Opere di

Gianni Lucci


ALLA MUSA ERRANTE

Emerge dalle irte montagne
ai crespi boschi d’Arcadia,
effusione primigenea di linfe eteree
alla nostra ragion d’essere chiamata,
è sempre libero un posto a sedere
al primo uomo che libera l’anima.
Espiando il mondo dal mal del vivere
armeggia con versi la gioia della poesia,
emerito figlio di premature giostre
altro non chiede che una sua stella.


SUL PASSO DEL GIGANTE

Freddi e attenti i gemiti di quella terra arcana
del turbinio dei venti han mostrato l’arte vana,
portando agli uomini il cordoglio del momento
mentre innalzavano l’eterno ceppo dell’ avvento,
salta tra i suoi rami il giovinetto che all’ ombra gioca
rendendo ancor più solenne l’ambito pasto della cuoca,
docili come agnelli ai suoi piedi gli operai lavorano
gettando tra le sue foglie l’amaro peso della mano,
sul suo tronco si leggono i segni dell’Era passata
rendendo cosi digeribile l’evenienza non desiderata,
e quando agli uomini fu dato un segno di riappacificazione
nulla parve più lustruoso che un suo ramoscello di comunione,
a ricordar degli errori umani la contingenza
fugge dalla vita ogni mera apparenza,
suo servo fedele mi porgo a lui in modo schivo
so già che mi perdonerà il suo nome è Ulivo.


TREPIDANTE ALITARE

Corpo caldo di uno sguardo ambizioso e terso
nel tuo caldo ventre vorrei trovarmi immerso
abili mani suggellano il mio sentimento
sul tuo volto si riversa il mio carico vento.
che mai più amore fu consumato
più dolcemente che in un sol fiato
umile creatura dalla bellezza soave
rendi me schiavo e ti rendo il mio ave
se vorrai il mio nome e Gianni
sussurralo in silenzio potresti far danni
ha ha brilla la vita nei tuoi occhi
tu che nel tuo destino cerchi solo balocchi
tiepida la fiamm che or si scioglie
non temere sarò io ad accendere le tue voglie


ARIA TREMULA

Alati volteggiano quei sospiri di enfasi astratta
operano nel ventre più angusto del terreno
avvolgendo la vita di ferale spiritualità
otri di vino versati su quel vecchio tino
aiutano ad ammaliar le genti di quella terra
omettendo vivi scroscii di un caldo deflusso
apparentemente tiepidi che riempiono l’aria
obbligando i loro sguardi a far di tutto un foco
ambizione della menzogna che diventa vera
odioso ricovero sentimentale del falso
a noi piace piace seguir la loro danza
ostacola il tempo d’andar piano
avanti porteremo la testa alta
oltre il dissenso dell’ovvio
aspiriamo è ora
aria
Tremula


VITA ARCANA

Pallide lune al risveglio nella notte
incutono timore a chi rifiuta le lotte
a dimandar perdono di codesti natali
miseramente ci si affida ai demoni più fatali
gelide mani suggellano le miglior intese
svelando il mistero di successive contese
per dissacrar l’eco di una fierezza lontana
spesso ci si rivolge alla bella gitana:
“questa è la vita ma non è più questa”
la forma si stringe attorno alla testa
per trovar conforto dell’antico torto
convien aderir anche più che tosto
sicché null’altro par che si respiri
al di fuori dei mille e più sospiri
espiato ormai il fregio di questa viltà
null’altro resta che un amena maestà
a ricordar al Padre che qui tutto tace
per portar al Figlio la gioia della pace
non c‘è passione nel ballar questa danza
se non per chi tien accesa la speranza
a me non resta che un ambita stella
or che ho fatto luce in questa cella
porterò sempre in dono il mio vanto
perché su questa terra io canto!


ROSSO POMODORO

Crebbe in un frutto acerbo
coltivato fin alla sua ala sin dall’aratro
si sentono ai piè suadenti parole che dalla radice si avvertono
operai generosi parlano alla sua corte che par omaggiare la raccolta
giunte ormai lontano parte della sua prole all’alba parte in sacchi or via
le sue tratte par corte ma parlano della par condizione sua
giova sin dalle sue suadenti palle di fine goduria
mandicarlo per la sua ala nobile
porta il nome Pomodoro.


BREZZA GOLIARDICA

Dolce e caldo il respiro tuo
metafora naturale del mondo fatuo
candida la pelle ti dona lustro
a te che approfittasti del mio buongusto
dolci occhi cingono il tuo viso
che del cielo incantato mostri il sorriso
non temere giumenta e salva
del mio amore la fresca malva
un fior cortese mi vien da porgere
in cuor mio il sol vorrei veder sorgere
candido come un bimbo a te mi reco
gioisce il cuor non ha più veto
se mai il mio nome vorrai sapere
non hai da chiedere che un dolce parere.


A UNA STELLA CADUTA

Gocce salate nel palmo di una mano
contemplando il mistero del linguaggio più vano
unisce in una sera ciò che il giorno allontana
l’infinità bellezza della bella gitana
specchi increduli di cuori infranti  dischiude
e la maestria della vita in lei si racchiude
non vi è verso di voltar lei il volto
quando il  suo verso ha pattuito senza torto
c‘è del vero a mascherarsi per il ballo
ma ancor di più a ricordar il proprio callo
calpesta i calcagni di chi vuole odiarti
corri felice per le strade senza mai voltarti
mia gitana questo mondo proprio non puo non amarti.


A…MARE

Posano le carni al sole per farle grigliare
avide le loro membra si sentono alitare
il gioco della natura si ergono a tramutare
c‘è ressa nella ambita fossa degli inchini
uno solo ama e gli altri fanno i becchini
è il moderno gioco dell’amor profano
che in questa vita può renderti un sultano
Ultima celata croce che segna questa via
l’amara certezza che tutto un dì andrà via
gli uomini impavidi nell’amor vero osano
offrono il lato scoperto a coloro che orano
chiedono in prestito il giardino degli ulivi
e portano in dono la luce per rendervi giulivi
non vi e inganno per chi nasce con la gioia del dare
e compensa la giustizia nel divino senso di ritornare
invitando l’umanità a ritrovare la forza d’amare!


Croce nera

Gelide le ore che svuotano l’anima di questa notte
mostrando nostalgia per ciò che prima si pose a germogliare
il fine fu dato all’uomo per conoscere l’approdo non le tratte
ronzando le mosche seguono sulla terra degli eletti il viaggiare
l’eremo dei saggi che si racchiude nel cuor di una madonna di carte
impoverendo questo mondo dei valori insiti nel battibeccare
solo un rimedio è dato al corpo da tamponare con le ovatte
segnando nel sangue la richiesta di ritornare a pregare
nulla replico se non che in questa vita il conto si patte
vincendo la morte le nostre vite possiam far trionfare
perse nel cor queste parole le rimpiango tutte
unificando il desiderio di tornar a sperare
rinnego tutte le risposte esatte
sbagliando si impara
vattene!



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