stato per nulla facile. Vorrei dire due parole sull’approccio che ho usato per redigere questo libro con quanto contiene. Non si tratta certo di un’opera con finalità enciclopediche, chè esiste una miriade di siti Internet o di riviste specializzate attraverso cui è possibile documentarsi con dovizia di particolari sulle vite di chi è qui ricordato. Ho invece puntato su quella che definirei “resa affettiva”. È evidente che qualche dato biografico di base riguardante ciascuna persona mi sia anche servito perché non si può fare una dedica a qualcuno senza sapere almeno un minimo cosa abbia fatto. Di alcuni sapevo di più, su altri, lo confesso, attraverso un po’ di canali ho dovuto documentarmi maggiormente perché, pur conoscendo la loro rilevanza, poco o quasi nulla sapevo della ricchezza della loro biografia. Ma questo mi è servito solo come materiale per poterci poi innestare un omaggio affettivo. Già, affettivo, perché seppur nessuna di queste persone io abbia avuto modo di conoscere personalmente comunque mi sento legato a loro per quanto hanno fatto. A volte si hanno motivi per riservare maggiore gratitudine a chi non si è mai conosciuto di persona che non a chi si è conosciuto bene. La vicinanza affettiva a questi grandi personaggi ha sicuramente una pluralità di cause. Una l’abbiamo indicata ed è che hanno dato al mondo qualcosa che il mondo prima non aveva; o una grande invenzione o comunque un patrimonio di allegria e spensieratezza, o un grande dipinto o un momento di alta danza. L’altra è che queste nuove comparse di senso, possiamo definirle così, ci hanno fatto stare meglio, magari più fugacemente oppure in maniera più stabile. La terza è che magari hanno incarnato un’aspirazione che avevamo anche noi, e anziché frustrarci inutilmente per non essere stati al loro posto dobbiamo loro tributare omaggio per avercela fatta. Così funziona la vera solidarietà tra gli uomini, almeno mi pare. Nella scelta del materiale biografico, o meglio, degli aspetti che ritenevo maggiormente significativi, mi sarà anche accaduto di omettere qualcosa di oggettivamente importante sfuggito alla mia gerarchia di valutazione. Naturalmente me ne scuso qualora qualcuno tra i lettori che mi onoreranno di attenzione sia proprio un parente di uno dei rimembrati, ma altrettanto naturalmente affermo di avere compiuto questa scelta in assoluta buona fede. E poi, come detto, chi vorrà trovare maggiore materiale documentario scevro da qualunque intento artistico verseggiante, lo potrà fare attivandosi con mille canali differenti. Insomma, la biografia dei personaggi nella mia considerazione ha inteso essere un punto di partenza e non di arrivo. Se un po’ avrò contribuito non a farveli conoscere, ma a sviluppare in voi la voglia di conoscerli più da vicino ne sarò ovviamente contentissimo. Qualcuno potrà ancora dire: ma tutti coloro che qui hai ricordato sono morti e non ci sono vivi. All’obiezione potrei rispondere subito dicendo che comunque tali persone, con quanto hanno dato al mondo, si sono garantite l’immortalità. E comunque affermo anche che chi è ancora fisicamente in vita ha occasione per ampliare la propria biografia e per crearsi le condizioni per essere ricordato a lungo quando, gli auguro il più tardi possibile, non vi sarà più. E comunque è inesatto dire che i personaggi qui ricordati non divengano più. Nella percezione della gente, nella fruizione delle opere nel caso degli artisti, vi è sempre comunque un elemento di dinamismo sia di chi ammira sia di chi, non più vivente, continua a essere ammirato. Ciò che intendo dire è che l’apprezzare qualcuno per quanto è stato gli conferisce un’aura ancora maggiore e soprattutto l’opportunità di continuare a vivere nel tempo in un altro modo. Se io apprezzo a fondo il quadro di un autore è come se continuassi a fare vivere quell’autore con quell’apporto di pensiero; attraverso la mia analisi, la mia compartecipazione emotiva al dipinto io do all’autore un nuovo significato, una nuova luce, dunque continuo a farlo vivere. Beethoven acquisisce ancora maggiore vita con la fruizione dell’Inno alla gioia da parte di chi lo ascolta, Leonardo idem ammirando “La gioconda” piuttosto che “L’ultima cena”. Questo naturalmente soltanto per fare due esempi, ma se ne potrebbero fare a iosa. Tempo fa ebbi a dire a un mio interlocutore che l’opera d’arte ha un valore oggettivo dato dalla sua immagine o dal suo suono e da chi li ha realizzati e uno di aggiunta che gli è conferito da chi ne fruisce. A ben guardare, poi, essermi impreso in questo tentativo di “resa affettiva” come ho voluto chiamarlo ha inteso liberare l’apporto di questi personaggi ricordati dal momento puramente, per così dire, tecnico e professionale, individuando o comunque immaginando di individuare il sentimento che ispirò il loro agire e creare. A nessuno, spero, verrà in mente sul serio che un pittore, uno scultore, un musicista siano appagati soltanto dalla loro resa artistica, vi è qualcosa che li motiva alla creazione ex ante e che non ha nulla a che fare con l’aspetto tecnico-professionale, vale a dire il sentimento verso loro stessi e verso il mondo. Creare, sotto qualsiasi forma, è l’intento, voglio dire anzi l’esigenza insopprimibile dell’uomo di uscire da se stesso per farsi mondo, dono per il mondo. E in questa raccolta troverete chi questo ha scelto di fare nel modo più elevato. Come già detto, nel volume non si troveranno personaggi che pure sarebbero risultati meritevoli di essere ricordati nel modo più pieno. Scegliere chi mettere non è stato semplice e, si potrebbe dire, ha senz’altro generato una sia pur involontaria ingiustizia; proprio per questo, alla fine del libro, ho inteso lasciare alcune pagine bianche, perché magari alcuni di voi, con un pensiero, una poesia, una piccola riflessione, ci possano aggiungere chi io non ho inserito o non ho scelto di inserire. Si fa un gran parlare della mediocrità che, nei tempi attuali, caratterizzerebbe il genere umano. Clicca qui per continuare a leggere la prefazione dell’Autore Al perenne sfavillar
Vortice di note inquiete eppur sublimi
Dio il tuo destino raggiunge
Rombo di inaddomesticabile coraggio
Toga non vi sia mai
Firenze
Bambina ancor che mi trovavo,
Cuor mi fu donato di due braccia protese
Fendo fiero
D’indomabile ribollir ebbro
Mano, sull’attenti
Lingue di piste seducono
Aiello, [continua] Contatore visite dal 09-03-2016: 2351. |
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