Opere di

Giovanni Sola


SU ASTI GINEPRI AL FAR DELLA SERA

Ora l’anima sazia di silenzi
ambisce di carità nelle pendici
d’essere madre nella concezione
di orfani fiori e fanciulli abeti.
Ti sia in dono la vite nel vino
e di spiga d’alloro la vena
dove ancora l’anima s’allieta
su asti ginepri al far della sera
cui adornano di principio e fame
poveri popoli e fecondi albatri.
Dove alloggia l’odore d’anice?
Nella calura di scia estiva
d’essere immortale nel vasto mare
nella profondità d’anima pura.
Ti sia amaro il vanto nel cammino
e di metallo d’argento la seta
ed ecco ancora l’anima s’arena
su asti ginepri al far della sera
cui s’inchinano solo d’eleganza
di braccia mortali nel caldo mare
ancora sento la voce di madre.


SE IL MARE FOSSE D’ORO

Se il mare fosse d’oro
e di rose il vento
castigherebbe la meraviglia
e dal profondo sonno
si desterebbe il promontorio
se solo potesse alzarsi un miraggio
di potere assoluto, sul mare
gli occhi accingerebbero in cuori solitari
se il mare fosse d’oro
darebbe a ciascun uomo il suo denaro.

Ma quale padrone donerebbe il suo bene ?
Quale mendicante darebbe la sua bisaccia ?
Guarderebbero il mare con occhi di sparviero
gli ormeggi abbandonati sulle rive
ancora odorano di faville
mentre i marinai navigano
per accaparrarsi l’ultimo schizzo d’acqua
nell’anfora di una gloria maledetta
non più onde di cobalto
nel mare posano immortali gli occhi
bagnati di silenzi odorosi
accarezzano labbra di note,
doni di violini suonati senz’arte
i contadini abbandonerebbero i covoni
sulle cernie di poveri pastori
e venderebbero la propria anima
per avere un po’ d’acqua.

Ora, se il mare fosse d’oro
e d’argento la pioggia
donerebbe ancora il suo talento
ma nessuno più lo ascolterebbe dall’alto.


ASPETTO UN DONO A RIVA

Aspetto un dono a riva
da un mare che mi detta confusione
cui fu madre di orfani rigogli
o di una lacrima crollata stanca sulle ginocchia
mentre osservo un pover uomo
cammina sulle spoglie di una vigna inebria.

Attendo che un seme di fava
colmi i vuoti di esistenza in campi incolti
cui fu padre di un canto esperanto
anime vivaci scuotono i candori dagli alberi
mentre voci soffuse chiamano alisei lontani
soffiano sulle doglie di giovani madri.

Aspetto un dono a riva
che si meravigli del costellato mare
ancora veste di fulgida spada
ed attende il gridolino di bambini
che si destano, dal profondo sonno
da una vita vissuta in piena aplasia.

Attendo un dono a riva
che sfami gli affamati
che accolga i diseredati
e contemplo il placido mare
profuma di rosati tramonti
ha con sé un poderoso mantello
ancora sa parlare e cantare
ed ancora sa donare silenzi.



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