Il segreto della città bianca - La prima emozionante indagine del maresciallo Giulio Trani

di

Danilo Tavano


Danilo Tavano - Il segreto della città bianca - La prima emozionante indagine del maresciallo Giulio Trani
Collana "I Salici" - I libri di Narrativa
14x20,5 - pp. 96 - Euro 11,00
ISBN 978-88-6587-3991

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In copertina: «Carabiniere» ©Piumadaquila – Fotolia.com


Questo romanzo è opera della fantasia.
Nomi, personaggi, luoghi, avvenimenti sono il prodotto dell’immaginazione
dell’autore e, se reali, sono utilizzati in modo fittizio.
Ogni riferimento a fatti e persone viventi o scomparse è del tutto casuale.


Prefazione

Nello scenario della splendida Ostuni, in provincia di Brindisi, da cui il titolo “Il segreto della città bianca”, che fa riferimento alle case bianche presenti nel suo centro storico, si dipana l’emozionante e coinvolgente romanzo di Danilo Tavano.
La narrazione è incalzante ed ha le atmosfere del “giallo” seppur l’Autore, saggiamente, non dimentica di ammantare la vicenda con un velo di umorismo (non a caso afferma essere tratto distintivo del suo modo di essere e scrivere) e numerosi riferimenti alla terra pugliese: emergono il suo radicato amore per i luoghi dove si susseguiranno gli avvenimenti e la profonda passione per la scrittura che si accompagna con la capacità di “inventare” un personaggio originale, che risponde al nome del maresciallo Giulio Trani, protagonista indiscusso del suo romanzo.
Tutto ha inizio sul finire del mese di agosto quando, ad Ostuni, vi sono i festeggiamenti in onore di Sant’Oronzo, il patrono della città, ed il maresciallo Giulio Trani, nuovo comandante della stazione dei carabinieri, oltre a dover sopportare un caldo torrido, si lascia trasportare dal pensiero che lo conduce ad una sorta di riflessione esistenziale, ripensando alla vita che “passa veloce” e alla storia d’amore appena finita con la dolce Martina: tutto è successo a causa dei suoi errori e, forse, al fatto che ha dedicato troppo tempo al suo lavoro “dimenticandosi dell’amore”.
A dissolvere questi pensieri e riportare la sua mente alla dura realtà, v’è il fatto che si presenta in caserma una sua amica d’infanzia, Valentina Cerri, donna molto bella, ma con chiari segni di violenza e lividi in varie parti del corpo: ancor più sorprendente è che vuole sporgere denuncia contro il marito Mario, con il quale gestisce un negozio di abbigliamento.
Da questo momento ha inizio la complicata indagine del maresciallo che porterà alla luce la storia infamante legata ad un prestito di denaro richiesto ad un appartenente alla criminalità organizzata, nonché la serie di minacce, estorsioni e violenze subite da Valentina per cercare di ripagare il debito e, tra inaspettate rivelazioni, si giungerà all’imprevedibile epilogo.
Ad aiutarlo nelle difficili indagini vi sarà il fidato brigadiere Luigi Belli, che diventerà suo fedele amico, e l’affascinante e sensuale Lorena Ferri, medico legale, alla quale viene affidato il compito di svolgere i rilievi su un evento delittuoso che presenta numerosi lati oscuri.
È superfluo dire che l’incontro tra il maresciallo e Lorena sarà un segno del destino e cambierà la vita ad entrambi.
Accompagnati, pagina dopo pagina, in questa avvincente narrazione, tra colpi di scena e coup de thèàtre, si arriverà a scoprire la verità in una lettera che giace nascosta nell’incavo di un secolare ulivo: dolce ricordo di quando lui e Valentina, ancora bambini, giocavano insieme.
Danilo Tavano dimostra di possedere notevoli capacità di affabulazione e riesce, sapientemente, a giocare sul piano narrativo, alternando disquisizioni emozionali, sapori e profumi della terra pugliese, in una convincente trama, costantemente ammantata di mistero: il fondamentale “profumo dell’amore” esalta la miscela della narrazione che è sicuramente un risultato felice.
In attesa di altre “emozionanti indagini” del maresciallo Giulio Trani. Che sia un auspicio da parte mia.

Massimo Barile


Il segreto della città bianca - La prima emozionante indagine del maresciallo Giulio Trani


Alla mia famiglia


26 agosto 2010, Ostuni

Il maresciallo Giulio Trani

Le prime luci dell’alba mi sorprendono incredibilmente già sveglio. Stanotte non ho chiuso occhio, non ho ancora imparato, alla mia età, a lasciare il lavoro fuori dalla porta di casa. La nuova caserma da gestire, i nuovi colleghi, le nuove responsabilità. È successo tutto così in fretta, non ho avuto modo di pensare nemmeno per un attimo a ciò che stava capitando. Dovrei essere felice di aver ottenuto a quarantadue anni la guida della stazione dei carabinieri di Ostuni, ma sento il peso dell’età che avanza, la vita che mi è passata davanti senza fermarsi e che mi ha privato troppo presto dell’amore. Mi accorgo solo adesso di quanto sia meravigliosa la città a quest’ora, le case bianche sembrano addossate le une sulle altre mentre il lucore del sole nascente conferisce loro un’aura irreale, quasi fantastica. È l’estate ostunese con i suoi colori, i suoi odori che solo da queste parti sanno di camminate spensierate, di chiacchiere in libertà quando il vento di maestrale ti schiaffeggia ma ti porta in dono il gusto del mare così vicino. Oggi non è una giornata come le altre, è ventisei agosto ed entrano nel clou i festeggiamenti in onore di Sant’Oronzo, il patrono della città. Coloro che non vivono qui non possono capire l’importanza della festa del santo patrono per gli ostunesi con tutti gli eventi ed i festeggiamenti in programma già a partire dalla metà del mese di agosto. Stasera non posso mancare alla Cavalcata di Sant’Oronzo con la magia dei cavalli bardati che attraversano le principali vie cittadine con il loro carico di festa e di frastuono. È ora di prepararsi un buon caffè, non c’è niente di meglio che lasciarsi inebriare dallo sbuffo della moka di prima mattina quando ancora i sensi sono assopiti e la mente fatica a riprendere il film dei soliti pensieri. Le prime ore del giorno sono sempre critiche a causa dell’umore fisiologicamente basso legato al mondo inestricabile che ognuno di noi si porta dentro, ormoni compresi. Per me il mattino si divide in due momenti, il primo è generalmente arduo ed è legato al risveglio propriamente detto, quando risorgi dal buio della notte e dall’ottundimento dell’intelletto. Il secondo momento è più piacevole, a volte inopinatamente gratificante, quando ti accorgi che ad attenderti fuori dal letto c’è la vita che hai sempre sognato di fare e non quella che altri hanno scelto per te. Io sono felice del mio lavoro, non desideravo altro dalla vita che indossare la divisa di carabiniere e ho dovuto lottare contro tutti e contro tutto per realizzare il mio intimo intendimento. Mi raggiunge il profumo del caffè che lentamente si diffonde per la casa ed è a quel punto che decido di fare colazione seduto al tavolo con tanto di tovaglietta, proprio come si conviene nelle migliori famiglie o, come si dice dalle mie parti, come i cristiani.
L’effluvio del caffè mi riconcilia con l’esistenza e penso che, in fondo, la giornata sia cominciata nel migliore dei modi dopo una notte animata dall’insonnia e dai cattivi pensieri. La temperatura a quest’ora è accettabile ma chi è nato nelle campagne pugliesi sa quanto possano essere calde le giornate di agosto quando devi affrontare la canicola con indosso una divisa. Noi maschi della famiglia Trani, al servizio dello Stato da generazioni, siamo uomini duri, uomini veri, ma una doccia fresca non è certo segno di vulnerabilità ad Ostuni, ad agosto, nella terra degli ulivi e del sole. Le abluzioni quotidiane, si sa, oltre all’igiene servono allo spirito ed io mi sento già meglio ma forse è merito anche del caffè, nuova miscela con arabica ed un pizzico di robusta che conferisce una nota di amaro perfettamente armonizzata. Per i cultori della materia, il caffè rientra a pieno titolo tra i piaceri irrinunciabili della vita ed ogni dettaglio, dall’acquisto alla preparazione, può risultare determinante per gustare un’ottima tazzina.
Per strada sembra già mezzogiorno, macchine e passanti si muovono verso le loro rispettive destinazioni ma all’occhio dell’osservatore esterno sembrano creare solo confusione e poi oggi, oltre alla processione, c’è la fiera delle merci allestita nell’area mercato di viale degli Emigranti e l’attenzione di tutti, turisti compresi, è catalizzata dalla festa in onore di Sant’Oronzo. Mi sarebbe piaciuto se anche Martina fosse stata qui con me oggi, ma ha deciso di spiegare le vele verso altri lidi ed io non ho saputo trattenerla. È stata una lunga storia la nostra, ci siamo amati profondamente ma a volte l’amore non basta per condividere la vita, la lontananza poi ha fatto il resto. Ho commesso tanti errori, mi sono concentrato troppo sul mio lavoro, sulle mie responsabilità, sui miei problemi, su di me, solo su di me e l’ho persa. Tornare indietro ora non si può, quando una storia finisce bisogna avere il coraggio di voltare pagina anche se una parte di te ancora non si arrende e cerca in tutti i modi di rimanere aggrappata al passato per paura di esplorare nuovi territori sentimentali. Martina non era solo la mia compagna, era la mia confidente, la parte gaia e spensierata della mia esistenza, il complemento alla serenità affettiva. Ora mi ritrovo a dover cercare in altre persone un surrogato di lei, una copia difforme dall’originale, un volto nuovo con un sorriso familiare, quello di Martina, la mia Martina.


Valentina Cerri

Oggi in caserma regna una calma irreale mentre fuori il paese è in fervore. Mi lascio irretire da questa insolita leggerezza e sprofondo nella mia poltrona che mi accoglie ancora come un perfetto sconosciuto. I luoghi, come le persone, sono diffidenti e prima di diventare familiari hanno bisogno di tempo, di modi, di circostanze. Un evento inaspettato può cambiare il volto di un luogo, anche di una caserma dei carabinieri. Queste mura mi fanno sentire ospite ma, al contempo, mi danno sicurezza e protezione. Qui sono io che comando e non può succedermi nulla che io non voglia.
«Comandante posso disturbarla?»
«Certo che può, prego si accomodi.»
Il brigadiere Luigi Belli entra nella stanza con i modi gentili e niente affatto affettati. Mi porge una fotografia, ritrae una bambina con un peluche in mano ed un vestitino di Hello Kitty. È la materializzazione della dolcezza, penso, ma non dico niente, sono vittima della timidezza.
«Volevo farle vedere mia figlia, lo so ancora non ci conosciamo bene ma ho pensato che oggi fosse l’occasione giusta per farlo.»
«Ha fatto benissimo, è una bambina meravigliosa, ha uno sguardo dolcissimo.»
«È la mia ragione di vita maresciallo, da quando è nata io e mia moglie viviamo solo per lei.»
«È una bambina fortunata ad avere due genitori come voi, la serenità traspare dal suo sguardo.»
«Grazie maresciallo, una sera di queste può venire a cena a casa nostra così le presento mia moglie e la piccola Claudia.»
«Con molto piacere brigadiere, la ringrazio per l’invito.»
«Maresciallo quando vuole, adesso la lascio, a dopo.»
«A dopo per il caffè allora.»
Il brigadiere Belli è davvero una brava persona e sono contento che sia lui il mio più stretto collaboratore, dopo anni passati lontano dalla Puglia mi aiuta molto avere una persona esperta del territorio e di assoluta capacità e serietà.
Mi accingo a riprendere il filo delle cose da fare in questa mattinata afosa di agosto ma all’improvviso vengo interrotto dal carabiniere Antonio Sportelli.
«Comandante c’è una donna molto agitata che vuole sporgere denuncia contro il marito, dice che deve parlare assolutamente con lei, è molto agitata, non riusciamo a calmarla.»
«Va bene Sportelli la faccia entrare.»
Senza neanche aver avuto il tempo di pronunciare quelle parole, mi si para davanti una donna in assoluto stato di confusione mentale, vacilla vistosamente e subito si rivolge a me.
«Giulio ti prego aiutami!»
«Mi scusi signora ma ci conosciamo?»
«Lo so è passato tanto tempo, non mi riconosci? Sono Valentina, la figlia dei Cerri.»
Cerco con tutte le mie forze di ricordare quel nome ma non mi viene in mente niente.
«Va bene signora si accomodi, cerchi di stare calma, vuole un bicchiere d’acqua?»
«Sì grazie non riesco neanche a parlare.»
«Sportelli mi può portare un bicchiere d’acqua gentilmente?»
«Subito comandante.»
Il carabiniere si allontana e Valentina, il cui nome a quanto pare dovrebbe dirmi qualcosa, finalmente si siede di fronte a me.
«Giulio davvero non ti ricordi di me? Sono Valentina Cerri, la figlia degli amici dei tuoi, avevamo una villetta in campagna in contrada Polinisso, stavamo sempre insieme da ragazzini!»
La parola Polinisso accende immediatamente una luce nella mia testa, all’improvviso mi vengono in mente i pomeriggi assolati e spensierati trascorsi in campagna con i miei genitori e mi viene in mente lei, Valentina.
«Valentina Cerri certo ora ricordo, sono passati più di vent’anni, non pensavo che ci saremmo rivisti, mi spiace vederti così ma raccontami tutto con calma dall’inizio, ti ascolto.»
In quel preciso istante entra il carabiniere con l’acqua.
«Prego signora tenga.»
«Grazie mille davvero.»
«Grazie Sportelli, ora può andare, la chiamo io dopo per il verbale.»
Mi fermo per un attimo ad osservare Valentina, la ragazzina conosciuta tanti anni prima e che ora, diventata donna, ritrovo seduta nella caserma dei carabinieri in chiaro stato di sofferenza. È molto bella, lo era anche allora, ha i capelli scuri raccolti in uno chignon, i lineamenti del volto, seppur alterati dalla collera e dalla sofferenza, sono perfetti. Riesco a scorgere nei suoi occhi cerulei il colore del cielo, lo stesso che fu testimone delle nostre giornate tra gli ulivi millenari e le masserie della campagna di contrada Polinisso. La guardo meglio e mi accorgo che ha le labbra e la guancia destra tumide, quasi fossero state percosse. Il trucco abbondante, in effetti, può essere uno stratagemma per coprire i segni di una violenza. Rifletto sul fatto che, malgrado fuori ci siano trentacinque gradi, Valentina è tutta coperta, non c’è un lembo di pelle scoperto, forse per paura di mostrare ecchimosi o lividi.
«Valentina devi dirmi quello che ti è successo.» La osservo tremare con il bicchiere in mano.
«Giulio io non so cosa fare, sono confusa, prima di entrare in caserma ero decisa a sporgere denuncia contro Mario ed ora non lo so più.»
«Valentina ti prego calmati, innanzitutto Mario è tuo marito? Il suo cognome qual è?»
«Sì è mio marito, siamo sposati da sei anni, io lo aiuto a gestire un negozio di abbigliamento in via Cavallotti. Si chiama Mario Laricchia.»
«Cos’è successo? Ti ha picchiata? È stato un episodio isolato?»
«È da un po’ che è sempre nervoso, scostante, aggressivo ma lui non è così, te lo giuro! Non è così! Non so cosa gli stia succedendo!»
«Valentina per aiutarti ho bisogno della tua collaborazione. Molte donne tendono a minimizzare le violenze di cui sono vittime arrivando persino a giustificarle ma è un comportamento pericoloso perché la violenza è ciclica, si ripete Valentina, si ripete!»
«Cosa dovrei fare Giulio, denunciarlo? Io vorrei solo provare a calmarlo, io so che in fondo lui mi ama.»
«Valentina perché hai le braccia e le gambe coperte con questo caldo? Dimmi ti ha picchiata? Hai dei lividi? Dovresti andare all’ospedale, abbiamo bisogno di un certificato medico che attesti le violenze subite. Aiutami ad aiutarti.»
«Giulio sì è vero mi ha dato qualche schiaffo e dei calci ma se lo denuncio cosa succede?»
«Vedi, sarò sincero con te, l’iter della denuncia è piuttosto complicato ed è fondamentale la collaborazione della vittima. Se si tratta di casi di violenza isolati, si potrebbe configurare il reato di percosse. Parliamo di reclusione fino a sei mesi se all’atto di violenza non segue una malattia fisica o psichica, altrimenti il reato diventa di lesioni personali con un aggravio della pena. Abbiamo bisogno però di una certificazione medica per procedere, potresti chiedere così anche l’allontanamento di tuo marito dalla vostra casa. Pensaci Valentina, è la tua vita, non la buttare via. Gli uomini violenti non cambiano, se ti ha picchiata una volta lo rifarà di nuovo.»
«Giulio non me la sento di denunciarlo, volendo posso andare via di casa per qualche giorno, posso stare da mia sorella Agnese in campagna con i ragazzini. Un po’ di pausa mi farà bene.»
«Valentina pensaci bene, io senza la tua denuncia non posso agire d’ufficio. Se decidi di non fare nulla io non posso che accettare la tua decisione ma stai attenta, abbi cura di te, se hai bisogno di aiuto chiamami.»
«Grazie Giulio ora vado a chiamare Agnese, sarà felice di vedermi.»
«Vieni ti faccio accompagnare.»
Mi affaccio sull’uscio della porta e chiamo il carabiniere Sportelli.
«Accompagni la signora, ha deciso di non sporgere alcuna denuncia.»
«Certo comandante.»
Il carabiniere si allontana con Valentina che all’improvviso si gira verso di me e mi saluta con il suo sguardo smarrito e triste come quello di una bambina alla quale hanno rotto il suo giocattolo. La festa di Sant’Oronzo è irrimediabilmente rovinata.

[continua]


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