L’inverno degli Angeli

di

Davide Gorga


Davide Gorga - L’inverno degli Angeli
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
14x20,5 - pp. 64 - Euro 7,00
ISBN 978-88-6037-7456

Clicca qui per acquistare questo libro

Vai alla pagina degli eventi relativi a questo Autore

Immagine di copertina per gentile concessione di «Dance in motion» – Sanremo


Prefazione

di Elisabetta Vatielli

Vento, profumo di neve in questo nostalgico, freddo, trasparente “Inverno degli Angeli”.
Sfogliando questo libro si ha l’impressione di scorrere notti e giorni bianchi, sospesi in un’aria tagliente, a volte più dolce, di ricordi, di emozioni, dolori del passato; ancora presenti però, scolpiti nella mente dell’Autore.

Davide Gorga ci apre il ricco bagaglio di sensazioni, appartenenti ad un segmento della sua esistenza, e ci lascia partecipare ad un tratto della sua vita, prendendoci per mano in un viaggio che pare avvenire in volo sui delicatissimi scenari delle sue liriche complesse, pensieri sublimati in parole sapientemente accostate, misurate, scelte.

“Brillano disperate questa sera stelle adamantine d’ieri”, è il primo bellissimo verso de “L’inverno degli Angeli”, poesia che dà il titolo alla raccolta.
Qui tutta la nostalgia, il dolore vengono gridati al principio e sono le stelle a rammentare, brillando, il passato, mentre divengono scure nel cielo; infine una brezza leggera si posa quasi a rendere un po’ di pace.
La neve è rossa e brucia, forte il paradosso, l’uso del colore del sangue, della passione, del dolore, accostato alla neve irrompe nella seconda quartina.
Subito dopo torna ad esser bianca, lucente ed il nero, ora un nero d’argento dalla forma di sogno, appare ed ascolta il canto del ricordo, dei colori.
“Era proprio l’inverno degli angeli”, questo verso in prosa, con la sua forza, fa da appoggio a tutta la poesia ed apre alla nostalgia delle “preghiere tra i granai”.
Ancora il nulla, nel “cielo nero di morte”, ancora la disperazione più indicibile.
Un velo di speranza, infine, un delicato coraggio: “i primi raggi d’oro”.

In “Attraverso il deserto”, poesia in prosa di grande bellezza, l’Autore descrive il suo immaginario viaggio, dove “i veli d’oriente si sono squarciati” ed “ho visto mille città sfavillanti”.
Un viaggio sulle “salite dell’essere e la menzione dell’avere”. L’essere faticoso da conquistare, l’avere leggero, fatuo come un verbo.
Dopo un viaggio così ricco di sfide resta un cammino nel deserto, ma è solo una pausa, in un arido scenario, che aspetta già le prossime ricerche, le prossime scoperte.

“Hiroshima”, con incantevole delicatezza, ricorda uno dei giorni più tragici della nostra storia – e quelle anime di vittime incolpevoli “profumano ancora d’eternità”, “evaporate nella luce”, sono tornate a rifiorire come stelle.

Davide Gorga “sogna l’inverno” (Incantesimi di neve), desidera e s’identifica nella stagione che ripiega l’anima nel punto più scuro, nella caverna dell’essere, nel momento più doloroso delle stagioni ma forse anche il più ricco per il nutrimento e l’evoluzione della psiche.

Il tema dell’Amore ricorre, ma come ricordo, come bene perduto, vagheggiato, cantato con il candore della neve, la dolcezza dell’aurora.
L’Amore è “la fanciulla d’un’altra realtà”, “il sogno eterno sulla terra bianca”, “L’estate della mia giovinezza, (…) lamento all’ombra dei tuoi capelli” (I giardini).

Meravigliosa disperazione quella di Davide Gorga, cantata superbamente ne “La pioggia è nera”.
Visione della propria anima che scende come pioggia, un’anima “ribelle verso il mondo”, “gioiosa verso il cielo”.
Un’anima diversa, sensibile, curiosa dell’invisibile, portata a scrutare i segreti del Cielo più che ad interessarsi delle cose del mondo.
Un’anima che, per questa sua diversità, fonde il cuore sanguinante della pioggia con il proprio. Sposa il dolore, la solitudine.
Ma si consola con il sospiro delle notti e resta ad ascoltare, come “la neve ascolta mormorare le querce”.

Elisabetta Vatielli
9 marzo 2009


Ringraziamenti

Si ringrazia:

Simona Tovoli di «Dance in motion» – per l’illustrazione di copertina gentilmente concessa;

Elisabetta Vatielli – per aver redatto la Prefazione a questa silloge.

San Remo, 9 marzo 2009
Davide Gorga


L’inverno degli Angeli


Vento di neve
soffia tra le farfalle;
canto d’inverno


L’hiver des anges

Brillent désespérées ce soir
Étoiles adamantines d’hier,
Noircissent dans le ciel noir;
Souffle une brise légère.

Neige rouge brûlante,
Neige blanche luisante,
Rêve noir semé d’argent;
Mémoires de couleurs chantent.

C’était l’hiver des anges,
Pâles premières lueurs,
Les matins de Vaucouleurs,
Les prières parmi les granges.

Dans le ciel noir de mort,
Les premiers rayons d’or.


L’inverno degli angeli

Brillano disperate questa sera
stelle adamantine d’ieri,
bruniscono nel cielo nero;
soffia una brezza leggera.

Neve rossa bruciante,
neve bianca lucente,
sogno nero seminato d’argento;
cantano ricordi di colori.

Era proprio l’inverno degli angeli
– pallide prime luci,
i mattini di Vaucouleurs,
le preghiere tra i granai.

Nel cielo nero di morte,
i primi raggi d’oro.

Traduzione d’Autore


I castagni in fiore

Le ragazze di paese
indossano maglioni bianchi
come i castagni in fiore,
sedute su panchine rugginose
ai lati della strada scura.

Hanno occhi come fiori del Libano
e ciocche d’oro ricadenti
su pelli di neve.
Tra le case che si spopolano
arrampicate dal muschio
loro rimangono;
profumano di bagni
in acqua fredda,
osservano il mondo
con l’innocenza
d’alberi secolari,
all’ombra del bosco
come macchie di vita ridente.

Le ragazze di paese
hanno mani forti e leggere,
uno sguardo triste e onesto,
sole,
consapevoli di restare
– tra nevicate di petali
e fonti fredde –
in un mondo in cui i ricordi
preparano il futuro.


Attraverso il deserto

Attraverso il deserto, ora che i veli d’oriente si sono squarciati in nebbie di cristallo tagliente, ed ho visto mille città sfavillanti nel sole bianche sotto un cielo di fiamma – orti incandescenti nell’oasi punteggiata di piccole macchie d’erbe – le porte. E nubi altissime
ricadere in scrosci su montagne impervie. Le salite di neve dell’essere e la menzione dell’avere.
La vita nella musica del vento.
E sulla scia di profumi e odori di fiumi lontani, nel
fresco dei ricordi ombrosi di canti di fiamma, inseguo i boschi di abeti sfuggenti – attraverso il deserto.


Postfazione

di Olivia Trioschi

Il rapporto con un libro, oltre che intellettuale, è anche fisico. Non tanto per quegli aspetti molto citati, e forse sopravvalutati, che valgono un po’ per tutti le pubblicazioni – il profumo della carta e dell’inchiostro, la piacevole morbidezza delle pagine – quanto per quella singolare fusione tra contenuto e contenente, tra oggetto e immagini, che rende ogni volume una creatura viva, con un suo respiro e una sua voce. Ci sono libri che gridano, altri che ridono, altri ancora che hanno il fiato corto, spezzato.
Questo, di Gorga, è un libro che sussurra. Ha una voce che si leva piano, che accarezza e avvolge, come una rete d’argento delicata e setosa. Ha un respiro lento, che arriva da lontano e dal profondo, come il vento che percorre molte di queste poesie. Perciò, adesso che avete finito di scorrerne le pagine, non chiudetelo con uno scatto secco, non dimenticatelo su uno scaffale. Il suo posto, almeno per un po’ di tempo, è il comodino, oppure il tavolino a fianco della poltrona preferita. Dove potete sfogliarlo di nuovo, farvi accarezzare da un verso, percorrere una di quelle strade bianche, sentire il profumo dei castagni in fiore.
Le poesie di Gorga lasciano il segno per le atmosfere. Che sono rarefatte, trasparenti e silenziose, ma non così tanto come potrebbe sembrare a una prima lettura. Certo dominano colori freddi, certo il freddo si arrampica con dita di gelo; ma è un ghiaccio palpitante e vivo, una fiamma fredda che qua e là avvampa e arde. Come se ci fossero, qui dentro, in queste liriche, due anime: una di neve, l’altra d’oro; una gelosa del suo candore, di un sogno di immobile, perfetta purezza; l’altra accesa di sogni e di visioni, di passioni assolute e vorticose.
Forse per questo la figura dominante è l’ossimoro, che non è, ovviamente, fusione ma contatto che genera scintille; forse per questo la contraddizione è il segno che percorre i versi, li anima, li rende palpabili e vivi.
Dentro le atmosfere, scopriamo luoghi, persone e situazioni che evocano un mondo fiabesco, incantato, sospeso in un’atmosfera irreale: antiche leggende, cavalieri che galoppano tra la storia e il mito, castelli come lance acuminate e boschi misteriosi di incontri; e poi ancora suoni remoti, fiumi maestosi, corone di stelle racchiuse con stupore, e forse con timore, nel gesto di una mano, nella sottile linea d’inchiostro – linea d’ombra – che arabesca la pagina. E sembra di sentire cantare gli elfi, mentre le pagine scorrono lievi come acqua e vento, accompagnando il viaggio della memoria e della storia.

Olivia Trioschi


Se sei interessato a leggere l'intera Opera e desideri acquistarla clicca qui

Torna alla homepage dell'Autore

Il Club degli Autori - Concorsi Letterari - Montedit - Consigli Editoriali - Il Club dei Poeti
Chi siamo
La Rivista
La voce degli Autori
Tutti i nostri Autori
Per iscriversi
ClubNews
Il notiziario gratuito
Ultimi inserimenti
Homepage
Per pubblicare
il tuo 
Libro
nel cassetto
Per Acquistare
questo libro
Il Catalogo
Montedit
Pubblicizzare
il tuo Libro
su queste pagine