AUGUSTA EPOREDIA
Il nostro viaggio alle origini della storia inizia da Ivrea, l’antica Eporedia fondata dal popolo dei Salassi, di origine celtica, 500 anni prima di Cristo, la città che i Romani chiamarono Augusta una volta conquistato quest’angolo di Piemonte. Divenne ducato coi Longobardi, poi Arduino, una volta strappata la città al vescovo Warmondo, la scelse come Capitale del Regno d’Italia. Nel Medioevo, divenne comune d’Ivrea e Canavese, prima di passare sotto la potestà del Conte Verde di Savoia.
Tutte queste cose, me le racconta Charlize, la mia guida, la mia Beatrice bionda, il Virgilio muliebre che ha deciso di condividere con me l’itinerario magico tra storia, tradizioni e strani abitanti. Sì, perché non tutti sanno che i cittadini di questo gioiello incastonato tra i monti si chiamano eporediesi, in onore al nome che la città assunse in epoca preromana.
Lei mi parla anche di un fatto cruento rinascimentale, la rivolta contadina contro i soprusi dei nobili, passata alla storia col nome di tuchinaggio, mentre osserviamo con devozione ed ammirazione il Castello, fatto edificare nel 1357 da Amedeo di Savoia, celebrato dal Carducci in una sua ode, sede di ricovero e di detenzione.
Ma impazza il Carnevale, il famoso Carnevale d’Ivrea, nel quale il clou è la battaglia delle arance, di origine napoleonica. Si mescolano, in questi festeggiamenti goliardici, anche aspetti che narrano le vicende di questo borgo, dalle lotte contro l’odiato marchese del Monferrato, ucciso dalla Mugnaia, reginetta del Carnevale, alla rivolta giacobina, fino ad arrivare alle guerre contro i soldati francesi, le cui divise sfilano fra frizzi, lazzi e pericolosi lanci di agrumi (ogni anno si contano molti feriti!).
Chiudiamo la nostra visita con un omaggio alla Comunità Ebraica di Ivrea, di cui rimangono le testimonianze vive nella sinagoga ottocentesca, nel cimitero e nel Duomo, dove ammiriamo il Tetragramma biblico iscritto in un triangolo dorato, abbellito con eleganti decorazioni floreali.
È tempo di ripartire nella notte, verso l’alba, dove ci aspetta sinuosa la Val di Susa.
SEGUSIUM
Susa si presenta gentile nell’aurora delle sue Alpi perennemente innevate, dei suoi panorami assonnati e silenziosi, della sua guerra quotidiana contro il progresso, che da qui vuole far passare il famigerato Corridoio 5 dell’Alta Velocità Lisbona-Kiev.
È difficile stabilire chi fu la prima popolazione ad abitare questa zona, sicuramente ci furono i Liguri e i Celti. Poi giunsero i Romani di Giulio Cesare, in transito per le Gallie, i quali firmarono un patto di alleanza con il re locale Donno. Costruirono poi l’Arco di Augusto e le diedero il nome di Segusium, da cui il nome segusini degli attuali abitanti.
Charlize mi porta a vedere Piazza Savoia, il cuore di Susa, costruita sopra l’antica città romana, tanto che se ne ritrovano reperti archeologici.
Da lì, ci spostiamo verso la Cattedrale di S. Giusto e la Chiesa Romanica di S. Saturnino, dopodiché, visitiamo l’Arena romana, dove i conquistatori si dilettavano nei giochi dei gladiatori e nel circo. Testimonianze medievali sono la casa De Bartolomei ed il Castello della marchesa Adelaide, una nobildonna del luogo. Fu però il Bonaparte a conferire a questo paese il titolo di città.
Prima di partire alla volta della provincia granda, lei mi chiede di andare a visitare il presidio dei comitati No Tav della zona, per cercare di capire il perché di tanta opposizione ad un’infrastruttura importante per il futuro di questa valle…e dell’Italia in generale.
Ci accorgiamo che questa gente, semplice e cordiale al contempo, resiste tenacemente alla devastazione ambientale di un paesaggio quasi fiabesco, all’inquinamento acustico ed ambientale, derivante dalla costruzione di tunnel e ferrovie oggi, dal passaggio di convogli superveloci domani: in poche parole, queste persone si oppongono alla sparizione di un ecosistema rimasto fin qui intatto ed incontaminato… l’Europa passi pure da un’altra parte!
Prendiamo le nostre cose e le nostre idee in direzione di Bra.
[continua]