La dernière chanson de la jeunesse

di

Francesco Sinibaldi


Francesco Sinibaldi - La dernière chanson de la jeunesse
Collana "I Gelsi" - I libri di Poesia e Narrativa
14x20,5 - pp. 102 - Euro 10,50
ISBN 978-88-6587-5117

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In copertina: «Dancer» © olly – Fotolia.com


“La dernière chanson de la jeunesse”, nuova silloge poetica di Francesco Sinibaldi, arricchisce il percorso lirico sinibaldiano, che vanta, ormai, numerose pubblicazioni di opere e presenze in antologie e siti letterari internazionali, non a caso, in questa raccolta sono presenti composizioni in lingua inglese, francese e spagnola.
La raffinatezza espressiva alimenta la costante attenzione alla tessitura lirica e alla volontà di costruire una poetica d’armonia, tra rimembranze dense di atmosfere rarefatte e visioni d’incantevole dolcezza, che riconducono ad un vibrante desiderio memoriale-emozionale.
Si può parlare di “poesia dell’immenso e dell’infinito”, generata dal “poetare del cuore” e dalle profondità dell’animo del poeta.
La magica voce, umanamente dolente, purifica la Parola al cospetto del lirismo classico e la sua anima s’incanta davanti ai “bagliori” d’un nuovo giorno che annuncia “fugaci emozioni” e “soffi di quiete”.
Si assiste ad una totale immersione nella pura lirica con la volontà di affidare un messaggio del cuore che possa illuminare il “mortale cammino” grazie ad un canto “d’eterno poetare”e capace di penetrare il silenzio.

Massimo Barile


PREFAZIONE dell’autore

In data 1 febbraio 2014, contestualmente alla proposizione della canzone “Gagarin” del cantante italiano Claudio Baglioni come canzone di febbraio ed in rappresentanza dell’Italia, è avvenuto il cambio del Sito di riferimento in quanto la canzone è stata proposta sul sito africano ma non sul guestbook di News of Tajikistan, per motivi indipendenti dalla mia volontà.
A seguito di tale circostanza ho dovuto provvedere per la seconda volta al cambiamento del Sito di riferimento, dopo quanto già avvenuto nel mese di Dicembre 2006, con il passaggio da The Brazilian a News of Tajikistan.
Il Sito di riferimento pertanto, dalla data indicata, ha cambiato Continente passando dall’Asia all’Africa ed è attualmente rappresentato dal guestbook del sito africano del giornale Tanserve, Tanzania.
Tutto ciò ha comportato la modifica del Sito di riferimento Continentale per l’Asia, passato dal Tajikistan agli Emirati Arabi Uniti, e l’aggiunta di un ulteriore guestbook, in Inghilterra, in modo da poter procedere in parallelo con il Sito di riferimento nell’inserimento delle poesie.
Dopo aver preparato, nel corso del mese di Agosto 1992, l’Opera intitolata “I Pensieri“, formata da composizioni scritte nel primo anno di attività letteraria, all’inizio del mese di Settembre trovai nella libreria situata nel centro di Santa Maria Maggiore un catalogo contenente i dati di piccoli e grandi editori nazionali e così, a partire dalla seconda metà di quel mese, iniziai la divulgazione dell’Opera inviandola a tutti i grandi editori milanesi e a molti piccoli editori presenti nell’intero territorio nazionale, diffondendo quindi le composizioni solo in Italia.
A seguito di tale divulgazione constatai la presenza di un immediato ed ampio interesse da parte dei piccoli editori che, con modalità diverse, dimostrarono la propria attenzione cercando di coinvolgermi in iniziative editoriali finalizzate alla divulgazione delle poesie.
Uno dei primi editori con cui venni in contatto fu l’Editrice Letteraria Internazionale dello scrittore siciliano Salvatore Fava. Immediatamente egli cercò di coinvolgermi in progetti editoriali volti alla pubblicazione delle composizioni presenti nell’Opera “I Pensieri” e fu grazie alla decisiva volontà di questo autore che le prime due poesie, “L’eterno“ e “Ti prego natura“, vennero pubblicate nel 1996 con contestuale diffusione delle composizioni negli ambienti culturali Internazionali, facendo raggiungere alle poesie quella dimensione Internazionale che io non avevo cercato e che fu raggiunta per iniziativa e merito di questo Editore.
Nei primi giorni del mese di Settembre 1999 mi trovavo in centro a Milano, in una libreria situata in Galleria e che ero solito frequentare per la ricerca di riviste poetiche e letterarie su cui proporre le composizioni. Giunto davanti agli scaffali che contenevano tali pubblicazioni notai un particolare riguardante il numero di riviste di tal genere presenti, ne trovai infatti molte di più rispetto a quelle che avevo trovato in precedenza. Attribuì questo cambiamento ad un volontario spostamento di pubblicazioni sino a quel momento assenti in quel determinato spazio della libreria.
Tra le nuove riviste presenti ne trovai una intitolata “Il Club degli autori” dell’Editore Montedit di Melegnano.
Nell’editoriale d’apertura di tale rivista il Direttore, Umberto Montefameglio, invitava gli autori ad inviare all’Editore le proprie composizioni in quanto la redazione avrebbe provveduto a divulgarle ovunque tramite Internet.
L’incontro con la Montedit determinò un aumento della diffusione a livello Internazionale delle composizioni incrementando tale presenza già raggiunta nella primavera del 1996 con l’Antologia pubblicata dall’Editrice Letteraria Internazionale di Ragusa.
La prima cosa da dire con riferimento alla redazione della rivista romana di poesia Pagine è che non sono stato io a trovare loro ma loro a trovare me.
Alla fine degli anni Novanta la redazione di questa rivista, dopo aver letto le composizioni pubblicate nelle varie Antologie dell’Editore di Ragusa a cui avevo aderito, mi contattò dandomi la possibilità di partecipare a diverse iniziative editoriali (presenza in Antologie, nel Dizionario dei Poeti e nelle Agende del Poeta), ponendomi inoltre in contatto con gli ambienti culturali e di poesia presenti a Roma.
Nel mese di Febbraio 2002, senza una mia specifica richiesta e senza che io lo sapessi, durante una trasmissione televisiva dedicata alla poesia, la redazione diede lettura di alcune mie poesie facendo riferimento alla “costruzione sul suono”.
Nel corso degli anni successivi la presenza nell’ambito delle iniziative organizzate da questa rivista si è espressa con l’annuale e costante inserimento di composizioni nell’Agenda del Poeta.


La dernière chanson de la jeunesse


Cinguettio d’autunno

Cinguettar pei sogni e nei vanti d’un
pallore, volger la quiete nei passi inquieti
che fuggon veloci al fiatar d’un mattino
e poi lieto, e ridente e gioioso, vagar pei
ricordi e nel fasto del cuore.


Le lendemain de l’avenir

Une légère brume couvre le matin et la
faible atmosphère qui donne les espoirs
d’une lueur passagère tandis que la feuille,
reflétant un pâle rayon de soleil, touche
le terrain et la rime du silence: je sens
l’éternité dans la voix des buissons, une
douce harmonie qui croise le chemin et
le son mélodieux d’un berger solitaire.


After the hedge

An hedge full of roses marks the border
of a new reality, with a ray of light that
now reappears to cover the sadness and
a feeble delight; the bird flies away, an
impression of quietness gives me the care
to remember the present and there, near a
silver fountain, a luminous feeling returns
in my soul.


Une rose dans l’immensité

Un souffle de
lumière quand
la neige du matin
rappelle un sourire,
le chant de la
poule dans l’aube
d’une pensée,
une délicate feuille
où le vent disparaît
comme un tendre
rayon qui donne
l’éternel: une rose
dans l’immensité.


L’aldilà

(Composizione scritta in data 25/6/1993)

Ombre e sussulti dormono tra i momenti di pace
e gli attimi infiniti dell’eternità, che rifulge spossata.
Odo il passeggiare della recente luna oltre il limite
segnato dall’accalcarsi dei raggi giungenti dal nulla
e fuggitivi oltre il sogno d’un ridente fringuello.
Tutto m’appare beato, il volo degli angioletti velati
col sapor della nostalgia, i suoni degli spiriti innamorati
della morte, i colori della fantasia: ed allora io mi fingo
perduto come un sussurro di quiete disperso in un mare
di urla, e meste visioni d’incantevol dolcezza rimembrano
il tempo, e vaghe armonie d’un canto morente fan festa
ai dolori.


Viaje en la eternidad

Una luz infinita cubre las sombras de un
paisaje olvidado que dulce aparece en el
llanto del alma y en esta armonía, cuando
el tímido sol inventa una rima, un lento
camino describe el dolor del viandante
terreno, un suspiro de paz y la voz de la
vida que llama el eterno.


The rose in the garden

Austere and
sweet in the light
of the garden
your magical
picture outshines
in the air, with
a velvety petal
and an inner
perfumed recalling
the past.
You silently
observe the care
of the nature,
a falling desire
and the breath
of a fine ray that
always remains.


Al suon del giovin canto

Al cinguettar
del fuggitivo picchio,
onde viva e ridente
apparmi nel sole
la fragile fronda,
s’ode vagar pei monti
assopiti del canto
la quiete, e lieta
e infinita la giovane
luce.
Vien la dolcezza
nel suon del
ruscello e ancor
pei sentieri dimora
il sorriso dell’alba
festosa, che brilla
il turchino e torna
nei fiori la novella
emozione.
Esulta il mattino,
rinnova la grazia
che allegra s’appresta,
e intanto s’adagia,
pei prati e nei
solchi del mortale
terreno, d’eterno
la voce ed il suon
dei trapassi.


La feuille enchantée dans
l’aube du soleil

Quand le matin revient et une lumière
brille comme un diamant dans la tendresse
des sourires j’appelle l’éternité, le chant
des moineaux et encore la jeunesse qui
décrit la joie.
Une feuille enchantée observe la nature
et le pas du soleil, et quand un vent très
léger dessine la pensée et l’essence de la
foi je retourne, avec toi, dans l’aube de
ces jours: et une lueur disparaît, comme
un rêve matinal qui meurt tendrement.


Verena
p>. (Composizione scritta in data 21/6/1993)

La ragazzina dal dolce sorriso sei tu: la mattina,
allor che i rai picchiando seggon nell’aperto ventre
della gallinella, esulta donando ai cupi ed ombreggianti
cipressi il sospiro d’una fronda cadente, e di un amabile
vento.
Odo, quando il tuo viso gioisce, enormi cumuli di
nostalgie assieparsi ove siedono i fruscii e le vesti
delle donzelle ridenti ed atte a morir d’infinite tristezze,
ed anche il sole, negli attimi di quiete così creati,
illumina la sponda del fiumicello che brilla con siti
spossati dai bagliori della prima mattina.
Tu sei del chiarore la fonte, ed anche il passo dei
fringuelli si muta in rimpianto quando pensi furtiva.


La inmensidad de la noche

Un silencio infinito y la magia creada
por los astros ofrecen una imagen velada
que llena el espacio: en esta armonía,
cuando el lloro del día abandona los campos,
el docil pastor observa la luna donando la
calma que candida impera y así, en la triste
oración, como un ave feliz que alcanza la
vita, el tenue susurro se eleva en el cielo.


Rose petal

Dear little petal, I can see in your glimmer
the sullen image of a tormented present,
with a sincere tear and a lovely thorn that
often appears like a dormant sensation;
your beautiful picture returns in my eyes
with a touch of attraction and there, in
the deep atmosphere of a delicate sound,
your luminous faith discovers the sun.


Delicate candle…

With an immense song you enlighten
the whole world, like a breath of desire
in the heart of a juvenile valley; and even
the fine ray recalls my remembrance,
and over the pathway a fleeting design
returns in my soul with a fugitive care…


Image de pureté

Une joue rose
et le regard
sincère, les
cheveux blonds
dans la ligne
d’un rayon matinal,
une chanson de
jeunesse qui appelle
le matin: je vois
l’éternité dans
l’ombre d’un sourire
mélodieux, le
rêve du présent
et encore la joie
d’une image
perpétuelle.


Fields of flowers

Over the fence,
in the direction
of the rising sun,
there are vast
fields of flowers:
in the light of
the new day
an illuminant beam
reappers in the
heart of a velvety
petal and so,
in that beautiful
sound, a pervasive
smile spreads in
the air with an
intense desire.


Mormorio d’Agosto

Il lieve e tenue volo
degli augelli canterini
sorvola la sommità
di una cascina ingannevole
e ricolma di incanti e di
teneri sorrisi, ed il velo
avvenente e simile al suono
del nascituro sole s’empie
di dolcezza e di notevoli
e tranquilli attimi di quiete.
I brilli delle notti d’Agosto
son canti di gioia per me,
e quando la cantilena giungente
dalle amene sponde della
mattina mormora sul cimo
di una piccola quercia odo
fiatare la voce del vento
e la somma castità di una
minuta libellula; tante sere
ho passato nella soave lucentezza
donata da ottocenteschi
lampioni di pace, e quando
mi fermo a rimembrare, il
cuore rumoreggia e si duole.


Dans le champ une lumière…

Les ténèbres couvrent les jardins et une
fontaine en marbre, avec une profonde
obscurité; le vent léger demeure sur les
toits où le petit moineau observe la nature
avec l’harmonie qui vit dans le coeur et
une lueur, vivante et joyeuse, revient dans
le ciel.


Next to the river…

With a small
stone in the hand
and while a soft
wind touches
the water of a
crystalline river
I observe the
flight of a group
of birds and
this serene image,
when the town
wakes up with a
penetrating rumbling,
gives me the faith
of a certain sensation,
the same that
appears while the
breath of a springtime
outshines in the
air: I call that desire,
the sound of the
new day and a
spiritual care.


Estrella de Paz

Veo una magnífica estrella en el espacio
infinito de una mágica noche y en esta
armonía escucho la voz del viento ligero,
un tenue sonido y el canto jovial del pastor
pasajero.
Veo la tristeza el los ojos mojados de una
joven mujer, un candido llanto y la mano
cansada.


La grâce du temps

Je vois un petit oiseau près de la fenêtre,
l’œil vif et un clair gazouillis dans l’aube
d’un silence perpétuel; un rayon de soleil
touche tendrement l’aile épuisée qui chante
le matin et une teinte amarante couvre l’émotion
d’un amour oublié.


A salute to that sun…

With my heart softened by a lost
memory, while a withered shade
appears on the hill to cover the
sadness of a youthful desire, when
a feeling returns on the top of a
fine dream….


La sera del primo bacetto

Rimembro la sera de primo bacetto, li
grilli furtivi a fuggir pe l’ariette che
ridondan le vie e le caste canzoni, co bocci
inquieti e morenti pe siepi e li odor de
la nova e rinata stagione, or brilli d’eterna
gioia e d’immenso lume; parean de sorrisi
que’ soffi del vento, e pallida luce ridondante
virtù s’incantava a’ clamori provenienti dal
cuore, e da fior de poesie.
E allor beato e vivo, co li tocchi d’amore
adagiati nel cuore, io volai su nel ciel, a
baciare il suo viso.


La rosa nel vigneto

Allor che s’empie la
vallata d’un rugiadoso
e fresco canto, e onde
eccheggia nel vigneto il
campanile, risplende quella
rosa, fragrante ed assopita,
e brilla nel candore
il giovin sole.

Rinasce la natura,
s’incanta il passerotto
nel vivo palpitar
della cadente fronda
e ancor festosa,
e a tratti fuggitiva,
dimora l’armonia
del cantileno.

Nel docile paesello
un fior d’allegra speme
s’accende d’emozione,
e freme quel pensiero
nel suon del nuovo
giorno, baciato dalla
festa che ritorna,
nel pago mormorio
della stagione attesa.

Rallegrasi il pastore
al cinguettar del
primo raggio, sì lieta
è la donzella al
palpitar del canto,
dorata la treccia e
ridente nel cuore.

Tu, giovane chiarore,
col viso pulito e
l’occhietto gioioso
ridoni l’eterno al
suo sguardo indeciso,
e freme il sospiro
allor che la grazia
rinasce nel lume.

Due candide rose
al medesimo sogno,
due fior d’ illusioni
nel vano passar
dei fugaci pensieri,
e mesto il ritorno,
un soffio di quiete
e di nuovo il silenzio.


L’antico volger dei mattini

Tra gli odori infiniti provenienti dalla soavità di una cantilena dal barlume soffuso e casto s’insinua il mirabile profilo di una stagione eterna e pura mentre poco lontano, negli immensi ticchettii di un amabile tramonto disegnato coi sorrisi della primavera, un lunare raggio di luce intensa fugge di frasca in frasca alla ricerca di un ramoscello desideroso d’amore. E nel cuor di codesto paesaggio rinasce il profilo dell’antica Faenza.

Timidezze mattutine sgorganti passioni d’innatural candore fan canti d’immensa letizia, e ove un sottile candelabro dal sapore simile alla vita ottocentesca s’innamora di una fronda cadente nel piovoso cenno di una stagione ancor puerile, s’odon girovagare tra le rose della nuova mattina effluvi d’invitante dolcezza, ora il tenero della vita risorta nella fiamma di un’eterna impressione.
La ceramica di Faenza appare come una sorgente di pace austera e carica di gioiosa lucentezza, e cinguettii simili al fuggire delle emozioni nei sussurri di una melodica sorte s’adagiano nelle grinze di rametti fuggitivi nel vago di un’illusione, a disegnare le cantilene dal vociar inquieto e privo d’astiosa virtù.
Il sapor d’antico dimora negli oscuri meandri della Cattedrale e della Pinacoteca, ove uccellini di bosco son soliti adagiarsi illuminando coi soffi della gioventù gli accenni di una calma timida e lasciata perire nei ristori della solitudine.
Così pensieri e passerotti vagano tra i silenzi del Museo Internazionale della Ceramica, luogo quasi incantato ove i dolenti accenni del sole sono soliti appisolarsi alla ricerca di un tranquillo e diffuso bagliore.
Faenza è codesta e mirabile quiete, Faenza dei primi ed amabili sogni.


[continua]


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