Sono un folletto

di

Gianni Fassina


Gianni Fassina - Sono un folletto
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
14x20,5 - pp. 52 - Euro 5,60
ISBN 88-6037-136-8

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In copertina illustrazione di Dora Litter

All’interno disegni di Gianni Fassina


Prefazione

Le poesie di Gianni Fassina sono pervase da una costante “dolce malinconia” e dalla sensazione d’un tempo perduto, d’una inevitabile triste partenza che si preannuncia. Mentre il tempo trascorre veloce, ritornano alla mente i giorni vissuti, le “briciole di gioia” da conservare in questo umano fragile vivere e, talvolta, tra pensieri tristi e momenti di delusione, si fa pressante la constatazione che i sogni sono ormai “esauriti”.
La condizione d’un sofferto vivere, seppur con la coscienza della situazione nella quale ci si trova, riporta alle precedenti esperienze letterarie di Gianni Fassina come, ad esempio, la raccolta “L’agave non sa” dove l’esistenza di donne e uomini, in fin dei conti estranei, esprime un disagio, un travaglio: e le emozioni sono quasi impalpabili, i pensieri dispersi in atmosfere rarefatte, in mattinate fatte di niente, in inutili attese mentre i ricordi e i sogni si spengono nei “cieli grigi”.
Anche in questa silloge il poeta, disincantato e custode d’una immobilità che diventa visione dilatata, segue un personale percorso che presagisce l’inutilità di un nuovo giorno, la paura di una nuova alba, l’angoscia che sembra portare con sé il domani.
L’indifferenza e l’insofferenza si fanno insistenti e Gianni Fassina cerca di tesaurizzare quei pochi istanti d’un incontro casuale e di conservare gelosamente quell’immagine che ricorda un fiore sbocciato d’inverno che illude “esista la felicità”: un continuo “cercar le parole e non trovarle” con la sensazione di ritrovarsi immerso nel suo mondo, un “acquario vuoto”, dove i volti sono inespressivi, le voci lontane e quasi fastidiose.
E anche le simboliche figure femminili fanno parte d’una rivisitazione che è un miscuglio di visionarietà e suggestioni poetiche a partire da Eva, la prima donna del creato, immaginata con “occhi profondi innocenti” e “labbra come due piccole fragole”, e poi Venere, splendente, “bellissima e irraggiungibile”, Penelope, capace d’una lunga attesa d’amore, e ancora, Francesca che scatena il desiderio di “strapparla dalle braccia di Paolo” e infine Lucia che fa assaporare “l’amaro delle lacrime”.
Estremo tentativo per cercare di convincere la mente e il cuore dell’assurdità di vivere, della necessità d’inventarsi momenti d’amore per “sopportare l’inutile esistenza”.
Ed ecco allora che, nel giorno presente, capita di trovarsi seduti ad un tavolino senza “l’angoscia di incontri non voluti”, sentirsi un essere in “gabbia” eppure al sicuro sotto un “cielo grigio”.
Assenza e presenza, disincanto e malinconica accettazione, anzi direi più precisamente, presa d’atto, d’una fredda constatazione dell’umano esistere fino a sentirsi uomo vagante in un luogo che è estraneo, in un mondo che rasenta l’inconoscibile. Il continuo avvicendarsi degli individui e degli eventi in un processo “senza fine”.

Massimo Barile


Sono un folletto

In memoria di John Keats

A due gattine e un gatto

…essere un folletto…
riposarsi all’ombra
del piccolo sole di tarassaco…
cavalcare una lumachina…

chiedo troppo?


I miei sogni


Angelo d’amore

A mia madre

Rami d’ulivo lucenti coperti di neve…
Strade e case sporche di bianco…

Una grande finestra…
Bianca, bianchissima luce…
Polvere d’argento riempie la stanza…

Sto bene come una farfalla
nel bozzolo…

Un angelo…
Nera cinta
cinge la sua esile vita…

Succhio
latte dai suoi seni…
Ti amo creatura celeste…
forse un giorno saprò chi sei…


IL GIGANTE BUONO

A mio padre

Giugno profumava di basilico…
La sera dolcemente calava…

Le bancarelle della fiera
dopo gli sguardi di bimbi felici
svanivano lasciando le strade
malinconiche e deserte.

La stanza grande… solo un tavolo al centro…

Un gigante apparve…

In mano un lunghissimo filo…

In cima al filo un grande sole
che la luce del tramonto accendeva
di infinito amore.


VENERE

Prima dell’alba

splendi

Profumo di salsedine e resina

Come specchio
mare di cobalto
alla tua bellezza

si offre

Volto di donna

bellissima e irraggiungibile

innamorarmi

è facile


LUNA

Falce sottile

Bambina

profumo di lavanda
nella valle dove
tra le pietre le bisce
si nascondono,
per paura mi abbracciavi

Mezza luna:

Volto di ragazza innamorata

guance rosse
per la corsa
sciupate
come stropicciati
petali di papaveri
i tuoi baci mi stordivano

Luna piena.

Orgasmo

fra le spighe di grano selvatico
e il frinire delle cicale
non hai detto mai no

Ultimo quarto.

Siamo rimasti amici.


DOLCE AMICA

non basta la luna
che gioca
con le nuvole

neppure il canto della rana
nel giardino
vicino al pozzo

a farmi compagnia

stasera sono tuo
dolce amica
malinconia


FANTASIA

Adesso che vivo
amo il mare
godo dei colori e profumi dei fiori
non ho paura della morte
ma una esagerata morbosa curiosità
dei miei ultimi istanti di vita.


Far l’amore con te

ricordo un gioco…
un portafoglio vuoto lasciato per strada…
ridere… ridere..
aspettando di vedere la sorpresa
sul viso di chi lo trovava…

bellissima…
bambino io
tu quasi madre…
sei quasi svenuta
tra i miei libri di scuola..


SAN LORENZO

Mille stelle cadenti
ho sognato
stanotte

sempre
lo stesso
il desiderio

“mi vuoi un po’ bene?”

“si”

hai risposto
nel sogno

mi sono svegliato
ho pianto


Bella.

Ogni tanto la incontro.

Quasi mai le parlo.

Come un contabile d’altri tempi
col pallottoliere del cuore
conto questi brevi istanti di gioia.

Istanti che durano un respiro.

Sommati formano secondi, minuti di gioia
che conservo gelosamente
come l’immagine di un fiore sbocciato d’inverno
che mi illude esista la felicità.


CANZONE

Fragile castello di sabbia
Costruiva
Un bimbo
Stamattina

Subito diroccava
Il mare forte
Alle biancheggianti onde
Troppo vicino
Fragile castello

Una briciola di gioia
Ho provato

Onda di nessun mare
I miei castelli
Potrà disfare

Da tanto, tanto tempo
I sogni
Ho esaurito


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