Opere di

Demo Martelli


MARIO

Ringrazio Iddio se sono vivo ancora,
mi dice Mario, che in un incidente,
andò in coma ed entrò in altra dimora
chiamata… L’ALDILÀ, do’ c‘è più gente.
Poi rimandato a noi, dov‘è tuttora,
per spiegarci ben bene quell’ambiente.
Perciò racconterà ciò che ha veduto
perché il compito suo venga compiuto.

Per me era un luogo tutto sconosciuto,
ma appena ho messo piede e sono entrato
– prosegue Mario molto compiaciuto –
ho visto cose che mai avrei pensato.
Ognun di lor mi ha dato il benvenuto
dopo avermi con gioia salutato,
ma prima che facessi un solo motto
mi disser: qui starai per giorni otto.

Subitamente diventai oscurotto
alla notizia entratami all’orecchio.
E come a quei che un oggetto ti ha rotto,
a te si caro, che amavi parecchio,
così stizzito con risposta sbotto:
questo è un giochino già consunto e vecchio,
prima adulato alla presentazione
poi scaricato in altra direzione.

Ti abbiam chiamato per una missione,
risposero, che ti darà del pregio.
Gioisci dunque! Non è punizione:
tornare devi, nel tuo uman collegio,
a dir qual è e com‘è la congiunzione,
tra voi e il nostro special pianeta regio.
Adunque vieni a visitare il tutto
do’ non capisci ti direm il costrutto.

Fatta la pace li seguii di brutto
fino alla grande piazza, lì vicino,
do’ festeggiavano un nuovo debutto.
Mi dissero che era un bel bambino
promettente, poi da un male distrutto.
Ma qui riavrà il suo eterno sorrisino.
Ripreso il viaggio tanto lacrimai
finché uno disse: qui ‘un si muore mai!

Sotto un arcobaleno ivi passai
per entrare al teatro “Galleria”.
Per dir la grande gioia ch’io provai
non v‘è termine esatto né poesia:
Puccini, Verdi, ...e tanti il salutai
che né sapeo chi fossero o chi sia’.
La musica avea un volo… sconfinato
come giammai da noi aveo ascoltato.

Poi il grande Bosso! Da poco arrivato
è già in podio: bacchetta tra le mani
per iniettare, col suo fare innato,
sentimenti armoniosi e sovrumani.
Cammin ripreso, e ancora deliziato,
fuor dal centro abitato da ex umani,
c‘è una pianura co’ animali e flora
dove l’aria… perennemente odora.

Non c‘è specie che specie altra divora
per mantenersi viva nel suo regno.
Non c‘è pianta che il tempo la scolora,
né l’erba in fieno e né l’albero in legno.
Qui resterà, mi disser, com‘è ora,
né falce o accetta qui lascerà il segno.
Qui non v‘è corpo, non v‘è dissolvenza,
ma eterno proseguir di nostra essenza.

Adesso verrà men la tua presenza,
ma ricorda! Noi qui, siam tutti uguali!
No nella forma, ma la consistenza,
e restiamo in eterno tali e quali.
Né tempo e né spazio è in decadenza:
siam nuvole che vanno con le ali.
Ma non invogliar troppo la tua gente!
Chiamiamo noi, se abbiamo un caso urgente.


PONTE MORANDI

Eri il vanto di Genova, un gioiello:
con vista mare e rosati tramonti
salutavi le vele e ogni battello.

E tutti gli altri, pur importanti, ponti,
si sentivano tristi, e un po’ invidiosi
del tuo carisma, nei loro confronti.

Ma il tempo passa, e come anche ai famosi,
ti son venuti acciacchi alle giunture
e arrugginiti gli snodi virtuosi.

Perché non controllato! E le tue cure
non fatte! Per l’assenza del dottore:
indaffarato in altre fatture.

Così, un giorno, vinto dal dolore
sei schiantato, e crollato a capoficco,
togliendo a tante vite il lor valore.

Adesso, sei rinato anche più ricco:
con accesi quarantatré lampioni,
che diano al Paradiso… maggior spicco.


AMARE

Sì, amare è un’emozione
ma non tutti sanno usare.
Forse manca quel coraggio:
se dovesse scivolare
in tormento maniacale?

Questa gioia dell’amore
è bella come un fiume in piena
ma se sbatte in uno scoglio…
sì, gli spruzzi son piacere,
ma la botta… ti rintrona:
arriva al cuore e ti fa male!


LA MAMMA

Credevi di conoscerla
dai gesti e dalle idee
ma erano abitudini.
Capisci cosa ha fatto
e ti entra dentro il cuore
soltanto quando muore,
e piangi.


LE MIE PAROLE

Rastrella
tutte le mie parole
dalle tronche
a quelle a doppio senso.

Poi le appendi
ai tralci della pergola
come i grappoli
dell’uva.

Per avere
a portata di mano
gli acini più dolci
da gustare.

Nei giorni
di luna storta,
quando si affaccia
la malinconia.

Oppure quando pensi
che non ti abbia detto
sufficientemente
amore.


IL TEMPO

Tra un verso e l’altro
trattengo il tempo
che mi evapora tra le dita
in quest’alba indifferente.

La luce che declina verso l’erba
sembra cercarmi, nell’insolita
veste di un prodigio,
per riempire il vuoto di parole
con un briciolo di senso.

Ma quanto è lungo il metro della vita
per misurare il confine del respiro?
E quando, ancora, con l’ansia di un bambino,
giocheremo nei prati del buon Dio?

Nooooo, nessuno ha fretta,
c‘è solo il desiderio
di scavalcare…la sopravvivenza.


L’AMORE

Il seme dell’amore
ti entra dentro
col primo sguardo
della mamma.
E diventa immenso,
all’ultimo suo sguardo.


ATTRACCO

Naviglio di luce
il tuo corpo
che illumina gli argini
dove attraccare
nella stagione
degli amori.


LE MIE PAROLE

Rastrella
tutte le mie parole
dalle tronche
a quelle a doppio senso.

Poi le appendi
ai tralci della pergola
come i grappoli
dell’uva.

Per avere
a portata di mano
gli acini più dolci
da gustare.

Nei giorni
di luna storta,
quando si affaccia
la malinconia.

Oppure quando pensi
che non ti abbia detto
sufficientemente
amore.


IL TEMPO

Tra un verso e l’altro
trattengo il tempo
che mi evapora tra le dita
in quest’alba indifferente.

La luce che declina verso l’erba
sembra cercarmi, nell’insolita
veste di un prodigio,
per riempire il vuoto di parole
con un briciolo di senso.

Ma quanto è lungo il metro della vita
per misurare il confine del respiro?
E quando, ancora, con l’ansia di un bambino,
giocheremo nei prati del buon Dio?

Nooooo, nessuno ha fretta,
c‘è solo il desiderio
di scavalcare…la sopravvivenza.


COLLISIONI DI METAFORE

Il mangiafuoco allontanò le di lui ex
per non avere ritorni di fiamma.

***

Non ebbe mai un’età
il figlio del cappone.


HAIKU

Strisciano sguardi
al ritmo dei tuoi passi
e ti ci perdi.


LA OTTAVA

L’ottava è un canto tipico, in Toscana,
Adatta per le sfide tra poeti.

Ogni volta, la gara si dipana
Tirando avanti, fin che uno si cheti.
Tranelli, doppi sensi, una panzana:
Adatti, per cadere nelle reti.
Valori più importanti per la stima?
Accenti, tema, sillabe, la rima.


JUVENTUS
(LA NASCITA: TORINO 01/11/1897)

La Juventus vuol dire giovinezza
come i ragazzi che l’hanno creata
con voglia, con passione, con freschezza.
Uscendo dal liceo a fine giornata,
libri in panchina, un bacio e una carezza
alla palla, poi… la PRIMA pedata.
Così siam nati, e sempre sarem belli,
grazie ai campioni, al coach, e casa Agnelli.


Cenone di Ferragosto


Pasticcio afrodisiaco

Prendi una rotonda sul mare
ci metti uno spicchio di luna
e lo ricopri con un velo trasparente
di nube bianca mediterranea,
una spruzzata di riflessi del mare
un pizzico di malizia nascosta
desiderio quanto basta
e copri segretamente lasciandolo cuocere
con fiamma dell’ardore secondo l’età,
a parte prepari un bacio ad occhi chiusi
due promesse a lunga scadenza
una bugia sempre pronta
profumo di scogli e pini tritato fine fine
che aggiungerai a fine cottura,
una grattugiata di cuore innamorato
una spolveratina di musica a distanza
e guarnisci con due fili argentati della stella più vicina,
chiami la ragazza vestita abbronzatura d’agosto
scatti una foto per gli amici
e servi nei piatti caldi emozione,
il tutto annaffiato con stelle cadenti
di San Lorenzo raccolte cinque sere prima,
se l’accoppiamento non riesce
riprovi l’anno dopo.

Primo Premio”Un sogno nel cassetto”ad Alassio 2005

Primo Premio della critica “Cibo e Amore” a Berzano S. Pietro 2008


Il mondo

Il mondo è furbo
ma puoi sempre distrarlo
e fregargli un attimo
di felicità
per fare invidia
al resto del mondo.


Gelosie di agosto

La risacca della luna
cancella le gelosie di agosto
sulla pergamena di sabbia.
Ma in cielo qualcosa si rifugia
in volo, e si espande incomposto
dietro il lenzuolo di nubi:
È lo strascico del lampo
che illumina il ricordo.
È la giunzione meno logora
del dubbio, tra carne e desiderio.
È qualcosa…che ti ritorna dentro
anche se al momento sembrò
insignificante.


Maremma

Nella terra che scorre lungo il mare
salgono e scendono colline in vicinanza
fino ai rombi arlecchino di pianura.
Sopra di te e nei contorni
vivono ancora i miei sogni
che ascoltano il linguaggio
del fieno tagliato
del fico maturo
dell’acino pieno di sole.
Ti ho lasciata che odoravi di miseria
ma intrisa di dinamici sorrisi
che ancora accarezzano il cuore
e mi respirano dentro.


Slittino a rotelle

Lasciato a casa,
si sentì tenuto fuori
dai grandi, andati alla festa.
Pianse a dirotto,
disperato bambino,
dentro al verde fitto
dei rosmarini,
a nascondere lo sconforto
che svuota d’amore il cuore,
e di speranza.
Viaggiò dentro se stesso
fino all’angolo del coraggio:
era un bel cielo aperto
con lo slittino a rotelle,
sui fiorellini
del prato in discesa.


La tromba

La tromba è il canto,
che dalla chiocciola
esce limpido e potente,
come i fuochi pirotecnici di notte.
Il pianoforte concerta
con tanti denti in bocca.
La batteria masochista,
sobbalza di sferzate.
La chitarra è già orchestra,
se la sgrani con le dita di spugna.
Lei, la tromba, canta da sola,
canta per tutti:
altruista di natura
diverte, rallegra, dà energia
fino ai margini dell’immaginazione.
Ma a volte la tromba,
quando non ha accompagnamento,
si rattrista,
e con il groppo in gola
suona le storie di dolore,
che silenzioso ascolti,
ti commuovi,
e piangi.


A Samuele

Appena eri partito per la vita
ti hanno chiamato per il Paradiso.
Hanno scelto il più candido, il migliore,
per aggiungere un Angelo nel cielo.
Noi non sappiamo ancora dell’eterno,
di ciò che è sacro, la ragione, il vero.
Quando verremo sotto la Tua luce,
tu angelo, tu anima, tu amore,
ci guiderai nel regno del mistero.



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