Poesie - Goccia di silenzio

di

Demo Martelli


Demo Martelli - Poesie - Goccia di silenzio
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
12x17 - pp. 66 - Euro 7,00
ISBN 978-88-6587-7722

eBook: pp. 60 - Euro 3,99 -  ISBN 978-88-31336-16-1

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Prefazione

La poesia di Demo Martelli è profondamente pervasa di melodia lirica e costantemente accarezzata da soavità nella versificazione, come a seguire un flusso di coscienza che diventa cifra stilistica della raffinata visione del poeta.
La naturale propensione a tale concezione rende il processo poetico sempre coinvolgente e penetrante grazie alla capacità di saper cogliere l’essenza più profonda del vivere, l’emozione istantanea e fuggevole, la percezione più intima ed il ricordo più struggente del sofferto percorso umano.
Demo Martelli, nel suo prezioso scrigno lirico, possiede un personale lessico e naturale facilità espressiva: lineare e fluida, sempre omogenea, precisa e limpida, simbolo fedele del suo sentimento poetico.
La silloge “Goccia di silenzio” incarna una sommessa lode al silenzio, prima della “bonaccia dell’eternità”, quasi a rappresentare una melodia che possa riscaldare il cuore, ed è in quel momento che la bellezza del silenzio pervade l’animo e la mente “prende il volo”, fino al lento declinare del simbolico tramonto.
Il viaggio esistenziale pare “attendere un segno dal tempo”, capace di trasformare e “ridimensionare” la vita stessa, nell’inesorabile “ridisegnar” frammenti di memoria, dopo lo “scolorare” dei giorni e la caduta nei rimorsi: l’animus del poeta, in un costante flusso emozionale, si aggira tra “transiti segreti” e bagliori d’illusioni, pensieri che incendiano e “riverberi del cuore”.
Nella sua poesia ecco allora che risplendono le tematiche fondanti del suo lirismo: l’importanza delle radici natie, l’amore profondo per il mare che avvolge l’animo quasi a “respirarne i flutti”, l’esaltazione del sentimento autentico, la continua indagine del mistero esistenziale, la funzione fondamentale della memoria che diventano sostanza stessa del suo essere poeta.
Durante il processo lirico si insinua nei “ripostigli della memoria” perché Lui è un uomo che conosce la “terra profumata di polvere e sudore”, l’acqua limpida d’un ruscello, il tempo della semina e le meraviglie della Natura, strettamente abbracciata al mondo contadino: poi, deflagra il desiderio di entrare nel cuore con struggenti recuperi memoriali relativi alla perdita del padre quando lui era ancora un bambino e la disperazione di sua madre, ricordi ai quali il poeta affida un valore primario e, infine, l’impulso lirico evolve in attesa di segni rivelatori ed emerge il senso d’abbandono, quasi a voler decretare la sensazione di trovarsi davanti all’infinito mistero.
Nella concezione poetica di Demo Martelli la Parola è costante ricerca, a volte espressione della memoria più intima, profonda e segreta, in altri casi, sostanza vitale che espande le manifestazioni del vivere e, in ultima istanza, rappresenta la Luce che illumina la “sua” vita.

Massimo Barile


Poesie - Goccia di silenzio


GOCCIA DI SILENZIO

Dalla strada dove arriva la vita,
tocca la gobba alla luna:
ti porterà fortuna.

Mangerai pane di fiorito azzurro
spalmato con il balsamo del mosto,
per essere tenace, come il cactus
che resiste, al morso dell’arsura.

E quando smetterai di invecchiare,
lasciando vuoto il nido come le gazze,
non chiedere il perché.

Là, nella luce fredda delle stelle
dove la morte siede per guardare,
canta, a voce alta,
una melodia che ti riscaldi!

Prima di essere goccia di silenzio
nella bonaccia dell’eternità.

1° Premio “Regina Margherita” Bordighera 2016.


SOGNI

Dentro la notte sfilacciata
l’azzurro delle formule scolora
per divagar nel nulla.
Gridano, gli avanzi dei rimorsi
come chi cade in un mucchio di rovi.
Poi mi giro di fianco e cambio sogno:
immerso nel paesaggio
oltre il cancello che apre alla strada,
bevo l’ultimo sole
sul filo delle rondini,
col nocciolo con dentro i desideri.


PERDERSI

Nella circonferenza della strada
viaggio con la mia anima
per attendere un segno dal tempo
dove tutto si trasforma,
si ridimensiona, si capisce.

Come i riflessi negli occhi
quando i tramonti annegano nel buio,
come uno shampoo dopo il carnevale
per togliersi da addosso
i coriandoli del nostro perdersi.


NON VOLLI

Non volli restar chiuso dentro al chiuso
a respirare il fumo del futuro
quando ero un gomitolo racchiuso.

Non volle la mia voglia infinita
una dimora che mancasse il cielo
per disegnarci i sogni con le dita.

Neppure un focolare volli, e un nido
con i vivi schiamazzi della prole
a mendicar carezze se non rido.

Al vento affidai le mie chiavi:
per chiuder sottoterra le tristezze
sganciare le catene degli schiavi
aprirmi spazi tra le stelle e il cielo.


MI INCONTRO

Con vista mare
fino alla cerniera del cielo
mi incontro tante volte
con la mente.

Mozziconi di pensieri
mi incendiano,
ma tenero nelle parole
per non ingoiare il dolore.

Semplicemente guardando
i cerchi, sempre più larghi
nello spazio aperto,
che si allontanano.

Ed è così,
che lucido il passato
e lo ripongo, come le scarpe,
fuori la porta.


…ED INVENTARE

…Ed inventare
un mondo nuovo
oltre gli scogli.
Là, dove l’acqua si riposa
dopo il violento scroscio
della pioggia.

Ed il cuore
resterà sempre in festa.
Perché quel mare
che dicevo,
al minimo trambusto,
ti viene accanto
a farti compagnia.


SOLE IN DIAGONALE

Un veloce tramonto d’inverno
coi raggi del sole in diagonale,
e in mezzo al caso
quel suo profumo di menta.

Poi… un’espressione istantanea
ridisegna trapunte di memoria,
e il nastro di tepore si riavvolge,
fingendo… di essere qualcuno.

Mentre l’orlo sfrangiato alla notte
rammenda, l’ultima luce,
tra la linea continua
del cielo, e il suo azzurro.


VORRESTI MA… NON VUOI

Mentre sul mare scivola la luna
espandi i tuoi capricci come il vento
fino a coprirmi d’un’umida eco
l’intero corpo di baci salati.

Poi ti contrai come una pigna verde
per richiudere i transiti segreti
ed è un tormento questo che fa male.


FINE ESTATE

Distratta e taciturna
muore una storia libera
d’amore
che altro non impone
la fine dell’estate.

Sbocciata nel fior fior
di luna piena
lascia solo qualche petalo
nel riverbero del cuore.

E si ritorna a sommergersi
nella routine della marea
che ci disperde.


SEPARARSI CONVIENE

In quei silenzi
illuminati dalle torce
si legge più chiaro
il volo dei sospiri.

Invano la mattina
cerchi un saluto,
un ricordo, un’occhiata,
nello sfondo annodato di vuoto.

Ma quando la luce declina
sul mercato dell’usato
il tempo che rimane
non migliora.


IO E TE, MARE

Nelle pause di bonaccia
col tuo sorriso all’orizzonte
viviamo solo io e te, mare,
nella distanza silenziosa
a respirare i flutti che ci cullano.

Sei celibe, mare, ma col seme della pioggia
ingravidi e dai vita al mondo intero.
Con lo scalpello di platino
delle tue onde, abbellisci ogni giorno
la scultura dei confini della terra.

E che ci importa, della tutt’altra gente,
quando esistiamo solo io e te, mare,
assentati dalle piaghe della vita.


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