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Giuseppe Macauda




Giuseppe Macauda (Modica,1959) è docente di Scienze naturali e Chimica presso il Liceo “G. Verga” di Modica (RG).
Ha pubblicato il saggio «Patrimonio naturalistico ibleo», EdiArgo, nel 2007 e le sillogi poetiche «Giorni di miele» (Monolithus, 2016) e «Non cerco vetrine» (Monolithus, 2019).
Appassionato di poesia, ha ottenuto diversi premi (1° posto poesia edita “Navarro”, Sambuca, AG; 1° posto poesia edita “Polverini”, Anzio; 3° posto silloge inedita “Città di Castrovillari”, 3° posto “Incrociamo le penne”, Roma; 4° posto “Mille papaveri rossi”, BS) e menzioni d’onore (“La Franca”, Partinico; “Città di Latina”; “Efesto – CT”; “Paolo Amato”, Ciminna – PA).
Nel 2018 ha ricevuto dal Sindaco di Modica l’encomio pubblico e solenne per «la capacità di esprimere in versi, con competenza e passione, la sua sensibilità e la sua modicanità».



Questa la motivazione della Giuria. «In una simbolica notte dove i sogni infranti e le inquietudini dell’esistere devono fare i conti con il silenzio dell’animo, la visione lirica del poeta “sfida” la verità, direi, le molteplici verità che l’umano vivere nasconde tra le fenditure del tempo concesso: ecco allora che la decretazione d’un senso a questo percorso, con il verso “respiro il tempo”, conduce ad una simbiosi con la concezione del tempo e dell’umana finitudine. Giuseppe Macauda, con una poesia breve e precisa, fissa fedelmente la sua intenzione lirica, grazie ad una visione che coglie appieno la substantia vitale della sua percezione». Massimo Barile


Questa la motivazione della Giuria: «Nella vita si devono fare i conti con “vortici violenti” e, al contempo, con simboliche “gabbie” che tengono prigionieri, ben sapendo che è facile smarrirsi nei suoi labirinti.
Le parole sussurrate compongono un rosario dell’anima, tra profumo della vita e consapevolezza dell’umano vivere.
Solo la poesia offre un volo libero, oltre lo spazio e il tempo, oltrepassando i labirinti esistenziali, e aiuta a non cadere nell’abisso dell’oblio.
Le “nenie di grilli” cullano i sogni del poeta, ormai “sereno” nel suo abbandono alla vita, immerso in una dimensione lirica dove l’unica speranza diventa “la bonaccia di settembre”». Massimo Barile

http://www.concorsiletterari.it/risultati-concorso,8635




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