Opere di

Donato Ladik


E sarò nel vento

Un giorno sarò nel palmo
della tua mano protesa
verso l’immenso azzurro
del mare cristallino.
Un vortice di vento
mi solleverà lieve
verso l’infinito
per disperdermi.
Polvere imperlata
da spruzzi di salsedine
irrorati da una luce
brillante che acceca.
Resterò per sempre
nel silenzio degli abissi
per riecheggiare poi
nel sibilo del vento.
E ritornerò ogni volta
che il tuo pensiero
sfumerà il mio ricordo
per non cadere nell’oblio.


Frammenti d’amore

Non riesco a ritrovare
neppure nel vuoto di un rimpianto
la forza di annullare il tuo ricordo;
ti ho protetta tenendoti lontana
dal soffio del mio cuore
o ,forse, dal vento dei desideri
ovattati nel rincorrersi degli anni.
Ma la scìa della tua immagine
a volte mi avvolge di nostalgia
e riecheggia il suono modulato
della tua voce che mi invita
a rimproverare il crudo destino
che ti ha strappato alla vita!


Il silenzio del mare

Assorto, m’imponevo
di annullare il respiro
nell’incanto cromatico
del dondolio della marina.
Il pudore del suo sguardo
donava luce a visioni infantili
che brillavano nella motilità dei flutti.
Ora il tempo è passato inesorabile,
si sono spente le stelle cadenti
e sono svaniti i fantasmi del futuro.
Mille passi mi hanno allontanato
e nel crepuscolo che germoglia
un’ampia aura di serenità compiuta
mi dondola, mi sommerge, in quel
silenzio che mi riporta al mare.


La carezza di un ricordo

Sembianze consunte
da un tempo inesorabile
che cancella i profumi
delle emozioni passate.
Si ricolorano le visioni
nell’inerzia della memoria
e un intreccio intrigante
di pensieri mi avvolge.
La mente si appropria
dei ricordi più dolci
e riannoda, custode,
le trame del passato.
La sete di tracce vissute
si riordina nella mente
e , per non soffrire,
mi concede
la carezza di un ricordo.


Nerea

Ho respirato il profumo della sua pelle
accarezzandola come un petalo di rosa
imprigionato tra le mie mani in posa,
quando sbocciata, delicatamente io l’ho recisa.
Ho sciolto i suoi capelli al vento,
farfalle sfavillanti sul mio petto,
sino a che il suo corpo, ormai edotto,
si è schiuso alla carezza del mio tatto.
Ho scavato nei suoi grandi occhi scuri
quella dolcezza che covava in fondo
per poter lambire del suo cuore
l’intimo remoto e più profondo.
Le ho donato,infine, una lacrima brillante
sul seno candido che ansimava forte,
lei l’ha raccolta e custodita
così, sospesa e lieve, fra le sue dita.
Chi sei,Nerea? Tu non sei l’amore!
Sei forse del destino un gioco strano,
ti ho condotto per poco con la mano
e ti sei posata in un angolo del cuore.
A Nerea che scorre leggera sull’acqua
nel “mare magnum” dei nostri desideri.



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