Costarainera e altre poesie Luoghi gente animali e piante

di

Gianni Fassina


Gianni Fassina - Costarainera e altre poesie Luoghi gente animali e piante
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
14x20,5 - pp. 56 - Euro 5,80
ISBN 88-8356-913-XI

Clicca qui per acquistare questo libro

Vai alla pagina degli eventi relativi a questo Autore

Prefazione

Le poesie che compongono la silloge di Gianni Fassina non sono altro che brevi, acuti e sapienti ritratti di persone e fedeli immagini dei luoghi di Costarainera, paese in provincia di Imperia, e nascono da ricordi personali, suggestioni che hanno scosso l’animo, emozioni che hanno segnato un periodo della vita: frammenti di un’esistenza riportati in luce attraverso il vaglio poetico e, come al solito, la realtà e la fantasia nel ricordo che, a volte, si fa sognante, si mescolano fino a rendere confusi ed incerti i riferimenti reali o quelli forse solo sognati o desiderati.
Emerge tutto l’amore, intenso e profondo, per il proprio paese natìo dove l’autore ha trascorso una buona parte della sua vita, la nostalgia per la terra dove affondano le proprie radici, l’orgoglio d’un uomo nel raccontare i sentimenti, i valori umani, il senso della vita d’una generazione.
Ecco allora tornar alla mente il rintoccar delle ore dal campanile proprio sopra la casa natìa, il padre che ritorna dal lavoro con un palloncino appeso al filo, pagato con i soldi del biglietto della corriera “facendosi dieci chilometri a piedi” (e c‘è da chiedersi quale dono possa valere di più), il calore d’un bambino in braccio alla madre, la “dolce nonna” sempre prodiga di mille attenzioni, la bottega della zia Irma con quel profumo di pane che inebriava; e poi ancora le prime sigarette fumate di nascosto nel fienile e i ricordi della scuola quando c’erano ancora le cartelle di cuoio, le partite a calciobalilla, l’arrivo della prima televisione con i bambini impazienti e affascinati dalla immancabile “isola del tesoro” e quanti sogni in quella “piccola stanza della Pina”.
È una immersione totale nei ricordi, un atto d’amore, una testimonianza appassionata e struggente “qualche volta d’estate di notte/torno alla fontana/poche lucciole/mi tengono compagnia”: quella stessa fontana regalava l’acqua che diventava “gassata” con due bustine, bastava un minuto ed ecco prontal’acqua con le bollicine.
Tra un bicchierino di marsala all’uovo e qualche “bianchino” si snodavano i giorni di festa in piazza, con i fuochi artificiali e le giovani ragazze sfoderavano i vestiti più belli.
Tutta la vita “scorre veloce” e ogni ricordo è un frammento prezioso da serbare nel profondo del cuore: il proprio mare quando soffia il libeccio, i sereni pomeriggi sulla loggia d’estate, i momenti di gioia con la gente di Costarainera, l’odore di salsedine nel bar sul porto, “un buon posto/per non pensare” mentre il “tempo vola” quasi “bevuto” come un buon bicchiere di vino, assaporandolo goccia dopo goccia.
Al contempo tornano alla mente le amarezze che si sono sedimentate nel cuore del poeta, come fumo denso di sigarette hanno lasciato il sapore acre del tabacco, e sempre più pressante è quella condizione di incapacità ad essere felice, pensando ormai all’ultima stagione della vita, all’angoscia di dover vivere il presente che vede intorno a sé corpi senza carne né sangue, macchine capaci solo di una morte elettronica e viene voglia di urlare la propria rabbia, e ci si accorge di sentire un vuoto dentro che pare incolmabile, un leggero vivere inesistente tra l’indifferenza.
Non rimane che aggrapparsi ai dolci ricordi per non sprofondare del tutto, recuperare amati frammenti di vita seppur con la consapevolezza che sono ormai “destinati al nulla”, e “lentamente/come nicotina/la noia/si insinua nelle vene”: eppure il passare del tempo non elimina la forza delle emozioni trasfuse nelle poesie e sempre velate da un senso di malinconia e nostalgia.
L’attuale triste realtà è smarrimento in una odierna immobilità che nulla ha a che vedere con l’entusiasmo d’una volta e ora il poeta prende atto della sua situazione che è “fredda” constatazione dell’ umano esistere, “assediato da inquietanti visioni”: le sue parole segnano l’urgenza di una chiarificazione interiore che è momentaneamente muta.
Come uomo silente, senza più parola, ricerca nel luogo poetico la possibilità vitale di archiviare per sempre nella memoria questi frammenti esistenziali: accarezzare un sogno svanito, illudersi che la realtà non sia racchiusa dentro quattro mura, asserragliarsi nei luoghi segreti dell’anima per sconfiggere il tempo.

Massimo Barile


Questi piccoli ritratti di luoghi, persone, animali e piante di Costarainera, nascono da personali ricordi.

I ricordi sono spesso come i sogni: strani, fantasiosi, confusi, inverosimili o verosimili, si interrompono all’improvviso, lacunosi, ma mai falsi, perché sia quello che ricordi o che sogni è realtà del momento.

Sono il frutto dell’amore che provo per questo piccolo paese, dove sono nato, si è svolta tutta la mia vita e dove voglio morire.

Pavese scriveva “Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c‘è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”.

E tutto ciò è meraviglioso.


Costarainera e altre poesie Luoghi gente animali e piante


Il grande pino

(“Pia de Stevuccio”)

Grande regale.

Di passeri nelle gelide notti invernali
rifugio.

Simile ad una torre d’avvistamento
sull’azzurro mare Mediterraneo, proteggi le case.

La tua età non conosco.

Mi piace immaginare che già vivevi
quando la terra dove affondi le radici
iniziò a chiamarsi Regno d’Italia.

Piovose ventose giornate
i tuoi rami sferzati,

Uccelli al riparo delle fronde nati.

Talvolta, come se mi recassi da un vecchio asceta,
vengo da te.

Distendo le mani sul tronco,
dove tutte le storie del paese sono scritte,
sento il vecchio tuo cuore palpitare.


Via Chiusa

Profumo di rose e basilico
nella stretta cieca via.
La mezzanotte
batteva il campanile
proprio sopra la casa
in una notte di maggio.
Il giovane Dottor Mario
emozionato
al suo primo parto
mi ha fatto nascere.
In quelle quattro umide mura
è iniziata la mia sfida alla vita…

Pare che un vicino, il Sig. Ernani,
col quale molto tempo dopo,
avrei commentato il giornale,
sulla piazzetta della chiesa,
alla domenica mattina,
sia stato il primo vicino
ad udire il mio pianto.

...Tutto questo è quello
che anni dopo
mi ha raccontato mia madre…

*

La mia fronte insanguinata…
mia nonna… la dolce nonna… mia madre…
che mi accompagna dopo una caduta
dal dottore…
in una giornata ventosa…

*

Le prime sigarette fumate
di nascosto in un fienile…
il fienile che brucia…
...qualcuno grida il fuoco… il fuoco…

Un fuoco spento per sempre.


La bottega della zia Irma

Con le amiche scherza
la dolce ancora bella signora Ida
nell’antica bottega di mamma Irma.
Ascolto nascosto.
Apprendista fornaio.
Il cuore già innamorato.
La cesta del pane
profumato di forno
aspettava la zia Irma prima dell’Alba.
Nessuna parola, poi,
un cenno e salivano in cucina:
due bicchierini di vero cristallo
una bottiglia di marsala all’uovo
col disegno della gallina sull’etichetta,
“bevi toso, le se’ bon, te ghe da forza”
nella sua eterna parlata veneta.
Le uniche parole nel silenzio
religioso della stanza.
Oltre il giardino, sul mare cobalto,
nasceva l’alba.


Via San Giacomo

Seconda elementare.
Primo ottobre.
Di quel giorno
immerso nel nulla del passato
ricordo una mattina fredda
banchi di scuola gelati
profumo di cuoio delle cartelle.
La maestra giovane e bella
...e occhi scuri
di una timida bambina…
occhi che ancora
posso guardare sempre
con un po’ di emozione.

*

...il primo bar…
il sig. Italo…
cazzotti…
partite al calciobalilla…
Gianni e Giuseppe…
Un bicchierino di cordiale
per soffocare il dolore
quando la morte l’ha portati via…


Min e Pina e l’isola del tesoro

“è arrivata la televisione”
“come la televisione?”
“Min ha comprato la televisione”
“l’apparecchio televisivo, vorrai dire”
“Sììììì”.
E da quel giorno
in via Dott. Raineri e per tutto il paese
è cambiata la vita.
Nel pomeriggio la tv del ragazzi.
Arrivavamo trafelati impazienti.
Urla nella piccola stanza, sedie rovesciate,
in alto la magica scatola.
Min prima di accendere il televisore
passava tra noi ragazzi
“dieci franchi” chiamava così le lire.
Poi decine di occhi a guardare in su.
Jim l’intrepido ragazzo… il pirata Silver… l’oceano…
i bucanieri che cantavano su di una cassa da morto…
bevendo bottiglie di rum…
la mappa… l’isola del tesoro…
Quanti sogni in quella piccola stanza…
Ogni tanto Pina,
una donnina piccola piccola,
così la ricordo,
si alzava dalla sedia
e ci chiedeva se volevamo delle mentine.


Il palloncino

...È quasi sera in via Dottor Raineri…
forse una sera calda d’estate…
in braccio di mia madre…
ricordo una larga cintura nera che indossava…
...

mio padre ritornava dal lavoro…

...

in mano un filo…
in cima al filo un palloncino… quelli da fiera…
che si gonfiano…

anni dopo mi hanno raccontato
che il palloncino
quasi subito è scoppiato…

mio padre per comprarlo
aveva speso i soldi del biglietto della corriera
facendosi dieci chilometri a piedi…


Graziella

Abita in città.
È una signora di una normale bellezza.
Quando avevo forse sei anni o poco più era bellissima.
Abitava con i suoi l’ultima casa di via Dott. Raineri.
Dopo la casa, alberi d’ulivo.
Più grande di me, capelli biondi.
Innamorato come tutti i miei amici.
Si giocava agli indiani fra le piante di ulivo.
I cavalli erano i tronchi degli alberi.
Ci si picchiava tra noi ragazzi
fantasticando duelli all’ultimo sangue per lei.
Un giorno è andata a vivere con i suoi in città.
Quel giorno ricordo ho pianto.


Giorno di festa in piazza

San Giovanni? Sant’Antonio?
Non ricordo.
Ma la piazza quella, sì.
Tutto il paese c’era!
I vecchi con la pipa e il sigaro in bocca
Uomini e donne sorridenti
Giovani ragazze con i vestiti belli.
Tutt’intorno la piccola piazza
(la strada più larga del paese)
fuochi artificiali:
stelle, torce, girandole.
E al centro, oh!Al centro un pallone aerostatico
pronto per volare.
Un po’ piccolo in verità, ma sempre un pallone!
Tumiati il gran cerimoniere. Fiero.
Si accende il fuoco per inviare la sfera nell’altro dei cieli.
Applausi a scroscio.
Ma qualcosa non va!?
“Brucia, Cristo, Santa Madonna, il pallone brucia!”
Un gran fumo dall’odore sgradevole si leva nella piazza.
Attimi di panico. Tumiati impreca.
La gente è stupefatta.
Come se non bastasse
qualche buontempone
approfittando della confessione,
accende le stelle, le torce, le girandole.
Fuochi artificiali in pieno giorno!
Vecchi, uomini, donne, ragazzi, ragazze, bambini
dopo aver compatito gli sforzi del gran cerimoniere
che soffia inutilmente sul fuoco
scoppiano in una gran risata.


…E le galline cantarono come i galli…

In via Della Repubblica il Sig. T… alleva galline.
Allevare è un eufemismo.
Le teneva chiuse in una stalla,
per paura che le portassero via,
mezze morte di fame.
Pretendeva, pure, che quelle disgraziate,
facessero uova.
Ma conciate com’erano non ci pensavano nemmeno.
Per qualche foglia d’erba, avrebbero venduto
l’anima al diavolo, se l’avessero avuta.
Così una notte con alcuni amici
ne “studiammo una”
Sul tardi, mentre il Sig. T…
dormiva tranquillo,
sognando improbabili frittate,
liberammo le galline non prima
di aver somministrato a quelle infelici,
una generosa porzione d’insalata
condita con grappa.
Quelle, affamate com’erano,
la divorarono, senza badare troppo
al condimento.
Iniziò il più favoloso dei concerti.
Le poverette ubriache fradice
sino all’alba, per i carruggi del paese,
cantarono come i galli.


Via della Repubblica
“La fontana”

“Vietato bere. Acqua non potabile”
La scritta del Comune.
Generazioni l’hanno bevuta.
Non è morto nessuno.
Estate.
Caldo soffocante.
La FONTANA ci aiutava a fabbricare l’acqua gassata.
Con bottiglie di ogni formato
si andava da Lei come in processione.
Si aspettava il turno chiacchierando col vicino.
Si spettegolava sugli accadimenti del paese.
Poi a casa, nelle cucine la straordinaria alchimia:
trasformare l’acqua liscia della FONTANA
in acqua gassata.
Si seguivano le istruzioni.
Due bustine due colori.
Versare il contenuti nella busta bianca nella bottiglia.
Poi la busta azzurra facendo attenzione a chiudere subito.
Un minuto, forse meno, il miracolo, l’acqua con le bollicine.

*

Qualche volta d’estate di notte
torno alla FONTANA,
poche lucciole
mi tengono compagnia.


Se sei interessato a leggere l'intera Opera e desideri acquistarla clicca qui

Torna alla homepage dell'Autore

Il Club degli Autori - Concorsi Letterari - Montedit - Consigli Editoriali - Il Club dei Poeti
Chi siamo
La Rivista
La voce degli Autori
Tutti i nostri Autori
Per iscriversi
ClubNews
Il notiziario gratuito
Ultimi inserimenti
Homepage
Per pubblicare
il tuo 
Libro
nel cassetto
Per Acquistare
questo libro
Il Catalogo
Montedit
Pubblicizzare
il tuo Libro
su queste pagine