AVVISO AI LETTORI
Il lettore, che intenda fornire recensioni o pareri in merito alle opere letterarie qui pubblicate o richiedere copie del volume «DOVE IL SI’ SUONA- Viaggio poetico in Italia» (E. 10.00 + spese di spedizione), può scrivere all’indirizzo di posta elettronica
Le recensioni, ritenute dall’Autrice più interessanti, saranno qui pubblicate.
RECENSIONE DELL’AUTRICE A “LA SCIENZA E LA FILOSOFIA CONCEDONO IL BIS”
(20 febbraio-10 aprile 2006)
“La scienza e la filosofia concedono il bis”. Questo il titolo – accattivante – degli incontri culturali di Massimiliano Finazzer Flory al teatro Eliseo di Roma.
Argomenti: psiche, tempo, speranza, amore, morte, ascolto, pensiero, verità.
Prima dell’inizio di ciascuna serata, un sottofondo musicale – sempre piano, sobrio – attira e concilia gli animi predisponendoli all’ascolto. Le lampadine, raffigurate sullo sfondo del palcoscenico, ruotano silenziose e, nel ricordare la natura dell’ente finanziatore (Enel), rammentano che la cultura, nelle varie espressioni, dà luce, illumina le menti e le coscienze. In altri termini, l’economia si lega al pensiero. D’altro canto, non era così anche ai tempi dei mecenati?
La scena, scarna, essenziale – come in attesa di essere riempita di significato – si evolve dalla fissità iniziale e diviene mobile come il pensiero che mano a mano si disvela attraverso le parole dei protagonisti – il giornalista e l’ospite –, le immagini sullo schermo gigante alle loro spalle, gli intermezzi musicali, la recitazione di brani filosofici o letterari. A tratti – a sorpresa – il palcoscenico si anima e si accende di luci impreviste e diverse nel colore e nella direzione. Talvolta, anche la sala viene illuminata da occhi di luce che sembrano scrutare, curiosi, di volta in volta la platea o le balconate. E vìen da chiedersi se non siano ancora attuali le parole del Metastasio: ”E’ del poeta il fin la meraviglia”!
Anche in questa serie di eventi culturali, un filo logico invisibile, sottile lega gli argomenti fra loro: la ricerca di senso, del senso da dare agli interrogativi che l’uomo, da sempre, si pone. La psiche umana ed i suoi interrogativi con Umberto Galimberti. Il tempo, nelle sue varie articolazioni e deformazioni, con Vittorino Andreoli. La speranza rivisitata da Giulio Girello. L’amore nelle sue sfaccettature, con Francesco Alberoni.
A chiunque segua, quindi, anche se da lontano, questi incontri culturali, non è di certo sfuggito il successo notevole di critica e, quel che più conta, di pubblico.
Perché questa – secondo me – è la novità vera: il pubblico si appassiona come davanti alla partita del cuore o ad una “fiction” strappalacrime. E gli applausi scroscianti lo dimostrano.
Tuttavia, non si tratta né dell’una né dell’altra…
RECENSIONI AL VOLUME “DOVE IL SI’ SUONA – VIAGGIO POETICO IN ITALIA“
(FEDE&CULTURA ed., 2010)
L’Autrice ringrazia il Prof. GIOVANNI BATTAUZ e il Dr. GIOVANNI ZAMPONI per le recensioni al proprio volume poetico delle quali, di seguito, si pubblicano alcuni estratti significativi.
1. Recensione del Prof. GIOVANNI BATTAUZ di Romans d’Isonzo (Gorizia).
“Dove il sì suona” è un viaggio in versi sciolti, intercalato spesso da apposizioni, che ci porta a visitare, una dopo l’altra, tutte le regioni d’Italia nei loro luoghi caratteristici, percorrendo le tante città e le località meno note, ciascuna osservata con una sua propria connotazione tipica: paesaggistica, culturale, storica e non di rado religiosa.
Il viaggio inizia dall’occidente dell’Italia settentrionale e prosegue verso l’oriente, con un percorso inverso rispetto al sole, e poi scende giù per la penisola e si conclude in Sardegna:
Da te partirò – o Val d’Aosta! – ...
per la via delle Gallie scenderò
là dove il sogno mi condurrà – e sboccia l’incanto –
E il viaggio continua e tocca tutte le regioni, ultima la Sardegna, che dona alla poesia accenti lirici con i suoni delle campane festanti all’arrivo della primavera, quando il suo mare si quieta e la luce trasparente del mattino si rifrange sui nuraghi in un arcobaleno di ricordi, desideri e sogni:
E aspetto di ascoltare la tua voce – o Sardegna –
quando l’inverno si ritira – e il mare smette di mugghiare
e le campane suonano a festa. ...
E i nuraghi rifrangono la mattutina luce
a richiamar antichi tempi e riannodare
desideri e sogni…
La scrittrice, in questo suo andare dalla Val d’Aosta alla Sardegna, non si ferma a guardare la vita febbrile che pulsa nelle arterie delle metropoli ma coglie invece, di volta in volta, la vita che si cela nell’incanto della natura o nel fascino misterioso di un manufatto antico o nel linguaggio evocativo di un’opera d’arte e la ascolta e la interroga e … si interroga.
Si intuisce, quindi, che il viaggio non attraversa l’Italia in superficie, ma vi penetra dentro ed esplora anche i suoi aspetti nascosti, intimi direi, che vengono visti dalla nostra viaggiatrice più con gli occhi del suo cuore innamorato che della mente attenta e critica.
Ora intensa l’eco divien della bellezza
a scandire la tante lacrime del Piave – la sua grande gloria!
Amor di patria questo, ma tanti altri sentimenti sgorgano dai suoi versi.
Così, il ricordo del poeta del Romanticismo:
Contemplerò il colle ermo e caro a chi tanto amò questa terra e l’infinito!
Dolce Recanati – che il tradimento conoscesti e l’illustre perdono –
alleluja del poeta la malinconia!
Ed anche gli stupefatti versi di tanti momenti incantati, quali:
Ora ai miei occhi d’azzurro si aprono le rose delle coste
tra Sorrento e Amalfi
e Sant’Agata –lunare e splendida dimora di sirene –
sui Due Golfi albeggia
– qui l’anima s’acquieta nella madreperla del marmo
nel fruscio di rami
e di silenzi
là dove il tempo è breve
lungo la passeggiata di Paolo nel Deserto.
Ed ancora ricordi e sentimenti personali:
Devota ancella della bellezza prima
– grandi occhi blu – o Trieste – mi restituirai il fiore?
Lo struggente ricordo che un tempo ti affidai?
Leggendo i suoi versi, pian piano si capisce come Il viaggio poetico in Italia non sia il solito giro turistico-culturale ma invece il resoconto dell’anelito della sua anima protesa nella ricerca del Bello e del Vero, i cui segni, presenti nel Bel Paese ovunque si guardi, incalzano la nostra viaggiatrice a registrarli ed affidarli al verso poetico con l’intento di offrire al lettore il loro messaggio…
Recensione del Dr. GIOVANNI ZAMPONI di Fermo
Al Caffè letterario, lettura poetica (a FERMO, in occasione della manifestazione “SFOGLIARE L’AUTUNNO”), oggi 11 marzo 2011, della poetessa e pittrice nata a Siracusa e laureata in giurisprudenza, romana d’adozione. Uno sguardo all’Italia con occhi diversi da quelli impoveriti da un’impertinente miseria d’informazione, da una politica attenta a tutto, eccetto a quello che veramente sarebbe da vedere.
Vedo, sfogliando qua e là le pagine, e approvvigionandomi delle parole e delle sensazioni, l’amore per una terra che non è fatta solo di terra e di cose, ma di un’anima che segretamente si dipana e gentilmente si rivela; più reale della stessa realtà, godibile nell’iridescenza che sfuma quasi nei territori degli angeli delle nazioni. C’è il divino messaggero delle Marche che viaggia danzando fra Recanati, San Leo e Montefeltro, e Urbino e Castelfidardo e Loreto, dove gli angeli sono di casa, per aver liberato “la casa / di Nostra Donna in sul lito adriano” (Dante, Par. XXI, vv 122-23).
C’è anche l’angelo di Fermo che recita: __“O Fermo – su ameno colle di saluberrimo aere / – aquila o croce? – candido risplende di neve il Duomo tuo. / Si snoda la tua piazza dalla loggia / – giglio che da verde gambo si diparte.” Aquila o croce? Leggo, in quell’“o” non l’aut ma il vel. È il binario dilemmatico e drammatico sul quale scorre la riflessione e la poesia di Dante (poesia citata espressamente dall’autrice nel titolo); binario da taluno (vedi il Valli) inteso come chiave di lettura di ogni suo passo e di ogni sua intenzione. Aquila “e” croce, in Dante, sono inscindibili, come guide per il perfezionamento del destino umano, l’una riformatrice dell’ordine terrestre all’ombra della croce, l’altra, la croce, come super-restauratrice (restituere aurum) dell’originaria perfezione della natura umana, in vista della nuova terra promessa e della sua dolce vita (“e la sua terra è questa dolce vita”, Dante, Par., XXV, v 93).
Chi, tra i fermani, avrebbe mai pensato a questa coppia di significati, differenti ma unificati e unificanti, osservando il Duomo che svetta sul Girifalco? Fermo, dunque, è così ‘signi-ficante’? Talmente significante che la sua apicale architettonica richiama i segni che rinviano alle profondità del destino umano, naturale e soprannaturale? Sì, evidentemente, se questo signum qualcuno lo coglie, e lo riporta a tali significati e ulteriori infiniti significandi.
Nella piazza, prima dell’incontro poetico, passeggio con il presidente del consiglio comunale e incontro altri protagonisti della vita cittadina e della politica. Riemerso dalla visione dei versi non posso non domandarmi quale malessere ci abbia preso, se non riusciamo più a vedere questo visibilissimo invisibile della nostra città, mentre ci angustiamo invano, gli occhi rattrappiti dal nulla, intorno al nome di candidati sindaco che non riescono a venire alla luce. Ci liberi gli occhi l’angelo di Fermo, e anche la nostra polis assumerà per noi un altro significato, e forse una ragione nuova di “politico” impegno.
“O Marche vigorose e turrite – conclude Gabriella Salerno – / […] da voi partirò / dalla superba ricchezza che mattutina / l’aria qui raccoglie / e accarezza e gelosa conserva”. E non sarà un caso se, leggendo questi versi d’aria mattutina, torna alla mente una leggera ala d’angelo: “E quale, annunziatrice de li albori / l’aura di maggio movesi e olezza, / tutta impregnata da l’erba e da’ fiori, / tal mi senti’ un vento dar per mezza / la fronte, e ben senti’ mover la piuma, / che fé sentir d’ambrosia l’orezza.” (Dante, Purg. XXIV, vv 145-150).