Con questo racconto è risultata 6^ classificata – Sezione narrativa nella VIII Edizione del Premio di Scrittura Creativa Lella Razza «Frammenti di memoria: una donna straordinaria»
Io donna straordinaria? …forse
La domanda fondamentale del questionario che ho di fronte è la seguente:
“Come descriveresti te stessa?”.
Seguono, nel caso in cui l’aspirante lavoratrice avesse qualche difficoltà a rispondere, altri quesiti, a scopo esplicativo:
“Sei una persona calma oppure sei facilmente emozionabile?”
“Sei un’organizzatrice?”
“Sei un tipo socievole?”
“Quali sono le tue simpatie e antipatie?”
Che strane domande da chiedere, medito perplessa, mentre mi guardo attorno nella grande sala stracolma di candidate, tutte già impegnate a scrivere a testa bassa.
Sono dunque la sola che non sa come cavarsela?
L’offerta di lavoro che mi ha spinto a gareggiare in quest’adunata semi oceanica è per una decina di posti come operatrice telefonica nel nuovissimo “call center”, collocato a due passi da casa mia. Un lavoro di sicuro non strapagato, ma che perlomeno mi permetterebbe di evitare la sfacchinata giornaliera, su mezzi pubblici orrendi, dall’estrema periferia, dove abito, al centro sovraffollato e caotico della mia città.
“Mettiamoci quindi d’impegno, – concludo – e cerchiamo di rispondere a dovere!”.
Che genere di persona sono?
Se qualcuno mi avesse rivolto questa domanda all’età del liceo, probabilmente avrei risposto con uno sguardo nel vuoto. Ricordo che alle pareti della mia camera avevo appeso i poster di un Baglioni all’epoca giovanissimo e di qualche altro attore in voga nei primi anni settanta, quando stabilii che mi sarei sposata soltanto se avessi trovato un tipo alla Paul Newman, vale a dire: l’uomo perfetto. Un sogno dolorosamente infranto sulla soglia delle venticinque primavere quando dovetti, mio malgrado, sospendere le ricerche per il semplice fatto che non esisteva un uomo in carne e ossa capace di reggere il confronto con una finzione scenica. Fu così che conobbi un bravo ragazzo di nome Paolo e me lo sposai al posto del grande Paul, identico nel nome ma differente in tutto il resto, lasciandomi per sempre alle spalle le ore spese davanti al televisore, vagheggiando amori fatali.
A onor del vero, non mi fu per niente difficile scoprire che con tre gemelli da crescere di tempo per fantasticare ne rimaneva davvero poco. La vita, in simili situazioni, è tutta rivolta alla concretezza, ed è notevolmente più apprezzato un uomo operoso con un paio di mani pronte a collaborare, che non un bel tenebroso, assolutamente incapace di cambiare anche un semplice pannolino a un povero bebè che piange disperato.
Ora, se qualcuno mi avesse chiesto in quel periodo che tipo di persona fossi, avrei sicuramente risposto a muso duro: “Indaffarata al punto da non saper più dove sbattere la testa!”
I miei trent’anni, poi, li ho attraversati combattendo contro una cronica mancanza di soldi, ma c’erano Paolo e i bambini a tenermi su di giri. Le vacanze le trascorrevamo tutte in una roulotte di seconda mano, che per noi era il massimo cui potessimo ambire. Quante risate, quante giornate felici spese all’aria aperta, in quello sperduto campeggio in riva al mare.
Come mi sarei descritta in quel periodo? “Lavoro come una matta, da mattina a sera, ma amo la mia vita e non la cambierei per niente al mondo!”.
Nel corso dei miei quarant’anni, con i ragazzi ormai all’università, la casa si fece improvvisamene silenziosa, forse troppo, e aspettavo con trepidazione l’arrivo delle vacanze, quando finalmente i gemelli ritornavano stabilmente a casa e tutto si rianimava all’improvviso. Che gioia rivedere i miei tre campioni, giovani e belli come il sole.
Poi, nel giro di pochissimo, gli studi sono terminati e, spinti da un comprensibile desiderio d’indipendenza, i ragazzi hanno trovato, pur con molta fatica, un lavoro e una sistemazione per conto loro e, purtroppo, a parte qualche raro fine settimana, hanno smesso di frequentare casa. Per loro è iniziata una vita nuova, per me è stato l’inizio del vuoto.
E’ in questo periodo che ho deciso di dare un’occhiata in profondità alla mia vita, valutando la situazione nella sua tangibile realtà.
Paolo è sovente impegnato in interessi nei quali io sono poco o niente coinvolta. Lui, infatti, si è costruito nel tempo una vita sociale molto ricca, durante i lunghi anni in cui io ero impegnata notte e giorno con i bambini, e quindi troppo stanca per pensare ad altro.
Se qualcuno mi chiedesse di descrivere or ora il mio stato d’animo, risponderei che mi sento un po’ trascurata, anche se questa sensazione temo sia solamente la punta dell’iceberg.
Nel bel mezzo dei miei cinquant’anni, allora, come penso di rispondere alle domande del questionario che ho di fronte?
Per esempio: mi considero una persona calma oppure sono un tipo facilmente emozionabile? La risposta sincera è che sono generalmente tranquilla, ma a chi non succede di perdere ogni tanto le staffe? Emozionabile lo sono stata profondamente in gioventù, ma la vita cambia molte cose e più per necessità che per convinzione, ho visto indurire di molto la corteccia della mia anima.
Alla domanda se saprei affrontare un problema con metodo e organizzazione, mi sia permesso di sorridere. Cos’ho fatto negli ultimi trent’anni se non organizzare al meglio la vita di cinque persone?
Domanda successiva: sono un tipo socievole?
Beh! Senza dubbio questa è stata la qualità del mio carattere che ho amato di più, ma oggi, mi addolora doverlo ammettere, so di essere molto cambiata: troppe responsabilità mi sono caricata sulle spalle, e quella ragazza aperta, allegra e disponibile è solo un ricordo sbiadito.
Ci sarebbe un’altra domanda, non compresa nel questionario, cui mi piacerebbe rispondere, a questo punto.
Come penso di condurre la mia esistenza da adesso in poi? So di non avere più l’età per abbandonarmi alle facili illusioni, ma questa non può essere la scusa per lasciarmi scorrere gli anni addosso senza reagire e, grazie al cielo, mi sento ancora giovane e in salute. Probabilmente questo lavoro di operatrice telefonica non risponderà appieno alle mie attese, ma perlomeno mi permetterà di uscire dal mio guscio, conoscere nuova gente, rituffarmi nella vita.
Oggi pomeriggio ho manifestato i miei progetti a Paolo e lui, credo per tirarmi su di morale, mi ha detto che sono una donna davvero speciale, anzi: straordinaria!
Proprio stra-ordinaria non direi, speciale forse, ma nella sua normalità.
Elaine Horsfield