Opere di

Emanuele Lopez Brana



LA MIA STRADA VERSO IL ROTARACT


La vera storia di un giovane Rotaractiano raccontata per la prima volta

In questa opera autobiografica Emanuele Lopez Braña condivide la sua personale esperienza all’interno del Rotaract Club, gettando luce sulla vera natura dell’associazione, in cui, attraverso volontariato, convivialità e azione, si collabora per la realizzazione del bene comune.
Il racconto prende forma a partire dai ricordi relativi al momento della casuale scoperta del Club, avvenuta in una città fiamminga durante gli anni universitari, ripercorre le tappe fondamentali dell’esperienza, sino all’anno dell’incarico di presidenza.
La narrazione autobiografica viene integrata da una descrizione precisa e dettagliata dell’organizzazione e del funzionamento dell’associazione, il cui lavoro quotidiano consiste nella pianificazione di attività legate allo sviluppo e al sostegno del territorio.
L’obiettivo è quello di fornire una guida completa per i lettori e per i futuri soci del club, spronando i giovani a guardare al di là dei propri orizzonti e a riflettere sul contributo che ognuno di noi può dare al mondo, in collaborazione e al servizio degli altri.

Il Rotaract è un’associazione internazionale composta da uomini e donne di età compresa tra i 18 e i 30 anni. É promossa dal Rotary International e conta circa 200000 soci in 170 paesi del mondo, con più di 8700 Club attivi. Sul territorio italiano sono presenti circa 446 club che lavorano in 13 Distretti, accogliendo circa 7200 soci.


Dal Libro, capitolo 1

Introduzione

Un segno. Lasciare una traccia profonda quanto una trincea, far sì che una testimonianza che scorre ancora intensa e forte sulla mia pelle, nella mia mente e nel mio cuore, diventi materia viva, pulsante, da condividere.
L’esperienza deve tramutarsi in parole, le parole devono prendere consistenza, trovare una forma, plasmarsi. Le parole sono potenti, ampliano prospettive e sguardi, e contribuiscono a forgiare destini.
Saranno, poi, le parole stesse a trovare la strada, a trasformarsi in storia, in tributo, in affresco corale. Una tessitura, una traccia precisa in questo groviglio di incoerenze, duelli, armistizi fugaci e oblio che può essere la vita. Lo devo fare.
Ho piena coscienza dell’unicità dell’esperienza che ho vissuto e del suo valore. Come servizio, come condivisione, come possibilità a disposizione di tanti giovani come me, e voglio
Raccontarla.
Perché è stata entusiasmante. Un indimenticabile training di quasi sette anni. Ci penso da tempo, adesso è giunto il momento. Perché condividere quello che ho vissuto significa aumentarne il valore.
Da dove passa l’urgenza di narrare questa esperienza che ha segnato la mia vita e la mia formazione? Non è facile capirlo, non è facile trasformarla in parole. Si tratta di una storia di ragazzi uniti da ideali ed entusiasmo, una storia di solidarietà e generosità. Un’esperienza ordinaria?
Io credo sia qualcosa di speciale, come tutto ciò che si rivolge verso gli altri, che si apre al mondo, che non emargina ma accoglie, che semina e fiorisce. Che non si rinchiude su se stesso, ma, al contrario, abbraccia. Questo e molto altro sono stati i miei anni nel Rotaract. Un abbraccio corale, un’esperienza di apertura e di fioritura.
Ma non solo.
Un’avventura umana e collettiva, una passione vissuta senza riserve. L’occasione, sfruttata al massimo, di una formazione intensa e approfondita, di un potenziato rapporto con il territorio. Un’esperienza solidale e professionale senza eguali.
Se però si parla del club con persone che non lo conoscono, si rischia di venire fraintesi, o di incontrare chi ne ignora l’esistenza o, ancora peggio, chi dubita delle ragioni e degli scopi fondanti del Rotaract stesso.
Per questo mi sono domandato di che cosa ci fosse bisogno per poter contribuire al cambiamento di prospettiva. Perdivulgare la corretta informazione. Manca un memoir contemporaneo scritto da chi l’ha vissuto dall’interno. Credo che manchi, ma non vorrei esagerare, una versione della storia di Paul Harris, con tutte le differenze dovute al tempo e alle molteplici concause storiche, che riguardi il Rotaract. Anche se attraverso la musica, gli eventi, le attività di promozione e comunicazione si possono ottenere ottimi risultati, c’è bisogno, oggi, di un memoir. Un quasi-romanzo che custodisca il mio vissuto e sia in grado di far tesoro del vissuto collettivo. Da tempo sono consapevole di questa necessità, so che voglio lasciare una traccia delle esperienze fatte, del processo di evoluzione interiore che ho compiuto negli anni: mi sono domandato come farlo, in che forma, e anche perché. Scrivere è la risposta.
Qualcosa che rimanga e appaghi le curiosità degli altri. Qualcosa che si possa leggere con gusto e passione. Certe volte le parole mi facevano paura. Succede ancora. Potrei rendere banale il racconto dei miei anni al Rotaract? Potrei ingigantire alcuni aspetti e sottovalutarne altri? È possibile. Narrare è un atto che deve essere assunto con responsabilità.
Si tratta di un rischio che devo correre.
Oggi è un giorno piovoso, ma da sempre questo clima mi ha ispirato idee e progetti, ed è venuto il momento di rendere concrete alcune cose fondamentali, di porre in essere quello che mi sta più a cuore.
La pioggia riga i vetri e rende difficile distinguere forme e fisionomie. Mi distraggo un momento, il panorama che vedo è composto da forme imprecise e luci sfocate, da un cielo scuro e maestoso, nel suo minaccioso incombere.
Ogni giorno, ogni ora, ogni momento, ci troviamo davanti al mistero della vita, a cui cerchiamo di trovare un senso. Ora dopo ora, per noi stessi e per gli altri, baluardi contro tutte le paure che possono paralizzarci, che possono paralizzare la nostra capacità di fare.
La propria storia può sembrare una cosa piccola se paragonata alla Storia con la S maiuscola, alla Storia feroce e a quella fondamentale che ci rende parte di popoli, Paesi e Nazioni; che ci ha fatto conoscere, in Europa, un lunghissimo periodo di pace, privilegio al quale raramente pensiamo con la dovuta gratitudine. Scorriamo con la Storia, ma la nostra storia, intesa come la minima e quotidiana possibilità di incidere sul corso degli eventi, è quello che abbiamo, ciò con cui dobbiamo fare i conti, ogni volta che ci sono scelte etiche in grado di porci dei dubbi, ogni volta che la complessità diventa un groviglio difficilmente districabile. La nostra storia è l’unica che possiamo plasmare, o, comunque, sulla quale possiamo intervenire, quella che ci permette di operare delle scelte. La possibilità di scelta: altro fondamentale privilegio, diritto e dovere di ciascuno di noi, in ogni campo della vita. Vivere la nostra storia vuol dire dare forma al tempo delle nostre giornate, al modo in cui decidiamo di impiegarlo: concepire progetti, superare distacchi, fare scoperte, apprezzare rinunce. Sembra una parola brutta, “rinuncia”. Una parola desueta, da cui sfuggire, da allontanare dal panorama edonistico in cui siamo immersi, ma non serve: uomini e donne degni di questo nome devono fare i conti con la sua valenza formativa e con la sua urgenza, densa e problematica. Conti e scelte. Sulle nostre azioni possiamo decidere e lavorare, agire con concretezza e prontezza, e cercare di fare la differenza.
La pioggia non smette, i panorami restano incantevoli, liquidi e avvolgenti. Continuo a riflettere. Alcune gocce mi lambiscono gli zigomi.
Disponiamo di un tempo limitato ed è nostro dovere impiegarlo al meglio. L’ho sempre pensato, come se ne sentissi sulla pelle l’inesorabile scorrere, come se percepissi l’urgenza di una scelta di campo, lontana da ogni individualismo.
Ho trascorso sette anni nel Rotaract e ho deciso di scrivere la mia esperienza, di raccontare a tutti una storia, la mia, certo, ma potrebbe essere quella di altri. E spero lo sarà, in futuro.
La storia di un altro ragazzo, mio coetaneo, o di una ragazza che si troverà in una situazione analoga e la vivrà sino in fondo: la sua mente e il suo cuore le permetteranno di plasmare la sua vita, le sue priorità e i suoi valori. Questo è uno dei miei scopi; perché, quando si scrive, si spera sempre di uscire da sé e di raggiungere più persone possibili. Ma non è questo il mio solo obiettivo, le mie motivazioni sono tante. Ho deciso di farlo per far conoscere meglio una realtà di cui spesso si ignora l’esistenza, il Rotaract, e per lasciare una testimonianza vissuta intensamente in prima persona, con uno slancio e un impegno di cui non sempre mi sarei ritenuto capace. Questo credo sia il mio dovere e il mio compito. Se la mia testimonianza sarà di ispirazione per qualcuno, avrò ottenuto il massimo che potessi sperare, e, in ogni caso, so di poter offrire un contributo conoscitivo e informativo; È un po’ che ci penso, e oggi è accaduto. Oggi, in questo giorno scuro, con il cielo coperto da nuvole nere e solcato da una pioggia intermittente, ho aperto il computer e ho iniziato a scrivere. Il progetto, prima nebuloso, acquista pian piano una fisionomia. Osservo il panorama mutato e metto a fuoco ciò che intendo fare. Le idee, a volte, prendono forma concreta quando meno ce lo aspettiamo. Essere solo, poter gestire i miei tempi e i miei ritmi sicuramente aiuta. La storia che da tempo desidero narrare può cominciare. Ma andiamo con ordine.



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