L’incantesimo del lago e l’aquila

di

Giovanna Esposito


Giovanna Esposito - L’incantesimo del lago e l’aquila
Collana "Le Gemme" I libri per l'infanzia
14x20,5 - pp. 36 - Euro 6,50
ISBN 978-88-6037-7852

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In copertina e all’interno illustrazioni di Giovanna Esposito


Non tutto quello che sembra può essere vero; cioè il brutto ci sembra cattivo o il bello sembra buono, il pauroso irrisolvibile.
Non si deve giudicare tempestivamente.
E poi credere in noi e che tutto si può risolvere… o quasi.
Ma non bisogna mai smettere di sognare perché è fondamentale.
A volte i sogni possono sembrare realtà…



L’incantesimo del lago e l’aquila

L’INCANTESIMO DEL LAGO E L’AQUILA

Lio è un bambino di 9 anni che vive in un piccolo paese tranquillo, situato ai piedi di una collina.
È molto buono e ben educato però ha un piccolo difetto; si diverte ad andare in giro a curiosare.
Un giorno, nel suo solito girovagare, trovò un sentiero nuovo e, incuriosito, volle vedere dove portava.
Cammina cammina… si ritrovò ai piedi di una collina e senza esitare decise di arrivarvi in cima.
Gli ci volle un po’ di tempo e fatica, ma quando arrivò in cima ad essa… meraviglia delle meraviglie: Lio spalancò gli occhi, perché davanti a sé la visuale era fantastica:
“Vedeva un lago con l’acqua trasparente e dentro c’erano pesci di mille colori che saltavano; alberi pieni di frutti, spighe di grano altissime di color oro, fiori, farfalle colorate, animaletti grandi e piccoli.
Si avvicinò al lago per guardare meglio e con le mani prese un po’ d’acqua, era trasparente e gli prese una gran sete quindi ne bevve un po’…
Sentì subito una sensazione strana:
“Gli incominciò a girare la testa, le mani gli sudavano, e gli prese anche un forte dolore all’addome. Si adagiò per terra.
Non si rendeva conto di quello che gli stava succedendo.
Poi il malessere scomparve e si rialzò. Ma ai suoi occhi il paesaggio era cambiato: l’erba era cresciuta, gli alberi e le spighe di grano erano ingigantiti.
Vide poi delle formiche e degli animaletti vicino a lui e si rese conto che, in realtà, era lui che era diventato piccolissimo.
Pensò che forse l’acqua che aveva bevuto lo aveva trasformato.
Per qualche ora rimase un po’ stordito e incapace di reagire poi si fece coraggio e si mise in cammino.
Arrivò in cima ad un altopiano roccioso:
“Che soddisfazione!” Pensò.
Dopo aver camminato ore ed ore dentro quell’erba altissima, finalmente poteva vedere la luce del sole e ammirare il cielo azzurro.
All’improvviso apparve un’aquila che impetuosamente volò verso di lui, prendendolo con i suoi artigli.
Lio si ritrovò nel cielo, era impaurito, e rimase ammutolito.
Poi si rese conto che l’aquila lo sorreggeva delicatamente, stando molto attenta a non fargli male. Allora Lio si rilassò, e si mise ad ammirare dall’alto il bellissimo paesaggio.
Stavano sorvolando un fitto bosco e l’aquila si diresse in basso verso la radura, per “l’atterraggio.”
L’aquila lasciò Lio delicatamente e mentre stava riprendendo il volo, lo guardò, lanciando un gridolino, come se volesse salutarlo.
Lio non fece in tempo a rendersi conto di dove fosse finito, che subito gli si avvicinò uno scoiattolo dall’aspetto molto simpatico, che gli offrì il suo aiuto.
Piangendo Lio, gli raccontò che aveva bevuto l’acqua del lago e che poi un’aquila lo aveva portato lì.
Lo scoiattolo rimase un po’ in silenzio a riflettere, poi gli rispose dicendo:
“Forse la maga del bosco incantato ti potrà aiutare, ti spiegherò dove poterla trovare, però devi stare molto attento, perché tutti nel bosco dicono che quando lei ha fame, sarebbe capace di mangiare anche quelli che la vanno a trovare… forse sarebbe meglio che tu gli portassi un regalo!”
Lio si mise in viaggio.
Mentre camminava raccoglieva frutti, radici o altro, insomma tutto ciò che vedeva e che era da mangiare, perché giustamente pensava che se le avesse portato qualcosa da mettere sotto i denti, forse non avrebbe messo lui sotto i denti!
Prese delle foglie e dei rami e costruì anche un recipiente per poter portare con sé più cibo possibile.
Dopo qualche giorno incominciò a vedere in lontananza la casa della maga.
Mentre si avvicinava, vedeva che la casa era situata dentro ad una roccia; aveva la forma di un teschio gigante con tanti buchi, attraverso i quali uscivano e rientravano degli strani animali striscianti.
Avvicinandosi sempre di più, vedeva che la casa era circondata da ragnatele; aveva la maniglia della porta a forma di mano di scheletro, e si vedeva chiaramente che per suonare il campanello bisognava infilare la mano dentro un buco. Prese un bastone e ci infilò quello, subito il suo bastone si riempì di scarafaggi e ragni, d’impulso scaraventò in aria il bastone e si nascose dietro la casa tremante; poi, riflettendo, si fece coraggio e uscì fuori con il suo recipiente ormai carico di cibo.
Improvvisamente la maga uscì dalla sua casa: i sui capelli erano lunghissimi, di colore bianco, ricoperti con un lungo scialle, le mani bitorzolute e grinzose, i suoi occhi erano senza pupilla e all’interno erano tutti bianchi: non ci vedeva; tra le mani aveva un lungo bastone, lo allungò per esplorare Lio che rimase immobile come una statua quasi senza fiatare.
La maga con un tono di voce molto forte e severo disse: “Cosa ti porta qui da me?”
Lio si schiarì la voce e si avvicinò porgendole il cibo che le aveva portato; la maga molto incuriosita domandò annusando:
“Cosa mi hai portato?”
Questa volta il tono della sua voce era cambiato infatti si era un po’ addolcito.
Lio non riusciva a spiccicare una parola, era come impietrito, ma si fece coraggio e disse: “Le ho… ho… poortaato del ciibo spero… che… e le piiacciiaa…

[continua]

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