Cristiano Fiumara - Il lento processo di “alfabetizzazione previdenziale” genesi, evoluzione e prospettive della previdenza obbligatoria e complementare
Collana "Koiné" - I libri di Religione, Filosofia, Sociologia, Psicologia, Esoterismo 14x20,5 - pp. 162 - Euro 11,50 ISBN 978-88-6587-3717 Clicca qui per acquistare questo libro In copertina: Bandiera della Società Operaia di Tortona (tratta da “Una stretta di mano – Le Bandiera della Solidarietà” – Regione Piemonte) Il libro rivela interessanti tratti della storia di persone comuni (artigiani, commercianti, agricoltori, operai, ecc..) che hanno contribuito a far nascere verso la fine dell’Ottocento l’attuale modello di welfare del nostro paese e di cui poco si parla. Racconta la storia di alcune Società di Mutuo Soccorso del Piemonte, per scoprire la genesi della nostra previdenza, grazie al contributo degli attuali Presidenti e Segretari. “Credo sia un’occasione unica per affrontare questioni complesse e impegnative, semplificandole attraverso un excursus storico, una sintesi normativa, un indirizzo fiscale, qualche dato statistico ed infine una parte di esperienza personale. Concludo con delle riflessioni sull’attuale architettura del sistema di previdenza pubblica e complementare del nostro Paese!” C.F. Il lento processo di “alfabetizzazione previdenziale” genesi, evoluzione e prospettive della previdenza obbligatoria e complementarePremessa Cresce la spesa per il welfare. Lo afferma l’Istat nell’Annuario Statistico Italiano 2012, evidenziando che ammonta a 469 miliardi di euro la spesa per la protezione sociale sostenuta in Italia nel corso del 2011, pari a 29,7% del PIL. Il 67,2% della spesa per prestazioni si concentra nella previdenza1, mentre alla sanità è destinato il 24,9% della spesa2 e all’assistenza il 7,9%[3]. Fra le fonti di finanziamento dell’intero sistema di protezione sociale nel 2011, i contributi sociali rappresentano il 52,9% del totale, il 46,2% sono contribuzioni diverse, in gran parte trasferimenti statali. Inoltre quasi un pensionato su due risulta con un reddito da pensione inferiore a 1.000 euro; il 37,7% ne percepisce uno fra 1.000 e 2.000 euro, mentre per il 14,5% dei pensionati il reddito pensionistico è superiore a 2.000 euro lordi al mese4. Come si legge nel rapporto, nel 2011 “le famiglie in condizione di povertà relativa sono in Italia 2 milioni 782 mila5 corrispondenti a circa 8 milioni 173 mila individui poveri, il 13,6% dell’intera popolazione”. Anno dopo anno, nel nostro Paese, sono peggiorate le condizioni di vita per le famiglie numerose, soprattutto se con figli minorenni, residenti nel Mezzogiorno e con convivenza forzata tra più generazioni. Un peggioramento delle condizioni economiche degli italiani lo si coglie anche dal fatto che aumenta il numero delle famiglie che non si possono permettere di riscaldare adeguatamente l’abitazione6 e di quelle che arrivano con molta difficoltà alla fine del mese7. Stabili, invece, le statistiche relative alla percentuale di nuclei familiari che non si possono permettere una settimana di ferie lontano da casa almeno una volta all’anno e non possono far fronte a una spesa imprevista con mezzi propri. Ci tengo, infine, ad evidenziare che la spesa in giochi e scommesse nel corso del 2012, per contro, si è attestata a circa 17 miliardi di euro (in gratta e vinci, slot, video poker e lotterie varie), mentre le risorse investite in previdenza complementare ammontano a 7 miliardi di euro. Queste poche cifre rappresentano l’immagine di un Paese che, se da un lato sta pagando a caro prezzo il conto della crisi economica, costretto a confrontarsi con un welfare sempre più in difficoltà, dall’altro continua a comportarsi con irresponsabile superficialità. La nostra intera società è costretta ad adattarsi alle esigenze della sua popolazione che invecchia, ma dovrà anche affrontare le nuove sfide per altre fasce d’età in modo che tutte le generazioni siano in grado di continuare a sostenersi e vivere insieme costruttivamente. Questo significa che dovremo riesaminare le nostre politiche e pratiche in materia di urbanistica, sviluppo rurale, trasporti pubblici, accesso all’assistenza sanitaria, famiglia, istruzione e formazione, protezione sociale, occupazione, partecipazione civica, tempo libero, ecc… Il cambiamento demografico deve essere visto come un’opportunità, che può portare soluzioni innovative a molte sfide attuali economiche e sociali, ma ciò richiederà una nuova valutazione e la rielaborazione di alcune politiche economiche e sociali all’interno della società. Dare la possibilità e gli strumenti alle persone anziane per invecchiare in buona salute e per contribuire più attivamente al mercato del lavoro ci aiuterà a far fronte alla nostra sfida demografica in un modo che sia equo e sostenibile per tutte le generazioni. Coinvolgere i giovani da subito diventa necessario per aumentare la consapevolezza dell’interdipendenza tra le generazioni, soprattutto, in termini di sistemi pensionistici. Gli impegni del nostro Paese e dell’Europa intera dovranno tornare a:
Le imprese dovranno impegnarsi a migliorare le condizioni di lavoro dei dipendenti più anziani e le organizzazioni della società civile si dovranno impegnare nel promuovere il volontariato nella terza età. Ebbene, tutto ciò, sembra far rivivere delle importanti esperienze del passato che hanno contribuito a far nascere e a sviluppare uno dei sistemi pensionistici più rappresentativi dell’Unione Europea: l’INPS! Questo mio lavoro vuole contribuire a ricordare alla attuale generazione di giovani le origini della nostra previdenza pubblica e le cause che hanno ingenerato la necessità di affiancare, ad una indispensabile previdenza di base obbligatoria, una forma di previdenza complementare guidata da principi di volontarietà, con una forte connotazione di solidarietà intergenerazionale. Concludo ricordando, tra l’altro, che il 2012 è stato l’Anno Europeo dell’Invecchiamento Attivo e della Solidarietà tra Generazioni: un’occasione per tutti noi per capire come oggi gli europei vivono e restano in salute più a lungo. CAPITOLO I Perché iniziare dalla storia del mutuo soccorso? Natura giuridica delle Società di Mutuo Soccorso La legge n. 3818/1886, ancora vigente, costituisce la principale fonte normativa in tema di società di mutuo soccorso con personalità giuridica, integrata con la legislazione successiva10. La suddetta norma disciplina le società di mutuo soccorso “registrate”, che ottengano cioè la personalità giuridica mediante l’iscrizione prevista; mentre non si applica alle società di mutuo soccorso irregolari (l’iscrizione, in questo caso, è facoltativa, e non obbligatoria, nella misura in cui la mutua non eserciti attività d’impresa). Gli artt. 1 e 2 della legge n. 3818/1886 enunciano gli scopi principali e quelli accessori, o eventuali, delle società di mutuo soccorso con personalità giuridica. È necessario che lo statuto contempli almeno una tra le attività indicate all’art. 1. Al di fuori degli specifici scopi previsti dalla legge (essenzialmente riconducibili ai settori previdenziale, assistenziale e culturale), la società di mutuo soccorso registrata non può svolgere altre attività; in particolare, è ad essa precluso l’esercizio di attività commerciale. In caso di violazione di tale regola, il tribunale può, previa diffida, ordinare la cancellazione della società dal registro delle imprese (art. 7 legge n. 3818/1886). Le peculiarità economiche e assicurative del mutualismo Il mutualismo aveva nell’intenzione dei suoi promotori, uno scopo che superava il puro fine assicurativo economico. Il meccanismo stesso del mutualismo, sul piano economico, risolvendo alcuni problemi vitali di assistenza e di previdenza, fungeva da mezzo di integrazione dei ceti popolari. Il funzionamento economico ed organizzativo era dunque un aspetto essenziale del mutualismo, e si basava alla radice su un meccanismo di tipo assicurativo. La forma più generale e diffusa che questo meccanismo assicurativo assumeva era quella della assicurazione contro le malattie acute. [continua] Note 1 Parliamo del 17,8% del nostro Pil. 2 Pari al 6,6% del Pil. 3 Pari al 2,1% del Pil. 4 È quanto si legge nel 3° Rapporto dell’Istat sulla coesione sociale realizzato insieme all’Inps e al Ministero del lavoro nel corso del 2012. 5 Circa l’11,1% delle famiglie residenti. 6 Passano dal 10,6% del 2009 all’11,5%. 7 Passano dal 15,3% al 16%. 8 Tale tematica sarà oggetto di approfondimento del prossimo paragrafo. 9 EURICSE, Working Paper n. 032/12, “Dalle Società di Mutuo Soccorso alla Mutualità: risposte alla crisi del welfare”, pagg. 3; 5; 7, Adriana Luciano, Fondazione Euricse, Italy. 10 In particolare con le previsioni delle leggi n. 59/1992 e n. 28/1999, del d.lgs. n. 502/1992, del d.lgs. n. 220/2002, e della recente riforma societaria, oltre alla legislazione in materia tributaria. 11 Fonte: Forum Internazionale della Salute, Roma, 12 giugno 2012. Contatore visite dal 30-09-2013: 11573. |
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