Poesie - Le stagioni

di

Demo Martelli


Demo Martelli - Poesie - Le stagioni
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
12x17 - pp. 68 - Euro 7,00
ISBN 978-88-6587-9665

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Prefazione

La poesia di Demo Martelli, nelle sue molteplici manifestazioni e luminose variazioni, offre una gamma di fluttuazioni dimensionali che, dal dialogo interiore giungono alla stupefacente osservazione del mondo e delle suggestioni della natura, riuscendo sempre a confortare il cuore nell’alternarsi delle esperienze esistenziali e, intenzione alla quale il poeta tiene molto, a rivisitare ciò che è stato vissuto con sguardo capace di superare la soglia del tempo.
La sua Parola sa suscitare l’animo, qualità imprescindibile per essere poeta, e si alimenta della sostanza della vita, si espande nelle sue fenditure e deflagra in riflessioni profonde che illuminano il cammino ancora da percorrere.
La visione poetica di Demo Martelli possiede una qualità meravigliosa, e cioè la capacità di rendere “lirismo puro” le manifestazioni del vivere, costantemente cosparse d’un universo emozionale che il poeta porta nel cuore e offre generosamente.
Il titolo della silloge diventa simbolo della sua poesia, tenacemente perseguita, fortemente sentita e sempre amata: le stagioni della vita passano veloci ed il tempo tutto consuma mentre la “voglia d’infinito” deve fare i conti con la finitudine dell’essere umano perché “eludere gli argini dl tempo” non è cosa facile e, sovente, la forza della speranza diventa inesorabilmente “nudità dell’anima”.
Nel processo lirico tutto pare dissolversi nel vento, sfuggire dalle mani dell’Uomo, disperdersi nelle metamorfosi dell’esistere, ma le “voci dell’anima”, estratte dal poeta nel profondo del suo essere prima uomo e, poi, poeta, penetrano la visione emozionante e vibrante, e la “memoria” riveste sempre un ruolo fondamentale nella sua percezione poetica.
Nel dispiegarsi della sua visione il poeta viene rappresentato come un “osservatore” che offre parole “incastonate / nella fessura / delle emozioni”, fino a confessare “tra un verso e l’altro/trattengo il tempo / che mi evapora tra le dita/in quest’alba indifferente”: sono versi che rappresentano simbolicamente l’intera visione lirica che connota la silloge.
Demo Martelli penetra l’energia lirica della vita e alimenta le sue poesie d’una sostanza che si fa nutrimento dello spirito, desiderio di comunione del proprio essere con il mondo circostante, con una dimensione più elevata nella quale può spaziare libero e vivere anche le più labili percezioni che regala l’umano esistere.
Demo Martelli sa molto bene che è faticoso riempire il “vuoto di parole”, l’abisso di emozioni e il travaglio che attanagliano durante il cammino, mentre le “stagioni” dell’esistenza scorrono e si avverte un senso d’impotenza davanti al Tempo, dominus della nostra esistenza.
Nel tessuto della vita ecco allora che “il conto delle attese” conduce a cercar una ragione nell’amore e nel ricordo delle persone amate, nel cielo stellato o nell’acqua limpida d’un ruscello o nella terra che profuma di semina, perché v’è sempre un nuovo inizio, uno spiraglio luminoso che conduce oltre l’orizzonte conosciuto.
La professione di Uomo, tra un verso e l’altro, diventa atto salvifico, per “trattenere” il tempo che fugge, come a voler creare un prodigio che offra un senso alla vita che resta, nella dimensione lirica della coscienza d’un poeta, nel silenzio dell’esistenza quando si “masticano” le ombre per ricercare se stessi, nel tempo passato, nel giorno da vivere in questo preciso istante e nel futuro, perché, come scrive Demo Martelli con piena consapevolezza: “Puoi staccarti / dal viso l’età, / ma come l’acqua / nel fiume, / dentro al corpo/lentamente ti scorre”.

Massimo Barile


Poesie - Le stagioni


LE STAGIONI

Nella sua prigione senza chiavi
apre le finestre e aspetta abbracci:
asole di sole!
Per il tessuto della vita.
Le stagioni passate tra le mani,
ora, passano alla resa.
In questo mondo appeso per la coda,
in questa orma piena dell’assenza,
vive solo di briciole
come gli uccelli
nella cintura dell’inverno.


DUBBIO

Quando il vento dello spirito
sussurra, tenero e celeste,
dentro il sentiero delle stelle
non esiste più, il dubbio,
tra il torto e la ragione.
E a tutti, verrà data
la sua dose di carezze,
quando andremo a chiedere
il conto delle attese.


COME LA MAMMA

Non mi voglio allargar più del dovuto
scansandomi dall’ovvio e dal prolisso,
ma far capire a chi non l’ha vissuto
che tra città e campagna c’è un abisso.
Chi non sa della terra è un incompiuto
come una chiesa senza il Crocifisso.
Lungi da me voler fa’ il professore
ma imprimere qual è il vero valore.

Se stai male vai in fretta dal dottore
per curarti e guarire del malanno.
Se sei ignorante non è un disonore
bastiti rimediare a quel tuo danno:
vai nei campi, ed annusa quell’odore!
Quelle fragranze, che ti inebrieranno.
Ti sembrerà rientrare nel passato
al tempo che la mamma ti ha allattato.

Non ditemi che sono esagerato
questa è la verità senza ritorno.
Grazie alla terra se fin qui hai pappato
mungendola tre o quattro volte al giorno.
Per non nuotare dentro all’inquinato
proteggila dal male che c’è intorno.
Cerca di amarla sempre, anche nel dramma!
Come fa il bravo figlio con la mamma.


TEMPO LIBERO

Nei giacigli alle stelle e gli occhi attenti
dentro al cielo prestato dal tramonto
per quella giusta voglia d’infinito.

Su questo poggio di prime viole
la musica che fa il campo di grano,
l’odore della resina nel vento.

Preciso e misurato spengo l’ora
per eludere gli argini del tempo
con la mano leggera sul tuo petto.


PENSIERI

Non è, come si dice, una gran cosa,
scrutare la distanza immateriale
per cogliere l’inizio di un pensiero
e completarlo con la fantasia.

Quando barcollo, e prego, e chiedo aiuto,
in questo mare sempre più in burrasca
non farmi andare a spingere da solo
la barca, all’invisibile Tuo approdo.

Nel prato ormai selvatico di amori
non c’è il raccolto, c’è il ricominciare,
c’è il tessere, pian piano, un altro nido,
con tanta filosofica speranza.


DOPO LA VENDEMMIA

La forza del sole
coperta dall’inverno
addormenta i cipressi
impalati tra i vigneti.

I nidi restano vuoti,
anche d’amore.
Mentre i tralci
ormai succhiati
del nettare di Bacco,
un marchingegno chiassoso
li tritura.

Eredità sofferta
non desolazione,
perché il tempo del passato
sarà altrove:
dentro i vicoli allargati
dal profumo aromatico
del vino.


IL CONTADINO

Tanti i semini,
sulla terra smossa
la mano esperta
del contadino,
sparge.

Poi con pazienza,
la primavera tarda
o inizio estate
per la raccolta,
attende.

Mentre il sudore,
nel dissodare i campi
lasciati incolti
per riposar d’inverno,
scorre.


OCCHI

Parlano, gli occhi,
sempre in agguato
nella sua tana
morbida di liquido.
Si affacciano a scrutare
la nudità dell’anima,
per leggere e capire
i segreti e i sentimenti
di chi non sa ascoltare,
di chi non è contento,
di chi non ha più niente.
Ma più volte,
cercano altri occhi
che parlino d‘amore.


FANTASTICARE

Che strana cosa è questo nostro mondo
e le svolte improvvise del destino.
A volte sì, non ci rendiamo conto
di quello che ci passa per la testa
quando imbocchi la strada del pensiero
lasciando il quotidiano con un amen
per uno spiazzo dove sei qualcuno
e fingere di vivere in te stesso.

Quanti giorni, quant’ore, ed i minuti
passati già, da quando sono vivo?
Sarà un dormir, la morte, e senza sogni
pari allo sperma prima d’esser nato?
Quando sei stanco senza una ragione
ti schiaccia forse la materia oscura?
Cancelli la parola di “vietato”
ma mai! Creare al prossimo fastidi.

Quel morso giovanile di riscatto
ti svela perché cerchi una ragione
dentro al prato girevole degli astri
con la luce ormai stanca di abbagliare.
Ed è un volo d’uccelli senza meta
che ogni traccia d’antico porta via
dalla nebbiosa vecchia dirittura
che mitigava i transiti segreti.


LA RAMBLA

Un racconto
una storia
una strada.
Una svolta,
della luce
più chiara.

Un rumore
uno schianto
un fragore
un ricordo.
Una mano
già morta.

Una loro
una nostra.

Per le vesti
di un DIO.

17/08/2017


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