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In copertina: «Sailing at Sunset, Segeln in den Sonnenuntergang» © defpics – Fotolia.com

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Pubblicazione realizzata con il contributo de IL CLUB degli autori in quanto l’opera è finalista nel concorso letterario Jacques Prévert 2017

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Prefazione

Nella concezione di Emanuela Zulli la poesia è rivelazione magica, apparizione e balsamo per l’animo, Luce folgorante che conforta dalla disperazione, come simbolico medicamentum dello spirito.
Durante il processo lirico si assiste al dolce naufragare nel rapimento estatico che procura tale immersione ardentemente ricercata, tenacemente perseguita, costantemente alimentata dal sentimento autentico e dall’amore che nasce dal cuore, unica sostanza invisibile capace di condurre nella dimensione superiore d’una concezione dell’esistenza.
Nel mondo lirico le parole si fissano “indelebili” nel cuore della poetessa, i suoi occhi hanno “sete d’infinito”, inseguono “stille d’assoluto”, si velano di “spasimi d’eternità” e la sua poetica si accende di profonda umanità e si permea d’una tensione che vuole illuminare anche le più labili percezioni dell’esistere.
La sua Parola è forte e vibrante, penetra nell’animo, riporta alla luce la simbolica “danza vorticosa/dei ricordi”, come nella struggente poesia dedicata alla madre, e tali evidenze si materializzano ancor più quando tornano alla mente le inevitabili ferite e le sofferenze patite, che, come “lame nella memoria”, fendono il significato più puro della vita: il percorso esistenziale si mostra nella sua totale nudità e non ricerca inutili finzioni né artifici, ma mostra, con onestà e sincerità, il senso di solitudine che diventa voce lirica espressa nella “freschezza delle parole” per contrastare il “buio della disperazione”.
La vita intesse la sua trama, tra dolci ricordi e slanci d’amore, tra abissi inespressi e travaglio, quasi a voler avvisare la poetessa che l’unico percorso possibile è calarsi nelle stesse “trame dell’essere”, per solcarne gli abissi, portando con sé la passione del cuore, il tormento del pensiero ed il profondo impegno nel vivere pienamente l’esistenza: l’Uomo come “viandante” nei sentieri della vita, capace di sentirne il profumo, disposto a contrastare le ansie e a penetrare i “sospiri d’amore”.
Ecco allora che la sorgente lirica alla quale dissetarsi diventa salvazione, fonte “rivelatrice del mistero”, simbolico vascello che permette di navigare “lungo i mari / sconfinati dell’essere”, nell’abisso impenetrabile dei “gorghi inespressi”, nelle enigmatiche lontananze e nelle vibrazioni stesse delle parole, nella “voce perduta” dell’amore: “Hai popolato / di oceani / i miei giorni / e scavato/atre notti / profonde / nei miei abissi…”.
La Poesia diventa “la musica del cuore” che permette di “sentire” la vita, accarezzare l’universo emozionale che sprigiona da esso e sfiorare i “lati oscuri dei pensieri”: la linfa vitale della visione condurrà all’approdo che illumina l’anima, alle “sorgenti del mito”.
Il processo lirico di Emanuela Zulli inonda il cuore grazie alla parola cristallina, capace di espansione luminosa e di folgorazioni, generate da una versificazione limpida e penetrante, alla costante ricerca della “primigenia emozione”, rivelazione dell’immane vertigine di questa sofferta “navigazione”, che vedrà “rari nantes in gurgite vasto”.

Massimo Barile

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Ad un’antica maestrina
che con la sua stilo nera,
ha impresso sillabe indelebili
sulla carta bianca del mio cuore…

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Orme vergini

Imprimerò orme vergini
su bianche distese…
Berrò l’azzurro
con occhi
che hanno sete d’infinito…
E lascerò
che stille d’assoluto,
a poco a poco,
m’inondino il cuore
mentre anche il tempo,
ferito,
cesserà d’un tratto
di scoccare i suoi dardi…

Chieti ’98

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Umanità

Sentirsi dentro
l’urlo represso
della vita che preme…
E tra una scatola di mura
e un lembo di cielo,
umanità…

Chieti ’98

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Folgorazioni

Udii d’un tratto
mormorare i miei versi
e tra le foglie scosse dal vento,
in un’epigrafe senza nome,
vidi trascorrere
baluginanti
spasimi d’eternità…

Chieti ’98

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Socchiudi i tuoi bellissimi occhi

a mia madre

Non soffrire più…
Socchiudi i tuoi bellissimi occhi,
e per un attimo
disperdi i tuoi affanni
nell’unisono
dei nostri cuori innamorati…
Dimentica
gli anni passati,
i dolori,
i lunghi sospiri,
le tribolazioni,
e ricordati di noi tre,
del numero perfetto,
dell’armonia che regnava
in quella casa lontana,
dove l’adolescenza
tramava i suoi fili
e la vita li intesseva
in miriadi di bellissimi petali
attorno al cuore giallo
di una margherita appassionata…

Chieti ’98

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Uccellino ferito

a nonna Elda

Uccellino ferito,
mentre tu cinguettavi
sul ramo,
ti spiavo in segreto,
e uno spicchio di cielo,
il tuo mondo,
era il mio…
E orizzonti sereni al mattino,
e tramonti infuocati d’estate,
e meriggi sonnolenti d’inverno,
dischiudeva il tuo canto soave…
Eri lì,
e anche il tempo sonoro,
la campana lontana,
ritmava
i suoi colpi su te…
Ti cercai,
in un mattino d’autunno,
mentre il vento frusciava tra i rami
e la brina accarezzava le foglie…
E ti persi
in una notte d’inverno,
mentre il sole abbagliava i miei occhi,
e il respiro,
sospeso nel petto,
ansimava,
incessante,
per te…

Chieti ’98

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Ninetta

Nelle tue parole,
il fragore del fuoco
divorava
i ricordi
di albe lontane,
e la vita lenta
consumava
i suoi ceppi
crepitante di sonno…
Ninetta…

Chieti ’98

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Con le tue mani

Con le tue mani
la vita
intesseva
le trame del destino lontano…
E una goccia di sangue,
cadendo,
ne rendeva vividi i bordi,
intrisi
delle tue lacrime soffuse…

Chieti ’98

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[continua]