A Giulio, mio marito
che cammina con me
da più di quarant’anni
Razza: essere umano
e gli esseri umani sono
imprevedibili
imprendibili
insondabili
Tutti gli esseri umani
dello spazio e del tempo
sono me e io loro
nell’infinito mistero dell’Universo
STRADE
Uno dopo l’altro-precisi-scivolare veloci
rettilinei-sfiorando gaudenti papaveri
rotatorie, infilzate di corsa-capogiri
fiordalisi tra l’erba-bellezza
il suv ti sfiora a sinistra
discese scoscese-un ponte sul fosso
il camion è un mostro all’attacco
per un filo lo eviti addosso
curvare-attendendo impaziente
lo sfrecciare di formiche di latta
col sospetto che la fabbrica d’oro
sfiati in aria un tossico grigio
Semaforo rosso-una diga
a sbarrare la foce
il fiume si gonfia rumoreggia feroce
stendo sulle labbra rossetto
riparto
e volare insieme a tanti altri
blindati nei nostri abitacoli
decisi, gli impenetrabili visi
AUTOSTRADA*
*
Pontedera. Girano lente le pale eoliche nella nebbia.
Mondo futuribile, essenziale, stilizzato, d’argento.
Così in Sardegna. E in Spagna, creando nuovo
profilo alla sierra Nevada. Volver, a passo lento.
*
Factory marble-Michelangelo stupirebbe: anche il
Marmo bianco di Carrara assume venature anglo-sassoni.
*
Piazzola-4 metri dal cavalcavia di Tortona
le auto sono mostri-proiettili scagliati sul rettilineo
difficile pensarli involucri di fragili esseri umani.
In una notte di rabbia senza memoria e senza foce
possono divenire allucinazione del Drago nemico.
*
Salire a chiocciola ridiscendendo nella memoria: Brigitte
Alain Fellini Kennedi. Museo del cinema: ricordando
la Mole Antonelliana di un’umida sera, in un autogrill
davanti ad Elvis nerovestito in tivvù che si dimena.
*
Ha un orecchino e denti guasti-un sorriso da morto.
5 euro e una sigaretta. Come ti chiami da dove vieni?
Di giorno abito gli autogrill.
LAGO D’AVERNO
Lago d’Averno in una Pasqua di poco sole.
Difficile resuscitare il mito:
tace la porta degli Inferi:
un piccolo specchio tondo tra i rifiuti.
Perduta è la memoria degli Dei.
Ma, risalendo, al crocicchio, dopo la curva
l’umile Donna antica, nella sua fornace
cuoce ancora pane buono
per il forestiero che passa
Pane e olio e mozzarella
e melanzane e aromi eccitano il palato
Vivi siamo, in delizia, senza pietà
Voraci divoriamo!
DELLE CITTÀ
21 giorni. Abbiamo espugnato 25 città e due capitali.
Come stirare con un ferro a vapore.
Un fiorire di guglie, un arrotondarsi di graniti
uno specchiarsi di marmi e scorrere
di travertini chiari.
Dentro le cattedrali l’orgoglio del potere e
l’arte asservita ai signori.
Abbiamo goduto le bellezze superbe
delle acropoli.
Quei fiori di pietra
affondano radici su immensi ossari.
Chilometri e chilometri di tubi
piombo, forassiti, fili di rame, gomma
plastica, acqua sporca
tonnellate e tonnellate di liquami.
E in superficie si mangia
migliaia e migliaia cortesemente stipati
eserciti di invisibili esseri umani.
Ora sappiamo i gironi infernali dei parcheggi
sotterranei e lo squallore dei ferri contorti.
Come stupirci, caro Federico
se in un giorno d’aria ammorbata
i Superflui esplodono
e bruciano i sogni dei Superuomini?
IMPRESSIONI DI BRETAGNA
Gli angeli tra noi
presenze
oltre ciò che sappiamo
indizi
simboli
possibilità
Incontri che vincono il tempo
in un istintivo sentire
La Cornovaglia:
aria di mistero e di magia
La penisola armoricana:
l’oceano si rovescia sul granito
in lentissimi tramonti
Terre di maree
colori disfatti
mutevoli grigi
verdi, azzurri sfumati
Nuvole di goccioline
ridenti al sole
Brest dei gabbiani e delle piogge
Carnac:
luce nel vento
carezza antiche pietre desolate
DONNE
Beatrice sboccia in smorfie di ragazza
balla il liscio con Pino-grazia di passi e vestitino nero-
Lo sguardo di Andrea si dilata
si china sul banco soffoca inventa una battuta
lei sorride ambigua-il sole le incendia
una ciocca di capelli, chi può conoscere il filo dei suoi sogni?
Le donne dai sogni d’oro, le donne appena nate
le donnesperanza, che siano sempre appagate!
Luisa, nerovestita, siede rigida un po’ in disparte
negli occhi lascia scorrere il film del suo cancro
la divora, ma lei lotta-vita e vita, ora per ora
Giovanna, piegata, urla al silenzio la sua disperazione
perdere figli e sopravvivere è troppo feroce dannazione.
Le donne dall’urlo nero, le donne mutilate
le donne che vorrebbero essere mai nate!
Dimmi, com’è la vita da sola?
Sottovoce Adriana risponde pensierosa-Bene credo:
mi parlo, mi rispondo. Forse mi manca una presenza sicura.
Tra uno strillo e un lamento Gina stringe tra le mani
il biglietto per il Sudafrica ché qui di malinconia si muore.
Gina, non ti è bastata l’America?
Ho visto così tanto che non ricordo niente
farò scalo a Dubai, l’ultimo mondo artificiale.
Le donne dagli occhi cupi, le donne abbandonate
le donne che vorrebbero essere più amate!
A tutte, una spiga.
DELL’AMICIZIA
Mischiammo
la tua 126 e la mia Ritmo
la mia Toscana e la tua Calabria
i vestitini dei nostri figli
nelle brume della sera
senza gloria il campo da tennis
E ci dimenticammo
Chi dice l’amicizia è per sempre?
Noi lo sappiamo
appare e scompare
procede
per pause e riprese
amnesie e attese
si allontana poi ritorna
come in questo pomeriggio quieto
che ci scambiamo confidenze
sotto un pantheon di legno
immerse nell’acqua delle terme
e sono trascorsi anni
li senti? Scivolano via come
sogni leggeri dalla mente
DUBLINO
Dalla terra al cielo antenna
dell’umanità sparpagliata
che beve mangia evacua
Small medium large extralarge
giovane vecchia
ovunque ovunque
ognuno è qui e altrove
ora e allora e poi e sempre
nei simboli nelle statue
nei fori delle pallottole
zaini cellulari scarpe da tennis felpe
un impastarsi di lingue di rumori
occhiali cuffie gesti
sguardi
e via e via
O’Connel tra i colombi
speranze progetti:
l’ago d’acciaio piantato nel terzo millennio
fora il cielo
nella bellezza effimera
delle petunie sospese ai lampioni