Opere di

Elaine Horsfield


Con questo racconto è risultata 2^ classificata – Sezione narrativa VII Edizione del Premio di Scrittura Creativa dedicato a Lella Razza 2011


L’ironia delle donne

Ricordo che a quindici anni, prima della metamorfosi, ero un fallimento su scala ipergalattica, con poche possibilità d’equivoco.
Provate voi ad essere alte un metro e sessanta, solo se issate su tacchi a spillo modello Everest, e con un giro vita largo come le spalle. Aggiungete brufoli e capelli ricci, gambe cicciottelle, insignificanti occhi marroni, tendenti al miope, e labbra da bertuccia del Borneo.
Una ragazzina bruttina è di sicuro il bersaglio di tutti i coetanei, e credo sia normale aver avuto le lacrime facili e la presenza di spirito di una moquette a fiori. Nessuna meraviglia, perciò, se ho fatto di tutto per annegare nel passato i miei quindici anni.
Ho superato quel periodo con tanta fatica e soprattutto ringraziando la pallacanestro – chi l’ha detto che una piccoletta terribile non possa farsi valere in mezzo a tante spilungone? – ritrovandomi a diciott’anni cresciuta di una buona spanna e con un’autostima grandemente rinvigorita.
Seguendo i consigli della mia allenatrice Arianna, che sa come pungolare il mio innato istinto di sopravvivenza, ho addirittura sviluppato l’arte dell’ironia e riflettendo sui tanti passaggi complicati della mia vita, penso che l’uso dell’ironia abbia spesso funzionato alla stregua di una cura psicoterapica, meglio del Karma yoga o dei fiori di Bach, meglio della lettura di un romanzo di Camilleri o dell’ascolto delle sinfonie di Beethoven.
Senza l’ironia, infatti, come potrei allontanare le mie ricorrenti crisi di pessimismo e sorpassare indenne la quotidiana fatica di vivere?

Non di rado incontro ragazze alla ricerca disperata di strumenti adeguati a sdrammatizzare i loro “momenti no”, e siccome so quanto sia importante, in simili circostanze, poter conoscere qualcuna in grado di darci la spinta giusta, mi auguro con tutto il cuore che questo breve racconto, ricco d’esperienza vissuta, abbia la capacità di servire a risolvere qualche difficile problema esistenziale.
Gli psicologi confermano in ogni occasione (libri, riviste, salotti televisivi…) che in presenza di una situazione stressante i maschi tendono a chiudersi in se stessi, per meglio concentrarsi nello studio delle possibili vie d’uscita, mentre noi donne, quando siamo stressate, avvertiamo per prima cosa il bisogno innato di parlarne, possibilmente con chi sia in grado d’ascoltare con attenzione. La nostra preoccupazione iniziale non è quella di elaborare immediatamente le risposte ai nostri disagi, ma piuttosto cercarne un conforto, aprendo il nostro animo e chiedendo comprensione. Di fatto, parlando apertamente delle nostre difficoltà e magari ironizzando su di esse, otteniamo quel sollievo che poi si spera ci stimoli a proseguire più serenamente nella ricerca delle soluzioni.
Anche l’auto-ironia è molto utile. Essa ci permette di comunicare elegantemente la nostra capacità di saper sorridere di un difetto di cui siamo consapevoli, scacciando i nostri timori e conquistando in questo modo il rispetto del nostro prossimo.
Nel mio caso, l’ironia è persino stata, e forse lo sarà ancora, la mia risorsa vincente nelle conquiste amorose. Già, proprio l’ironia: un’arma, cari maschietti, che possiamo impiegare pure noi femminucce, sfoggiando un’abilità tale che spesso e volentieri nemmeno ve ne accorgete.
Ecco alcune classiche situazioni in cui la mia ironia femminile ha marciato a dovere.

Conquistare in ufficio, si sa, è un lavoro lento e laborioso che necessita di una pazienza simile a quella di un cinese seduto in attesa sulla riva del fiume. Ma se entra in gioco l’ironia femminile ecco che il tutto procede a passi da gigante.
E’ risaputo che il maschio sul lavoro è perennemente frustrato e trova affascinante chi l’apprezza. Fategli quindi sentire che siete sempre dalla sua parte, e se vi dice che il capoufficio è antipatico, confessate che a casa giocate a freccette utilizzando la sua faccia come bersaglio. Se il vostro uomo attraversa un periodo lavorativo stressante, fategli trovare un biglietto sulla scrivania con scritta una frase del tipo: “Coraggio, ci salveranno gli alieni”, oppure procuratevi cioccolatini e caramelle, e in un momento di particolare affaticamento tirategliene simpaticamente una sulla scrivania accompagnando il gesto con un: “Toh, rivitalizzati”. Gli uomini sono un po’ come i cavalli, dopo ogni sforzo vogliono lo zuccherino e ciò che più conta: col tempo riconoscono chi glielo ha dato.
In palestra, invece, se è pur vero che il maschio, per sua natura, è rapito dall’avvenenza, non è detto che anche il fascino non possa esercitare la sua bella figura, e per una femmina decisa a raggiungere i suoi scopi, esistono molti modi per rendersi affascinante. Per esempio, mostrandosi tenace piuttosto che arrendevole, oppure ironizzando sul fanatismo del palestrato e non sul proprio fisico inadeguato.
Valutate con cura le circostanze, si potranno escogitare vari stratagemmi, dalla semplice frase: “Scusa, m’insegni quest’esercizio?”, al fingere d’essersi incastrata da qualche parte, simulare uno strappo e chiedere aiuto.
Fondamentale, ripeto, è aver ben presente il punto debole sul quale scommettere. Se il tipo che v’interessa lo giudicate sensibile all’adulazione, sarà facile lodarlo per la sua prestanza fisica, magari con una punta d’ironia, mascherata dalla vostro garbo femminile, e incitarlo con commenti del tipo: “Accidenti! Ma quanti piegamenti riesci a fare in un minuto?”. Il rischio è che si faccia venire un colpo pur di battere il suo record precedente, ma in compenso l’avrete agganciato e ogni volta che vi vede si sentirà inconsciamente portato a non deludervi. Oltrepassato il primo scoglio, dovrete all’improvviso ignorarlo per un paio di giorni, riprendendo poi il dialogo, ma in maniera discontinua. Il metodo di chiama Condizionamento Operante. Se funziona ottimamente nell’addestramento dei cani, vedrete che sarà sicuramente un successo anche con gli uomini.
Un terzo luogo adatto alla conquista è il moderno happy hour, tra le 17 e le 18. Se pensate che il maschio che fugge sia vincente, sappiate che anche noi donne possiamo ottenere le nostre belle soddisfazioni, giovandoci di questo metodo antico. Tenete il vostro lui sotto tiro e appena ha in mano il bicchiere passategli accanto e spostategli appena la spalla, quindi chiedete scusa e aggiungete: “Cosa non si farebbe per conoscerti” (ovviamente col sorriso e in tono ironico) e subito vi dileguate senza dargli il tempo di ribattere. Se non sarà lui a venirvi a cercare, potete ripetere la stessa cosa commentando: “La prima volta, però, è sempre la più bella” e sparite di nuovo. Se servisse una terza volta, ma raramente succede, passerete voi con un bicchiere in mano e fissandolo negli occhi gli direte: “Adesso non pensare di vendicarti”.

Trovo tuttora eccitante ricordare le mie passate avventure, anche se la mia vita oggi è radicalmente cambiata. Gran parte delle mie energie sono rivolte a mantenere attivo il rapporto con Giorgio, mio marito, ma ho pure un secondo obiettivo da raggiungere, altrettanto impegnativo: insegnare l’arte dell’ironia alle mie due figlie gemelle, che hanno giusto l’età in cui iniziarono i miei problemi.
Senza falsa modestia, credo di riuscire a cavarmela dignitosamente in entrambi i compiti, e se a volte qualche dubbio mi assale, mi rasserena pensare a quella grande frase di Nietzsche:
“Inutile prendere troppo sul serio la vita… tanto non ne usciamo vivi…”.

Elaine Horsfield



Il Club degli Autori - Concorsi Letterari - Montedit - Consigli Editoriali - Il Club dei Poeti
Chi siamo
La Rivista
La voce degli Autori
Tutti i nostri Autori
Per iscriversi
ClubNews
Il notiziario gratuito
Ultimi inserimenti
Homepage
Avvenimenti
Novità & Dintorni
i Concorsi
Letterari
Le Antologie
dei Concorsi
Tutti i nostri
Autori
La tua
Homepage
su Club.it