Il viaggio più bello

di

Giancarlo Gennaro


Giancarlo Gennaro - Il viaggio più bello
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Narrativa
14x20,5 - pp. 126 - Euro 9,80
ISBN 88-6037-263-1

Libro esaurito

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Pubblicazione realizzata con il contributo de IL CLUB degli autori in quanto l’opera è finalista
nel Concorso letterario «J. Prévert» 2006


“Il viaggio più bello” di Giancarlo Gennaro è un romanzo che trasporta in un’atmosfera misteriosa e si conclude con una sorta di rivelazione sul significato dell’umana esistenza. Il protagonista Lorenzo, dirigente di un’azienda farmaceutica e sposato con Lucrezia, biologa responsabile d’un museo di scienze naturali, casualmente ed inaspettatamente, incontra un certo Jason, personaggio carismatico ed affascinante, che pare quasi rivestire simbolicamente il ruolo della “coscienza” di Lorenzo. In un susseguirsi di riflessioni filosofiche sulla vita, di considerazioni sull’Uomo e sulle sue potenzialità, emerge chiaramente l’idea della concezione della vita come un disegno già precostituito, di una verità già scritta.
Giancarlo Gennaro, in questo “viaggio” narrativo riesce a coinvolgere il lettore e a suscitare una volontà di disvelamento del delicato equilibrio tra la vita e la morte, tra la realtà e il sogno.
Fino al risveglio della coscienza di sé

Massimo Barile


Il viaggio più bello

I

L’autunno sembrava essere arrivato con un discreto anticipo a Torino.
L’estate era trascorsa senza particolari problemi e la calura che aveva afflitto l’intera regione e l’Italia tutta l’anno prima, sembrava ormai solo un lontano ricordo. La città appariva nella sua consueta tranquillità e nulla al momento pareva poter turbare i soliti rituali e la routine che contraddistingue la vita cittadina. Gli alberi che delineavano i grossi viali della città cominciavano a perdere le prime foglie, la pioggia cadeva fine e rendeva l’aria più fresca e respirabile.
Era un giorno come tanti altri, di un ottobre come altri, ma qualche cosa quel periodo, a qualcheduno, avrebbe cambiato la vita.
Lorenzo si alzò come al solito di buon’ora. Lo faceva tutte le mattine ormai da più di dieci anni, con naturalezza e in modo quasi automatico, tipico di quelle persone che ormai sono entrate a far parte di un meccanismo tanto preciso quanto monotono.
La radiosveglia emise il suo allarme sonoro alle sette precise, e mandò in onda la prima edizione del radiogiornale seguito dalla solita previsione meteo che poche volte ci indovina. La voce del giornalista elencava la solita striscia di disgrazie e avvenimenti infausti che erano accaduti il giorno prima e nella notte. Era un’interminabile lista di furti e rapine avvenute un po’ in tutta la regione, a cui faceva seguito l’oramai immancabile elenco dei soldati della coalizione caduti in Iraq.
La guerra in Iraq per molti versi aveva molte analogie con la guerra in Vietnam che gli americani avevano scatenato negli anni sessanta e da cui, secondo molti, non si erano ancora ripresi. A conclusione del giornale il cronista illuminava gli ascoltatori con le quotazioni della borsa di Wall Street e dei principali mercati europei.
Lorenzo allungò la mano e ammutolì lo speaker.
Si sedette sul bordo del letto e diede uno sguardo a Lucrezia. Dormiva.
Appariva serena e sembrava che nulla potesse svegliarla dal suo sonno profondo. Erano sposati da più di quindici anni, e la loro scelta di vita li aveva portati a decidere di non avere figli. Era esistito, a dire il vero, un periodo in cui furono assaliti da un senso di paternità e maternità. Successe verso il quinto anno di matrimonio, ma poi, anche a causa delle carriere lavorative cui i due si dedicarono completamente, non se ne fece più nulla. La voglia di successo e le grosse aspirazioni di entrambi, fecero accantonare ogni progetto per aumentare il numero della famiglia.
Lui era un affermato dirigente di una azienda farmaceutica con sede a Milano, che a sua volta faceva parte di una ben più grossa multinazionale che spaziava un po’ in tutti i campi merceologici, la cui sede centrale si trovava nelle Cayman.
Era riuscito a laurearsi con pieni voti, e anche abbastanza giovane, in scienze politiche. Seguirono alcuni master che lo portarono a conseguire specializzazioni nel campo amministrativo aziendale e nel marketing.
Nell’azienda in cui lavorava si occupava del lancio dei nuovi prodotti farmaceutici, e delle relazioni con i vari informatori medici.
Era altresì responsabile dell’organizzazione dei convegni per mettere al corrente il mondo della medicina, dei nuovi ritrovati medicali.
L’azienda, la Bexin Farmaceutics non si occupa solo di ricerca.
È infatti uno dei maggiori produttori di pesticidi, insetticidi, e prodotti concimanti vari. Un ramo dell’azienda si occupa inoltre della produzione di nastri per videocassette, nonché della sua commercializzazione.
Ecco il fascino delle multinazionali.
Lei, invece, è la responsabile tecnica del grande museo di scienze naturali della città. Laureata con lode in biologia, frequentò corsi di perfezionamento che gli conferirono vari brevetti di specializzazione. Il più curioso di questi è rappresentato dalla licenza per eseguire esperimenti di microclima ambientale ideale per la riproduzione, in cattività, di alcune specie di coleotteri.
Entrambi appartengono al ceto più abbiente di Torino e del Piemonte stesso. Lui è un De Andreis, famiglia molto facoltosa e politicamente influente anche a livello nazionale. Il padre, Sandro, architetto di fama nazionale, giunto all’età della pensione, si è ritirato a vivere i suoi restanti anni in un paese dell’America centrale e precisamente a Santa Maria de Casetas, nel Messico. Vi si era recato molti anni prima durante un viaggio di lavoro, e aveva promesso di ritornaci stabilmente una volta ritiratosi dall’attività lavorativa. Ora gestiva, insieme ad un amico, un piccolo locale sulla spiaggia, il «Siesta Caliente».
Separato dalla moglie dopo trentacinque anni di matrimonio, non aveva un rapporto eccezionale col figlio, che da parte sua, mantenne discreti contatti con la madre.
Con un carattere decisamente burbero e scontroso, il padre di Lorenzo, dopo la separazione, ebbe diverse avventure amorose, ma nessuna decisiva che lo portasse a delle seconde nozze. La madre invece riuscì a ricostruirsi una famiglia e, a un anno dal divorzio, sposò in seconde nozze un chirurgo plastico.
Lei, è una Fortis, discendente di una famiglia agiata del Torinese che fece fortuna nel ramo automobilistico. La famiglia infatti è proprietaria di diverse concessionarie di vari marchi di auto sia in città che nei paesi limitrofi.
A differenza dei De Andreis, la famiglia Fortis è molto unita e nessuno scandalo scalfì mai l’onorato nome, anzi, spesso il nome Fortis compare sui principali rotocalchi nazionali legato ai principali eventi mondani o in occasioni di feste per beneficenza.
“Buongiorno caro”, esordì Lucrezia.
“Ciao amore, ti ho svegliata?”
“No, ero già sveglia da un bel pezzo. Ho fatto fatica a prendere sonno ieri sera, poi sono riuscita ad addormentarmi verso le due, ma alle cinque ero nuovamente pimpante.”
“Qualche pensiero ti assilla?”
“Beh, ho pensato e ripensato parecchio alla proposta del direttore del museo.”
“A quale ti riferisci – chiese Lorenzo – a quella oscena?”
“Sciocco. Pensavo a quel lavoro al Circolo Polare, naturalmente.”
“Già, dimenticavo! Il Circolo Polare. Ma non aveva un posto un po’ più vicino da proporti? E poi come mai ha chiesto proprio a te? Ha un debole, vero?”
“Perché no? Alla veneranda età di quasi ottant’anni, chiunque si può innamorare di un’affascinante biologa ultra quarant’enne” – rispose Lucrezia.
“Io a ottant’anni sarò sicuramente circondato da belle quarant’enni che non aspetteranno altro che essere invitate a cena con tanto di dopocena!”
“Ma come fai a spararle così grosse già al mattino presto? Te le studi la notte?” disse lei.
“No, è davvero la mia prospettiva di vita!”
“Bah, con te non si possono mai fare discorsi seri, non hai proprio ereditato nessun gene della serietà da tuo padre!”
“Spero di non averne ereditato anche altri” rispose lui.
“Dai, – disse Lucrezia – non condannare sempre così pesantemente tuo padre. Lo sai che non ha avuto una vita facile, ha sempre sgobbato dalla mattina alla sera. I suoi progetti e i suoi studi sono ancora attualissimi e il suo nome circola ancora negli ambienti dell’architettura.”
“Certo – rispose Lorenzo – tutto questo però a scapito mio. Io lo vedevo pochissimo, e quelle poche volte che eravamo insieme non mi considerava. E poi litigava in continuazione con mia madre.”
“Ok, ok, basta con questo discorso. Non roviniamoci la giornata. Tu, piuttosto, che impegni hai oggi?”
“Alle otto e trenta riunione con gli addetti marketing giù in città. Poi alle dieci e trenta presentazione, in sede, del nuovo antibiotico a largo spettro da lanciare quest’inverno.Alle tredici pranzo di lavoro col «mega» capo, quindi alle quindici partenza per Milano dove nella sede centrale ci annoieranno con una riunione per la presentazione delle nuove strategie aziendali per l’anno prossimo. Poi, forse, verso le ventuno, dovrei far ritorno al focolare. E tu?”
“Beh, io avrò una giornata decisamente meno stressante della tua! Dovrò solo iniziare ad inventariare il materiale in esposizione. La catalogazione abbiamo deciso di farla ad inizio anno.”
“Ti invidio. Io odio tutti questi trasferimenti continui cui sono sottoposto. Perché non ho scelto un lavoro normale?”
“Perché sei nato per fare quello che fai” affermò Lucrezia.
“Già, ma a volte mi sorgono dei dubbi. Scendo giù a fare colazione. Ti porto su qualcosa?”
“No, lascia, mi faccio una doccia rapida e ti raggiungo in cucina.”


II

Fecero colazione insieme, come accadeva spesso. A lei piaceva iniziare la giornata con latte freddo e cereali accompagnato da una bella tazza di caffé caldo. Lui preferiva il pane tostato con la marmellata e l’immancabile caffé doppio macchiato.
Abitavano in una casa indipendente sulla magnifica collina torinese. La villetta era su due livelli con quattro stanze, doppi servizi, salone, cucina oltre ad una bella mansarda panoramica con vista sulla città. Il box era situato nel seminterrato e ospitava le due auto di famiglia. Intorno alla casa, un prato inglese spiccava per la sua pulizia e l’ordine con cui era mantenuto. Un giardiniere si occupava settimanalmente del taglio dell’erba e della cura delle piante e delle fioriere. Ad entrambi sarebbe piaciuto molto avere una piscina, e si erano ripromessi di avviare un progetto nella prossima primavera.
Lorenzo scese nel box e prese posto sulla sua BMW: mezzo giro di chiave e il motore emise il suo docile rombo. L’auto, naturalmente, era fornita dalla Bexin. Faceva parte di quelle agevolazioni che un dirigente del suo livello meritava. Anche il carburante era rimborsato, così come tutte le spese dei vari trasferimenti, i pasti, l’assicurazione, eccetera. Insomma, Lorenzo viaggiava praticamente gratis tutto l’anno. Un bel risparmio.
Lucrezia, per i suoi spostamenti, si accontentava di una Golf.
“Ok – pensò Lorenzo – iniziamo un’altra bella giornata.” “Coraggio bella – disse battendo le mani sul volante – portami dove sai tu, ormai il tragitto lo conosci a memoria.”
La strada che dalla collina porta fin giù in città era scorrevole, e dopo alcuni chilometri di curve e discese, arrivò alle porte del centro cittadino.
A quel punto il traffico del mattino era decisamente più intenso, e gli imbottigliamenti si susseguirono uno dietro l’altro fino a quando Lorenzo non imboccò il tunnel sotterraneo che lo conduceva verso la zona ovest della città.
La sede torinese della Bexin Farmaceutics, si trovava in un’area che era stata destinata a insediamento industriale. Qui erano state costruite anche alcune palazzine dove si trovavano gli uffici commerciali di parecchie aziende italiane e straniere. Gli uffici della Bexin erano posti al quinto piano della palazzina «G». Questi occupavano gran parte del piano, ed erano anche i più eleganti e meglio arredati. Alla Bexin non si badava a spese.
Lorenzo parcheggiò l’auto nel garage sotterraneo e prese l’ascensore che lo portò al quinto piano. Percorse il lungo corridoio moquettato di rosso e, dopo aver salutato almeno una ventina di persone, aprì la porta che recava la targhetta col suo nome.
Il suo ufficio era uno dei più grandi del piano, uno di quelli che spettano alla classe dirigente di un certo livello. L’arredamento era molto sobrio e moderno, ma allo stesso tempo funzionale e molto accogliente. Il pavimento era composto da un palchetto in teak, tirato a lucido e dal colore molto caldo.
Le pareti erano state tinte di una tonalità di rosso non molto acceso ma che si coniugava stupendamente col pavimento e con gli arredi. Una finestra molto grande permetteva il passaggio della luce esterna e poteva essere oscurata con delle tendine a comando elettrico. La scrivania trovava posto sul lato destro della stanza ed era discretamente grande, ma nonostante ciò su di essa regnava un gran disordine. Fogli e cartelline sparse un po’ ovunque, un computer, telefono, lampada e un mucchio di oggetti vari.
Davanti alla scrivania due belle poltrone in pelle nera facevano gran sfoggio.
Sulla parete sinistra si trovava la libreria ben rifornita, con testi che spaziavano in tutti i campi, dalle leggi ai romanzi e anche ai fumetti. Lorenzo era un appassionato di fumetti, e non perdeva mia un’uscita di Topolino.
Accanto alla libreria c’era un frigo bar che riforniva personalmente con bibite ed alcolici. Ogni occasione andava accompagnata col giusto drink.
Non ebbe il tempo di togliersi la giacca e prendere posto sulla sua poltrona, che il telefono squillò.
“Ehi capo, sei già al lavoro? Lo sai che giorno è oggi?”
“Ciao scocciatore mattutino. Sì lo so che giorno è oggi. È martedì.”
“Lo so anch’io che oggi è martedì, ma hai forse scordato cosa c‘è in programma?”
“No che non l’ho scordato. E come farei! Me lo hai ricordato praticamente tutti i giorni da due settimane ad oggi!”
“Oggi può essere il giorno in cui la nostra vita può cambiare.”
“Non esageriamo, diciamo che possiamo fare un discreto passo avanti nella scalata della piramide dirigenziale. Tutto qui.”
“Tutto qui? E ti sembra poco? Ma sai di cosa stiamo parlando? Se accettano il nostro progetto e le nostre idee colpiscono il grande magnate, i nostri guadagni raddoppieranno, saremo riconosciuti da quelli che contano,andremo alle riunioni dei grandi capi,insomma, sarà il successo!”
“Piano, piano, non entusiasmarti troppo presto. Se poi ci scarteranno la tua delusione sarà enorme! Aspettiamo con serenità le decisioni. Nel pomeriggio sapremo quale sarà il nostro futuro, ok?”
Maurizio Corti era l’avvocato della Bexin, oltre che amico fidato di Lorenzo.
Grande appassionato di informatica ed internet, era riuscito a creare un nuovo programma per la gestione del personale. Un programma che racchiudeva parecchi dati di ogni dipendente e che sintetizzava tutta la vita lavorativa di ogni singolo, sotto forma di codici che richiedevano poco spazio ma che soprattutto era di immediata consultazione e sicuro. Aveva lavorato a quel progetto per mesi, e praticamente tutto il suo tempo libero lo aveva dedicato a quello che lui aveva soprannominato «progetto Nanus».
Lorenzo gli aveva dato una mano per ciò che poteva. Anche lui era appassionato di tutto ciò che riguardava elettronica ed informatica, ma non come Maurizio.

La Bexin, ogni anno lanciava una specie di concorso interno per dare incentivi e promozioni ai propri dipendenti. Era un modo per aumentare la partecipazione del personale alla vita dell’azienda. La Bexin chiedeva, a chi era interessato, di fornire idee nuove o progetti nuovi, atti a migliorare la vita lavorativa del personale dipendente e, perché no, anche dei «grandi capi».
In alcuni casi anche solo un piccolo consiglio o un suggerimento per modificare un qualche cosa che era perfezionabile, bastava per acquisire un aumento in busta paga o un passaggio di livello nell’inquadramento economico.
Lorenzo e Maurizio, anche se occupavano già un posto di riguardo nei quadri dirigenziali, si erano tuffati in questa esperienza per vedere cosa sarebbero riusciti a fare. Quel pomeriggio sarebbe arrivata la risposta.
Nell’attesa, Lorenzo cominciò a consultare la posta che era ammucchiata sulla sua scrivania, e Maurizio iniziò a fare il suo solito giro di telefonate che lo portavano a contattare altri avvocati e consulenti per discutere le varie diatribe che coinvolgevano la Bexin.

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